Hymenocera picta

Famiglia : Hymenoceridae


Testo © Sebastiano Guido

 

Hymenocera picta, Gamberetto arlecchino, Hymenoceridae

Il Gamberetto arlecchino (Hymenocera picta) è comune nell’Indopacifico, compreso il Mar Rosso. Il suo disegno e la forma sono perfettamente mimetici nell’ambiente in cui vive. Il colore e le macchie, blu col centro rosato o rosse, sono molto variabili. È una specie territoriale che vive, almeno stagionalmente, in coppia. È la femmina, più grande del maschio, a tenere unita la famiglia liberando ferormoni di richiamo. Le nozze sono precedute da una particolare danza sexy, che evidenzia, agitandoli, gli organi sessuali © Giuseppe Mazza

Il Gambero Arlecchino (Hymenocera picta Dana1852) appartiene alla classe dei Malacostraca, crostacei dal capo composto da 5 segmenti, mentre il torace e l’addome ne possiedono rispettivamente 8 e 6 (più il telson), all’ordine dei Decapoda e alla famiglia degli Hymenoceridae, che conta solo un genere ed un’unica specie.

Il nome del genere Hymenocera deriva dalle parole greche “hymen” (membrana, pellicola) e “keras” (corna, o nel nostro caso antenne) indicando che il crostaceo ha delle antenne fatte a lamina. Il nome della specie, picta viene dal latino “pictus”, participio passato di pingere (dipingere) e mette in evidenza le chiazze colorate che adornano l’esoscheletro del decapode. Anche il nome italiano, che si rifà all’inglese harlequin shrimp, sottolinea l’aspetto del “vestito” a macchie che copre l’animale, accostandolo al costume della maschera bergamasca.

Zoogeografia

Il crostaceo vive nelle zone coralline degli oceani Indiano e Pacifico, dal mar Rosso e dalle coste africane fino al Sudafrica alle lontane isole della Polinesia. Vengono incluse in questa zona tutte le coste del continente asiatico, fino al sud del Giappone, buona parte delle coste tropicali e subtropicali dell’Australia e tutti gli arcipelaghi e le isole compresi nel perimetro di queste terre.

Ecologia-habitat

Il Gambero arlecchino predilige le barriere coralline, tra le cui madrepore ama nascondersi, per consumare in tutta tranquillità il suo cibo preferito: le stelle marine.

Hymenocera picta, Gamberetto arlecchino, Hymenoceridae

Un fondale a rodofite e detriti, ricco d’anfratti per nascondersi, è l’habitat ideale del Gambero arlecchino © Sebastiano Guido

Abitualmente vive in coppia con un partner cui si lega indissolubilmente. Di difficile reperimento per il mimetismo, le dimensioni e le abitudini schive, può essere incontrato più frequentemente a profondità comprese tra i 5 ed i 40 metri, anche se la batimetrica può variare in funzione delle popolazioni di echinodermi presenti in zona.

Morfofisiologia

Le caratteristiche più appariscenti del decapode, che solitamente non supera i 5 cm, sono i grandi bolli di forma irregolare che costellano il carapace, l’addome e le grandi chele. Due, più piccoli e tondeggianti, ornano anche gli uropodi, che hanno una funzione essenziale per il nuoto all’indietro.

Il colore delle chiazze spazia dal rosa al rossastro, all’azzurro e al viola, con margine generalmente più scuro o bluastro. La tinta di fondo è bianco perlacea, con sfumature diffuse che variano individualmente dal giallognolo all’azzurrino e al rosato. Le zampe, dall’unghietta acuminata, presentano 4 o 5 fasce scure, concolori ai bolli del corpo, interrotte in prossimità delle articolazioni da fasce biancastre generalmente meno estese.

Le chele sono molto caratteristiche, appiattite e spesso lobate sul perimetro, presentano la parte mobile esterna (dattilopodite) sproporzionatamente più stretta della parte interna (propodite). Anche le antenne sono inconsuete. Hanno una forma lamellare appiattita e sono snodate nella parte centrale. Sono coadiuvate da una coppia di antennule, che presentano tre sottili coppette capovolte ciascuna, e da due finissimi pettini di setole. Sono tutti organi sensoriali che permettono al crostaceo di annusare e “gustare” il mondo circostante e reperire con facilità la preda.

Hymenocera picta, Gamberetto arlecchino, Hymenoceridae

L’Hymenocera picta si nutre per lo più di stelle marine e se non ne trova di taglia modesta, attacca in coppia, anche grosse specie, come la famigerata Acanthaster plancii, divoratrice di coralli ed il Protoreaster nodosus . Qui una femmina in primo piano, col maschio poco lontano alla sua destra, si appresta a sezionare una Linckia laevigata © Sebastiano Guido

La zona terminale delle antenne è molto mobile e orientabile e presenta una rada punteggiatura marrone che, scendendo verso gli occhi, si infittisce trasformandosi in un insieme di sottili righe ondulate.  Lo stesso disegno è parzialmente presente anche sulle antennule e sugli uropodi. Subito dietro alle strane antenne (paragonabili alle orecchie del vilcoyote dei fumetti) sporgono da un lungo peduncolo gli occhi. Sono protesi in diagonale lateralmente e tra di essi corre il breve rostro seghettato che parte da metà carapace. L’addome reca i pleopodi natatori, appiattiti e flessibili.

Non è evidente alcun dimorfismo sessuale ad eccezione delle dimensioni, che sono superiori nelle femmine.

Etologia-biologia riproduttiva

Il periodo riproduttivo coincide con la muta della femmina ed è di difficile osservazione perché, in questo momento critico della loro esistenza, i crostacei, non più protetti dall’armatura, sono facile preda dei loro nemici naturali e per difendersi si rifugiano nei loro inaccessibili nascondigli della barriera corallina. Osservazioni in ambiente protetto hanno rivelato che l’accoppiamento inizia nel giro di un’ora da quando la femmina è inerme, con l’emissione delle uova e la loro fertilizzazione.

Come gran parte dei crostacei, lei le porterà incollate all’addome per un paio di settimane. A 28 gradi di temperatura il tempo di schiusa può variare dai 13 ai 16 giorni, passati i quali le larve usciranno dalle uova per iniziare una vita natante che si concluderà quando i sopravvissuti si poseranno in un’area che sarà la loro residenza per il resto della vita adulta.

Hymenocera picta, Gamberetto arlecchino, Hymenoceridae

La chela è pronta all’opera. Finiranno per staccarle un braccio da trasportare poi nel loro rifugio per consumarlo in tutta tranquillità © Sebastiano Guido

Le coppie che si formeranno sono territoriali e difendono la loro area dai conspecifici. I due partner faranno vita in comune e si aiuteranno sopratutto nella caccia.

Loro prede abituali sono le stelle di piccole e medie dimensioni, con speciale predilezione per la Linckia laevigata. Ugualmente apprezzate anche le varie specie di Fromia e Asterina e, in mancanza d’altro, anche le grosse stelle Acanthaster planci o Protoreaster nodosus e, addirittura, qualche riccio di mare formano un menù di ripiego. Il gambero arlecchino infatti si nutre delle parti morbide dei vari echinodermi, privilegiando i pedicelli e il canale acquifero. Quando la preda è molto grande, dopo averla rovesciata, la coppia di crostacei, che agisce in team anche per questa faticosa operazione, ne amputerà laboriosamente un braccio e lo trasporterà nel proprio rifugio per consumarlo in tutta tranquillità. La stella invalida potrà salvarsi uscendo dal territorio dell’Hymenocera picta e, se non farà nuovi sfortunati incontri, si farà crescere nuovamente il braccio mancante.

Pesci, polpi, granchi ed altri grossi crostacei come l’Odontodactylus scyllarus, conosciuta come “cicala spaccapollici”, sono tra i più comuni nemici del gamberetto, che però, per la sua colorazione vistosa lascia intendere, anche se non è stato ancora accertato, di avere carni tossiche o quantomeno di sapore disgustoso.

Anche se di difficile allevamento per la sua dieta particolare, il gambero arlecchino è molto richiesto dal mercato acquariofilo che ne apprezza la singolare bellezza contribuendo così, sfortunatamente, alla sua rarefazione in natura.

Sinonimi:

Hymenocera elegans Heller, 1861; Hymenocera latreillii Sharp, 1893. 

 

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