Philipomyia aprica

Famiglia : Tabanidae


Testo © Prof. Santi Longo

 

Philipomyia aprica è un tafano molto comune nel periodo estivo sui fiori delle Apiaceae in prati, torbiere e pascoli montani di varie località dell’Eurasia

Philipomyia aprica è un tafano molto comune nel periodo estivo sui fiori delle Apiaceae in prati, torbiere e pascoli montani di varie località dell’Eurasia © Giuseppe Mazza

Il Tafano dei mammiferi, Philipomyia aprica (Meigen, 1820) è un Dittero della famiglia Tabanidae che comprende circa 3.500 specie di medie e grandi dimensioni, lunghe fino a 20 mm distribuite in tutte le aree del globo.

Sono caratterizzate da grandi occhi composti, spesso iridescenti, più sviluppati nei maschi dal capo è spesso oloptico, con gli occhi cioè che si estendono sul dorso fino a congiungersi nella zona frontale.

L’apparato boccale è di tipo perforante succhiatore, più robusto nelle femmine che dopo la fecondazione hanno bisogno di proteine e devono succhiare il sangue dalle ferite inferte ai mammiferi per maturare le uova.

Due femmine. I grandi occhi composti sono rossastri con riflessi verdi brillanti, come spesso accade, secondo l’angolo d’incidenza della luce

Due femmine. I grandi occhi composti sono rossastri con riflessi verdi brillanti, come spesso accade, secondo l’angolo d’incidenza della luce © Giuseppe Mazza

I maschi si alimentano sia dei sieri che sgorgano dalle ferite che di liquidi zuccherini e polline. Molte specie sono di importanza medico-veterinaria poiché possono trasmettere diverse malattie quali filariasi, tripanosomiasi, carbonchio.

Il nome del genere Philipomyia non è di chiara interpretazione. Potrebbe essere composto in greco antico da “phil“, amico e da “myia”, mosca, forse perché è una mosca che si vede spesso insieme, come un amico, a certi mammiferi, specialmente bovini ed equini, cui succhia il sangue, ma anche più semplicemente con un piccolo errore di trascrizione da “Philippomyia“, cioè “la mosca che ama i cavalli”.

Queste hanno infatti gli occhi composti più distanziati dei maschi e con una curvatura diversa. Da notare inoltre i denti appuntiti delle antenne rivolti in avanti, che aiutano a distinguere la specie dalla congenere Philipomyia graeca

Queste hanno infatti gli occhi composti più distanziati dei maschi e con una curvatura diversa. Da notare inoltre i denti appuntiti delle antenne rivolti in avanti, che aiutano a distinguere la specie dalla congenere Philipomyia graeca © Giuseppe Mazza

Il termine specifico aprica, in latino “ben soleggiato, esposto al sole” è invece un chiaro riferimento ai luoghi frequentati dagli adulti.

Zoogeografia

Philipomyia aprica è presente dalla Spagna alla Francia, al Nord e Sud Italia, al Belgio fino a sud dei Carpazi, alla Russia europea e al Caucaso, in Medio Oriente e nell’Asia centrale.

Ecologia-Habitat

Nel periodo estivo è uno dei Tafani più comuni soprattutto nei prati, nelle torbiere e nei pascoli montani dove gli adulti visitano i fiori di Apiaceae e si nutrono del nettare e del polline.

Le femmine molto attive perlustrano il territorio e una volta fecondate sono attratte dagli odori emessi dai grandi ruminanti ma possono pungere anche l’uomo.

Morfofisiologia

Gli adulti hanno corpo tozzo; le femmine misurano circa 18 mm, mentre i maschi circa 15 mm.

Le antenne hanno il terzo articolo rosso scuro con una punta marrone e un piccolo dente nella parte superiore.

La forma è più appuntita e rivolta in avanti rispetto a quella della congenere Philipomyia graeca (Fabricius, 1794) il cui corpo è tendenzialmente rossastro, presente nel Nord Italia.

Gli occhi composti sono molto grandi, il loro colore è rosso-marrone con riflessi verdi brillanti che variano di intensità in relazione all’angolo di incidenza della luce. Per questo motivo nelle femmine, essendo leggermente distanziati, appaiono per lo più verdi, mentre nei maschi che li hanno dorsalmente a contatto sono rossi.

La parte dorsale del secondo segmento del torace, o tergite metatoracico, è di colore castano più o meno bruno e peloso, le zampe sono giallo-brunastre.

Le ali traslucide sono giallo-brunastre. Il secondo paio di ali è trasformato in bilancieri giallo-brunastri.

Un maschio mentre si nutre di polline e nettare. Quando capita, succhia anche il siero delle ferite inferte dalle femmine a vari mammiferi, per lo più bovini o equini

Un maschio mentre si nutre di polline e nettare. Quando capita, succhia anche il siero delle ferite inferte dalle femmine a vari mammiferi, per lo più bovini o equini © Giuseppe Mazza

I segmenti dell’addome sono brunastri con il bordo inferiore chiaro. Le uova sono fusiformi, striate di colore grigiastro.

Le larve biancastre, fusiformi, con capo piccolo, sono di tipo anfipneustico, cioè dotate di stigmi respiratori nel primo segmento del torace e di stigmi addominali che sboccano in una struttura a forma di sifone.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Gli adulti sono floricoli e si alimentano di polline e nettare.

In questa femmina sono visibili le lame taglienti dell’apparato boccale che incidono a sangue la pelle dei mammiferi. Per deporre un centinaio di uova in zone acquitrinose hanno infatti bisogno di circa 0,4 g di sangue al giorno. Le larve, per trasformarsi in pupe e poi adulti, predano per due anni piccoli insetti, crostacei molluschi e nematodi

In questa femmina sono visibili le lame taglienti dell’apparato boccale che incidono a sangue la pelle dei mammiferi. Per deporre un centinaio di uova in zone acquitrinose hanno infatti bisogno di circa 0,4 g di sangue al giorno. Le larve, per trasformarsi in pupe e poi adulti, predano per due anni piccoli insetti, crostacei molluschi e nematodi © Giuseppe Mazza

Gli accoppiamenti avvengono nelle ore mattutine e serali e le femmine hanno bisogno di assumere circa 0,4 g di sangue al giorno per deporre un centinaio di uova nelle zone acquitrinose dove le larve predano piccoli insetti, crostacei molluschi e nematodi.

Le larve vivono circa due anni nel corso dei quali compiono numerose mute prima di trasformarsi in pupe e quindi in adulti.

Sinonimi

Tabanus apricus Meigen, 1820; Tabanus infuscatus Loew, 1858; Tabanus zizaniae Leclercq, 1957.