Famiglia : Eleotridae

Testo © Giuseppe Mazza

Descritto solo nel 1955, il Ghiozzo del paradiso o Ghiozzo Pavone (Tateurndina ocellicauda) è un pesce d’acqua dolce nativo della parte orientale di Papua Nuova Guinea © Dirk Godlinski
Anche se per la splendida livrea viene volgarmente detto Ghiozzo del paradiso o Ghiozzo Pavone, Tateurndina ocellicauda Nichols, 1955, non appartiene alla famiglia dei Gobiidae ma quella degli Eleotridae, un gruppo di pesci tropicali che conta 23 generi e circa 140 specie.
Vivono in acque marine, salmastre o dolci, e fanno parte, anche loro, del grande ordine dei Gobiiformes.
La differenza balza sovente all’occhio perché le pinne pelviche, tipicamente fuse nei Gobiidae per formare una ventosa, in vari Eleotridae, come Tateurndina ocellicauda, sono ben separate.

Vive in banchi fra la vegetazione dei limpidi corsi d’acqua della foresta pluviale. I maschi, lunghi al massimo 7,5 cm sono più grandi delle femmine con un capo massiccio © Neli Martín
Il nome del genere Tateurndina, nasce composto da “Tate”, da “urnd” e dal suffisso aggettivale “-ina”, un diminutivo gentile che ricorda la bellezza e la taglia modesta della specie.
Nichols, dell’American Museum of Natural History, volle in più omaggiare i fratelli George HH Tate (1884-1953), botanico e mammalogo, e Geoffrey M. Tate (1898-1964), per la loro partecipazione alle spedizioni in Nuova Guinea, dove fu raccolto l’olotipo; mentre “urnd”, si presume sia un riferimento al genere Mogurnda, pesci d’aspetto correlato.
Il termine specifico ocellicauda è invece un chiaro riferimento alla caratteristica macchia nera del peduncolo caudale.

Appartiene alla famiglia degli Eleotridae e all’ordine dei Gobiiformes, ma non alla famiglia dei Gobiidae perché le pinne pelviche non sono unite nella caratteristica ventosa © Neli Martín
Zoogeografia
Tateurndina ocellicauda vive in Oceania nella parte orientale di Papua Nuova Guinea.
Ecologia-Habitat
Non è un pesce marino, ma d’acqua dolce, che nuota in banchi nascosto dalla vegetazione che costeggia i limpidi corsi d’acqua della foresta pluviale.

Un maschio nella splendida livrea nuziale. Per deporre le uova le coppie ripuliscono accuratamente la roccia scelta per il nido © Neli Martín
Morfofisiologia
Tateurndina ocellicauda raggiunge al massimo i 7,5 cm di lunghezza con un corpo fusiforme. La testa dei maschi è massiccia, con una vistosa protuberanza cefalica che aumenta con l’età, mentre nelle femmine, più piccole, il capo è appuntito ed hanno il ventre tondeggiante, specie nel periodo riproduttivo quando sono colme d’uova.
Vi sono due pinne dorsali contigue che recano complessivamente 8-9 raggi spinosi e 13-14 molli. L’anale ha un raggio spinoso e 13-14 inermi; le pettorali 12-14 raggi molli e le pelviche sono ben separate.

Le femmine depongono in genere una ventina d’uova attaccate al substrato © Neli Martín
La livrea nuziale dei maschi è spettacolare, con linee verticali rosso arancio su un fondo blu turchese. Le loro pinne dorsali e anali più grandi di quelle delle femmine terminano con un bordo giallo enfatizzato spesso da un altro nero.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Tateurndina ocellicauda si nutre di plancton e dei piccoli animali che trova sui fondali: per lo più anellidi, molluschi e crostacei. In cattività le larve vengono nutrite con i microvermi dell’avena, e poi, dopo una decina di giorni, con naupli di Artemia salina, Cyclops congelati o in scatola e alla fine con mangime secco.

Dopo la fecondazione il maschio monta la guardia fino alla schiusa, allontanando anche la compagna © Neli Martín
La vasca può anche essere di taglia modesta ma sono pesci timidi che hanno bisogno di nascondigli rocciosi e una densa vegetazione di piante acquatiche come Anubias nana, Cryptocoryne e muschio di Giava (Vesicularia dubyana) senza scordare le piante galleggianti per attenuare la luce e offrire un rifugio agli avannotti.
In natura, prima di deporre le uova, le coppie cercano un luogo poco frequentato per il nido. In genere una roccia che ripuliscono con cura dove la femmina depone una ventina di uova.
Dopo la fecondazione il maschio monta la guardia fino alla schiusa, allontanando anche la compagna.

Crescita di una larva a 2, 10 e 15 giorni dalla nascita. In acquario si nutrono con microvermi dell’avena, e poi con naupli di Artemia salina, Cyclops e infine mangime secco © Neli Martín
In acquario si fornisce spesso per il nido un tubo di bambù, non più largo di 2,5 cm e lungo una quindicina di centimetri, che in genere adottano volentieri.
La resilienza di Tateurndina ocellicauda è ottima con un possibile raddoppio delle popolazioni in meno di 15 mesi, e la vulnerabilità alla pesca, bassissima, segna appena 10 su una scala di 100.
Ma considerando il fatto che questa specie occupa un’area inferiore ai 20.000 km², e che le piantagioni di palma da olio ed altre colture sottraggono sempre più spazio alle popolazioni, dal 2020 Tateurndina ocellicauda figura come “VU, Vulnerable”, cioè a rischio, nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo.
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