Bison bison

Famiglia : Bovidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il Bisonte americano (Bison bison Linnaeus, 1758), ordine Artiodactyla, famiglia bovidi (Bovidae), è un mammifero quadrupede, eutero (placentato), erbivoro ruminante, di grande mole.

Esiste la specie Nord Americana (Bison bison), comunemente nominato Bisonte o Bufalo americano (anche se questa seconda denominazione non è molto corretta), di cui esistono due sottospecie che sono il Bison bison athabascae rara e di dimensioni maggiori, presente soprattutto in Canada e Bison bison bison presente negli USA, soprattutto nello stato dell’Oklaoma, di dimensioni minori, e una specie autoctona Euroasiatica (endemica del Nord Europa) Bison bonasus denominato comunemente Bisonte europeo, leggermente più alta al garrese, di cui esistono tre sottospecie che sono il Bison bonasus bonasus, Bison bonasus caucasicus e il Bison bonasus hungarorum. Le ultime due purtroppo estinte da una cinquantina d’anni.

Per secoli e secoli, le grandi praterie del Nord America, furono il quartiere generale dei Bison bison che condividevano in parte questi pascoli con altri Artiodattili, come l’Antilocapra (Antilocapra americana) e il Cervo mulo (Odocoileus hemionus) che si spingono anche nelle Taiga.

Soprattutto durante il XIX secolo, i Bisonti americani vivevano in branchi di migliaia di capi in continuo movimento, che mantenevano, brucando, la tipica fisionomia delle praterie statunitensi e canadesi. A differenza delle popolazione indigene, che uccidevano solo il numero di capi necessari al loro sostentamento, in termini di carne e pelli, rispettando il naturale equilibrio della specie, gli Europei, gli Inglesi e gli Irlandesi, che occuparono gli attuali Stati Uniti e il Canada, fecero veri e propri massacri di bisonti, ai limiti della follia, portando questi spettacolari animali quasi all’estinzione. Fra il 1700 e il 1800, si contavano 60-70 milioni di capi, mentre oggi non si va sopra le 50.000-60.000 unità, concentrate in riserve.

Lo stesso destino è toccato alla specie Euroasiatica, al punto che oggi circolano solo poche migliaia di Bison bonasus, protetti nella riserva di Bialoweza, al confine tra Polonia e Russia, mentre prima del 1920 erano centinaia di migliaia, allo stato brado nelle praterie della Lituania, Caucasiche, Polacche e Russe. E a onore del vero, occorre aggiungere che gli esemplari di Bialoweza, provengono da capi nati in cattività nei Giardini Zoologici, che lasciati liberi, hanno riacquistato lo status di specie selvatica, specie ferale. Unici superstiti di un animale estinto in natura a causa della caccia spietata.

Va sottolineato che, soprattutto in America, tali massacri non avevano per scopo solo le carni e le pelli. Bisognava liberare le praterie da questi immensi branchi, per ricavare terre agricole, o costruire città e ferrovie, per non parlare del ludico-venatorio, la stupida abitudine d’uccidere per divertimento.

I bisonti sono i giganti delle pianure americane © Giuseppe Mazza

I bisonti sono i giganti delle pianure americane © Giuseppe Mazza

A tale proposito è tristemente famoso il nome di Buffalo Bill, che si chiamava in realtà William Frederick Cody, e si vantava d’aver ucciso, da solo, circa 5.000 esemplari. Non sono rare, in questo periodo d’urbanizzazione, foto di coloni accanto a enormi cumuli d’ossa di bisonte. Una sorte simile è toccata anche a varie e antichissime tribù indiane del Nord America (Sioux, Apache, Cherokee), canadesi (Mohicani, Chinook fino agli Inuit eschimesi) e molte altre ancora, in termini di massacri e contenimento in apposite riserve, con grande limitazione dei diritti. Il ruolo ecologico del Bisonte americano fu quello, come sopra accennato, di mantenere la presenza delle pianure, sia col pascolamento, sia per l’abitudine di strofinarsi agli alberi, bloccandone la crescita e lo sviluppo. L’assenza d’alberi riduce ovviamente il numero d’uccelli a vita arboricola, favorendo invece specie appartenenti all’ordine dei lagomorfi, animali a tana terrestre, come la lepre selvatica americana (Lepus americanus) che conta ancora oggi un’elevata popolazione in questo areale.

Zoogeografia

Sono i giganti delle pianure americane, un tempo presenti dal Mississippi fino alle Montagne Rocciose da est a ovest fino alle pianure Canadesi. Oggi li si ritrova ridotti a poche migliaia in riserve e parchi naturali protetti come la riserva forestale Shoshone nel Wyoming, il Parco Nazionale di Yellowstone che si estende tra il Wyoming il Montana, e l’Idaho.

Habitat-Ecologia

Il loro ecosistema per eccellenza, è caratterizzato dalle praterie, dove si nutrono, pascolando, di vari tipe d’erbe, sconfinando talora nel bush, dove cresce l’Artemisia tridentata un’asteracea tipica degli USA occidentali, detta Sagebrush, di cui sono particolarmente ghiotti. Come tutti gli erbivori fitofagi ruminanti, dato il basso tenore nutritivo del cibo e la particolare fisiologia digestiva, dedicano gran parte del loro tempo al pascolamento (vedere a questo proposito la voce Artiodactyla).

Morfofisiologia

Recenti studi genetici, compiuti sia sul Bison bison che sulla specie europea, il Bison bonasus, dimostrerebbero che le attuali due specie, sono in realtà eteroforme di una unica specie; e alcuni autori vanno ancora più lontano, affermando che il genere Bison sarebbe un sottogenere del genere Bos.  Ma siamo ancora in pieno dibattito, perché altri, guardando ai parametri zooanatomici, obbiettano che con 14 paia di costole il genere Bison è ben diverso dal genere Bos che ne conta solo 12. In più, a parte il tratto lombare, la colonna vertebrale dei bisonti non presenta, come nel genere Bos un andamento rettilineo, parallelo al suolo, inclinata com’è verso il basso nel tratto toracico. Le apofisi spinali (sporgenze dorsali delle vertebre) sono enormemente sviluppate, e il quadro anatomico d’insieme fa assumere a questi animali un andamento tipicamente gobbo, col tronco anteriore più grande, che sembra rialzato rispetto al posteriore. Anche le vocalizzazioni dei bisonti (in entrambe le specie) sono diverse da quelle dei bovini domestici. Assomigliano di più a un grugnito profondo, che richiama quello del maiale (Sus domesticus) o del cinghiale (Sus scrofa).

I maschi adulti del Bison bison possono pesare circa una tonellata e raggiungere al garrese i 180-190 cm d’altezza; le femmine, più basse, presentano valori intorno ai 150-160 cm, con un peso di circa 500 kg. Dimensioni a parte, non esiste uno spiccato dimorfismo sessuale tra maschio e femmina, che presentano entrambi un paio di corna cave, non caduche, curvate verso l’alto, di 21-35 cm di lunghezza.

I bisonti vivono in media 20-25 anni, e la vistosa gobba all’altezza delle spalle è ricoperta da una folta pelliccia di peli ispidi che scende lungo la testa, il collo e il torace fino alle zampe anteriori. Il pelo dei quarti posteriori risulta invece corto e morbido, a natura lanosa, soggetto, sia nel maschio che nella femmina, ad una muta primaverile. Tale copertura serve a proteggere sia la specie Nord Americana che quella Euroasiatica dai rigidi inverni boreali, con temperature che raggiungono i – 50 °C e forti venti taglienti a 160 km/h. La colorazione della pelliccia va dal marrone scuro bruciato al nero. La coda, pelosa, misura circa 30 cm di lunghezza.

I maschi adulti possono superare la tonnellata © Giuseppe Mazza

I maschi adulti possono superare la tonnellata © Giuseppe Mazza

Come tutti gli artiodattili, i Bison bison sono unguligradi e parassoni. Il peso dell’asse corporeo, poggia cioè su un numero pari di dita non regredite, che sono generalmente il III e IV dito rivestito di una ungula. Sono animali a dentizione eterodonte (denti a morfologia e funzione diversa) con forte regressione degli incisivi e dei canini, scomparsi nell’arcata mandibolare inferiore, e grandi premolari e molari con funzioni specifiche, come è tipico degli erbivori.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Come descritto sopra, questi animali fanno vita piuttosto gregaria, spostandosi in gruppo per diversi km (questo soprattutto in passato quando erano liberi di girare ovunque) sia marciando, trottando o galoppando, raggiungendo anche velocità di 45 km/h. I branchi in movimento procedono spesso lentamente in cerca di erbe fresche da brucare.

Nel periodo antecedente il loro sterminio, al sopraggiungere della stagione invernale, migravano dal Nord al Sud, per fare ritorno al Nord, durante la primavera, quando sciogliendosi i ghiacci, lasciavano posto alle nuove e fresche erbe.

Esiste una forma di gerarchia, evidenziata dai combattimenti tra i maschi sessualmente maturi. Scontri testa contro testa, corna contro corna, che decidono a colpi poderosi chi saranno i capi dei gruppi o del branco, favoriti dalle femmine durante la stagione degli amori.

Il rituale di lotta segue uno schema preciso. I due rivali, si dirigono lentamente l’uno verso l’altro, scotendo la testa e emettendo grugniti minacciosi. A questo punto il più debole, batte subito in ritirata; ma quando si tratta di un giovane deciso a contendere la gerarchia del branco, il combattimento è inevitabile e gli animali possono anche ferirsi gravemente. Lo sconfitto si reintegra nel branco, assumendo come gli altri un ruolo subordinato, o si ritira a vita solitaria. I maschi subordinati evitano i maschi dominanti, che sottolineano spesso la loro supremazia scuotendo la testa, o lanciando occhiate e grugniti d’avvertimento ai maschi che danno segni d’intolleranza. I maschi dominanti, che guidano all’interno del branco ciascuno un gruppo di più capi, sono i primi a mangiare, quando si trova una zona ricca d’erba, i primi a bere nelle pozze d’acqua, e i primi a rotolarsi nelle pozze fangose, per motivi ludici o per eliminare d’estate gli insetti ematofagi (pulci, zecche, piattole, pidocchi) che si annidano nel manto.

Anche qui, come avviene in Africa ed Asia con rinoceronti, bufali d’acqua, ippopotami, giraffe, o zebre, si è instaurata una cooperazione con uccelli insettivori che si nutrono di tali parassiti. Non si tratta di Bufaghe (Buphagus erythrorhynchus) o Aironi guardabuoi (Bubulcus ibis) ma del Molotro nero (Molothrus ater) un piccolo uccello passeriforme, appartenente alla famiglia degli Icteridae, che vive appollaiato sul dorso dei bisonti o svolazza intorno intento alla sua funzione. I maschi stalloni (procreanti) passano l’inverno in gruppi di scapoli. Ritornano al branco in luglio e agosto, per la stagione degli accoppiamenti, e sono ovviamente frequenti gli scontri per le femmine in estro.

La femmina del Bisonte ha un utero bicorne biconcamerato. La placentazione è di tipo Sindesmocoriale o Cotiledonaria. La gestazione della gravidanza è di circa 9 mesi. Nasce sempre un solo piccolo, e talvolta la femmina in prossimità del parto, si allontana dal branco, per dare alla luce il vitello. Vi si ricongiungerà solo quando questo è abbastanza forte da reggersi bene in piedi e seguire la madre negli spostamenti del branco.

L’allattamento dura un anno e poi avviene lo svezzamento, ma il vitello rimane con la madre fino al quarto anno di vita. I nemici naturali del Bison bison sono i branchi di lupi e gli orsi; sebbene un maschio dominante può rendere difficile la vita, per le sue grandi capacità di lotta, di coraggio e di dimensione, anche a un esemplare di orso Grizzly (Ursus arctos horribilis). Comunque tali nemici naturali, tendono a cacciare preferibilmente un maschio malato o anziano, o la prole che riescono a isolare dal branco. Per tale motivo, i maschi dominanti tendono a porsi all’esterno del branco per creare una fascia di protezione a favore dei conspecifici più deboli.

Il Bison bison risente purtroppo ancora le conseguenze della caccia, per non parlare dell’inquinamento ed del disboscamento, a tal punto che la CITES e la IUCN l’ha inserito nella red list come Threatened Endangered Species.

 

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