Albizia lebbekoides

Famiglia : Fabaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Di casa nel Sud-est asiatico, l’Albizia lebbekoides raggiunge i 40 m d’altezza. Grande valore paesaggistico, ma anche albero da ombra nelle piantagioni di the. Dalla corteccia di ricava un colorante, un aromatizzante ed una medicina per le coliche. Il legno, di colore bruno, viene usato per fabbricare mobili ed infissi © Giuseppe Mazza

Di casa nel Sud-est asiatico, l’Albizia lebbekoides raggiunge i 40 m d’altezza. Grande valore paesaggistico, ma anche albero da ombra nelle piantagioni di the. Dalla corteccia di ricava un colorante, un aromatizzante ed una medicina per le coliche. Il legno, di colore bruno, viene usato per fabbricare mobili ed infissi © Giuseppe Mazza

La specie è originaria della Cambogia, Filippine, Indonesia (Giava, Piccole Isole della Sonda, Sulawesi), Laos, Malaysia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Thailandia, Timor Est e Vietnam dove vive prevalentemente nelle foreste decidue in zone collinari, ai margini di radure, sentieri e corsi d’acqua, in climi caratterizzati da una lunga stagione secca.

Il genere è dedicato al nobile italiano Filippo degli Albizzi che nel 1749 introdusse a Firenze da Costantinopoli l’ Albizia julibrissin; il nome specifico è la combinazione del nome della specie Albizia lebbeck (L.) Benth. (1844) e del suffiso greco “-οειδής” (-oeidés), da “εἶδος“ (êidos) = forma, aspetto, con riferimento alla somiglianza tra le due specie.

Nomi comuni: châmri:ëk, kântri:ek (Cambogia); haluganit, maganhop-sa-bukid (Filippine); kedinding, tarisi, tekik (Indonesia); h’uung, kh’aang (Laos); koko, siris (Malaysia); anya kokko (Myanmar); kungkur (Singapore); chamari dong, chamari pa, kang (Thailandia); bản xe trắng, câm-trang, muồng trúc, song râ, xúa (Vietnam).

L’ Albizia lebbekoides (DC.) Benth. (1844) è un albero inerme deciduo alto fino a 40 m, ma che in coltivazione si mantiene più basso, con tronco eretto fino a 40-60 cm di diametro dalla corteccia rugosa da grigiastra a bruno rossastra; come in altre Fabaceae l’apparato radicale è capace di fissare l’azoto atmosferico arricchendone il suolo. Le foglie, su un picciolo lungo 3-6 cm, sono alterne, bipennate, lunghe 5-15 cm, con 3-8 coppie di foglioline paripennate, lunghe 5-12 cm, ciascuna composta di 5-30 coppie di foglioline sessili opposte, oblunghe con base asimmetrica, di 0,8-2,5 cm di lunghezza e 0,2-0,5 cm di larghezza. Le infiorescenze, terminali o ascellari, sono pannocchie, lunghe fino a 18 cm, costituite da densi capolini di circa 1 cm di diametro portanti 10-15 fiori sessili ermafroditi, lunghi 0,8-1 cm, con calice pentapartito verdastro, lungo circa 1,5 mm, e corolla tubolare pentapartita giallo-verdastra e numerosi stami bianchi, lunghi 0,6-1 cm, uniti alla base a formare un tubo. Il frutto è un legume deiscente oblungo, piatto, di 7-15 cm di lunghezza e 1,5-2,5 cm di larghezza, di colore bruno giallastro contenente fino a 12 semi pressoché circolari, piatti, di 0,7 cm di lunghezza, 0,5 di larghezza e 0,1-0,2 cm di spessore, di colore bruno con una linea sottile a forma di U (pleurogramma) ai lati.

Si riproduce per seme, preventivamente scarificato e tenuto in acqua tiepida per un giorno, in terriccio drenante mantenuto umido alla temperatura di 23-26 °C, con tempi di germinazione di 3-5 giorni.

Coltivabile nelle regioni tropicali e subtropicali in pieno sole su suoli anche poveri, viene utilizzato come albero da ombra nelle piantagioni di the, per il consolidamento dei suoli, nella riforestazione e come ornamentale nelle alberature stradali. Il legno, di colore bruno e di buone caratteristiche, viene utilizzato nelle costruzioni e per realizzare mobili e infissi e come combustibile; dalla corteccia, ricca di tannini, si ricava un colorante e nelle Filippine viene usata per aromatizzare una bevanda ottenuta dalla fermentazione della canna da zucchero. Localmente la corteccia è utilizzata nella medicina tradizionale come rimedio nelle coliche.

Sinonimi: Acacia lebbekoides DC. (1825); Albizia julibrissin “sensu auct., non Durazz.”; Albizia julibrissin “sensu Fern.-Vill., non Durazz.”; Albizia lebbekioides (DC.) Benth. (1844); Mimosa carisquis Blanco (1837); Pithecellobium myriophyllum Gagnep. (1911).

 

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