Anodorhynchus hyacinthinus

Famiglia : Psittacidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

L’Ara giacinto ha un caratte docile ed eccellenti capacità d’imitazione vocale © Mazza

L’Ara giacinto ha un caratte docile ed eccellenti capacità d’imitazione vocale © Mazza

L’ Anodorhynchus hyacinthinus di Latham, è un uccello appartenente all’ordine dei Psittaciformes, famiglia Psittacidae e genere Ara.

Come già esposto, gli esemplari della famiglia Psittacidae rappresentano i veri pappagalli, e in particolare quelli del genere Ara presentano le più belle livree della classe degli uccelli (Aves), sia per la trama, che dal punto di vista cromatico.

Nello specifico l’ Anodorhynchus hyacinthinus – Latham, 1790, comunemente detto Ara giacinto in italiano, Hyacinth macaw in inglese, Ara jacinthe in francese e Ara jacinto in spagnolo, ha una brillante colorazione blu cobalto che ricopre tutto il corpo, escluso il becco.

Si tratta dunque di una specie monocromatica, anche se l’esistenza di una trama di Dyck conferisce, in entrambi i sessi, intensità di colore diverse nelle varie parti del corpo.

Non c’è dunque dimorfismo sessuale, anche se per amore di verità, nei giovani maschi, la presenza di un anello di pelle nuda gialla intorno all’occhio e una striscia del medesimo tessuto e colore ai lati del becco, associati a una struttura corporea più leggera, possono essere usati come marcatori di dimorfismo.

Ma spesso questi parametri biometrici scompaiono in esemplari di età più avanzata, e quindi il dimorfismo si annulla.

Tale uccello, fu scoperto nel 1790 dal biologo ornitologo Inglese John Latham, che viene considerato, non a torto, il padre scientifico dell’ornitologia dell’Oceania, avendo studiato e riferito, sulla vita, le abitudini, l’ecologia alimentare, l’etologia di diversi uccelli endemici dell’Australia, Nuova Zelanda e altre terre afferenti a tale continente, sia in situ, ma anche analizzando gli esemplari che giungevano nel Regno Unito per essere messi in ostensione nel Giardino Zoologico di Londra.
Tra questi ricordiamo, l’Emù (Dromaius novaehollandiae) e l’Aquila cuneata (Aquila audax) il più grande rapace australiano.
Fu il primo a descrivere l’ Anodorhynchus hyacinthinus, di cui parla nella sua opera “ General History of Birds, 1821-1828 “.

Esistono alcune specie affini all’ Anodorhynchus hyacinthinus.

Anzitutto l’Ara di spix (Cyanopsitta spixii), che sembrerebbe estinto in natura e presente in cattività in alcuni Zoo delle Filippine.

Il condizionale è d’obbligo, perché pare che la specie sia gelosamente custodita ad uso speculativo, per trarne un grosso profitto qualora si riuscisse a riprodurla, cosa che ovviamente non è ancora avvenuta.

Fu scoperta nel 1840 da Charles Lucien Jules Laurent Bonaparte, biologo naturalista, fratello di Napoleone Bonaparte insieme al biologo zoologo tedesco Johann Georg Wagler, e il nome di Ara di spix (Cyanopsitta spixii) fu dato in onore del biologo nauturalista tedesco Johann Baptist von Spix.

Una delle cause dell’estinzione in natura della Cyanopsitta spixii, caccia e catture a parte, sta nell’introduzione dell’ape africanizzata, un ibrido biologico che coi suoi favi toglie loro spazio per la costruzione dei nidi, e uccide i pulli con le sue punture velenose.

Quest’ape nasce da un’ibridazione originale e casuale, avvenuta nel 1957, tra uno sciame di api regine africane della specie (Apis mellifera scutella) della Tanzania, e due sottospecie europee (Apis mellifera ligustica e Apis mellifera mellifera) che sfuggirono da un allevamento del biologo brasiliano Warwick Estevam Kerr.

L’Ara di spix, che raggiunge i 56 cm di lunghezza e i 295-400 g di peso, ha una longevità di 28 anni circa.

Un’altra specie affine è l’Ara di lear (Anodorhynchus leari) scoperta sempre da Charles Lucien Jules Laurent Bonaparte nel 1848, quasi estinta in natura, con 70 cm di lunghezza e 350-460 g di peso. Una specie più piccola dell’ Anodorhynchus hyacinthinus rarissima in cattività, che raggiunge i 65-70 anni.

Infine una specie affine, quasi sicuramente estinta è l’Ara glauca (Anodorhynchus glaucus), dato che dal XVIII secolo, periodo nel quale erano presenti in natura nelle foreste pluviali del Sud America, non se ne sono più osservati esemplari vivi, ovviamente neanche in cattività. Fu scoperta fra il 1780-1790 dal biologo ornitologo francese Louis Jean Pierre Vieillot che la descrisse nella sua opera “Ornithologie Française” (1820-30).

Assomiglia, dai disegni presenti nei testi di Ornitologia di quel periodo, all’ Anodorhyncus leari, ma con un piumaggio avente ombreggiatura un po’ diversa.

L’ Anodorhynchus hyacinthinus è un pappagallo che si affeziona molto a chi lo alleva, quando addomesticato è molto docile, quasi quanto un cane, anche se con il suo robusto becco con cui rompe facilmente il guscio di frutti a pericarpo duro, come quello delle noci brasiliane, potrebbe staccare un dito a una persona, con la stessa facilità con cui un uomo può staccare una margherita da un prato.

In realtà in cattività, non si sono mai verificati fenomeni aggressivi nei confronti dell’essere umano, al contrario i gesti di affetto nei suoi confronti sono frequenti.

È un eccellente imitatore di suoni e voci, oltre che essere in grado di compiere esercizi di abilità, queste caratteristiche sono state da sempre, oltre la bellezza della sua livrea, le cause alla base della sua cattura.

Veniva utilizzato, soprattutto in passato, come uccello domestico da contenere in ampie voliere, nel contesto di giardini di ville nobiliari, soprattutto nei tropici, o in Europa, ad esempio erano molto frequenti tra i nobili Spagnoli e Portoghesi.

Zoogeografia

Il suo areale è limitato (se così si può dire) all’America meridionale.

Lo si ritrova più frequentemente in tre zone specifiche: nel nord del Brasile, tra gli stati del Mato Grosso, Parà, Piauì, Maranhao e Tocantis, nel nord del Paraguay, dipartimento di Concepcion, e nel nordest della Bolivia, dipartimento di Santa Cruz de la Sierra.

Forse è presente anche in maniera stabile a nord dello stato Brasiliano dell’Amapà, nelle foreste pluviali e nel bush.

L'Anodorhynchus hyacinthinus è molto attivo tutto il giorno © G. Mazza

L’Anodorhynchus hyacinthinus è molto attivo tutto il giorno © G. Mazza

Habitat-Ecologia

Ha colonizzato diversi tipi di habitat e biotopi, sia gli alberi delle foreste pluviali, come anche le praterie in vicinanza di tali foreste, lo si ritrova nelle savane alberate del Sud America e nelle boscaglie o bush.

Ovviamente il piede zigodattilo che lo caratterizza, lo porta più frequentemente a svolgere vita arboricola.
Tra gli alberi elettivi su cui si posano e formano nidi, troviamo palme di varie specie dei cui frutti si nutrono ai margini delle foreste, nelle quali invece usano alberi decidui.

Un altro habitat in cui spesso si trovano è il Cerrado (spazio chiuso, delimitato, in Spagnolo e Portoghese), che rappresenta la savana tropicale, la quale tra tutte le savane, è quella a più ricca biodiversità vegetale e animale.

Un altro tipico ecosistema che li ospita è il Pantanal, la più grande zona umida del mondo, situata tra Brasile, Paraguay e Bolivia.

Morfofisiologia

Presenza di una grossa testa, collegata a un collo corto e massiccio; un becco particolarmente sviluppato, robusto e uncinato; zampe con piede zigodattili, dove delle 4 dita presenti, il secondo e il terzo sono rivolti in avanti, il primo e il quarto all’indietro così da consentire una facile presa, sui rami degli alberi; la parte superiore del becco mobile rispetto alle ossa del cranio; la coda composta da 12-14 timoniere; la presenza di “spolverini” sparsi su tutto il corpo detti anche piumini polverosi che producono una polvere finissima, bianca, untuosa al tatto che si spande sul piumaggio e, che proviene dalle cellule terminali delle barbe che si sgretolano e si frammentano dopo aver raggiunto un certo sviluppo.

Tale polvere rende impermeabili le piume all’acqua, adattamento ecologico in un ecosistema, come quello tropicale, dove cadono migliaia di millimetri di pioggia atmosferica, durante tutto l’anno.

Gli occhi che sono marroni, e la mandibola, sono circondati da una pelle di colore giallo chiaro, soprattutto negli esemplari maschi giovani.

Specie molto longeva, può superare gli 80 anni, può arrivare a 100-120 cm di lunghezza, con un’apertura alare di 120-130 cm e un peso di 1,4-1,8 kg.

È un pappagallo che presenta una dieta e una ecologia alimentare particolari. È sia granivoro che frugivoro, nutrendosi di noci e frutti di varie palme, come la Mauritia flexuosa, la Attalea speciosa, la Attalea phalerata, la Attalea maripa, la Syagrus coronata e la Acrocomia aculeata.

Sono golosi anche dei fichi della specie Ficus, di bacche e germogli, ma presentano anche attitudine a nutrirsi di molluschi e crostacei acquatici, il cui guscio rompono col potente becco, come di insetti (lepidotteri, coleotteri, ortotteri) e altri invertebrati.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Ha un carattere, docile, si affeziona facilmente a chi lo alleva, presenta eccellenti capacità di imitazione vocale.
Quando lo si contiene in cattività, oltre a voliere spaziose, gli si devono fornire tronchi robusti, che scorteccia col robusto becco.

In natura spesso forma gruppi di una decina di conspecifici, che risultano molto rumorosi e facilmente identificabili nelle foreste.
Risulta particolarmente attivo durante il giorno fin dal mattino.
Lascia l’albero posatoio, andando alla ricerca di cibo fino a sera, dove vi farà ritorno per riposarsi.

Date le sue imponenti dimensioni, in cattività per creare il nido, si usano addirittura dei grossi bidoni.
In natura il maschio lo costruisce all’interno di cavità di alberi a grosso tronco.
Nella regione del Mato Grosso, data la geografia fisica che lo caratterizza, vengono utilizzate cavità all’interno di dirupi o grandi sporgenze.

Come altri Psittaciformes che vivono nell’area tropicale, sub tropicale, dove non esiste una stagione delle piogge specifica, tali uccelli non hanno una stagione degli amori, con un inizio e una fine ben demarcati. Anche se obbiettivamente, tra agosto e dicembre, sia in natura che in cattività, si riproducono con maggiori difficoltà rispetto al periodo compreso tra gennaio e aprile.

Le femmine di Anodorhynchus hyacinthinus, come le femmine di molte altre specie di uccelli, sono definite, riguardo la deposizione delle uova, a deposizione determinata, cioè la femmina depone un numero di uova dopo l’accoppiamento, pari al numero per cui è fisiologicamente programmata, se vengono tolte tali uova prima della cova, o aggiunte prima della deposizione, uova artificiali o finte, avremo che la femmina deporrà sempre lo stesso numero di uova.

Questo è l’esatto opposto, di quello che accade in altre specie, ad esempio nei Galliformi, come la Gallina domestica (Gallus domesticus), dove la deposizione cessa, solo quando la femmina vede raggiunto un numero che visivamente ritiene corretto di uova. Probabilmente partono dalla vista segnali neuroendocrini che interrompono il ciclo ovulatorio.

In questo caso, se per esempio l’allevatore, come accade solitamente, il mattino presto, quando la gallina ha deposto l’uovo lo toglie subito, la gallina ne deporrà subito un altro, senza mettersi a covare, se viceversa, si pone un uovo artificiale, nel nido, la gallina non deporrà l’uovo e invece assumerà un comportamento di cova, cioè si trasforma in chioccia, questa è definita deposizione indeterminata in biologia.

Generalmente la femmina di Anodorhynchus hyacinthinus depone una o al massimo due uova di colore bianco, che coverà per 28-30 giorni. Il maschio obbligherà la femmina a occuparsi della prole e a proteggerla da eventuali predatori, mente lui cercherà il cibo, fornendolo anche alla compagna, mentre il pullo sarà nutrito per rigurgito dal padre stesso.

Un fatto curioso (e triste) è che generalmente delle 2 uova covate se ne schiude solamente una, ma se entrambe si schiudono, solo il primogenito dei due pulli sarà nutrito, il secondogenito sarà lasciato morire di fame. Il piccolo rimane coi genitori fino a circa un anno pieno, o anche più, di vita post natale.

Sono presenti circa 2.500 esemplari in cattività, ma la pressante alterazione degli habitat da parte dell’uomo per scopi agricoli, a cui si somma l’incidenza di cattura per il commercio e quella predatoria ad opera di moffette, ghiandaie, tucani, corvi, coati che si nutrono delle uova, ha ridotto tale specie a poche migliaia presenti in natura. Per cui la CITES ne controlla severamente il traffico e la IUCN l’ha inserita nella red list delle specie minacciate.

Specie affini

Ara di spix (Cyanopsitta spixii) probabilmente estinta in natura, forse qualche raro esemplare in cattività.

Ara di lear (Anodorhynchus leari) rarissima in cattività, in estinzione in natura.

Ara glauca (Anodorhynchus glaucus) probabilmente estinta nel XVIII secolo.

 

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