Anser anser

Famiglia : Anatidae

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Testo © Dr. Davide Guadagnini

 

L'Anser anser ha una diffusione euroasiatica con due o forse tre sottospecie © Giuseppe Mazza

L’Anser anser ha una diffusione euroasiatica con due o forse tre sottospecie © Giuseppe Mazza

La ben nota Oca selvatica (Anser anser Linnaeus 1758) è un uccello acquatico che appartiene all’ordine degli Anseriformi (Anseriformes), alla famiglia degli Anatidi (Anatidae), alla sottofamiglia degli Anserini (Anserinae) al genere Anser e alla specie Anser anser.

La specie comprende due sottospecie: L’Oca selvatica occidentale (Anser anser anser Linnaeus 1758) e l’Oca selvatica orientale (Anser anser rubrirostris Swinhoe 1871). Segnalata una supposta sottospecie “costiera” (Anser anser sylvestris Brehm 1831).

Il nome del genere e della specie “anser” deriva del latino e significa semplicemente oca.

Quest’oca, chiamata anche oca grigia o cenerina, è famosa per essere stata oggetto di studio da parte del grande naturalista e padre dell’etologia Konrad Lorenz che studiando i neonati di oca selvatica scoperse, studiò e definì il fenomeno dell’imprinting.

Lorenz, proprio grazie ad un neonato d’oca selvatica che aveva visto immediatamente dopo la schiusa e per pochi minuti prima di essere affidata, invano ad un’oca domestica in cova, scoprì che i neonati nidifughi precoci di uccelli come le anatre, le oche, i polli, i fagiani, le starne e molti altri considerano il primo essere vivente che vedono appena nati come il proprio genitore.

In natura, ovviamente, il primo essere che vedono è la propria madre e quindi l’imprinting ha la fondamentale funzione di far si che i neonati fissino l’immagine e i versi della propria madre per seguirla come un’ombra nei primi delicati periodi di vita per poter ricevere da questa protezione, calore e aiuto nel reperimento del cibo.

Ecco un passaggio della scoperta dell’imprinting descritta da Lorenz dopo poco aver posto la famosa ochetta sotto l’oca che avrebbe dovuto fare da balia: << Erano trascorsi solo un paio di minuti, quando da sotto il ventre dell’oca bianca uscì un sottile bisbiglio, quasi interrogativo: “Vivivivivi?”, cui essa rispose con un suono rassicurante; tuttavia, anziché tranquillizzarsi, la mia bestiola uscì rapidamente dal caldo rifugio, e dopo aver osservato attentamente la madre adottiva, si allontanò lanciando acute strida piagnucolanti, simili a quelle che emettono tutti i piccoli degli uccelli nidifugi quando si sentono abbandonati.>>

È una specie migratrice che ama la tranquillità e può vivere 20 anni © Gianfranco Colombo

È una specie migratrice che ama la tranquillità e può vivere 20 anni © Gianfranco Colombo

E ancora << Anche un cuore di pietra si sarebbe commosso nel vedere la piccola oca grigia che si avvicinava piagnucolando a me, ondeggiando e incespicando, ma con una risolutezza che non lasciava adito a dubbi : io, e non l’oca bianca, ero per lei la madre! Sospirando, raccolsi quindi la mia croce e la portai in casa; sebbene allora pesasse appena 100 grammi, sapevo perfettamente quanto sarebbe cresciuta, e quanto lavoro e fatica mi sarebbe costato l’allevarla adeguatamente; comunque mi rassegnai, e tanto per cominciare, la battezzai solennemente con il nome di Martina >>.

Zoogeografia

Specie a diffusione euroasiatica. La sottospecie nominale è distribuita in Europa occidentale e nord-occidentale. La sottospecie orientale è presente in Europa orientale, sud-orientale e in Asia. Sebbene le diverse popolazioni possano essere considerate generalmente distinte, esiste scambio genetico tra le due forme e pertanto le variazioni geografiche mostrano un andamento clinale da Ovest a Est. La sottospecie sylvestris si sarebbe mantenuta allo stato selvatico solo in Islanda, Scozia e Norvegia.

La specie nidifica localmente in Islanda, Europa settentrionale ed orientale, Asia centrale. Le popolazioni settentrionali migrano a sud nel bacino del Mediterraneo ed in Asia meridionale.

La popolazione dell’Europa settentrionale, per esempio, si trasferisce principalmente in Spagna, nell’area delle “Marismas”, mentre quella centro-europea (che attraversa l’Italia) si sposta fino al Nord Africa, dove frequenta i laghi salmastri costieri della Tunisia e dell’Algeria. Tanto in Spagna che in Africa la fonte principale di nutrimento è costituita, nelle praterie semisommerse, dai rizomi di Scirpus maritimus. In Italia la sottospecie nominale è di doppio passo ed invernale ma scarsa. Giunge da fine ottobre a novembre o anche più tardi e riparte in marzo. Piuttosto rara, un po’ più presente in Toscana, Veneto, Friuli-Venezia Giulia.

Ecologia-Habitat

L’habitat dei quartieri di riproduzione è costituito da pianure e steppe più o meno elevate dove la specie predilige le zone umide d’acqua dolce, non profonde e tendenzialmente eutrofiche, con ricca vegetazione palustre (Phragmites). Talvolta nidifica anche in aree più o meno cespugliate, isolotti in estuari e aree salmastre, paludi , laghi, lungo scogliere rocciose o nelle brughiere. Negli altri periodi dell’anno e durante la migrazione frequenta e vive in paludi, piani umidi o allagati, lagune, stoppie , campi e prati, rive di laghi, fiumi, stagni e coste del mare. Gli elementi che sembrano maggiormente condizionare la distribuzione dell’oca selvatica sono la tranquillità (luoghi protetti dalla presenza di predatori e dell’uomo) e la disponibilità di cibo. È probabile che in passato la specie fosse maggiormente diffusa, come nidificante, in molte paludi successivamente prosciugate.

Frequenta le praterie semisommerse, lontane dall'uomo e dai predatori © Gianfranco Colombo

Frequenta le praterie semisommerse, lontane dall'uomo e dai predatori © Gianfranco Colombo

In Italia è stata talvolta reintrodotta in aree vallive salmastre dove trova protezione e nidifica tra la vegetazione barenicola (Juncus maritimus, Salicornia) e al riparo di grandi cespugli di rovo (Rubus fruticosus) e dove trova nutrimento in adiacenti aree prative.

Se queste condizioni sono congeniali, gli uccelli reintrodotti, diventano residenti. Il valore dell’oca selvatica per la gestione naturale degli ecosistemi palustri è positivo ed importante per il fatto che la presenza di tale specie può favorire la diversificazione vegetale e di conse- guenza quella zoologica.

Morfofisiologia

L’oca selvatica ha discrete dimensioni con una lunghezza totale di 750-900 mm, un’apertura alare di 149-168 cm e un peso di 3000-3500 g.

Possiede forme relativamente tozze e pesanti ma con collo lungo. Quest’oca ha una colorazione preponderante bruno-grigiastra con parti bianche: la testa e il collo sono color grigio-brunastri con le penne del collo strette e un poco allungate che danno allo stesso un aspetto solcato-zigrinato-rigato con la formazione di leggere rigature-piccoli solchi a basso rilievo; è spesso presente una fine linea bianca alla base della fronte-becco che può estendersi ai due lati e può essere da assai visibile a totalmente assente. La testa, lateralmente ad esclusione di piccole macchie bianche sotto l’occhio, il mento e la gola sono color grigio-bruno chiaro; la gola distale è maggiormente pallida.

Il petto e il ventre sono colore grigio chiaro; i fianchi sono grigio-brunastri con le penne aventi apici bruno-biancastri. L’addome e il sottocoda sono color bianco, talvolta con macchie nerastre. Poche macchie scure trasversali sull’addome.

Gli spostamenti avvengono in silenzio. Le formazioni di volo, a V od in linee ondulate, sono guidate da esemplari adulti esperti © Gianfranco Colombo

Gli spostamenti avvengono in silenzio. Le formazioni di volo, a V od in linee ondulate, sono guidate da esemplari adulti esperti © Gianfranco Colombo

Parti superiori brune con sfumature grigie-bluastre e margini delle penne bianco ocraceo a formare una serie di bande trasversali chiare; penne scapolari scure terminate di bianco, parte delle copritrici alari sono di colore bruno-cenere. Le penne medie e cubitali sono grigio-brune marginate di biancastro o di grigiastro chiaro.

Le penne piccole copritrici sono color grigio perla. Il groppone è più brunastro- biancastro. I lati del dorso e le copritrici superiori della coda sono bianchi. La coda è breve (128-151 mm), tondeggiante, con 18 eccezionalmente 20 penne timoniere. Le penne timoniere sono color bruno cenere scuro con apici e margini bianchi ; quelle esterne sono in gran parte bianche.

Il becco mostra una seghettatura con 21-22 dentelli, utili per frantumare foglie, semi e rizomi © Giuseppe Mazza

Il becco mostra una seghettatura con 21-22 dentelli, utili per frantumare foglie, semi e rizomi © Giuseppe Mazza

Le ali sono lunghe e appuntite: la prima remigante primaria è stretta e appuntita, la terza è la più lunga ed è smarginata su entrambi i vessilli, la quarta è appena un po’ più breve e smarginata sul vessillo esterno, la seconda è smarginata sul vessillo interno. Remiganti primarie grigie sul vessillo esterno, le secondarie sono in gran parte di colore bruno-nerastro. Copritrici grigie chiaro-biancastre. L’ala del maschio è lunga 446-482 mm, quella della femmina è lunga 416-468 mm.

Il becco è alto alla base e ha circa la stessa lunghezza della testa, il margine della ranfoteca superiore è concavo, seghettato a 21-22 dentelli visibili dall’esterno. Sulla punta del becco vi è un’unghia convessa occupante l’intero apice. Le narici sono longitudinali e poste a circa metà del becco che è color arancio con strie strette carnicine dietro l’unghia, lungo i margini delle ranfoteche e attorno alle narici; l’unghia è color avorio-corno.

Gli occhi hanno iride bruna con palpebre coralline o carnicine. Ha zampe forti e centrate sotto il corpo in modo da facilitare la deambulazione, il colore è aranciato-carnicino con unghie nere. Il giovane è simile all’adulto, senza la linea bianca alla base della fronte, mento spesso biancastro, mantello e scapolari più orlate di bruno; lati del corpo e fianchi bruno-cenerognoli pallidi, penne del collo arrotondate e non appuntite. La sottospecie orientale (Anser anser rubrirostris) è leggermente più grande e più pallida della nominale. Ha i margini chiari delle penne più larghi. Le zampe, i piedi, il becco e il cerchio di pelle perioculare sono color rosa luminoso invece che arancio. Il becco è ,inoltre, più allungato e meno tozzo (meno alto alla base).

Etologia-Biologia riproduttiva

L’oca selvatica si nutre di piante erbacee, piante acquatiche, germogli, semi, granaglie e tuberi. Raccoglie il cibo sul terreno ma anche in acqua.

Anche quando si riposano, c'è sempre una sentinella nello stormo che monta la guardia © Giuseppe Mazza

Anche quando si riposano, c'è sempre una sentinella nello stormo che monta la guardia © Giuseppe Mazza

È un uccello con decise abitudini terrestri ed amante di spazi aperti; è una gran pascolatrice. Il becco robusto consente di utilizzare anche foglie e steli difficilmente utilizzabili da altre specie di oche. In linea di massima l’alimentazione primaverile-estiva riguarda gli apici vegetativi e le parti più tenere (compresi eventuali frutti) delle piante, quella autunno-invernale le parti sotterranee (rizomi, tuberi). Si nutre di giorno, volando al mattino presto o al crepuscolo. Corre se necessario e nuota bene.

È un animale piuttosto timido e diffidente; è sempre presente una o più sentinelle a guardia dello stormo e si ritira in ambienti poco frequentati durante la notte e nei periodi di muta, quando perde la capacità di volare. La presenza di stormi di oche selvatiche può modificare l’habitat favorendo per esempio la crescita di piante acquatiche (Potamogeton pectinatus) appetite da altre specie d’uccelli per effetto della riduzione delle superfici a canneto, in seguito a pascolamento, e contribuendo a mantenere liberi gli specchi d’acqua. La specie può trarre vantaggio dalle deforestazioni operate dall’uomo in pianura ed alla conseguente maggiore diffusione di aree coltivate o pascolate congeniali a questi uccelli. Per spiccare il volo si alza verticalmente con facilità dal terreno, meno agevolmente dall’acqua. Ha un volo diritto, veloce a battiti d’ala. Le formazioni di volo, a V od in linee ondulate, sono guidate da esemplari adulti esperti.

Nidifica in brughiere, torbiere, isolotti in pianure allagate, fra bassi cespugli e canne o su banchi di vegetazione galleggiante. Nelle coppie, territoriali, la scelta del compagno avviene precocemente ed i legami tra i partner sono spesso rafforzati attraverso la cerimonia detta del “giubilo trionfale o triumph ceremony” e che consiste in un attacco a collo teso verso un pericolo reale o fittizio con successivo ritorno verso il partner reale o potenziale sempre a collo teso ma con spostamento reciproco del capo verso l’esterno e la contemporanea emissione di richiami sonori; contemporaneamente si ha l’allargamento e lo sbattimento delle ali.

Le coppie sono in genere fedeli per tutta la vita © Giuseppe Mazza

Le coppie sono in genere fedeli per tutta la vita © Giuseppe Mazza

Anche tra soggetti diversi dalla coppia si formano legami comportamentali attraverso segnali ritualizzati di aggressività ridiretta.

Il legame può durare per tutta la vita ma vi sono eccezioni a questa regola. Il nido è costruito con stecchi, erbe e altro materiale vegetale e viene foderato di penne e piumino. Vengono in genere deposte 4-6 uova (2-8) per covata annuale che vengono incubate per circa 28-30 giorni. Se la covata viene persa può essere effettuata una seconda deposizione di rimpiazzo.

L’uovo dell’oca selvatica ha forma ovale classica ed è di colore bianco-crema e può tingersi di giallastro o bruno pallido durante la cova. Ha dimensioni medie di 86 per 58 mm (77-94 per 49-60 mm) e il peso medio del guscio di 20 g. I nidi , delle varie coppie, sono distanziati tra loro di almeno 5-6 metri a causa del comportamento territoriale della specie. I piccoli sono nidifughi e sono in grado di volare a circa 8 settimane d’età.

Il pulcino ha fronte, lati della faccia, collo e parti inferiori color giallo-verdastri; vertice, nuca, parti superiori, lati del corpo e cosce color bruno-oliva con una barratura giallastra sulle ali. Le madri accudiscono i piccoli, il padre difende la famiglia dai conspecifici e da eventuali predatori. Nel giovane il becco è inizialmente grigio-verdastro con unghia nera, poi diventa giallo-verdastro. Le zampe e i piedi sono color carnicino nei neonati e grigiastri nei giovani, unghie color corno. Le palpebre , nei giovani, sono bianco-giallastre.

Eccetto che nel periodo della riproduzione conduce vita gregaria. Emette una grande varietà di vocalizzi, un verso prolungato “gangganggang” serve per tenere in contatto gli individui del medesimo stormo. L’allarme è segnalato con un richiamo analogo ma ridotto quasi ad una sola sillaba. Noti anche “soffi” prodotti particolarmente in atteggiamento di difesa. I versi sono simili a quelli emessi dell’oca domestica.

L’oca selvatica compie una muta post-riproduttiva completa: le remiganti e le copritrici alari vengono perse contemporaneamente e l’uccello è incapace di volare per circa un mese nel periodo maggio-agosto. I non riproduttori mutano prima dei riproduttori; questi ultimi torneranno a volare quando i propri piccoli impareranno a volare. Il resto del corpo muta una volta che le remiganti sono ricresciute. L’oca selvatica (la sottospecie occidentale) assieme all’oca cignoide selvatica (Anser cygnoides) hanno dato origine alle innumerevoli razze di oca domestica allevate.

Oca domestica

L’addomesticamento delle oche selvatiche da parte dell’uomo risale a epoche antichissime (è menzionata già da Omero ed appare anche negli affreschi egizi) e già al tempo delle spedizioni dei Romani, l’oca domestica, veniva allevata in quasi tutte le regioni europee, quelle germaniche in particolare. Questo grazie alla naturale predisposizione all’addomesticamento e a riprodursi in cattività. Per secoli, e ancora oggi, la massima parte delle oche domestiche è stata selezionata per essere dei robusti esemplari da pascolo, dalle elevate capacità produttive; un tempo esse popolavano praticamente tutte le fattorie mentre ora l’allevamento si è ridotto.

Dal loro allevamento si ottengono: carne d’ottima qualità, morbido piumino e penne, uova. Esistono molte e diverse razze domestiche tra loro perfettamente interfeconde , anche con i derivati domestici dell’oca cignoide domestica (Anser cygnoides), specie asiatica con la quale esiste interfecondità. Le razze più antiche mantengono colorazioni simili all’ancestrale ma si sono poi aggiunte varie forme selezionate da soggetti albini, albinotici o leucistici. Le oche francamente domestiche, oltre ad essere generalmente grandi, pesanti ed inette al volo, possiedono di norma becco tozzo e molto alto alla base, addome prominente, petto alto e sporgente, asse del corpo non orizzontale.

L'addomesticamento dell'oca ha origini antichissime per l'ottima carne, le uova e il piumino © Giuseppe Mazza

L'addomesticamento dell'oca ha origini antichissime per l'ottima carne, le uova e il piumino © Giuseppe Mazza

Tra le razze domestiche più note e pregiate, si annoverano le bianche oche di Emden, animali incredibilmente alti e il cui peso oscilla tra i 10 e i 12 kg; le oche di Tolosa che sono leggermente meno pesanti e sono state selezionate per avere un fegato sviluppato che viene utilizzato come ingrediente pregiato nella cucina francese: le femmine di entrambe le razze possono deporre dalle 30 alle 50 e più uova che però difficilmente covano. Al contrario altre razze domestiche come le oche della Pomerania e le oche Alsaziane, il cui peso oscilla tra i 5 e i 7 kg, covano le uova e accudiscono i piccoli senza problemi.

Altra razza d’oca molto peculiare è l’oca del Danubio o oca Crespa, caratterizzata da lunghe penne arricciate, soprattutto nella regione delle spalle, della parte anteriore del dorso, e in misura più ridotta, anche sulle ali; molto corte sono invece le penne remiganti e timoniere.

Alcune oche possono essere state selezionate, a scopo ornamentale, per avere dei ciuffi di penne sulla testa. Questa caratteristica così come le molteplici colorazioni della livrea, che presenta una varietà straordinaria di sfumature, disposizione del colore e pezzature possono essere presenti in differenti razze riconosciute o in popolazioni domestiche locali allevate. L’oca Pellegrina americana è auto-sessabile grazie alla differente colorazione della livrea nei due sessi: i maschi sono infatti bianchi mentre le femmine adulte hanno la testa e il collo bianchi e il resto del corpo colore grigio chiaro. In Italia erano allevate molte razze d’oca domestica e purtroppo molte si sono estinte. Tra quelle presenti menzioniamo l’oca romagnola, totalmente bianca, famosa in passato per l’alta fecondità e i cui pulcini neonati sono autosessabili : color giallo canarino uniforme i maschi e con sommità della testa più scura le femmine. Altra razza italiana, famosa per la squisitezza delle carni, è l’oca pezzata veneta. Questa razza è caratterizzata dall’avere, come dice il nome, livrea bianca con pezzature grigie su testa, fianchi, dorso coda.

 

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