Bambusa lako

Famiglia : Poaceae


Testo © Pietro Puccio

 

La Bambusa lako è originaria di Timor Est nelle Piccole Isole della Sonda. Cespi compatti con fusti ricurvi all'apice, che possono raggiungere anche i 20 m. Specie non invasiva di grande valore paesaggistico per i giardini tropicali © G. Mazza

La Bambusa lako è originaria di Timor Est nelle Piccole Isole della Sonda. Cespi compatti con fusti ricurvi all’apice, che possono raggiungere anche i 20 m. Specie non invasiva di grande valore paesaggistico per i giardini tropicali © G. Mazza

La specie è originaria di Timor Est nelle Piccole Isole della Sonda dove cresce nelle foreste umide.

Il nome del genere deriva dal nome locale malese “bambu”; il nome specifico è uno di quelli in uso localmente.

Nomi comuni: Timor black bamboo, Timor giant black (inglese); au lako, au meta, au metan, au lako meta (Timor Est).

La Bambusa lako Widjaja (1997) è una specie perenne sempreverde rizomatosa che forma cespi abba- stanza compatti con fusti (culmi) eretti, ricurvi all’apice, che possono raggiungere 20 m di altezza nelle zone tropicali, ma che altrove si manten- gono più bassi, con un diametro di 4-10 cm.

I culmi sono cavi tra i nodi, che distano tra loro 25-35 cm, con pareti di 0,8-1,2 cm di spessore, dalla superficie particolarmente lucida inizialmente di colore verde che col tempo diventa porpora nerastro, eventualmente con sottili strisce verdi e gialle.

Nella fase giovanile i culmi sono protetti da brattee decidue triangolari, lunghe 10-30 cm, ricoperte da peli di colore bruno nerastro.

Le foglie, su corti rami ai nodi, tranne nella parte inferiore dei culmi, sono lineari-lanceolate con apice lungamente appuntito e margini scabri, pendule, fino a 25 cm di lunghezza e 2,5-3 cm di larghezza, di colore verde intenso, leggermente pubescenti nella parte inferiore. Al momento della sua descrizione non vi erano esemplari fioriti e pertanto in futuro la sua collocazione nel genere Bambusa potrebbe essere rivista, studi molecolari hanno infatti evidenziato una elevata affinità con la Gigantochloa atroviolacea Widjaja (1987).

Si riproduce per divisione di rizomi e più frequentemente per talea di fusto da effettuare preferibilmente alla fine della stagione vegetativa, quando la pianta ha accumulato il massimo delle riserve, utilizzando una porzione con due o tre nodi provvisti di gemme, prelevata da culmi di 2-3 anni di età, posta obliquamente o verticalmente su un substrato sabbioso ricco di sostanza organica mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C.

I giovani germogli sono eduli, i culmi in crescita protetti da brattee decidue triangolari © Giuseppe Mazza

I giovani germogli sono eduli, i culmi in crescita protetti da brattee decidue triangolari © Giuseppe Mazza

Bambù di grande valore ornamentale e paesaggistico, tra i più apprezzati in assoluto, non invasivo e di relativa rapida crescita nelle migliori condizioni di coltivazione, utilizzabile in parchi e giardini di media grandezza come gruppo isolato, ai margini di viali o per eleganti barriere, anche frangivento.

Coltivabile nelle regioni a clima tropicale, subtropicale e marginalmente temperato, dove può resistere fino a temperature di -2/-3 °C, purché eccezionali e per brevissimo periodo, eventualmente con leggero danneggiamento del fogliame.

Richiede una esposizione in pieno sole per crescere al meglio, anche se sopporta una leggera ombreggiatura, e suoli fertili, da leggermente acidi a leggermente alcalini, ben drenati, mantenuti costantemente umidi. Nei climi con una stagione secca va regolarmente irrigato, anche se individui adulti possono superare brevi periodi di siccità, ma a discapito dell’aspetto generale, in tali circostanze infatti le foglie seccano e cadono; utili regolari concimazioni durante il periodo vegetativo con prodotti bilanciati a lento rilascio con microelementi. Può essere coltivato in capienti contenitori per la decorazione di spazi aperti o serre e giardini d’inverno dove il clima non consente la permanenza all’aperto con continuità.

I giovani germogli sono eduli e i culmi sono utilizzati dalle popolazioni locali nelle costruzioni, per pareti e coperture, e per realizzare mobili e oggetti artigianali di vario tipo, mentre le foglie sono impiegate come foraggio.

 

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