Crateva religiosa

Famiglia : Capparaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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La Crateva religiosa è un albero molto ramificato dell’India e del sud-est asiatico © Giuseppe Mazza

La specie è originaria dell’Asia (Cambogia, Filippine, Giappone, India, Indocina, Laos, Malaysia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Thailandia e Vietnam), Australia (Qeensland) e Pacifico (Isole Salomone, Micronesia e Polinesia Francese) dove vive nelle foreste sempreverdi, spesso lungo le rive dei corsi d’acqua, dal livello del mare fino a circa 700 m di altitudine.

Il nome del genere fa riferimento a Crateuas (o Cratevas), medico di Mitridate VI re del Ponto (circa 132-63 a.C.), autore del più antico erbario illustrato di cui si ha conoscenza, del cui testo rimangono solo le citazioni di Pedanio Dioscoride (1° sec. d.C.) nel suo trattato De Materia Medica.

Il nome specifico è l’aggettivo latino “religiosus, a, um” = religioso, per il significato che l’albero riveste presso gli indù.

Nomi comuni: garlic-pear, sacred barma, sacred garlic-pear, templeplant, three-leaved caper (inglese); tonliem (Cambogia); yu mu (Cina); banugan, salingbobog (Filippine); gyo-boku (Giappone); barna, bila, bilasi, cinnavulimidi, maredu, nervala, setu, tellavulimidi, usiki, varno, veruna, vayvarna, vitusi (India); barunday, marana (Indonesia); kumz (Laos); dala, kepayan (Malaysia); hkan-tak (Myanmar); kum nam (Thailandia); bún thiêu, bún lợ (Vietnam).

La Crateva religiosa G.Forst. (1786) è un albero molto ramificato, inerme, deciduo, alto 3-15 m, con tronco, fino a circa 40 cm di diametro, dalla corteccia rugosa grigiastra.

Le foglie, su un picciolo lungo 5-10 cm e raggruppate all’estremità dei rami, sono alterne, trifogliate con foglioline ellittico-lanceolate con apice appuntito e margine intero, lunghe 5-10 cm e larghe 2,5-5 cm, di colore verde superiormente, grigioverde inferiormente. Infiorescenze terminali corimbose, su un peduncolo lungo 2-6 cm, portanti 10-25 fiori, di 5-7 cm di diametro, ricchi di nettare, di colore bianco o crema il primo giorno, tendente al giallo arancio il secondo ed ultimo giorno di apertura. Il fiore è costituito da 4 sepali ovati con apice appuntito, di 2-5 mm di lunghezza e 2-3 mm di larghezza, verdastri, 4 petali unguicolati (petali con la base lungamente ristretta simile ad uno stelo), lunghi 2-3,5 cm e larghi 1-2 cm, con lamina ovato-ellittica, 16-30 stami rosso-porpora con antere arancio, lunghi 3-7 cm, e ginoforo (peduncolo che sostiene l’ovario) lungo 3-6 cm.

I fiori sono ermafroditi, ma auto incompatibili, necessitano pertanto di fecondazione incrociata. I frutti sono bacche obovoidi grigiastre con esocarpo legnoso, di 6-10 cm di lunghezza e 4-7 cm di diametro, contenenti numerosi semi ellissoidi leggermente compressi, di 1,5 cm di lunghezza e 0, 5 cm di larghezza, immersi in una polpa di colore giallo dall’odore pungente di aglio.

Pianta medicinale, alimentare e ornamentale è spesso coltivata in prossimità di templi e cimiteri per il profondo significato religioso che riveste per gli induisti © Giuseppe Mazza

Pianta medicinale, alimentare e ornamentale è spesso coltivata in prossimità di templi e cimiteri per il profondo significato religioso che riveste per gli induisti © Giuseppe Mazza

Si riproduce per seme, che deve essere messo a dimora nel più breve tempo possibile, non avendo una lunga durata di germinabilità, e per talea semilegnosa. Specie ampiamente diffusa nei luoghi di origine, dove è anche utilizzata come pianta medicinale, ornamentale, e in prossimità dei templi e dei cimiteri per il profondo significato religioso che riveste per i seguaci dell’induismo. Coltivabile nelle regioni a clima tropicale e subtropicale umido in pieno sole o leggera ombreggiatura e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, purché drenante. Il legno, duro, di colore giallo tendente al bruno con l’età, facilmente lavorabile, è usato localmente per oggetti di uso comune. Parti della pianta sono variamente utilizzate nella medicina tradizionale, sopratutto indiana, per diverse patologie, in particolare nei disturbi del tratto urinario e nelle malattie reumatiche. Foglie e germogli sono a volte consumati cotti come verdura.

Sinonimi: Capparis magna Lour. (1790); Crateva magna (Lour.) DC. (1824); Crateva membranifolia Miq. (1861); Crateva brownii Korth. ex Miq. (1870); Crateva macrocarpa Kurz (1874); Crateva hansemannii K.Schum. (1888); Crateva speciosa Volkens (1901).

 

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