Cymbidium finlaysonianum

Famiglia : Orchidaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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Il Cymbidium finlaysonianum è un'epifita o litofita, alta anche 90 cm © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Borneo, Cambogia, Filippine, Giava, Malaysia Peninsulare, Molucche, Singapore, Sulawesi, Sumatra, Thailandia e Vietnam, dove cresce epifita sugli alberi o su aree aperte rocciose solitamente in prossimità delle coste, fino a circa 300 m di altitudine.

Il nome del genere deriva dal greco “κυμβίδιον”, da “κύμβη” (cymbe) = vaso, coppa a forma di piccola barca, con riferimento alla forma del labello; la specie è dedicata al chirurgo e naturalista scozzese George Finlayson (1790-1823).

Nomi comuni: kare karawn pakpet (thailandese); kiếm tiên vũ, kiếm hoàng lan (vietnamita).

Il Cymbidium finlaysonianum Lindl. (1833) è una specie erbacea epifita o litofita, alta fino a circa 90 cm, che forma densi e larghi cespi con pseudobulbi ravvicinati da conici a ovoidi ricoperti dalle basi fogliari, lunghi fino a 6 cm e larghi 3 cm, con 5-7 foglie lanceolate con apice bilobato, di 0,3-1 m di lunghezza e 2-4 cm di larghezza, coriacee, spesse, rigide, di colore verde chiaro.

Infiorescenza racemosa pendente dalla base dello pseudobulbo, lunga 0,3-1,3 m, portante numerosi fiori, di 5-6 cm di diametro, piuttosto distanziati tra loro. Sepali e petali oblungo-lineari, lunghi circa 3 cm e larghi 0,8 cm, di colore da giallo verdastro a bronzeo con sfumature bruno rossastre, in particolare alla base, labello trilobato, lungo 2 cm e largo 1,4 cm, con lobi laterali appuntiti striati di rosso e lobo mediano oblungo, ricurvo all’apice, bianco, con banda rosso porpora all’apice e base gialla con due lamelle rosse che si prolungano fino al centro del labello. I fiori, che emanano un leggero gradevole profumo, durano circa due settimane e sono impollinati generalmente dalle api.

Si riproduce per seme, in vitro, micropropagazione, ma solitamente e facilmente per divisione, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi.

Specie di notevole valore ornamentale per le lunghe infiorescenze pendenti, molto diffusa sia in natura che in parchi e giardini nel sudest asiatico e che ha dato origine a numerosi ibridi, coltivabile in piena aria nelle regioni tropicali e subtropicali umide, posta ad esempio in cavità sugli alberi con le radici che affondano nei detriti vegetali che vi si accumulano. Necessita di temperature medio-alte, 22-36 °C, ed elevata umidità atmosferica, 75-90%, con una buona costante ventilazione, in queste condizioni, oltre che in primavera-estate, può rifiorire in altri periodi dell’anno.

Altrove può essere coltivata in vaso o in canestri sospesi, data la particolare disposizione delle infiorescenze, provvisti di ottimo drenaggio, utilizzando un composto ricco di humus o frammenti di corteccia di fine pezzatura con aggiunta di agriperlite e frammenti di carbone, da collocare in ambiente particolarmente luminoso.

Particolare del fiore, dei frutti in crescita e di un frutto aperto, maturo, colmo di semi © Giuseppe Mazza

Particolare del fiore, dei frutti in crescita e di un frutto aperto, maturo, colmo di semi © Giuseppe Mazza

Anche se non richiede un preciso periodo di riposo, in inverno può essere mantenuta a temperature mediamente più fresche, con valori minimi notturni non inferiori a 12 °C. Le innaffiature devono essere regolari e abbondanti in primavera estate, durante il periodo vegetativo, leggermente più diradate in inverno, per favorire la fioritura. Per le innaffiature va utilizzata acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata e le concimazioni vanno fatte durante il periodo vegetativo preferibilmente con prodotti bilanciati idrosolubili, con microelementi, a metà dose di quella consigliata sulla confezione. I rinvasi vanno effettuati quando strettamente necessari dopo la fioritura.

La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).

Sinonimi: Cymbidium wallichii Lindl. (1833); Cymbidium pendulum var. brevilabre Lindl. (1842); Cymbidium tricolor Miq. (1864).

 

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