Gavialis gangeticus

Famiglia : Crocodylidae

Sottofamiglia : Gavialinae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

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Il Gaviale (Gavialis gangeticus ) è una rarità zoologica che ha rischiato l'estinzione © Giuseppe Mazza

Il malaugurato commercio di pelli di coccodrillo è quasi riuscito, nel XIX e XX secolo, ad estinguere il Gaviale del Gange (Gavialis gangeticus Gmelin, 1789), animale dalle interes- santi ed inconfondibili caratteristiche.

Il governo Indiano, ricorrendo all’aiuto mondiale, ha tentato, dalla seconda metà del secolo XX, di proteggere e far riprodurre, quelli che erano all’epoca gli ultimi trecento superstiti in natura.

Nel 1968, la Zoological Society of India (ZSI), la più grande delle locali organizzazioni zoologiche, fece un primo rilevamento demografico, in seguito ad una interpellanza dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN), che voleva conoscere lo stato di salute di questa specie di rettile allo stato naturale, per vedere se doveva essere inserita nel libro rosso o lista rossa (red data book) che stava iniziando a compilare.

Da questo censimento i biologi indiani, presentarono una triste realtà: il gaviale era scomparso dai luoghi ove precedentemente era abbondante. Da qui, partì una seria e precisa indagine scientifica. Il governo indiano, allarmato, chiese aiuto comprese le attrezzature necessarie, alla Wildlife Preservation Organization dello stato di Uttar Pradesh, del Madras Snake Park e alle United Nations (UN). A seguito di questa poderosa indagine scientifica, i precedenti dati della ZSI vennero confermati. Questo rettile antidiluviano, oggi è più numeroso rispetto le poche centinaia d’esemplari del secolo scorso, ma sicuramente la sua conservazione non è ancora del tutto riuscita, con una popolazione in delicato equilibrio.

La sua Storia Naturale ci dice che, il gaviale del Gange, rappresenta una rarità nella già sparuta schiera dei giganteschi coccodrilli del Mesozoico ovvero era Secondaria, cioè quello che i biologi definiscono il Medioevo geologico, che ebbe inizio 225 milioni di anni fa e durò per 165 milioni di anni. Nella molteplicità delle forme di vita animali è ascritta (come in quelle vegetali, dei funghi, dei protisti e delle mònere), la Storia Evolutiva della vita sulla Terra, ed è proprio la diversità biologica attuale e passata (mediante i resti fossiliferi), in concomitanza ai dati paleoambientali e paleobiogeografici, che permette ai biologi di tracciarne un profilo quanto più veritiero possibile. Come biologi zoologi, dobbiamo ritenerci fortunati di contare, tra gli animali viventi, ben 23 specie di coccodrilli, che sono gli ultimi testimoni della grande era dei Rettili e dei Dinosauri.

Freddoloso, ma poco incline ad uscire dall'acqua, affiora spesso per scaldarsi al sole © Giuseppe Mazza

Freddoloso, ma poco incline ad uscire dall’acqua, affiora spesso per scaldarsi al sole © Giuseppe Mazza

Come accennato nel testo introduttivo sui Coccodrilli (Crocodylia), la famiglia dei Crocodylidae è ad oggi, dai biologi tassonomisti, suddivisa in tre sottofamiglie: i veri e propri Coccodrilli (Crocodylinae), quella degli Alligatori (Alligatorinae) ed infine quella dei Gaviali (Gavialinae), che conta solo la specie oggetto di questa scheda. I membri di quest’ultima, si distinguono decisamente dai membri delle specie delle altre due sottofamiglie, ivi compresi anche dai cosiddetti falsi Gaviali (Tomistoma schlegelii). Molti biologi erpetologi pensano che il gaviale del Gange abbia seguito, per un lungo periodo, un proprio ciclo evolutivo ben differenziato da quello dei comuni antenati. In passato questa sottofamiglia comprendeva 2 generi: Ramphosucus, con l’estinta specie Ramphosucus indicus e l’attuale genere superstite Gavialis, con l’unica specie Gavialis gangeticus.  

Del titanico Ramphosucus (che raggiungeva i 15 m di lunghezza) ci sono pervenuti soltanto reperti fossili: questo rettile visse infatti nel Cenozoico, alla fine del Terziario superiore. Già in quel remoto periodo, i gaviali si erano differenziati dagli altri coccodrilli, per la particolare forma delle ossa craniche. Nel Mesozoico, i gaviali avevano popolato molte regioni della Terra; questo è quanto si desume dai reperti fossili di ossa rinvenute perfino in Sud America. Tuttavia, a partire da epoche storiche più recenti, il gaviale lo si ritrova solo nei fiumi del Pakistan, India settentrionale, Bangladesh e Burma.

Come nel caso degli altri rettili, anche questo coccodrillo ha destato l’interesse dei biologi del XIX secolo; sebbene possediamo solo una dozzina scarsa di descrizioni esatte del gaviale del Gange, nei tempi della sua massima diffusione. Da questi scritti, risulta che il gaviale era copiosamente rappresentato nelle zone fluviali del subcontinente settentrionale indiano. Vi era tutta una serie di fiumi, famosi per la grande quantità di coccodrilli che li popolavano. Persino negli anni dell’ultimo dopoguerra, allorché l’India divenne indipendente dall’Inghilterra, i gaviali erano ancora frequenti, ma nei turbolenti anni che seguirono nessuno si accorse che questi animali avevano cominciato gradualmente a scomparire a causa dell’ostinata caccia.

Il muso, stretto e allungato, serve a catturare I pesci, che costituiscono il suo piatto forte © Giuseppe Mazza

Il muso, stretto e allungato, serve a catturare I pesci, che costituiscono il suo piatto forte © Giuseppe Mazza

Ad un certo punto i biologi erpetologi pensarono che questi rettili dovessero essere annoverati tra le specie estinte.

Il Gaviale del Gange (Gavialis gangeticus) viene chiamato “Gharial” in lingua indiana; oggi sono disponibili finalmente molti dati sulla loro biologia, opera di biologi sia indiani che stranieri, ma è effettivamente quasi impossibile ricostruire nei dettagli la storia e le strenue lotte che questo rettile ha dovuto sostenere, da numerose generazioni, per sopravvivere fino ai nostri giorni.

Infatti, lungo gli oltre 5.000 km di fiume in cui vivono, non esiste più alcun “nucleo” di individui della sua specie, capaci di rimanere in vita e riprodursi senza l’aiuto dell’uomo.

Zoogeografia

Endemico della regione Orientale, in particolare nei corsi d’acqua dell’India settentrionale e del Nepal. In particolare oggi lo si ritrova nel bacino idrografico del Gange che ha eletto a dimora, ed è considerato sacro (sebbene questo non ne impedisca la caccia), è presente anche nei fiumi Brahmaputra, Chambal, Girwa, Naraynai ed in altri fiumi Indocinesi (e relative anse e canali laterali) come il Koladan.

Ecologia-Habitat

I gaviali dipendono dall’acqua molto più degli altri coccodrilli (sia i coccodrilli veri e propri, che gli alligatori). È raro che la lascino per inoltrarsi sulla terraferma; eppure amano il sole, quindi trascorrono la maggior parte del tempo sulla superficie del liquido vitale; spesso dormono a occhi chiusi, sebbene al minimo rumore sospetto spalancano gli occhi rimanendo fermi. Nello specifico, escono dall’acqua le femmine per la deposizione delle uova e molto più raramente i maschi. Comunque sia sulla terraferma la loro deambulazione è goffa e lenta: hanno zampe molto più corte e deboli degli altri coccodrilli, per cui quasi si trascinano non riuscendo ad alzare completamente il ventre da terra. Quando sono sulla riva, appena vedono l’uomo capitombolano in acqua, tanto è ancestrale il rapporto di amore odio tra questi rettili e l’essere umano, loro cacciatore e pescatore.

Il cranio è particolare ed i maschi hanno un caratteristico naso a tartufo © Giuseppe Mazza

Il cranio è particolare ed i maschi hanno un caratteristico naso a tartufo © Giuseppe Mazza

Il gaviale non attacca l’essere umano, non si sono mai verificati attacchi omicidi, ma anche se il suo muso è molto più lungo e meno robusto di quello di un coccodrillo o di un alligatore, può benissimo (come è accaduto, sebbene raramente) staccare una mano.

La loro docilità è confermata dal fatto che nel fiume sacro Gange gli indiani nuotano insieme a loro; cosa impensabile con i coccodrilli o gli alligatori.

Questi rettili preferiscono i corsi d’acqua lotici (fiumi, torrenti) a corso lento e ampio, rispetto quelli lentici (laghi, paludi, lagune ecc.), ed hanno un’alimentazione di tipo piscivoro, anche se possono nutrirsi di qualche serpente d’acqua o anfibio, uccelli acquatici e carogne di grossi animali.

Il fiume sacro Gange è pieno di cadaveri umani carbonizzati, secondo i riti funerari-religiosi animisti delle varie sette e tribù indiane, ed i gaviali presenti in tali fiumi non disdegnano la carne umana; tant’è che non è raro trovare nel loro stomaco, i braccialetti, le collane o gli anelli, che adornavano i resti dei cadaveri. La tecnica con cui cacciano i grossi pesci è molto affascinante, pizzicano la preda con un morso rapido per shockarla, dopo di che da veri giocolieri, la lanciano in aria e la ingoiano.

Comunque la loro ecologia alimentare, per lo più ittiofaga o piscivora, ha determinato un adattamento della morfologia longirostra del muso, che risulta uno dei più sottili e lunghi tra tutte le specie di coccodrilli. Essendo il pesce l’alimento principale per questo rettile, laddove come in India e Nepal, milioni di persone affamate decimano il patrimonio ittico per nutrirsi, questo coccodrillo non può sopravvivere o quanto meno ne soffre, trovando nell’essere umano un competitore alimentare; anche perché, data la mole, necessitano di grandi quantità di pesce ogni giorno, per soddisfare il loro fabbisogno. Per tale ragione ad esempio, il governo di Uttar Pradesh, dagli anni ’80 del secolo XX, ha vietato la pesca nel fiume Chambal detto anche “fiume della vendetta” (ove c’è ancora oggi banditismo fluviale) presente nel Kanha National Park. Invece le popolazioni tribali dei Maharaja e dei Nababbi, hanno cacciato questo rettile per anni, uccidendone centinaia al giorno, per venderne la pelle e mangiarne le carni.

 Le dimensioni sono imponenti: anche 7 m di lunghezza con una tonnellata di peso © Giuseppe Mazza

Le dimensioni sono imponenti: anche 7 m di lunghezza con una tonnellata di peso © Giuseppe Mazza

Dal 1972 il gaviale del Gange è specie protetta dal governo indiano, seppur esistano ancora, come per altri animali a rischio d’estinzione, ad esempio la tigre e il rinoceronte asiatico, fenomeni di bracconaggio di frodo.

Gli adulti di gaviale sia maschi che femmine, preferiscono le acque profonde dei corsi d’acqua in cui vivono, mentre i piccoli gaviali, amano rimanere nelle basse insenature che si formano tra rapida e rapida. Lì, gli animali giovani e inesperti, cadono facilmente preda dei pescatori e dei cacciatori di frodo.

I fiumi oggi ove i gaviali possono riprodursi relativamente indisturbati sono solamente tre: il Narayani e il Girwa, che scaturiscono dall’Himalaya, ed il Chambel, le cui sorgenti si trovano nelle montagne dell’India centrale. La ragione è semplice, mentre il Girwa scorre in zona protetta ed il Narayani attraversa un Parco Nazionale, il Chambal, per il territorio impervio e inaccessibile che lo circonda, presenta i più favorevoli presupposti per essere un loro ideale rifugio, infatti l’area geografica in cui si trova è stata fatta Parco Nazionale.

Morfofisiologia

Anche un profano è oggi in grado di riconoscere a prima vista un gaviale del Gange, per la particolare forma della testa e del muso: la testa, assottigliandosi improvvisamente davanti alla regione frontale, proprio sotto le orbite oculari, si continua in un muso lunghissimo e stretto a margini quasi paralleli, decisamente distinto dalle altre parti del cranio. Questo caratteristico muso, la cui lunghezza è circa tre volte e mezza superiore alla larghezza, si dilata all’estremità anteriore, in corrispondenza della zona ove si aprono le narici, che nel maschio si rigonfia come un tartufo, questa escrescenza è detta “ghara” (dal nome di un antico vaso indiano in coccio), da cui il nome comune indiano per questo rettile di “Gharial”; la funzione di questa struttura presente solo nei maschi, non è ancora chiara ai biologi erpetologi, i quali però lo definiscono giustamente un carattere permanente di dimorfismo sessuale, in realtà è l’unico (eccezion fatta per le dimensioni un po’ diverse tra i sessi), che si conosca tra maschio e femmina; alcuni biologi zoologi hanno supposto che questa struttura funga da amplificatore dei versi e suoni che il maschio emette, quando va in calore.

Le femmine scavano i nidi sulle rive alte dei fiumi, lontano dai rischi di piena © G. Mazza

Le femmine scavano i nidi sulle rive alte dei fiumi, lontano dai rischi di piena © G. Mazza

Il gaviale è il più grande tra i coccodrilli, solo il coccodrillo estuarino o poroso o marino dell’Oceania e Indonesia (Crocodylus porosus), lo equivale o forse lo supera in lunghezza e peso.

I maschi possono raggiungere i sette metri di lunghezza, mediamente sono lunghi sei metri, le femmine sono un paio di metri più corte; il peso può superare la tonnellata.

I denti sono aguzzi, sottili e rivolti all’indietro in numero di 100-102, di cui 55 spettano alla mascella superiore; quelli anteriori, sono più sviluppati di quelli laterali.

Quando l’animale tiene la bocca chiusa, i primi tre denti mandibolari si trovano contenuti in apposite tasche gengivali, situate ai margini della mascella.

I biologi erpetologi, hanno individuato un’altra caratteristica tipica dei gaviali: gli scudi nucali, sono uniti a quelli dorsali, a formare una corazza protettiva; negli altri coccodrilli sono disgiunti. La parte ventrale del corpo è priva di placche ossee, che invece si osservano lungo i fianchi e gli arti.

Questi ultimi, come accennato, sono più corti e più deboli di quelli dei coccodrilli, per cui quando il gaviale cammina su una riva, si trascina sul ventre; ma rispetto a quelle di altri coccodrilli, presentano una cresta pettiniforme rilevata, costituita dal susseguirsi di piastre carenate.

Ritenuto sacro al dio Visnù, il Gavialis gangeticus, o Gharial, è ancora oggi un rettile molto sottovalutato, ma in realtà presenta in sé molte risposte sulla evoluzione dei rettili.

Non bisogna confondere con il gaviale del Gange, una specie apparentemente affine, che viene assegnata alla famiglia dei Coccodrilidi (Crocodylidae), il Tomistoma o falso gaviale (Tomistoma schlegeli). Questo “falso gaviale”, ha un muso sottile, lungo da tre a quattro volte e mezza la larghezza alla base; ricorda per questa caratteristica il gaviale del Gange, ma gli individui più grandi (i maschi), possono raggiungere al massimo cinque metri di lunghezza, ed hanno colorazione olivastra (mentre il gaviale è verde sauro-grigio), con bande scure trasversali o a macchie più scure. La struttura anatomica, ne condiziona l’ecologia alimentare, che è simile a quella del gaviale gangetico ed è docile come lui. Questa specie però, la si ritrova sull’isola di Sumatra e del Borneo e nella penisola malese, dove abita nei fiumi, nei laghi e nelle paludi.

Etologia-Biologia Riproduttiva

La femmina del gaviale, quando è sessualmente matura, il che avviene verso l’undicesimo anno di vita, si unisce ad altre quattro-cinque femmine e raggiunge l’harem di un maschio. L’accoppiamento ha luogo all’inizio dell’inverno e dopo tre o quattro mesi massimo, la mamma in dolce attesa, comincia a scavare la notte, parecchi “nidi di prova”; di preferenza sulle rive alte del fiume, in modo che un eventuale aumento del livello dell’acqua non distrugga la sua opera. Il lavoro dura quasi un mese intero, finché, verso i primi di aprile, la femmina gaviale depone le sue uova.

Depongono circa 40 uova, lunghe 9 cm, che sorvegliano fino alla schiusa. I neonati misurano 30-40 cm © G. Mazza

Depongono circa 40 uova, lunghe 9 cm, che sorvegliano fino alla schiusa. I neonati misurano 30-40 cm © G. Mazza

Le uova, circa quaranta, sono lunghe nove centimetri; la femmina non le cova, similmente ad altre specie di coccodrilli (cosa che forse facevano in passato), ma permane nelle immediate vicinanze del nido per proteggerlo, per un periodo che va da sessanta a ottanta giorni, fino alla schiusa.

I piccoli, misurano mediamente 30-40 cm, di cui oltre la metà spetta alla coda.

La loro livrea è grigia, più o meno brunastra e trasversalmente striata; abbandonano subito la terraferma per raggiungere l’acqua ove cominciano a nutrirsi d’insetti, artropodi, larve di insetti, molluschi, piccoli crostacei, girini e piccoli pesci.

Nella stagione invernale gli adulti tendono a vivere più verso il fondo, perché mal sopportano le temperature rigide, mentre l’estate galleggiano sempre a morto, poiché amano il sole, anzi ne sono veramente assetati; raramente si crogiolano sulle rive. Mentre i piccoli preferiscono le acque turbolente, inserendosi negli anfratti tra rapida e rapida, gli adulti preferiscono acque mobili rispetto quelle stagnanti, ma non troppo veloci.

Alcune volte, gli esemplari adulti più deboli, emigrano alla conquista di una propria riserva, in cui vivere indisturbati. Specialmente durante la stagione dei Monsoni, assieme ai giovani che cercano una compagna, si lasciano portare dalle acque gonfie dei fiumi, dando così luogo a una modesta diffusione della specie. In speciali centri di allevamento, che funzionano come degli asili nido veri e propri, come nel “Kukraie Crocodile Rehabilitation Center” dello stato dello Uttar Pradesh, le uova di gaviale, una volta raccolte dai biologi nella riserva, evitando che vengano mangiate dai sciacalli, varani o rubate dai bracconieri, vengono sottoposte ad incubazione artificiale. Poi i piccoli nati vengono nutriti e curati. I biologi dello “State Project Gharial” hanno così l’opportunità di studiare a fondo questo rettile.

 

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