Hydromantes italicus

Famiglia : Plethodontidae

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Testo © Prof. Pierangelo Crucitti e Dr. Nicolò Pellecchia

 

Hydromantes italicus

Il Geotritone italiano (Hydromantes italicus) è una specie endemica italiana, diffusa nell’Appennino centro-settentrionale, dall’Emilia-Romagna al Lazio, presente anche nella Repubblica di San Marino e ben distribuita fra gli 80 ed i 1598 m d’altitudine. I maschi e le femmine raggiungono rispettivamente i 112 ed i 120 mm © Frank Deschandol

Il Geotritone italiano o Geotritone italico (Hydromantes italicus Dunn, 1923) è un anfibio dell’ordine Caudata.

Appartiene alla famiglia Plethodontidae sottofamiglia Plethodontinae. Le specie di questa famiglia dette geotritoni, sono Urodeli lucifughi ovvero che vivono in fessure più o meno profonde della roccia, nel terreno sotto pietre o sotto tronchi marcescenti, nelle grotte calcaree e negli ipogei artificiali (es. gallerie di miniere abbandonate).

La famiglia Plethodontidae include oltre il 70% (le sole forme neotropicali oltre il 40%) degli Urodeli attuali sinora descritti, con specie diffuse dall’America settentrionale alla Bolivia centrale e Brasile orientale, all’Europa sud-occidentale e alla Corea meridionale incluse in un elevato numero di generi morfologicamente piuttosto diversi.

Negli anni 60 si credeva che le specie Europee fossero due, appartenenti al genere Hydromantes: il Geotritone italiano ed il Geotritone di Genè (Hydromantes geneii), ammettendo un numero elevato di sottospecie.

A distanza di oltre mezzo secolo, lo status tassonomico del genere Hydromantes è radicalmente cambiato. Le specie attualmente ammesse sono otto, cinque in Sardegna e tre sul continente, due in Italia e una sia in Italia sia in Francia, distinte soprattutto su basi genetiche e biomolecolari: un incremento del 400 % !

Hydromantes italicus

Tipicamente legato a zone umide, tende a colonizzare fresche valli incise da corsi d’acqua o versanti con elevati tassi di umidità © Frank Deschandol

L’incremento maggiore è relativo alla Sardegna, le specie continentali (peninsulari) essendo passate da una a tre, quelle sarde da una a cinque.

Alla tribù degli Hydromantini appartiene infine una specie asiatica la Salamandra delle fessure coreana (Karsenia koreana) descritta piuttosto recentemente (2005); complessivamente quindi due o tre generi con almeno 14 specie.

Le specie della Sardegna sono tutte endemiche ovvero la loro distribuzione è limitata ad una porzione più o meno estesa dell’isola; analogamente le due specie peninsulari; il Geotritone di Strinati (Hydromantes strinatii) potrebbe essere considerato sub-endemico, essendo presente, oltre che in Italia anche in un ristretto settore delle Alpi Meridionali francesi.

Zoogeografia

L’areale del Geotritone italico interessa gran parte dell’Appennino centro-settentrionale, risultando presente nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio; è pure presente nella Repubblica di San Marino. L’areale è quindi compreso tra le provincie di Lucca e Reggio Emilia a nord e la Provincia di Rieti a sud. La distribuzione altitudinale è compresa tra 80 m (Garfagnana) e 1.598 m (cavità del Monte Corchia sulle Alpi Apuane).

Hydromantes italicus

Presenta una colorazione dorsale variabile, da terra d’ombra bruciata, a bistro o nerastro, con macchie licheniformi su tronco e coda. Il dimorfismo sessuale è osservabile in alcuni caratteri ben distinguibili: coda più lunga nei maschi che nelle femmine, presenza della ghiandola mentoniera e cirri nasolabiali più sviluppati come in questa immagine © Paul Bachhausen

Questo intervallo altitudinale è caratteristico di una specie eurizonale; peraltro, la sua assenza da quote superiori a 1.600 m, nonostante la presenza di ambienti potenzialmente favorevoli, suggerisce le seguenti ipotesi: incapacità di colonizzare ambienti superiori a quelle quote; incompleta ricolonizzazione dell’alta montagna successiva alle glaciazioni del Quaternario.

Morfologia e fisiologia

I Pletodontidi presentano una modesta variabilità morfologica e fisiologica inter- ed intra-specifica, mentre la variabilità genetica è piuttosto elevata; per questo motivo l’utilizzazione dei soli caratteri morfologici può risultare di scarso valore diagnostico.

Un’altra difficoltà per una corretta identificazione deriva da frequenti casi di crescita allometrica.

Nelle specie dette “giganti” della Sardegna sono presenti caratteri morfologici significativamente più grandi, come i piedi, rispetto alle specie considerate “normali”.

Queste differenze tendono a ridursi nel momento in cui si confrontano animali della stessa taglia; sub-adulti delle specie “giganti” e adulti delle specie “normali”.

Hydromantes italicus è un geotritone di medie dimensioni, i maschi e le femmine raggiungono rispettivamente 112 e 120 mm.

Presenta i caratteri tipici della famiglia Plethodontidae, solco naso labiale, assenza di polmoni ed un gran numero di denti, oltre ad un carattere proprio della tribù dei Bolitoglossini, ovvero la lingua che può essere estroflessa e proiettata come un dardo per catturare la preda, con la parte terminale a forma di fungo a funzione adesiva. Data l’assenza di polmoni la respirazione avviene per mezzo della cute e delle mucose del tratto faringeo e della bocca. L’angolo tra la sommità piatta della testa e il lato della testa tra l’occhio ed il muso o “canthus rostrali” è ottuso e di regola netto.

Il Geotritone italiano, rispetto ai suoi congeneri peninsulari, presenta piedi più piccoli; negli adulti il rapporto apice muso-estremità cloacale e lunghezza dei piedi è in media di 7,98 nei maschi e 8,15 nelle femmine; le dita presentano estremità per nulla o debolmente slargate, variando da ottusamente appuntite a moderatamente troncate. Anche la lingua è più corta dei congeneri peninsulari, e soprattutto di quelli sardi, il rapporto apice muso-estremità anteriore della fessura cloacale/ distanza punta del muso-apice dell’epibranchiale è in media 2,24 nei maschi e 2,19 nelle femmine.

Nella lunghezza della coda si nota un certo dimorfismo sessuale, con i maschi che generalmente presentano la coda più lunga, il rapporto lunghezza totale/lunghezza coda essendo circa 2,28 nei maschi e 2,34 nelle femmine. La pigmentazione del dorso degli individui adulti è piuttosto variabile; il colore di fondo si presenta da terra d’ombra, bruciata o naturale, a bistro o nerastro, con macchie “licheniformi” presenti sul tronco e sulla coda.

Hydromantes italicus

In ambiente epigeo il Geotritone italiano si può incontrare soprattutto di notte, oppure in giornate particolarmente umide riparandosi nel sottobosco © Frank Deschandol

Le macchie possono presentarsi più o meno estese (tipo “italicus”) o ricoprire la totalità del dorso (tipo “gormani”). Nelle zone di contatto con il Geotritone di Ambrosi (Speleomantes ambrosii) si possono osservare individui con colorazione dorsale nero verdastra più o meno estesa.

Il ventre generalmente presenta una colorazione variabile da noce a bistro o nerastro, con presenza di macchie da bianchiccio a bianco. Nel tipo “italicus” la macchiettatura consiste in una punteggiatura più o meno fitta, mentre nel tipo “gormani” in macchiette più o meno rade.

Oltre i casi già citati, il dimorfismo sessuale nel Geotritone italiano è evidenziato dal maggiore sviluppo dei cirri nasolabiali dei maschi, dallo sviluppo dei denti premascellari allungati e taglienti e dalla presenza della ghiandola mentoniera, che rilascia una sostanza afrodisiaca per l’accoppiamento. I caratteri sessuali secondari maschili cominciano a manifestarsi in soggetti con una lunghezza muso-cloaca di circa 40 mm.

Ecologia e habitat

Abbiamo già constatato come il Geotritone italiano sia una specie eurizonale; nel range 80-1.600 m slm frequenta boschi mesofili appenninici o mediterraneo-appenninici, su diverse tipologie di substrato.

Hydromantes italicus

Durante il giorno, specialmente nelle ore più calde, cerca riparo sotto pietre, radici, tronchi marcescenti e cavità nella roccia naturali o artificiali © Paul Bachhausen

Date le sue caratteristiche fisiologiche è una specie igrofila che tende a colonizzare fresche valli incise da corsi d’acqua o versanti poco esposti al sole e con maggiore tasso di umidità.

L’habitat type più comunemente descritto sono le cavità naturali o artificiali.

A livello stagionale l’attività ipogea della specie varia, presentando picchi in maggio e settembre; in estate gli animali si spostano all’interno delle cavità, a maggiore distanza rispetto all’ingresso.

Gli animali osservati in ambiente epigeo sono attivi nelle ore notturne o in giornate particolarmente umide, anche dopo forti piogge.

Durante le ore più calde del giorno, gli individui trovano rifugio sotto pietre, tronchi marcescenti, radici o cavità artificiali come nei muretti a secco per il terrazzamento agricolo.

Sono state documentate anche abitudini arboricole; in tal caso, la maggioranza dei geotritoni censiti si trovava ad un’altezza media 31-70 cm, con l’altezza massima che superava di poco 350 cm.

Hydromantes italicus

L’ambiente più comune in cui si può vedere è una grotta. Al loro interno trova infatti molte delle condizioni a lui favorevoli. Anzitutto la temperatura sempre moderata col giusto tasso d’umidità, una buona protezione dai predatori ed una notevole diversità di prede: Gasteropodi, Coleotteri, Isopodi terrestri e Lepidotteri © Giuseppe Molinari

I dati relativi alla dieta sono relativamente pochi. Il Geotritone italiano si nutre di piccoli Gasteropodi, Coleotteri, larve di Lepidotteri e Isopodi terrestri. La dieta sembra costituita principalmente dalle componenti delle zoocenosi di transizione tra l’ambiente ipogeo e quello epigeo.

Studi recenti, effettuati su una popolazione dell’appennino umbro, hanno evidenziato che in base ad una analisi qualitativa la popolazione risultava caratterizzata da un ampio spettro alimentare, mentre tramite analisi quantitativa (numero e volume delle prede), si è evidenziata una strategia più specializzata con una netta preferenza verso i ditteri della famiglia Limoniidae.

Per la predazione negli ambienti più oscuri delle cavità sotterranee il Geotritone italiano usa principalmente l’olfatto per individuare le sue prede, mentre nelle zone più illuminate, che risultano essere anche le maggiormente frequentate, utilizza la vista.

Tra i pochi predatori naturali si ricordano l’Orbettino italiano (Anguis veronensis) e le bisce del genere Natrix. L’assenza di un gran numero di predatori naturali va associata allo sviluppo di efficaci strategie anti-predatorie: secrezioni cutanee velenose, il morso, l’immobilità o la fuga tramite movimenti serpentini o movimenti alternati di arrotolamento e distensione che risultano particolarmente utili su pareti verticali permettendo una fuga veloce.

Hydromantes italicus

Il Geotritone italiano è una specie ovipara. La femmina depone da 6 a 16 uova, solitamente in ambienti sotterranei o comunque sempre con alti tassi di umidità, come tronchi marcescenti. Le uova che vengono deposte sono terrestri e a sviluppo diretto. Lo sviluppo embrionale e la schiusa delle uova dura tra i 6-7 ed i 10-11 mesi © Nicolò Pellecchia

Etologia e biologia riproduttiva

Il Geotritone italiano è una specie abitualmente ovipara, la femmina depone mediamente 6-16 uova, quasi sempre in ambiente sotterranei o altri ambienti purché fortemente umidi.

Nei confronti delle uova manifesta peculiari cure parentali ad es. acciambellandosi sopra di esse fino alla schiusa e, alle volte, continuando a proteggere i piccoli per un breve periodo post-schiusa; il periodo di sviluppo embrionale con relativa schiusa varia tra 6-7 e 10-11 mesi.

Le uova che vengono deposte sono terrestri e a sviluppo diretto, diverse dagli altri anfibi legati maggiormente all’acqua.

I giovani alla nascita, molto simili agli adulti e definibili “larve a termine” in quanto presentano ancora un modesto residuo di branchie, misurano 20-30 mm e peso non superiore ai 200 mg; presentano le narici più grandi degli adulti.

La maturità sessuale dei geotritoni continentali viene raggiunta verso i tre anni nei maschi, verso i quattro anni nelle femmine.

Si presume che possa accoppiarsi durante tutto l’arco dell’anno sulla base tuttavia di studi condotti principalmente su individui in condizioni di cattività.

Il corteggiamento sembra iniziare con uno scambio di informazioni chimiche, il maschio tocca con il muso la femmina in varie parti del corpo per eccitarla, sfruttando le doti afrodisiache del secreto della ghiandola mentoniera.

Dopo questa prima fase il maschio sale sul dorso della femmina, stringendola in una sorta di abbraccio, e svolge la cosiddetta “vaccinazione”, ovvero la scarnifica con i premascellari appuntiti per consentire l’entrata in circolo del secreto afrodisiaco; questo rituale può essere ripetuto più volte; nel complesso la durata pare si aggiri sui 15 minuti.

La fecondazione delle uova è interna, nonostante non avvenga un vero accoppiamento, il maschio una volta completato il rituale rilascia una spermatofora a terra che verrà in seguito risucchiata nella cloaca della femmina.

Nei rapporti intra- e inter-specifici pare che la comunicazione sia principalmente chimica piuttosto che visiva, la presenza del solco naso-labiale la favorisce, permettendo all’animale di monitorare continuamente le caratteristiche chimiche del substrato in modo tale da recepire un’ampia gamma di messaggi, ad es. presenza di predatori, partner ecc.

Studi recenti hanno accertato che durante le interazioni maschio-maschio non si evidenziano atteggiamenti territoriali e aggressivi.

Hydromantes italicus

Verso le uova la madre attua cure parentali specifiche, acciambellandosi su queste fino alla schiusa, e in alcuni casi anche oltre, continuando a controllare i piccoli. Alla nascita i giovani assomigliano già all’adulto e vengono definite larve a termine. Sono lunghe circa 20-30 mm, con un peso non superiore a 200 mg © Francesco Bacci

Sono stati osservati casi di cannibalismo rivolti soprattutto nei confronti di individui piccoli e giovani analogamente a casi di “cannibalismo selettivo” in cui la madre divora uova non fecondate o anomale con il fine di evitare la formazione di muffe che potrebbero pregiudicare lo sviluppo delle uova normali.

Stato di conservazione

In generale lo status conservazionistico consente di assegnare questa specie alla categoria NT (“near threatened” ovvero “potenzialmente minacciato”), soprattutto in base all’areale ristretto. Le popolazioni di Hydromantes italicus sembrerebbero stabili; può tuttavia verificarsi la scomparsa di habitat idonei a livello locale; è inoltre sempre presente il rischio di raccolte illegali di esemplari per i più vari scopi (collezionismo, terraristica).

Sinonimi

Attualmente i geotritoni europei, quindi anche il Geotritone italiano, sono assegnati al genere Hydromantes sottogenere Speleomantes, quindi la scrittura completa del taxon dovrebbe essere Hydromantes (Speleomantes) italicus; sino a non molti anni fa, erano invece attribuiti al genere Speleomantes (Speleomantes italicus Dunn, 1923).

 

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