Marsupiali carnivori: simili a cani, gatti o topolini

Il diavolo c’è e viene dalla Tasmania. È il Sarcophilus arrisi, l’ultimo grande marsupiale carnivoro, con una dentatura robustissima e un pessimo carattere. Ma vi sono altri predatori marsupiali simili a gatti, ratti e topolini.

 

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Testo © Giuseppe Mazza

 

“Un lamento crescente nella notte, seguito da colpi di tosse collerici od urla gutturali rabbiose, secondo la fame dell’animale”.

Così descrivevano i primi coloni la “voce”, poco gradevole, del Diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisi).

Quattro robusti canini, ben in mostra, e due occhi scuri, da folle, che sembrano schizzar fuori dalle orbite ad ogni attacco d’ira, mi confermano in pieno questo nome.

Sono all’Urimbirra Wildlife Park, di Victor Harbor, in Australia, una riserva che ospita due stupendi esemplari, appena giunti dalle foreste della Tasmania. Litigano, per i bocconi migliori, urlando uno di fronte all’altro, senza mordersi, con le bocche spalancate. Poi si fermano, per prender fiato, e mi guardano da un recinto ben ambientato, con al centro una tana, qualche arbusto e il bordo di cemento.

Le tradizionali recinzioni metalliche, mi spiega Tom Easling, giovane e dinamico manager della riserva, non bastano, perchè i Diavoli, con i loro robusti denti, piegano anche il ferro e riescono a infilarsi ovunque. Detengono il primato delle “evasioni celebri” dagli zoo e, nonostante la taglia (50 cm, coda esclusa, e 9-10 kg di peso), possono sgusciare da pertugi di appena 7-8 cm”.

Gettiamo un pulcino, subito afferrato dal maschio, e, immediatamente dopo, un topolino per la femmina.

Trattengono le prede con le zampe anteriori e si ingozzano, guardandosi rabbiosamente intorno, quasi senza masticare, con una voracità “da rettili” che evoca lontane ere preistoriche.

“Fossile vivente”, non è una definizione esagerata per questo strano animale: l’ultimo grande marsupiale carnivoro esistente, dopo che, da oltre 50 anni, non si hanno più notizie sicure sul Tilacino o Lupo marsupiale (Thylacinus cynocephalus) probabilmente estinto.

I Diavoli, dice Tom Easling, si nutrono in natura di tutto quello che trovano : animali vivi, ma soprattutto carogne. Non hanno infatti l’intelligenza dei cani e l’astuzia dei felini e più che “cacciatori” sono dei maldestri “ladri di galline”. Grasse lucertole, come le Tilique dalla lingua azzurra, piccoli canguri, e animali malati o moribondi sono le loro prede abituali.

In Tasmania, dove sopravvivono per la mancanza di concorrenti validi, come le volpi e i dingo, compivano stragi nei pollai e non erano, ovviamente, ben visti. La loro carne, in compenso, era commestibile, e furono quindi sterminati dai coloni, senza tanti scrupoli. Oggi la specie è rigorosamente protetta e non sembra, per fortuna, in pericolo.

Ma dove hanno il marsupio, e come si riproducono? chiedo, osservando i miei due Diavoli, riappacificati da un secchio di topolini, che, dopo un’accurata toilette, si sbaciucchiano nella tana.

Di solito, continua Tom Easling, si accoppiano in aprile-maggio, nell’autunno australe, e i piccoli, alla nascita, misurano appena 12 mm. Raggiungono il marsupio, aperto posteriormente, si attaccano ad uno dei quattro capezzoli e, in un mese e mezzo, superano già i 7 cm.

In primavera la tasca della mamma si è fatta troppo piccola per loro e, ogni tanto, si vede saltar fuori dal marsupio una zampa o la coda. I genitori costruiscono allora un “nido” di paglia e foglie, nel cavo d’un albero, al riparo di una roccia o in qualche tana abbandonata di vombato, e vi pongono i cuccioli. Vengono allattati ancora per cinque mesi e raggiungono la maturità sessuale verso i due anni.

È vero, chiedo ancora, che i Diavoli sono attivi solo di notte?

In natura generalmente si, anche perchè nel buio sono favoriti dalla pelliccia nera, da un ottimo olfatto e non rischiano d’incontrare il loro unico grande nemico: l’uomo.

Qui, nella riserva, però, girano anche al mattino, e si attardano spesso, in contrasto con molta letteratura esistente, a prendere dei bagni di sole. Poi, nel pomeriggio, dormono e la notte sono di nuovo in attività.

Neil W. Morley, responsabile del famoso Healesville Sanctuary , presso Melbourne, mi conferma, su per giù, le stesse cose e mi parla dei “parenti stretti” del Diavolo: strani gatti e ferocissimi topi marsupiali.

Appartengono tutti, mi spiega, alla famiglia dei Dasiuridi che conta molti rappresentanti in Australia, Tasmania e Nuova Zelanda e mi fa da guida in un’incredibile “Nocturnal House”, un edificio seminterrato, dove la notte prende il posto del giorno. Si percorre, nell’oscurità più totale, un lungo corridoio su cui si affacciano grandi vetrate : lampade schermate, a luce blu, imitano perfettamente nei terrari il chiarore lunare.

Bisogna parlare a bassa voce, per non spaventare gli animali, ma quando gli occhi si sono abituati al buio è possibile scorgere, di là dal vetro, la vita notturna dei boschi e dei deserti australiani.

Questo, dice indicandomi un esserino di 7 cm, è il Topo marsupiale dai piedi stretti (Sminthopsis crassicaudata), ma, a parte l’aspetto, non ha nulla in comune coi roditori. Ha la dentatura e la ferocia del Diavolo della Tasmania e può uccidere, in pochi secondi, scuoiare e divorare interamente, in una notte, topi più grandi di lui.

Incontriamo altri mini-diavoli : i Mulgara (Dasycercus cristicauda) e il Topo marsupiale dalla coda crestata (Dasyuroides byrnei) che vive nei deserti del Centro Australia. Ha 44 denti, contro i 16 del topolino domestico, e sventola senza sosta, a mo’ di bandiera, una strana coda a pennacchio. Ricorda, per molti aspetti, i primi mammiferi che popolarono il mesozoico, circa 200 milioni di anni fa.

I rappresentanti più grandi della famiglia sembrano gatti o martore. Il Gatto tigre o Gatto marsupiale gigante (Dasyurus maculatus) raggiunge la lunghezza dei Diavoli, ma è molto più snello e pesa, al massimo, tre chili. Ci guarda con un’aria sorniona, quasi per sottolineare la sua inesistente parentela con i felini, e sparisce dietro un tronco.

I Gatti marsupiali, continua Neil W. Morley, si arrampicano facilmente sugli alberi, ma, in genere, preferiscono restare al suolo. Cacciano soprattutto la notte, di sorpresa, e sono molto intelligenti, per dei marsupiali.

Le femmine partoriscono anche 20 piccoli alla volta, ma hanno solo 6 capezzoli, e tutti gli altri sono destinati a morire di fame. Un tempo questi animali erano comunissimi, anche nelle periferie delle grandi città, ma oggi per le stragi operate dai coloni e la grande epidemia che colpì i marsupiali all’inizio del secolo, sono diventati molto rari.

Se non hanno fatto cattive esperienze, non temono l’uomo e si lasciano facilmente avvicinare. Chi segue il sentiero per le cascate, nel Lamington National Park, presso Brisbane, è quasi sicuro di scorgerli, anche verso mezzogiorno, nella radura riservata ai picnic. Bastra abbrustolire una salsiccia o aprire il profumato cestino dei sandwich e, quasi subito, si vedono sbucar fuori dal verde della foresta pluviale, due-tre musetti affamati che fiutano, coraggiosamente, intorno.

La sopravvivenza di tutte queste specie è purtroppo legata a difficili equilibri ambientali e dovrà sempre più fare i conti con i più evoluti carnivori placentati introdotti, recentemente, dall’uomo.

 

 SCIENZA & VITA NUOVA – 1987