Picus viridis

Famiglia : Picidae

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Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

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Picus viridis all'opera. Ha un'incredibile lingua sottile e appiccicosa, lunga anche 10 cm, che infila come niente fosse nei formicai e sotto le cortecce alla ricerca di piccole prede © Alvaro Dellera

Tra le dieci specie di picchi che vivono in Europa ve ne sono due che hanno una livrea di colore nettamente diversa dalle altre. Quasi tutti i picidi del nostro continente, hanno un colore bianco e nero con alcune macchie di rosso più o meno accentuate secondo il sesso. Un’altra specie ha il giallo al posto del rosso ed un’altra ancora, il Torcicollo (Jynx torquilla), la più anomala fra tutti i picchi, addirittura una livrea da uccello notturno.

Questi due picchi diversi, sono il Picchio verde (Picus viridis Linnaeus, 1758) ed il Picchio cenerino (Picus canus) e come ben dice il nome volgare, entrambe queste specie hanno come base il colore verdastro.

Il picchio verde appartiene all’ordine dei Piciformes ed alla famiglia dei Picidae, un raggruppamento che comprende uccelli arboricoli generalmente dotati di un becco eccezionalmente forte adatto a scavare nel legno più duro, sia per la ricerca del cibo sia per lo scavo del loro nido.

Ognuno di loro ha poi una specializzazione particolare che li porta a differenziare gli ambienti abitati ed anche il tipo di alimentazione.

Fra i picidi con il becco forte, il picchio verde è in assoluto la specie più terricola in quanto passa gran parte del tempo al suolo alla ricerca del suo cibo preferito, le formiche e le loro larve anche se durante l’inverno la sua ricerca è indirizzata agli insetti arboricoli che scova sotto le cortecce e nel legno marcescente degli alberi.

Questa sua particolare attitudine a perforare materiali non così duri e tenaci, ha portato questo picchio ad evitare lo scavo diretto del nido in alberi vegeti ma a scegliere quelli già scavati da altri picchi allargandoli ed adattandoli alle sue necessità.

Quando invece l’albero scelto è morto o sulla via di esserlo ed il legno è marcescente, ecco che lo scava direttamente lui stesso con la maestria tipica di un picchio. Si è forse impigrito o meglio, ha trovato più comodo farlo con minor fatica.

Molte le leggende su questo picchio e le tradizioni arrivate a noi attraverso i secoli. In alcuni paesi del nord Europa veniva chiamato l’uccello della pioggia, in relazione ad una leggenda che lo vedeva coinvolto al tempo della Creazione quando Dio chiese aiuto a tutti gli animali per aiutarlo a scavare fiumi e laghi e lui fu l’unico a non offrire i suoi servigi. Fu così condannato a non bere mai da questi corsi d’acqua ma a dissetarsi solo della pioggia che sarebbe caduta dal cielo. Ora quando avvertiamo questo vocalizzo, è il picchio verde che chiede a Dio un po’ di pioggia dal cielo.

Presente in quasi tutta l'Europa, l'Anatolia e la regione caucasica, raggiunge i 35 cm con un peso di 180-200 g e circa mezzo metro d'apertura alare © Alvaro Dellera

Presente in quasi tutta l'Europa, l'Anatolia e la regione caucasica, raggiunge i 35 cm con un peso di 180-200 g e circa mezzo metro d'apertura alare © Alvaro Dellera

In alcune contee inglesi viene chiamato yaffle = sregolato, vista la sua risata squillante che emette senza alcun ritegno.

La leggenda più importante che arriva dalla mitologia antica e che è all’origine del suo nome scientifico, parla di un bel giovane di nome Pico re del Lazio che sposò Canente, mitica ninfa dal canto soave. Quando la dea Circe venne respinta da questo giovane a cui aveva offerto amore, per vendetta lo tramutò dapprima in un cinghiale e poi in un picchio. Canente cercò disperatamente ed inutilmente il suo uomo fino a dissolversi nelle acque del Tevere.

Fortemente stanziale, anche in pieno inverno fra le nebbie, non abbandona mai il suo posto © Alvaro Dellera

Fortemente stanziale, anche in pieno inverno fra le nebbie, non abbandona mai il suo posto © Alvaro Dellera

L’etimologia del genere Picus deriva dunque dal re Pico, mentre il nome specifico viridis fa semplicemente riferimento, in latino, al colore predominante della sua livrea.

Anche nei nomi europei viene spesso ricordata questa tinta. In inglese Green Woodpecker, in francese Pic vert, in spagnolo Pito real, in tedesco Grünspecht ed in portoghese Pica pau verde.

Zoogeografia

Il picchio verde è un uccello con un areale limitato a tutta l’Europa, all’Anatolia ed alla regione caucasica. Nel nostro continente manca solo nel nord della penisola Scandinava, nella parte settentrionale della Gran Bretagna e nell’ Irlanda.

In Italia è ben diffuso su tutto il territorio ma manca nelle isole maggiori ed in alcuni angoli del Piemonte meridionale. È un uccello fortemente stanziale con erratismi a breve raggio che non superano pochi chilometri.

Sono state classificate diverse sottospecie ed ancor oggi la situazione non è del tutto ancora chiara perché alcune di queste sono da molti ormai considerate nuove specie a se stanti.

Si è determinato che Picus viridis (viridis) è la tipica specie europea continentale, Picus sharpei quella della penisola Iberica e Picus vaillantii quella del nord Africa.

All’interno della specie tipica europea sono state proposte altre numerose sottospecie che spesso si sovrappongono nei diversi territori ed ibridano tra loro. Così ritroviamo il Picus viridis pluvius in Gran Bretagna, un Picus viridis pronus in Italia, un Picus viridis karelini in Europa dell’est, nell’Italia orientale ed areale asiatico, un Picus viridis romaniae in Romania, poi un Picus viridis saundersi, un Picus viridis dofleini, un Picus viridis innominatus e diversi altri. Una situazione fluida e non ancora definitivamente chiarita.

Ecologia Habitat

Come tutti i suoi simili, il picchio verde ha necessità di ambienti con una buona alberatura ma al tempo stesso di ampi spazi liberi, distese erbose e pascoli prativi, frutteti e coltivazioni, dove trova il suo alimento principale.

In primavera, prima della nidificazione, si può assistere a duelli per ritualizzati per il territorio. Inizio da spadaccino e poi i becchi si agganciano in una prova di forza © Gianfranco Colombo

In primavera, prima della nidificazione, si può assistere a duelli per ritualizzati per il territorio. Inizio da spadaccino e poi i becchi si agganciano in una prova di forza © Gianfranco Colombo

Tenendo conto che questo uccello passa gran parte del suo tempo a terra alla ricerca di insetti, questa operazione diverrebbe molto pericolosa oltre che poco produttiva all’interno di una folta vegetazione. Quindi non è prettamente legato a dense foreste o boschi fitti, anche se li frequenta a volte per necessità ma preferisce campagne coltivate con lunghi filari di alberi, piccoli boschetti isolati e grandi spazi liberi.

Maschio affetto da flavismo in volo. È un fugace momento a rischio rapaci, perché quando cerca le sue piccole prede al suolo o sui tronchi, il picchio verde è estremamente vigile e con la sua livrea mimetica passa inosservato © G. Colombo

Maschio affetto da flavismo in volo. È un fugace momento a rischio rapaci, perché quando cerca le sue piccole prede al suolo o sui tronchi, il picchio verde è estremamente vigile e con la sua livrea mimetica passa inosservato © Gianfranco Colombo

Morfofisiologia

In Europa, il picchio verde è secondo per dimensioni solo al grande Picchio nero (Dryocopus martius).

Misura 35 cm in lunghezza, un peso di 180/200 g ed un’apertura alare che arriva al mezzo metro.

La livrea è totalmente di un colore verde tenue più o meno accentuata sulle ali e più chiara sul petto dove tende al giallo crema.

Ha il sopracoda giallo brillante e la testa incoronata da un cappuccio rosso carminio che scende poi all’indietro fino a coprire la nuca. La coda sempre verdastra con leggere barrature più scure, è fornita da penne molto rigide e mediamente lunghe. Gli occhi bianchissimi, sono inseriti in una mascherina nerissima che scendendo sulle guance disegna un ampio e ben visibile mustacchio nero.

Nel maschio, all’interno di questi mustacchi, è inserita una banda rossa non sempre ben visibile da lontano, unico dimorfismo tra i sessi.

Becco massiccio, mediamente e proporzionatamente più grosso di molti suoi consimili. Zampe robuste, con dita zigodattili fornite di forti unghie appuntite di colore scuro. Particolare notevole la lunghezza della lingua molto appiccicosa che può raggiungere anche i 10 cm e che usa con estrema disinvoltura infilandola nei formicai e sotto la corteccia in cerca di prede.

Anche nell'avvicinarsi al nido per il cambio nella cova, il nostro maschio flavista si mostra elusivo, con percorsi ingannevoli, per non svelarne l'ubicazione © Gianfranco Colombo

Anche nell'avvicinarsi al nido per il cambio nella cova, il nostro maschio flavista si mostra elusivo, con percorsi ingannevoli, per non svelarne l'ubicazione © Gianfranco Colombo

I giovani hanno una livrea che ricalca i disegni ed i colori degli adulti anche se in maniera meno vivace ed hanno l’intero corpo punteggiato da macchie nerastre.

La maturazione sessuale viene raggiunta al primo anno anche se evidenti cambiamenti nella livrea giovanile già si avvertono a pochi mesi dall’involo.

Etologia-Biologia riproduttiva

Il picchio verde non ama molto tambureggiare come fanno i suoi simili, per cui si accontenta ogni tanto di dare quattro veloci ma delicate stoccate a qualche albero secco, giusto per confermare la sua presenza in quel luogo. Il tutto ad avvalorare il fatto che il suo fortissimo becco non viene usato con così tanta violenza come fanno abitualmente i veri picchi.

È invece un vero urlatore e la sua presenza è facilmente riscontrabile udendo quella sguaiata ed incontrollata risata “kuè kuè kuè kuè” che inizia rapida e tumultuosa per poi rallentare alla fine della strofa, che emette costantemente ed in tutte le stagioni, quando girovaga per le campagne.

Ha vocalizzi molto diversi fra loro ma altrettanto sonori e caratteristici.

Quando vola emette il tipico “kiukiu, kiukiu” rapido e staccato, intervallando a qualche veloce battito di ali, profonde planate ondulate ad ali chiuse.

Ha poi piccoli segnali gutturali e poco udibili quando vicino alla femmina sul nido od al momento del cambio alla cova.

Sebbene così rumoroso, il picchio verde è forse uno degli uccelli più schivi e riservati, non facile da avvistare e subito pronto ad allontanarsi al minimo sospetto.

Questo comportamento ha la sua massima espressione nella fase di nidificazione.

L’avvicinamento al nido di uno dei due partner, anche quando con piccoli all’interno, non è mai diretto ma molto elusivo ed effettuato con tutte le precauzioni possibili.

Arriva di soppiatto aggrappandosi nella parte bassa del tronco di qualche albero vicino, poi salta sul prossimo e così via fino a quello dove ha posto il nido. Non contento inizia l’arrampicata a saltelli fino ad avvicinarsi al foro di entrata ma prima di entrarci rimane ancora qualche secondo nascosto dietro le piccole fronde che abitualmente nascondono il nido. Ancor più difficile capire durante il periodo di cova, se in quel buco nel tronco che sembrerebbe frequentato, ci sia il proprietario.

Gli esperti sanno che d’abitudine con dei leggerissimi colpetti sul tronco, dati con un piccolo rametto secco oppure una leggera grattatina con le dita alla corteccia, sono il modo più semplice per fare affacciare l’occupante alla finestra.

Ecco affacciarsi la femmina. Il nido, usato spesso per più anni, è scavato nei vecchi tronchi friabili, ma a volte il picchio verde ruba quello del picchio rosso maggiore, allargando semplicemete il foro di pochi millimetri © Gianfranco Colombo

Il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) o il Torcicollo (Jynx torquilla) o l’Upupa (Upupa epops) o per finire lo Storno (Sturnus vulgaris), alcuni abituali occupanti di questi nidi, reagiscono con una prontezza impensabile e subito si sporgono incuriositi anche se poi tutti (non lo storno) ritornano con la stessa rapidità e con la più spensierata disinvoltura, alle faccende in cui erano impegnati.

Il picchio verde assolutamente no!

Per capire a che punti arrivi la sua indifferenza, si potrebbe anche segare l’albero mentre è all’interno, senza alcuna reazione da parte di questo uccello.

Durante la stagione estiva il picchio verde si nutre principalmente di formiche e loro pupe mentre nella stagione invernale, di larve di coleottero ed altri insetti che trova sotto le cortecce o nel legno marcescente di alberi morti.

Il nido del picchio verde è molto simile nel diametro del foro, a quello del Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), tanto che lo sfrutta spesso allargando l’apertura di pochissimo, per collocarci il suo.

La differenza di diametro del foro è poi così ridotta che vista dai piedi dell’albero dov’è collocato non è facile farne una rapida distinzione. Una differenza di mezzo centimetro sui 5 abituali di quello rosso non è così facile da rilevare.

Con ciò non significa che il picchio verde non scavi il suo nido anzi lo fa spesso ma sceglie sempre legni debolissimi da scavare e riusando spesso il medesimo della nidiata precedente. Fra tutti i picchi è forse quello che lo fa mediamente ad altezze inferiori fra i suoi consimili.

Piccolo in attesa di cibo rigurgitato. Vengono deposte 5-7 uova e per ospitare la numerosa nidiata la cavità all’interno del tronco può anche raggiungere i 40 cm con almeno 15 cm di larghezza © Gianfranco Colombo

Piccolo in attesa di cibo rigurgitato. Vengono deposte 5-7 uova e per ospitare la numerosa nidiata la cavità all’interno del tronco può anche raggiungere i 40 cm con almeno 15 cm di larghezza © Gianfranco Colombo

Si sono visti buchi scavati a meno di 2 m d’altezza ed altri accidentalmente anche ad oltre 10 m, ma mediamente viene collocato attorno ai 4-5 m dal suolo.

Sceglie alberi in piccoli boschetti, vecchi tronchi lungo gli argini di un fiume o fosso di campagna, giardini e parchi pubblici ma anche alberi isolati circondati da semplici arbusti che coprano parzialmente il tronco.Evita il bosco più denso e se lo fa colloca il nido su alberi situati sul bordo in modo che abbia di fronte a sé uno spazio completamente aperto.

La preparazione del nido è sempre laboriosa per questo picchio visto che deve creare all’interno del tronco una vasta cavità profonda fino a 40 cm e larga perlomeno 15 per poter ospitare la numerosa nidiata. Un’impresa che dura non meno di quindici giorni.

La riproduzione del picchio verde avviene in primavera ma con un calendario leggermente più ritardato di altri suoi consimili. Può farlo accidentalmente in marzo come nel tardo mese di maggio ma a volte arriva anche al giugno, nel caso di deposizione sostitutiva. Le fasi di corteggiamento nel picchio verde sono molto particolari, rapide rincorse lungo il tronco, con brevi nascondini nel quale uno dei partner si occulta dietro il fusto per poi affacciarsi furtivamente verso l’altro e dolci dondolamenti della testa.

Anche la lotta per la conquista del territorio è spettacolare. I due contendenti si affrontano in silenzio su un ramo orizzontale, duellando dapprima con il becco come fosse una spada per poi agganciarseli saldamente per la punta, cercando di capovolgere il duellante come in un match di lotta greco-romana.

Una giovane femmina. I piccoli restano generalmente nel nido per tre settimane, ma a un certo punto i genitori decidono di nutrirli solo all'esterno e li costringono a volare © Gianfranco Colombo

Una giovane femmina. I piccoli restano generalmente nel nido per tre settimane, ma a un certo punto i genitori decidono di nutrirli solo all'esterno e li costringono a volare © Gianfranco Colombo

Dopo pochi minuti, sempre in silenzio e per noi osservatori, senza conoscere il vincitore, ognuno per la sua strada.

Il picchio verde depone da 5 a 7 uova di colore bianco e con guscio lucido che vengono covate da entrambi i sessi per circa 20 giorni. I piccoli nascono completamente nudi e rimangono nel nido per un periodo non inferiore alle tre settimane.

Nel picchio verde non vi è una vera imbeccata dei piccoli ma un travaso di cibo rigurgitato e predigerito molto proteinico che accelera notevolmente la crescita dei piccoli. Ad ogni imbeccata riesce facilmente a soddisfare l’intera nidiata quando ancora piccoli e ad appagare per diverse ore i singoli nidiacei quando già adulti.

Poche volte si è potuto osservare picchi verdi colpiti da leucismo o flavismo, anche parziale. Quest’ultima anomalia colpisce parti del tegumento di peli di animali e penne di uccelli, facendo prevalere il colore giallo o bianco sporco, sul colore originale dell’esemplare colpito.  Anche se nei loro spostamenti i picchi possono essere eccezionalmente attaccati dai rapaci, in genere non hanno nemici ed il Picus viridis non è oggi fra le specie in pericolo.

Il picchio è anche rappresentato in araldica come simbolo di forza, perseveranza e resistenza. È riportato in alcuni stemmi di importanti e nobili Casate per evidenziare la partecipazione di loro avi in gloriose ed importanti battaglie. Infine una simbologia religiosa. La continua ricerca del verme celato sotto la corteccia, da parte del picchio con il suo becco appuntito, identifica la forza con cui il bene cerca incessantemente di combattere il male.