Rosa sempervirens

Famiglia : Rosaceae

Classificazione : Specie, Rosa Botanica


Testo © Prof.sa Franca Bessi

 

Rosa sempervirens è una specie sarmentosa mediterranea.

Rosa sempervirens è una specie sarmentosa steno-mediterranea con un areale coincidente a quello dell’olivo © Giuseppe Mazza

Rosa sempervirens venne descritta da Linneo (Sp. Pl. 1: 492) nel 1753 come una rosa dal fusto con aculei e dalle foglie con cinque foglioline glabre persistenti da cui il nome specifico latino sempervirens (sempreverde).

L’autore la segnalò endemica per la Germania, ma il tipo corologico di Rosa sempervirens è steno-mediterraneo con un areale coincidente con quello dell’olivo.

Pianta eliofila e xerofila, è componente della macchia mediterranea e non supera di norma gli 800-900 m di altitudine (oltre, rinvenuta sull’Etna); nel Nord della Francia si ritrova nelle valli dei fiumi e dei loro affluenti che discendono verso l’Oceano.

I nomi popolari di questa specie non sono particolarmente fantasiosi in quanto, per lo più, si rifanno al periodo di fioritura o alle caratteristiche delle foglie lucide e non caduche: Rosa di San Giovanni e Rosa lustra (Italia); Rosal siempre verde, Rosa mosqueta común (Spagna); Evergreen Rose (Inghilterra); Rosier toujours vert (Francia); Immergrüne Rose (Germania).

Il botanico Gaetani Savi (1769-1844), concordando approssimativamente con il nome comune degli spagnoli, le riconobbe la denominazione di Rosa dommaschina salvatica e nel 1811 l’annoverò tra le «specie di Rose [selvatiche, che] oltre l’esser buone per le siepi, si possono anche impiegar come piante di ornamento, essendo veramente belle per il loro fogliame e per la fioritura».

Questa rosa è caratterizzata da un calice con disco dall’orifizio stretto, dagli stili pubescenti riuniti in una colonna stilare allungato-concresciuta superante gli stami (che la pone nella sezione delle Synstylae, cioè delle rose con gli stili uniti insieme in colonna, come suggerisce l’etimologia della parola) e da essere una sempreverde con le foglie intermedie dei rami fioriferi composte da cinque foglioline.

Le foglioline 5 (-7), coriacee e glabre con margini semplicemente seghettati, sono superiormente più scure e lucide e inferiormente più chiare con gli apici incurvati, le foglioline sulla rachide sono disposte a scalare: più piccole quelle vicino alle stipole e più grande e più allungata quella apicale. Gli aculei sono da leggermente ricurvi a, qualche volta, un po’ falcati.

I fiori, semplici, hanno gli stami dorati e i petali bianchi, largamente obovati e cuoriformi con i lembi ricurvi lateralmente ad antesi avanzata. Le corolle, profumate o meno, con un diametro di 3-5 cm sono sostenute da pedicelli ghiandolosi in infiorescenze pauciflore (3-5); il ricettacolo ha forma variabile generalmente ovoidea e i sepali ovali sono interi (solo gli esterni possono esibire dei piccoli lobi poco appariscenti), acuminati o acuti e sono caduchi.

Rosa sempervirens è un sempreverde usato per recinzioni.

Grazie agli internodi dei fusti abbastanza lunghi, riesce naturalmente a inghirlandare quanto la circonda © Giuseppe Mazza

Le infiorescenze, dei sub-corimbi con bratteole e brattee persistenti, sono portati su getti laterali corti. La fioritura ha luogo dalla primavera all’inizio dell’estate (maggio-giugno). I cinorrodi sono piccoli e globosi e, a seconda della variabilità intraspecifica, possono essere variamente ghiandolosi e, a volte, sulla loro sommità rimane visibile la colonna stilare ormai disseccata. La maturazione avviene a settembre-ottobre e il colore dei falsi frutti può virare da rosso mattone a granata molto scuro.

Definita Fanerofita cespugliosa e Fanerofita lianosa si può presentare con portamento sia prostrato sia ascendente e tende a ricoprire, grazie a rami snelli e sarmentosi, gli elementi legnosi ed eventuali manufatti/ruderi presenti nel suo ambiente. La caratteristica di non essere in grado di sorreggersi «not able to sustaine themselves without some helpe» venne messa in evidenza anche in “Paradisi in sole, paradisus terrestris” (1629, p.420) da John Parkinson.

I fiori semplici di Rosa sempervirens hanno 5 petali.

Per la lucentezza delle sue foglie perenni, è preziosa negli arrangiamenti a basso costo manutentivo. La fioritura, anche se di breve durata, è di buon effetto ornamentale © Giuseppe Mazza

Nell’antichità, grazie al suo sviluppo che in media viene indicato sui 5-6 m in altezza, era utilizzata per le cerchiate e, introdotta nella prima metà del XVII in Inghilterra, fu ancora  impiegata quale rampicante ornamentale: una rosa da usare come rambler, soprattutto da arrangiare su alberi o da essere trainata in piramide. Ancora oggi è consigliata, se adeguamente sorretta, per rivestire i bordi laterali (siepi) e le pareti di confine dei giardini; quando è allevata a spalliera deve essere potata come qualsiasi altra rosa sarmentosa non dimenticando le dovute precauzioni perché non è esente da fitopatie. Preferisce terreni fertili e ben drenati in posizione riparata, soleggiata o in leggera ombra.

La variabilità dei caratteri morfologici all’interno di questo taxon ha fatto ritenere nel passato che anche Rosa sempervirens potesse essere suddivisa in più specie, partendo proprio dalla non costanza di alcuni fra quelli considerati diagnostici; tra i botanici che ritennero opportuno proporre il distacco di nuove specie da Rosa sempervirens L. vi fu il francese Michel Gandoger (1850-1926).

Particolare dei caratteristici stili concresciuti in colonna di Rosa sempervirens

È una rosa semplice, a 5 petali, e sono qui visibili i caratteristici stili concresciuti in colonna © Giuseppe Mazza

Per esempio, furono separate Rosa scandens Mill. che si presenta con fiori leggermente profumati e cinorrodo ovoideo e Rosa prostrata DC. che ha gli stili glabri come Rosa moschata. In “Matériaux pour servir a l’histoire des roses” (1880) François Crépin si espresse negativamente sullo smembramento del taxon linneiano.

Rosa sempervirens presenta individui con corredo cromosomico diploide 2n=14, triploide 2n=21, tetraploide 2n=28. Oltre ad essere conosciuta come Rosa scandens e Rosa prostrata, venne indicata anche come Ripartia sempervirens (L. ) Gand. e Rosa alba All. (nome illeggittimo); attualmente POWO (Plants of the World Online dei Kew Royal Botanic Gardens) le assegna 91 sinonimi, mentre WFO (World Flora Online) gliene riconosce 48.

Per le sue qualità fu scelta da Antoine Jacques (1782-1866), capo giardiniere del Duca di Orléans a Neuilly-sur-Seine, come specie parentale da cui sviluppare una serie di ibridi sarmentosi che oggi sono listati come Hybrid Sempervirens (HSem) dalla American Rose Society.

Sul pedicello sono evidenti le ghiandoline stipitate di color rossastro.

Sul pedicello sono evidenti le ghiandoline stipitate di color rossastro. I sepali, qui patenti, cadranno a maturazione del cinorrodo © Giuseppe Mazza

Delle cultivar di Jacques si trovano ancora in commercio:

Rosa ‘Félicité et Perpétue’ (1828), pianta molto vigorosa con ricche infiorescenze di fiori bombati che si aprono in ricche corolle a rosetta di color carneo-bianco;

Rosa ‘Flore’ (1829), pianta molto vigorosa con fiori doppi a coppa color rosa con il centro più intensamente colorato;

Rosa ‘Princesse Marie’ (1829), pianta molto vigorosa con infiorescenze di bocci rosa che si schiudono in corolle di media grandezza viranti al bianco e profumate;

Rosa ‘Reine des Belges’ (1832), pianta ‘eccessivamente’ vigorosa con infiorescenze di fiori bianchi piatti.

 

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