Siganus guttatus

Famiglia : Siganidae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

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Con un record a 42 cm, il Siganus guttatus è fra i più grossi rappresentanti della famiglia © Giuseppe Mazza

Il Pesce coniglio stellato (Siganus guttatus Bloch, 1787) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci che hanno le pinne raggiate, all’ordine dei Perciformes ed alla famiglia dei Siganidae che conta un solo genere, Siganus, con 29 specie. Si tratta dei così detti pesci coniglio, per il profilo del capo con labbra sporgenti e piccoli denti ad incastro per recidere piante e alghe nelle praterie sommerse.

Pesci marini ma anche talora d’acqua salmastra. Superano di rado i 40 cm e rivestono talora un ruolo importante nell’alimentazione umana.

L’etimologia del genere Siganus trae origine dal termine arabo “sidjan”, nome raccolto da Forsskål in un suo viaggio verso Oriente e da lui assegnato al Siganus rivulatus Forsskål & Niebuhr, 1775.

Il nome specifico guttatus, che in latino vuol dire screziato, macchiato, si riferisce al caratteristico ed elegante disegno mimetico ad arabeschi e macchie.

Zoogeografia

Il Siganus guttatus ha una vasta area di diffusione nelle acque tropicali dell’Oceano Indiano Orientale e del Pacifico Occidentale che è la sua culla d’origine. A levante pare stia colonizzando l’Arcipelago di Vanuatu ed a ponente addirittura la Tanzania; dati ancora da verificare perché potrebbe trattarsi solo di pochi individui erratici. Per certo è presente in India, alle Isole Andaman, in Tailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Australia, Palau, Micronesia e, più a Nord, Filippine, Vietnam, Taiwan, Isole Ryukyu, Giappone e Cina.

Nella zona sud-ovest del Pacifico, nella parte orientale della sua area di diffusione, è rimpiazzato dall’analogo Siganus lineatus, di taglia simile, con la stessa macchia gialla accanto al peduncolo caudale, ma con le macchie che si fondono per formare lunghi arabeschi. Dove le due specie si sovrappongono si formano spesso degli ibridi.

Di casa nell'Indo-Pacifico tropicale è uno dei pochi siganidi attivi di notte © Giuseppe Mazza

Di casa nell'Indo-Pacifico tropicale è uno dei pochi siganidi attivi di notte © Giuseppe Mazza

Ecologia-Habitat

Il variopinto pesce coniglio stellato nuota generalmente in acque basse, non oltre i 25 m di profondità, fra le formazioni madreporiche e lungo le coste rocciose, ma molto spesso anche in acque salmastre alla foce dei fiumi, che risale fin dove la salinità è del 50%, e nei mangrovieti.

Morfofisiologia

Disegno a parte, ricorda un po’ il Pesce coniglio dalle due sbarre Siganus virgatus: stesse labbra, ma la forma è leggermente più allungata e le dimensioni maggiori. Il corpo ovale, appiattito sui lati, può infatti superare i 40 cm, anche se il pescato quotidiano si aggira sui 25 cm. La pinna dorsale reca 13 raggi spinosi e 10 inermi, l’anale 7 spinosi e 9 raggi inermi. Le grandi pettorali recano 15-16 raggi molli e le ventrali 2 raggi spinosi e 3 inermi. La coda, quasi troncata nei giovani, è forcata.

Come il Siganus virgatus ha i raggi spinosi intrisi di un potente muco velenoso, fortunatamente termolabile, che provoca ferite dolorose. Caratteristica della specie è l’elegante livrea a macchie giallo-arancio su fondo verde-turchese che abbelliscono anche la pinna caudale e il peduncolo. Sopra questo, come accade per il Siganus lineatus, vi è una grande macchia giallastra che crea dalla parte opposta del capo un finto occhio per confondere nel buio gli aggressori. Si tratta infatti, a differenza d’altri Siganus , di una specie dalle abitudini notturne.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Quando non cade nelle reti per finire sui mercati locali, il Siganus guttatus, si nutre infatti di notte. Il piatto forte è costituito anche qui d’alghe e piante acquatiche, senza tralasciare gli invertebrati bentonici che scova fra i coralli e nelle praterie sommerse.

Splendida livrea ma aculei intrisi di veleno. La macchia gialla, simmetrica al capo accanto al peduncolo caudale, simula nel buio un finto occhio per disorientare i predatori © Giuseppe Mazza

Splendida livrea ma aculei intrisi di veleno. La macchia gialla, simmetrica al capo accanto al peduncolo caudale, simula nel buio un finto occhio per disorientare i predatori © Giuseppe Mazza

La riproduzione avviene spesso alla foce dei fiumi, dove gli adulti entrano ed escono, dando prova d’apprezzare l’acqua dolce, al ritmo delle maree. Le uova sono abbandonate alle correnti ed i giovani raggiungono poi i magrovieti, ricchi di plancton, dove crescono in fretta al riparo delle radici.

La resilienza è ottima, bastano infatti meno di 15 mesi per raddoppiare le popolazioni decimate dagli eventi, e l’indice di vulnerabilità è incredibilmente basso: appena 19 su una scala di 100. La pesca locale è dunque sostenibile e la specie non corre dunque attualmente alcun rischio. Per la bellezza dei colori, come vedrete qui sotto nei sinonimi, Bloch l’ha paragonato ad un Chaetodon, ma non ha nulla da temere lato acquariofili, data la grossa taglia e l’insaziabile inquinante appetito vegetariano.

Sinonimi

Chaetodon guttatus Bloch, 1787; Amphacanthus guttatus Bloch, 1787; Teuthis guttata Bloch, 1787; Amphacanthus concatenatus Valenciennes, 1835; Teuthis concatenata Valenciennes, 1835; Amphacanthus firmamentum Valenciennes, 1835.

 

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