Trachyphrynium braunianum

Famiglia : Marantaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Il Trachyphrynium braunianum è una specie rizomatosa sempreverde dell’Africa tropicale che forma cespi ramificati sublegnosi alti anche 4 m © Giuseppe Mazza

Il Trachyphrynium braunianum è una specie rizomatosa sempreverde dell’Africa tropicale che forma cespi ramificati sublegnosi alti anche 4 m © Giuseppe Mazza

La specie è originaria dell’Africa tropicale (Benin, Cabinda, Camerun, Ciad, Congo, Costa d’Avorio, Ghana, Gabon, Guinea, Guinea Equatoriale, Isole del Golfo di Guinea, Liberia, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Sudan e Uganda) dove cresce sia nelle foreste pluviali che in spazi aperti, spesso in aree paludose e lungo le rive di corsi d’acqua, dal livello del mare fino a circa 1200 m di altitudine.

Il nome del genere è la combinazione dell’aggettivo greco “τραχύς” (trachys) = scabro, ruvido e del genere Phrynium, con riferimento alla somiglianza tra i due generi e ai frutti fittamente ricoperti da sporgenze appuntite; la specie è dedicata al botanico e raccoglitore tedesco Johannes M. Braun (1859-93).

Insoliti fiori ermafroditi a coppia, bianchi o bianco-rosati. Frutti commestibili © Giuseppe Mazza

Insoliti fiori ermafroditi a coppia, bianchi o bianco-rosati. Frutti commestibili © Giuseppe Mazza

Nomi comuni: mbonge, ndikasende (baka); dâànzi (bafia); dusèseri (balumbu); dingomboko (béséki); bîrîn (gbaya); akukwa (ibo); akparakitiyai (izon); botukunkombe (mbole); mpunge (mpiemo); ntsèrè (mpongwé); pete (ngombe); itsèrè (ngowé); bili (ngwaka); ontiéré (teke); ikokombeibaye (yaoseko); bolikabwalima (yasekwe).

Il Trachyphrynium braunianum (K. Schum.) Baker (1898) è una specie rizomatosa perenne, sempreverde, che forma cespi piuttosto disordinati con fusti sublegnosi, alti fino a oltre 4 m, superiormente ramificati con rami lunghi e sottili.

Foglie pressoché distiche su corto picciolo e base inguainante il fusto, lamina oblungo-ellittica con apice acuminato e margine intero, leggermente asimmetrica rispetto alla nervatura centrale, lunga 6-25 cm e larga 3-8 cm, di colore verde intenso e lucida superiormente.

Infiorescenze terminali, semplici o a volte ramificate alla base, lunghe circa 20 cm, con rachide pubescente e nodi, distanti tra loro circa 6 mm, provvisti di una brattea oblungo-lanceolata, caduca, lunga 2-2,5 cm, che sottende una coppia di fiori ermafroditi bianchi o bianco-rosati, di 2,5-3 cm di lunghezza e 2 cm di diametro.

Calice con 3 sepali liberi, lanceolati con apice acuminato, pubescenti, lunghi circa 1,2 cm, corolla tubolare con 3 lobi lineari-lanceolati, stame e staminoidi disposti in due verticilli fusi alla base al tubo corollino, quello esterno con 2 staminoidi petaloidei obovati, membranacei, lunghi circa 2,5 cm, quello interno con stame e 2 staminoidi petaloidei; l’ovario è infero e triloculare.

Il frutto è una capsula da sub globosa a trilobata, di 1,2-1,5 cm di diametro, fittamente ricoperta da corti tubercoli appuntiti, di colore giallo arancio a maturità, contenente 1-3 semi globosi, di circa 0,6 cm di diametro, di colore bruno nerastro lucido, con arillo bianco alla base. Si riproduce per seme, ma solitamente e facilmente per divisione.

Specie diffusa in una vasta area che ha un ruolo importante nelle comunità rurali dei luoghi di origine, ma è praticamente sconosciuta altrove, presente solo in qualche Giardino Botanico. La sua coltivazione è limitata ai climi tropicali e subtropicali umidi, in pieno sole o parziale ombreggiatura e con ampia disponibilità d’acqua.

Le foglie, lunghe anche 25 cm, i frutti e le radici trovano impiego nella medicina tradizionale. Da notare la zona di scissione alla base del picciolo. Quando la foglia è secca cade in quel punto. Questo è un fatto abbastanza raro all'interno della famiglia delle Marantaceae ed un elemento importante per l'identificazione di alcuni generi e specie © Giuseppe Mazza

Le foglie, lunghe anche 25 cm, i frutti e le radici trovano impiego nella medicina tradizionale. Da notare la zona di scissione alla base del picciolo. Quando la foglia è secca cade in quel punto. Questo è un fatto abbastanza raro all’interno della famiglia delle Marantaceae ed un elemento importante per l’identificazione di alcuni generi e specie © Giuseppe Mazza

I sottili fusti sono utilizzati per fabbricare canestri, stuoie, trappole per pesci ed altri oggetti di uso comune, intrecciati e ricoperti di argilla impastata per le pareti delle capanne e insieme alle foglie come copertura di ripari di fortuna; le foglie inoltre vengono impiegate per avvolgere cibi e i frutti sono localmente consumati arrostiti. Radici, frutti e foglie sono utilizzati nella medicina tradizionale per varie patologie.

Sinonimi: Hybophrynium braunianum K.Schum. (1892); Bamburanta arnoldiana L.Linden (1900).

 

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