Xiphidium caeruleum

Famiglia : Haemodoraceae


Testo © Pietro Puccio

 

La specie è originaria del Belize, Bolivia, Brasile (Acre, Alagoas, Amazonas, Amapá, Bahia, Ceará, Fernando de Noronha, Maranhão, Pará, Paraíba, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte, Roraima, Rondônia, Sergipe e Tocantins), Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Giamaica, Guatemala, Guyana, Guyana Francese, Haiti, Honduras, Isole Sopravento Meridionali, Isole Sopravento Settentrionali, Messico (Campeche, Chiapas, Colima, Guerrero, Jalisco, Michoacán, Nayarit, Oaxaca, Quintana Roo, Tabasco, Veracruz e Yucatán), Nicaragua, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, Suriname, Trinidad-Tobago e Venezuela dove vive nel sottobosco delle foreste umide, ai margini dei sentieri e di corsi d’acqua, dal livello del mare fino a circa 1400 m di altitudine.

Il nome del genere deriva dal sostantivo greco “ξιφίδιον” (xiphidion) = pugnale, con riferimento alla forma della foglia; il nome specifico è l’aggettivo latino “caeruleus, a, um” = ceruleo, azzurro con riferimento al colore dei fiori dell’esemplare su cui è stata descritta la specie.

Nomi comuni: caribbean lily (inglese); camotillo de palma, carmina de sierra, cola de gallo, cola de paloma, corrimiento, espadana, manito de Dios, palma bruja, palma del norte, palmita, poderosa (spagnolo).

Lo Xiphidium caeruleum Aubl. (1775) è una specie erbacea perenne sempreverde, alta 0,3-1 m, con rizoma cilindrico, di 4-20 cm di lunghezza e circa 1 cm di diametro, sotterraneo, orizzontale, strisciante, dalla linfa rossastra, e fusto semieretto, lungo 10-30 cm, compresso. Foglie semplici alterne, distiche, lineari con apice appuntito, margine finemente dentato verso l’apice e basi avvolgenti il fusto, di 20-60 cm di lunghezza e 1,5-6 cm di larghezza, striate, di colore verde intenso e lucide. Infiorescenze terminali erette a pannocchia, lunghe 8-40 cm, con ramificazioni laterali pressoché orizzontali portanti 5-25 fiori ermafroditi, bianchi in prevalenza, giallastri o cerulei, di circa 1 cm di diametro, con 6 tepali ovati, tre esterni, lunghi 4-10 mm e larghi 1-4 mm, e tre interni leggermente più piccoli, tre stami e ovario supero globoso.

Parente delle celebri “zampe di canguro” australiane, appartenenti ai generi Anigozanthos e Macropidia, lo Xiphidium caeruleum è un’erbacea perenne sempreverde e rizomatosa dell’America tropicale. Può raggiungere anche 1 m d’altezza ed è localmente utilizzata per diverse patologie nella medicina tradizionale © Giuseppe Mazza

Parente delle celebri “zampe di canguro” australiane, appartenenti ai generi Anigozanthos e Macropidia, lo Xiphidium caeruleum è un’erbacea perenne sempreverde e rizomatosa dell’America tropicale. Può raggiungere anche 1 m d’altezza ed è localmente utilizzata per diverse patologie nella medicina tradizionale © Giuseppe Mazza

I frutti sono capsule deiscenti globose triloculari, di 5-10 mm di diametro, inizialmente verdi, poi rosso-arancio ed infine nere, contenenti numerosi semi globosi, di 0,5-1 mm di diametro, di colore rosso.

Si riproduce per seme in terriccio organico drenante, mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, e facilmente per divisione.

Coltivata nei giardini tropicali e subtropicali, non sopportando temperature prossime a 0 °C, per le sue foglie disposte a ventaglio e le infiorescenze di lunga durata, per realizzare bordure e come copri suolo, di preferenza in posizione da leggermente ombreggiata ad ombreggiata, su suoli drenanti, ricchi di sostanza organica, mantenuti costantemente umidi, anche se è in grado di sopportare brevi periodi di siccità.

La pianta ha anche un certo utilizzo nella medicina tradizionale delle popolazioni dei luoghi di origine per diverse patologie.

Sinonimi: Ixia xiphidium Loefl. (1758); Xiphidium floribundum Sw. (1788); Xiphidium albidum Lam. (1791); Xiphidium album Willd. (1797); Xiphidium rubrum D.Don (1832); Xiphidium fockeanum Miq. (1843); Xiphidium giganteum Lindl. (1846); Xiphidium floribundum var. caeruleum (Aubl.) Hook.f. (1858); Xiphidium caeruleum var. albidum Backer (1924); Xiphidium loeflingii Mutis (1958).

 

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle HAEMODORACEAE cliccare qui.