Accipitriformes

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Un aggressivo Buteo albicaudatus, col tipico becco a falce per dilaniare le prede © Giuseppe Mazza

Un aggressivo Buteo albicaudatus, col tipico becco a falce per dilaniare le prede © Giuseppe Mazza

Tutti gli uccelli rapaci diurni, i cosiddetti uccelli predatori, sono stati raggruppati in tre distinti ordini che ne differenziano le diverse caratteristiche morfologiche e la differente collocazione genetica.

I Catarthiformes che includono gli avvoltoi del nuovo mondo, i Falconiformes, con i falchetti e falconi e gli Accipitriformes che includono aquile, avvoltoi del vecchio mondo, poiane, sparvieri, albanelle ed i monospecifici sagittario e falco pescatore.

Questo ultimo ordine è il più vasto e comprende ben 248 delle 316 specie ad oggi classificate che rappresentano la globalità dei rapaci diurni.

Le caratteristiche generali dei membri di tutte le famiglie afferenti all’ordine degli Acciciptriformes sono riconducibili a linee morfologiche di adattamento e di tendenza generale.

Questi uccelli sono caratterizzati dalla presenza di un becco robusto ed adunco, dai margini taglienti, adatto a dilaniare la carne e provvisto alla base di una particolare cera, in cui si aprono le narici. Testa piatta con fronte sfuggente, sterno con due incisure o fori, ali assai forti e volo potente. La coda è generalmente formata da dodici timoniere.

Le zampe sono robuste, spesso aventi tarsi piumati e una struttura chiamata “pantaloni”. Il piede ha quattro dita mobilissime e la quarta può essere opponibile. Gli artigli, con cui terminano le dita, sono robusti, lunghissimi e notevolmente ricurvi, per afferrare le prede. Il piumaggio è solitamente fitto e duro.

Il lungo e tagliente becco del Gyps fulvus è l'ideale per sezionare i grossi cadaveri © Giuseppe Mazza

Il lungo e tagliente becco del Gyps fulvus è l’ideale per sezionare i grossi cadaveri © Giuseppe Mazza

Si hanno sensibili differenze di dimensioni tra i due sessi: la femmina è quasi sempre più grande del maschio. Presentano un volo sia a battiti d’ala che planato. Infine l’alimentazione, essenzialmente carnivora, è costituita da invertebrati e vertebrati, sia vivi che morti (carogne).

A parte gli avvoltoi, gli altri accipitriformi si nutrono prevalentemente di prede catturate vive. I resti non digeriti dei loro pasti (ossa e strutture cornee) vengono rigettati sotto forma di “borre”, che, per i potenti succhi gastrici, danno però un’idea imperfetta del pasto sostenuto.

Nidificano sia sulle cime degli alberi che sulle cime delle rocce, ed in alcuni casi anche a terra.

La cova incomincia dalla deposizione del primo uovo, e ciò causa, nelle specie poliovulatorie, una differenza di età tra i piccoli.

I pulcini schiudono ricoperti da un piumino, ma è sempre una prole altriciale-inetta, cioè nidicula, ed il loro allevamento, cui partecipano entrambi i genitori, dura talvolta molto a lungo, con picchi di 130 giorni. La maggior parte delle specie di questo ordine sono solitarie o vivono in coppie stabili. Ma alcune sono sociali e nidificano addirittura in colonie.

Tutti i rapaci diurni hanno un’ottima vista. Questo dipende da una densità dei coni sulla retina che permette loro una visione diurna (detta fotopica) molto acuta, circa dieci volte superiore a quella dell’uomo, al contrario degli Strigiformes, i rapaci notturni, che hanno una densità retinica maggiore per i bastoncelli, come adattamento alla vista notturna.

Il Gypaetus barbatus, un gigante con 280 cm d'apertura alare, si nutre solo d'ossi, © Gianfranco Colombo

Il Gypaetus barbatus, con 280 cm d’apertura alare, si nutre solo d’ossi e del loro proteico midollo © Gianfranco Colombo

Forse le specie di rapaci diurni appartenenti all’ordine degli Accipitriformes meglio dotati nella vista, sono le aquile ma tutti i rapaci diurni afferenti questo ordine hanno una vista eccezionale. È difficile fare una classifica. Certo, in termini ecologici, questo adattamento è causa della loro modalità di nutrizione.

Ma, evolutivamente parlando, occorre domandarsi se è stato il tipo d’ambienti in cui si sono adattati a vivere a generare, selezionandoli, gli individui con vista sempre più acuta, o se invece, essendo già dotati di una vista acuta, ciò gli ha permesso di colonizzare e vivere sulle cime delle montagne e degli alberi, o in aree brulle aperte, ove animali come conigli selvatici, lepri, pernici che beccano a terra, o serpenti e sauri ad esempio, possono benissimo mimetizzarsi e di conseguenza, solo animali aventi una vista così acuta ( per gli uccelli appunto i rapaci diurni, per i mammiferi linci, lupi, volpi, iene, ghepardi, ecc. ) possono sopravvivere.

L’ordine degli Accipitriformes viene suddiviso in tre famiglie:

La famiglia degli Accipitridi (Accipitridae, Vieillot 1816), che conta ben 70 generi con 248 specie ed oltre 500 sottospecie diffuse nella quasi totalità delle terre emerse, ad eccezione del Sahara e dell’Antartico.

Tra i vari generi ricordiamo Elanus, Pithecophaga, Aegypius, Gyps, Pseudogyps, Gypaëtus, Circus, Gymnogenys, Ichthyophaga, Buteo, Milvus, Accipiter, Heliaëtus, Harpia, Aquila, ecc.

Tra le varie specie, ricordiamo il Nibbio reale (Milvus milvus), il Nibbio bianco (Elanus caeruleus),  lo Sparviere o Sparviero (Accipiter nisus), la Poiana comune (Buteo buteo), l’Arpia (Harpia harpyja), l’Aquila reale (Aquila chrysaëtos), l’Aquila di mare (Heliaëtus albicilla), l’Aquila di mare dalla testa bianca o Aquila calva (Heliaëtus leucocephalus), simbolo degli Stati Uniti d’America, ecc.

La famiglia dei Pandionidi (Pandionidae Linnaeus, 1758 ), presenta un unico genere, il Pandion, cui appartiene una sola specie, il Falco pescatore (Pandion haliëatus).

La famiglia dei Sagittaridi (Sagittaridae J.F. Miller, 1779), con un unico genere Sagittarius a cui appartiene una sola specie, il Serpentario o Uccello segretario (Sagittarius serpentarius), delle savane africane.

La vista è ottima e nulla sfugge a questa Aquila pescatrice (Haliaeetus vocifer) © Giuseppe Mazza

La vista è ottima e nulla sfugge a questa Aquila pescatrice (Haliaeetus vocifer) © Giuseppe Mazza

I rappresentanti della famiglia degli Accipitridae hanno dimensioni molto variabili. L’Avvoltoio degli agnelli (Gypaetus barbatus) misura 1,10-1,20 m di lunghezza, con un peso di circa 6 kg, mentre un piccolo nibbio del genere Gampsonyx misura solo 19 cm di lunghezza, per 500-600 g di peso, ma si assomigliano dal punto di vista anatomico: le narici sono separate (vale a dire indipendenti), il tubo digerente presenta appendici cecali, ed il primo dito è notevolmente sviluppato. Queste particolarità, distinguono gli accipitridi dai catartidi (ordine Cathartiformes).

Altre caratteristiche, come la forma del becco, delle narici, il numero delle vertebre cervicali, da 14 a 17, li separano invece dai falconidi. Le aquile sono le specie più grandi e più forti di questa famiglia. La loro apertura alare, in media, può superare il metro e venti, ed il loro peso va da 1 a 7 kg.

Alcuni generi di accipitridi, come Aquila e Hieraaetus, posseggono una distribuzione molto ampia, mentre altri si trovano solamente in alcune zone continentali, come ad esempio l’Arpia (Harpia harpyja), dell’America centrale e meridionale, e l’Aquila delle scimmie o delle Filippine (Pithecophaga jefferyi), ormai di casa solo nell’arcipelago delle Filippine. Alcune specie abitano le foreste, come l’Aquila minore (Hieraaetus pennatus), altre le brulle savane, come l’Aquila delle steppe (Aquila nipalensis), ma cacciano tutte prede di taglia notevole. Quelle di maggiori dimensioni vengano catturate dall’Aquila reale (Aquila chrysaetos), che attacca per esempio i giovani agnelli in Scozia, e dall’Arpia (Harpia harpyja), che si nutre di scimmie e bradipi nelle foreste Venezuelane.

Avvoltoio nubiano (Torgos tracheliotus) al pasto © Giuseppe Mazza

Avvoltoio nubiano (Torgos tracheliotus) al pasto © Giuseppe Mazza

L’ingiustificata e prolungata persecuzione di questi meravigliosi uccelli ad opera dell’uomo, nei paesi detti “civilizzati”, li ha costretti a rifugiarsi nelle regioni meno accessibili, come le montagne.

Le aquile costruiscono un nido di rami secchi posto su un albero o su un cornicione roccioso. Il loro tasso riproduttivo è purtroppo molto modesto: 1-3 uova macchiettate di bruno, su sfondo biancastro, vengono covate da 40 a 50 giorni e spesso gli aquilotti nati, non vanno tutti a “buon fine”, perché i fratelli più robusti eliminano quelli più fragili.

Le aquile di taglia maggiore, volano pesantemente, ma planano tutte con grande abilità. In Italia, troviamo ancora l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) ed in Sardegna e forse anche in Sicilia, l’Aquila di Bonelli (Hieraaetus fasciatus).

Le poiane, sono vicine alle aquile, cui assomigliano anche nella sagoma, ma se ne discostano per la relativa debolezza delle zampe e perché, nonostante le dimensioni tutt’altro che trascurabili, si accontentano di piccole prede (roditori e altri rosicanti, rettili, uccelli terrestri), che catturano soprattutto all’aspetto e cogliendoli di sorpresa. Questi rapaci diurni, planano molto bene. I generi principali sono Buteo, Butastur ( Africa e Asia ), Parabuteo, Buteogallus (America), ecc. La Poiana comune (Buteo buteo) è uno dei rapaci più comuni in Italia.

La maggior parte degli Astori e Sparvieri (generi Accipiter e Urotriorchis), possiedono un piumaggio barrato trasversalmente sulla parte inferiore del corpo, ali corte e arrotondate e una coda piuttosto lunga. Di tutti gli accipitridi, sono i più rapidi nel volo. Basano infatti la loro tecnica di caccia nell’inseguimento degli uccelli ad alta velocità, che riescono tuttavia a mantenere solo su brevi distanze. Nonostante le dimensioni relativamente modeste, in virtù del loro temperamento particolare, sono in grado di catturare anche prede della loro taglia.

I più piccoli accitripidi si trovano nel gruppo degli sparvieri, come il Piccolo sparviero (Accipiter minullus), africano, presente nella lista rossa della IUCN, che misura appena 21 cm.

Le tre specie canore, del genere Melierax, i cosiddetti astori cantanti: l’Astore cantante scuro (Melierax metabates), l’Astore cantante chiaro (Melierax canorus) e l’Astore cantante dell’est (Melierax poliopterus), conducono un tipo di vita aberrante. Sfruttando i loro tarsi, piuttosto lunghi, cacciano infatti correndo nella savana.

L’Astore cantante dell’est (Melierax poliopterus) sfrutta i lunghi tarsi per cacciare anche a piedi, correndo nella savana © Giuseppe Mazza

L’Astore cantante dell’est (Melierax poliopterus) sfrutta i lunghi tarsi per cacciare anche a piedi, correndo nella savana © Giuseppe Mazza

Astore e sparviero nidificano in molte  parti d’Italia. I bianconi, genere Circaetus e le aquile dei serpenti, generi Dryotriorchis, Spilornis e Terathopius, sono rapaci diurni di grandi dimensioni, con una lunghezza che va da 46 a 62 cm,  specializzati nella cattura dei rettili. Essi cercano le vittime sorvolando a lungo i terreni di caccia, o attendendole al passaggio. Questi uccelli depongono un solo uovo e l’incubazione è molto lunga. Il Biancone (Circaetus gallicus)  nidifica ancora, sebbene di rado, in Italia e migra in Africa.

Le Albanelle del genere Circus si dividono in 10 specie, ed altri due generi hanno una lunghezza media di 45 cm. Tali uccelli si riconoscono facilmente per l’aspetto allungato ed il volo radente a lenti battiti d’ala, che si alternano a planate o a scivolate. Inoltre, al contrario dei rapaci fin qui descritti ed altri di cui parleremo in seguito, nidificano elettivamente a terra, nelle praterie, nei campi, nelle paludi e nelle steppe, che costituiscono il loro ambiente tipico.

Il Butastur rufipennis, africano, si nutre prevalentemente d'insetti © G. Mazza

Il Butastur rufipennis, africano, si nutre prevalentemente d’insetti © G. Mazza

Il piumaggio è di solito chiaro (grigio misto, bianco sporco), ma talvolta scuro come nel Falco di palude (Circus aeruginosus). Il dimorfismo sessuale è ben netto, soprattutto per la colorazione. Non poche specie delle regioni temperate sono migratrici.

Si nutrono di piccole prede (insetti, roditori, sciurimorfi, piccoli uccelli, lucertole, serpentelli) che catturano a terra. Il falco di palude e l’Albanella minore (Circus pygargus) nidificano ancora in Italia.

I Nibbi ( 8 specie afferenti ai generi Milvus, Haliastur, Ictinia, Harpagus, ecc.) sono uccelli di taglia discreta, ad esempio 60 cm di lunghezza per il Nibbio reale (Milvus milvus), ma poco dotati per la caccia attiva. I biologi ornitologi hanno spesso notato che s’accontentano d’animali feriti, come pesci, roditori, uccelli o di carogne, e che almeno una specie è parassita d’altri rapaci più potenti, specializzata com’è nel furto delle prede, portate da questi ai nidi per il nutrimento della prole. Le specie del genere Americano Ictinia sono in gran parte insettivore.

I nibbi prediligono la vicinanza dei corsi d’acqua e dei laghi, ove trovano una parte del loro nutrimento. Alcune specie posseggono una coda biforcuta. Il Nibbio bruno (Milvus migrans) ed il Nibbio reale (Milvus milvus) nidificano ancora in Italia.

Le aquile di mare, che assomigliano alle aquile vere e proprie per le enormi dimensioni, peso 4-6 kg e lunghezza sino a 90 cm nell’Aquila di mare comune (Haliaeetus albicilla). Si contano due generi: Haliaeetus (8 specie, fra cui l’Haliaeetus vocifer) e Ichthyophaga (2 specie). Vivono tutte in riva al mare, o sui laghi, o lungo le sponde dei fiumi e dei grandi corsi d’acqua dolce, dove catturano i pesci e raccolgono animali morti o morenti. I giovani delle aquile di mare, si trovano alcune volte anche nel Mediterraneo.

I Falchi pecchiaioli appartenenti al genere Pernis, sono rapaci insettivori nonostante le notevoli dimensioni. Il Falco pecchiaiolo comune od occidentale (Pernis apivorus) arriva per esempio a 50 cm. Questo gruppo comprende anche il genere Henicopernis ed altri, ma quelli del genere Pernis sono i più specializzati, con adattamenti a regimi alimentari basati su insetti che pungono, soprattutto Imenotteri (Hymenoptera).

La terrificante Harpia harpyja preda scimmie e bradipi nelle foreste Venezuelane © Giuseppe Mazza

Così i rapaci del genere Pernis hanno narici a forma di fessura, orlo del becco e degli occhi ricoperto da piccole piume squamose, molto fitte, ed unghie poco ricurve, adatte a scavare il terreno per mettere a nudo i nidi dei Bombi (Bombus) e delle vespe. Gli unici falchi pecchiaioli migranti sono quelli autoctoni delle regioni temperate. In Italia nidifica il Falco pecchiaiolo comune od occidentale (Pernis apivorus).

Al gruppo dei falchi pecchiaioli si congiunge qualche rapace con regime alimentare simile: generi Chondrohierax e Leptodon nel Nuovo Mondo e Avicea nel Vecchio.

I nibbi bianchi sono piccoli uccelli (d’America e del Vecchio Mondo) che si distinguono per la colorazione decisamente chiara (grigia e bianca, con zone nere) ed il loro regime insettivoro.

Il Nibbio coda di rondine (Elanoides forficatus), americano, assomiglia parecchio ad essi. La Poiana dei pipistrelli, appartenente al genere Machaerhamphus, sottofamiglia dei Machaerhamphinae, dell’Africa e dell’Asia orientale, merita una citazione particolare per il suo regime monofagico o stenofago: questa specie, cattura quasi esclusivamente pipistrelli, che verso sera prendono il volo, uscendo dalle tane ove hanno trascorso la giornata.

Questo rapace pertanto, rispetto quelli visti finora, presenta abitudini crepuscolari e rimane inattivo durante il giorno.

Infine due strani uccelli del genere Rostrhamus, dal becco sottile e molto ricurvo, si nutrono in gran parte, se non esclusivamente, di molluschi gasteropodi e vivono in America.

Gli avvoltoi del Vecchio Mondo (16 specie) sono stati per lungo tempo posti in una famiglia a sé stante dai biologi ornitologi, quella degli Egipidi (Egiipidi), giustificando tale classificazione con la loro biologia.

Si tratta d’uccelli di grandi dimensioni. Il più piccolo, il Capovaccaio (Neophron percnopterus), misura 1,60 m d’apertura alare. Il più grande è l’Avvoltoio degli agnelli (Gypaetus barbatus), dal piumaggio nero, bruno e beige e talvolta in gran parte bianco, con ali molto lunghe e larghe, che permettono loro di planare in maniera egregia.

Tutti, tranne l’avvoltoio degli agnelli, hanno la testa e il collo senza piume, rivestiti solamente da un  piumino più o meno sparso. Le zampe hanno piedi con dita deboli e adatte per camminare.

Comune in quasi tutta l’Africa sub-sahariana, in vicinanza di corsi o specchi d’acqua, l’Haliaeetus vocifer ha invece una predilezione per i pesci © Gianfranco Colombo

Comune in quasi tutta l’Africa sub-sahariana, in vicinanza di corsi o specchi d’acqua, l’Haliaeetus vocifer ha invece una predilezione per i pesci © Gianfranco Colombo

Gli avvoltoi vivono nelle regioni povere, desertiche e montagnose. Sono “necrofagi” e la presenza di branchi d’ungulati è una delle condizioni per la loro esistenza, poiché si nutrono quasi esclusivamente dei cadaveri che trovano a vista.

L’Avvoltoio delle palme (Gypohierax angolensis), africano, mangia anche frutti. L’avvoltoio degli agnelli invece, si nutre quasi esclusivamente d’ossa. Viene deposto un solo uovo bianco a macchie brune e l’incubazione dura da 46 a 53 giorni, a seconda della specie. L’Avvoltoio grifone (Gyps fulvus), con la sottospecie (Gyps fulvus fulvus), si trova ancora in Sardegna mentre è recentemente scomparso dalla Sicilia.

Il Circaetus gallicus caccia quasi esclusivamente serpenti, in media 3 al giorno © Giuseppe Mazza

Il Circaetus gallicus caccia quasi esclusivamente serpenti, in media 3 al giorno © Giuseppe Mazza

Il capovaccaio dovrebbe ancora vivere negli Appennini centromeridionali, ed infine l’avvoltoio degli agnelli potrebbe ancora essere presente in Sardegna.

La famiglia degli Pandionidi (Pandionidae) contempla la sola specie Falco pescatore (Pandion haliaëtus). Questo uccello viene, come accennato prima, ancora oggi collocato da molti biologi ornitologi nella famiglia degli Accipitridae, ma la sua morfologia e la sua biologia, del tutto particolari, ha indotto i biologi tassonomi ad assegnargliene una propria. In effetti è l’unico rapace diurno che si nutre esclusivamente di pesci, che cattura tuffandosi in acqua. Le zampe a tarsi nudi, terminano con dita la cui superficie è rivestita di spicule cornee, particolarmente adatte a trattenere prede squamate e viscide. Occorre notare inoltre, che il dito esterno è reversibile, vale a dire può essere portato più indietro del dito esterno di molte altre specie e ciò facilita ulteriormente la presa.

Il falco pescatore si trova praticamente in tutto il mondo, esclusa l’America meridionale. In Italia non nidifica più. Qualche coppia forse, fa ancora il nido in Corsica, mentre nella penisola, durante il passo, si vedono alcuni individui sostare soprattutto lungo i principali fiumi. Purtroppo, vengono spesso abbattuti dai cacciatori.

La famiglia dei Sagittaridi (Sagitariidae) è quella del Serpentario, in Inglese Secretary bird (Sagittarius serpentarius), delle savane africane. Per il suo becco adunco, il regime a base di piccoli vertebrati (rettili, batraci e piccoli roditori) e il modo di riprodursi, questo uccello è decisamente un rapace. Se però, si considerano le sue lunghe zampe (le cui dita sono collegate alla loro base, mediante una membrana interdigitale, piede “sindattilo”) e le abitudini ed i costumi di vita, per la maggior parte terrestri, si sarebbe indotti a credere che le sue affinità, con uccelli quali le otarde e le gru, siano notevoli. Tra gli altri strani caratteri, il serpentario, che misura 1,15 m di lunghezza e, 2,10 m di apertura alare, c’è quello di possedere delle timoniere mediane molto allungate, che superano le altre penne di 13-15 cm e una cresta occipitale, che gli ha valso il nome in Inglese di segretario (Secretary bird), alludendo all’abitudine che avevano i segretari di altro tempo, nel sistemarsi sull’orecchio la penna. Ha un piumaggio grigio-nero.

A parte qualche insetto, nidiaceo o piccoli mammiferi, anche per l’insolito Serpentario (Sagittarius serpentarius) il piatto forte è costituito dai serpenti. La preda viene in genere stordita con un poderoso calcio, trattenuta con le possenti dita unghiute ed infine azzannata col forte becco per essere ingollata intera © Giuseppe Mazza

A parte qualche insetto, nidiaceo o piccoli mammiferi, anche per l’insolito Serpentario (Sagittarius serpentarius) il piatto forte è costituito dai serpenti. La preda viene in genere stordita con un poderoso calcio delle zampe corazzate, trattenuta con le dita unghiute ed azzannata col forte becco per essere ingollata intera © Giuseppe Mazza