Amanita phalloides

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Testo © Loredana Battisti

 

Velenoso-mortale a lunga latenza, da 6 a 24 ore ed oltre dopo il pasto © Giuseppe Mazza

Velenoso-mortale a lunga latenza, da 6 a 24 ore ed oltre dopo il pasto © Giuseppe Mazza

Famiglia: Amanitaceae  Roze.

Genere: Amanita Persoon.

Sottogenere: Amanitina (Gilbert) Gilbert.

Sezione: Phalloideae (Fr.) Quélet.

Amanita phalloides (Fries : Fries) Link 1833.

Il nome di origine greca e latina è composto dal lat. Phallus= fallo o gr. falóo = io germoglio cresco, mi rigonfio; e da eîdos = forma, sembianza; ne deriva dalla forma di un fallo, per l’aspetto del fungo da giovane.

La Sezione Phalloideae è caratterizzata da basidiomi con struttura ifale filamentosa, composti da cellule allungate, cosicché il velo generale o universale che li protegge nel primo stadio di crescita (primordio), viene lacerato in una superficie relativamente ristretta; pertanto la parte restante rimane alla base del gambo sotto forma di volva detta a sacco o sacciforme, lasciando la superficie del cappello priva di ornamentazioni (glabra). Altri caratteri sono: il margine del cappello non striato e la base dello stipite nettamente bulbosa. In questa Sezione rientrano tre specie più una varietà del typus tutte velenose mortali: Amanita phalloides (Vaill. Ex Fries) Link; Amanita phalloides var. alba (Vittadini) Vesely; Amanita verna (Bull.: Fr.) Lamarck; Amanita virosa (Lamarck) Bertillon.

Basidioma di medie e grandi dimensioni, può raggiungere 16 cm di cappello, robusto e carnoso.

Cappello: da globoso ad emisferico a convesso a piano, con margine liscio, colorazione molto variabile da giallino, giallo, giallo-verdognolo, verde-bruno, giallo-bruno, con fibrille innate radiali più scure che partono dal centro e si diramano verso il margine, privo di ornamentazioni annesse (glabro).

Imenoforo: lamelle fitte, libere al gambo, intercalato da lamellule tronche bianche, tagliente intero concolore. Spore in massa bianche.

Gambo: mediamente robusto, slanciato, cilindrico, fistoloso, attenuato all’apice e ingrossato alla base in un bulbo sub sferico-ovoidale, di colore bianco, a volte presenta delle zebrature grigio verdastre. Anello, ampio e membranoso, persistente, bianco, leggermente striato. Volva a sacco, ampia e membranosa, aderente al bulbo con la parte superiore libera, bianca.

Carne: spessa, soda, bianca immutabile. Odore debole poi nauseante e disgustoso a maturità, sapore dolce acidulo, non sgradevole.

Reazioni chimiche: spore amiloidi a contatto con il reagente di Melzer; reazione negativa alle basi forti (KOH – NaOH).

Habitat: ubiquitaria estate-autunno, soprattutto boschi di latifoglia (querce, noccioli, carpini e castagni) ma la possiamo trovare anche sotto faggi. Preferisce zone termofile e clima mediterraneo.

Commestibilità: velenoso-mortale. Sindrome falloidea o da amatossina a lunga latenza: da 6 a 24 ore ed oltre dopo il pasto.

Amanita phalloides : basidi, cellule marginali, cuticola e spore © Pierluigi Angeli

Amanita phalloides : basidi, cellule marginali, cuticola e spore © Pierluigi Angeli

Principali sintomi

I fase: disturbi gastrointestinali (nausea, vomito alimentare poi biliare, diarrea coleriforme), disidratazione con conse- guente ipotensione, sete intensa, dolori addominali.

II fase: apparente miglioramento.

III fase: insufficienza epatica acuta e comparsa di ittero, alterazioni del sistema emocoagulativo, talvolta grave disidratazione con insufficienza renale acuta, sopore, coma e possibile decesso.

In ogni caso, purtroppo, in conseguenza dell’insufficienza epatica acuta, il fegato potrà essere irreversibilmente compromesso, fino a necessitare di un trapianto.

Note: bellissimo fungo che purtroppo spesso è responsabile degli avvelenamenti più gravi che accadono nel nostro paese; è conosciuto anche con il nome dial. di Tignosa verdognola.

Bisogna spendere due righe in più per questa specie ed evidenziarne i caratteri che la distinguono: volva a sacco bianca, cappello glabro verde giallastro a fibrille innate con margine liscio, lamelle libere e bianche, gambo bulboso bianco o con zebrature grigiastre, anello bianco.

Varietà della specie al pari velenose-mortali

Amanita phalloides var. alba (Vittadini) Vesely, identica al typus, ma completamente bianca, reazione negativa alle basi forti; reazione che la distingue dalle altre due amanite bianche, la verna e la virosa, le quali risultano invece positive alle basi forti assumendo una colorazione giallo-vivo su tutte le parti del basidioma (tranne la volva). E inoltre Amanita phalloides varietà fuscovolvata Neville Poumarat & Bernadet 2004, Amanita verna varietà decipiens Trimbach, Amanita dunensis Heim ex M. Bon & Andry, Amanita porinensis Freire & Castro ex Castro, Amanita virosa varietà levipes Neville & Poumarat 2004.

Osservazioni: da non confondere soprattutto nel suo primo stadio di crescita (primordio) a forma di uovo con altre amanite commestibili e non, agarici bianchi (con la Amanita phalloides var. alba), volvarie, con la Russula virescens (ottimo commestibile) e la Russula heterophylla (buon commestibile) anche se strutturalmente e morfologicamente rientrano in un altro genere; quando si raccoglie l’Amanita phalloides senza la volva, per il raccoglitore poco esperto ci potrebbe essere possibilità di errore. Il Tricholoma sejunctum, non commestibile perché amaro, presenta un cappello identico per colore e fibrille innate alla Amanita phalloides, ma appartiene ad un altro genere: Tricholoma.

 

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