Anthurium veitchii

Famiglia : Araceae


Testo © Pietro Puccio

 

Anthurium veitchii, Araceae

L’Anthurium veitchii è una specie erbacea epifita endemica della Colombia. Le grandi foglie, lunghe fino a 2 m, corrugate con nervature prominenti, sono verde scuro metallico anteriormente e soffuse di porpora sul retro © Giuseppe Mazza

La specie è endemica della Colombia (Antioquia e Chocó) dove vive sugli alberi delle foreste pluviali montane intorno a 1000 m di altitudine.

Il nome generico è la combinazione dei sostantivi greci “ἄνθος” (ánthos) = fiore ed “οὐρά” (ourá) = coda, con riferimento allo spadice dell’infiorescenza; la specie è dedicata alla famiglia Veitch, proprietaria di un famoso vivaio londinese, fondato da  John Veitch (1752–1839), attivo dal XVIII al XX secolo, che introdusse in Europa un gran numero di specie esotiche.

Nomi comuni: king anthurium (inglese).

L’Anthurium veitchii Mast. (1876) è una specie erbacea epifita sempreverde, molto variabile, con un corto fusto e internodi ravvicinati da cui si sviluppano numerose radici carnose verdastre.

Le foglie su un picciolo lungo 0,6-1 m, sono semplici, pendenti, lanceolate con apice acuminato e  base cordata o auricolata, di 0,8-2 m di lunghezza e 20-30 cm di larghezza, profondamente corrugate, coriacee, di colore verde scuro metallico anteriormente, a volte soffuso di porpora posteriormente, con nervature laterali prominenti, arcuate e ravvicinate, di colore verde chiaro come quella centrale; le nuove foglie sono inizialmente di colore bronzo scuro.

Infiorescenze ascellari, su un peduncolo lungo 50 cm, costituite da una spata ovato-lanceolata con apice acuminato, lunga 7-12 cm e larga 3-8 cm, inizialmente eretta, poi retroflessa, di colore bianco verdastro, e da uno spadice subsessile, di 8-10 cm di lunghezza e 1,5 cm di diametro, di colore bianco crema tendente al rosa.

I frutti sono bacche bianco verdastre contenenti 1-2 semi immersi in una polpa irritante per la presenza di cristalli di ossalato di calcio.

Può propagarsi a livello amatoriale per seme, raramente disponibile, ma commercialmente viene riprodotta facilmente per micropropagazione, che ne ha permesso la diffusione in coltivazione.

Specie fra le più spettacolari del genere, coltivabile all’aperto, come epifita sui rami degli alberi o in canestri sospesi, esclusivamente nelle regioni a clima tropicale e subtropicale umido, non sopportando temperature inferiori a 10 °C, se non eccezionali e per brevissimo periodo con danneggiamento del fogliame; la posizione, da leggermente ombreggiata ad ombreggiata, deve essere riparata dal vento.

Anthurium veitchii, Araceae

L’insolita spata bianco verdastra, ovato-lanceolata con apice acuminato, prima eretta e poi retroflessa, avvolge alla base uno spadice subsessile di 10 cm © Giuseppe Mazza

Altrove va coltivata in serra o giardini d’inverno con elevata umidità ambientale, 70-80 %, e temperature minime non inferiori a 15 °C, in vasi o canestri preferibilmente sospesi utilizzando un substrato particolarmente aerato e drenante, del tipo utilizzato per le orchidee epifite. Le innaffiature devono essere frequenti e abbondanti durante il periodo vegetativo, ma senza ristagni, distanziate in inverno in modo da fare asciugare la superficie del substrato prima di ridare acqua; utili le nebulizzazioni con acqua non calcarea in presenza di elevate temperature. Concimazioni mensili in primavera-estate con un prodotto idrosolubile bilanciato con microelementi a 1/3 della dose consigliata sulla confezione.

Sinonimi: Anthurium veitcheum auct. (1877); Anthurium veitchii var. acuminatum N.E.Br. (1885).

 

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