Astrocaryum mexicanum

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

multi

L’Astrocaryum mexicanum raggiunge i 6,5 m d’altezza nelle foreste pluviali a bassa quota dell’America centrale © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Belize, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico (Chiapas, Oaxaca, Tabasco e Veracruz) e Nicaragua dove è presente, spesso in abbondanza, nel sottobosco delle foreste pluviali, dal livello del mare fino a circa 500 m di altitudine.

Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “ἀστήρ” (aster) = stella e “κάρυον” (karion) = noce, seme, con riferimento alle impronte presenti sul seme; il nome della specie è l’aggettivo latino “mexicanus, a, um” = del Messico, con riferimento al luogo di origine della specie tipo.

Nomi comuni: Mexican forest palm (inglese); lancetillo (Guatemala); lancetilla (Honduras); acté, chapay, chicalito de tuxtepec, chichón, chocho, coyol redondo, palmilla, tzitzún (Messico).

L’ Astrocaryum mexicanum Liebm. ex Mart. (1853) è una specie a fusto solitario, cilindrico, di 1,5-6,5 m di altezza e 4-7 cm di diametro, fittamente ricoperto in corrispondenza delle cicatrici delle basi fogliari di anelli di spine piatte, nere, lunghe 3-6 cm, rivolte in diverse direzioni.

Foglie apparentemente semplici o irregolarmente divise nelle piante giovani, pennate in quelle adulte, lunghe fino a circa 2 m, con 15-30 coppie di foglioline alterne, lineari con apice acuminato, regolarmente disposte su uno stesso piano lungo il rachide, lunghe 40-50 cm e larghe 2-2,5 cm, le terminali unite, a coda di pesce, con apice troncato e irregolarmente dentato, di colore verde scuro superiormente, glauche inferiormente. Picciolo, lungo 50-60 cm, rachide e base fogliare, che avvolge solo parzialmente il fusto, sono provvisti di spine di varia lunghezza e rivolte in diverse direzioni.

Il tronco, largo 4-7 cm, è protetto da vistose spine piatte. Le infiorescenze immature e l’endosperma dei frutti sono commestibili. Specie molto ornamentale, ma da utilizzare lontano dai luoghi di passaggio © Giuseppe Mazza

Il tronco, largo 4-7 cm, è protetto da vistose spine piatte. Le infiorescenze immature e l’endosperma dei frutti sono commestibili. Specie molto ornamentale, ma da utilizzare lontano dai luoghi di passaggio © Giuseppe Mazza

Infiorescenze erette tra le foglie (interfogliari), inizialmente racchiuse in una spata spinosa, compatte, lunghe 25-30 cm, con ramificazioni di primo ordine portanti fiori unisessuali biancastri sulla stessa infiorescenza, con un fiore femminile alla base della ramificazione (rachilla) e numerosi fiori maschili per il resto della lunghezza; le infiorescenze presentano il fenomeno della proteroginia (gli organi femminili maturano prima di quelli maschili) che favorisce la fecondazione incrociata. Frutti ovoidi, lunghi 4-5 cm e larghi 3-4 cm, di colore marrone e fittamente ricoperti di corte spine, contenenti un solo seme.

Si propaga per seme, preventivamente pulito dalla polpa e immerso in acqua per due giorni, in terriccio organico drenante mantenuto umido alla temperatura di 24-28 °C, con tempi di germinazione a partire da 2-3 mesi.

Palma molto ornamentale, ma da utilizzare lontano da luoghi di passaggio e di sosta per le pericolose spine sul fusto ed anche per i frutti che cadendo al suolo possono rappresentare un pericolo. Le piante giovani sono particolarmente attraenti con le foglie indivise, se posizionate in luoghi riparati dal vento, e possono essere tenute in vaso per la decorazione di serre e giardini d’inverno ombreggiati. Coltivabile nelle regioni a clima tropicale e subtropicale umido, se ne può tentare la coltivazione in posizione riparata in quelle temperato calde più miti dove temperature intorno a 0 °C sono eccezioni di brevissima durata. Richiede suoli fertili e perfettamente drenanti, da acidi a neutri, mantenuti costantemente umidi, ma senza ristagni, una posizione ombreggiata nei primi anni di crescita, poi da leggera ombreggiatura a pieno sole da adulta.

I fusti sono utilizzati dalle popolazioni locali nelle costruzioni rurali, le foglie come copertura, le infiorescenze immature e l’endosperma dei frutti come alimento.

Sinonimi: Astrocaryum rostratum Hook.f. (1854); Astrocaryum warscewiczii H. Karst. (1858); Astrocaryum warszewiczii H.Karst. (1858); Astrocaryum chichon Linden (1881); Bactris cohune S.Watson (1886); Astrocaryum cohune (S.Watson) Standl. (1930); Hexopetion mexicanum (Liebm. ex Mart.) Burret (1934).

 

→ Per nozioni generali sulle ARECACEAE, cliccare qui.

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle ARECACEAE e trovare altre specie, cliccare qui.