Averrhoa carambola

Famiglia : Oxalidaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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L'Averrhoa carambola è un alberello molto ramificato © Giuseppe Mazza

Coltivata da tempi remoti, non se ne conosce l’esatto luogo di origine, si suppone Giava.

Il nome generico ricorda il filosofo, giurista e medico arabo di Spagna Abū al-Walīd Muhammad ibn Ahmad ibn Muhammad ibn Rushd, noto nell’Occidente latino col nome di Averroè (1126-1198); il nome specifico è quello utilizzato anticamente dai portoghesi nella regione del Malabar ed adottato successivamente da spagnoli ed inglesi.

Nomi comuni: carambola, five-angled fruit, five-corner, star apple, starfruit (inglese); carambolier, pomme de Goa (francese); carambola (italiano); caramboleiro, camerunga, lymas de Cayena (portoghese); carambola, carambolera, carambolero, carambolo, fruto estrella, pepino de la India, tamarindo chino, tamarindo dulce (spagnolo); karambole, sternfrucht (tedesco).

L’ Averrhoa carambola L. (1753) è un piccolo albero sempreverde molto ramificato, alto generalmente fino a 5 m, anche se alcuni esemplari possono raggiungere 10 m, con tronco dalla corteccia liscia o leggermente fessurata, grigiastra o scura.

Presenta foglie composte imparipennate, alterne, lunghe 10-25 cm, con 5-11 foglioline opposte o sub-opposte, ovato-oblunghe, di 3,5-8,5 cm di lunghezza e 1-4 cm di larghezza, di colore rosso bronzato inizialmente, poi verde più o meno scuro e lisce superiormente, leggermente tomentose e biancastre inferiormente; le foglioline presentano una discreta sensibilità sia alla luce che agli urti, richiudendosi al buio e quando la pianta è sottoposta ad urti violenti.

Infiorescenze ascellari a pannocchia, prodotte in diversi periodi dell’anno sia sui giovani rami sottili che su quelli di più grande diametro privi di foglie, ed a volte sul fusto principale, con corto rachide rossiccio e fiori imbutiformi ermafroditi, di 0,5-1,2 cm di lunghezza e 0,6-1 cm di diametro, con 5 petali di colore lilla; l’impollinazione è effettuata prevalentemente da api.

Presenta il fenomeno della eterostilia, con individui che portano solo fiori con stilo corto e lunghi stami, generalmente auto incompatibili e che quindi necessitano di impollinazione incrociata, ed altri solo fiori con stilo più lungo degli stami, che sono auto fertili.

I frutti sono bacche oblunghe a 5-6 coste longitudinali, di 5-15 cm di lunghezza e 4-8 cm di diametro, dalla tipica sezione a stella, con esocarpo (la “buccia”) commestibile, sottile, liscio e ceroso di colore da giallo pallido a giallo arancio e polpa croccante gialla e succosa a maturità dal sapore da piuttosto dolce a decisamente aspro, secondo la varietà, per la maggiore o minore presenza di acido ossalico.

I caratteristici frutti sono commestibili e ricchi di vitamine © Giuseppe Mazza

I caratteristici frutti sono commestibili e ricchi di vitamine © Giuseppe Mazza

I semi, da 0 a 12, sono piatti, lunghi 0,6-1,2 cm, di colore bruno. Si riproduce per seme, che germina in 1-2 settimane, da mettere a dimora in breve tempo non avendo una lunga durata di germinabilità una volta estratto dal frutto, per la riproduzione delle varietà si ricorre a diversi tipi di innesti.

Da seme occorrono da 4 a 6 anni per la prima fioritura, piante innestate possono invece fiorire entro un anno. La durata utile ai fini della produzione è di circa 25 anni.

È una specie coltivabile in pieno sole nelle zone tropicali e subtropicali umide, con una piovosità distribuita tra 1500 e 3000 mm annui di pioggia, nelle zone con minore piovosità necessita di irrigazioni periodiche, se ne può tentare la coltivazione in quelle temperato calde dove le temperature intorno a 0 °C sono una eccezione di breve durata, infatti temperature tra -2 e -3 °C possono essere letali per giovani piante, oltre che danneggiare le foglie ed i rami giovani di piante adulte, queste pare possono resistere, pur con esteso danneggiamento della chioma, fino a circa -5 °C, sempre per brevissimo periodo.

Richiede suoli ben drenanti, non sopportando ristagni idrici, neutri o leggermente acidi, in suoli calcarei può presentare fenomeni di clorosi che possono essere corretti con la somministrazione per via fogliare di microelementi sotto forma di chelati.

Sono state selezionate molte varietà raggruppate in due tipologie, quelle più ricche in acido ossalico, fino a circa 7 mg/g, dal sapore aspro, ma più aromatiche, e quelle “dolci”, meno aromatiche, ma con minore contenuto di acido ossalico, tra 0,4 e 0,8 mg/g, e quindi più gradevoli al palato e che negli ultimi decenni hanno contribuito ad un notevole incremento nell’uso di questo frutto.

Il frutto ha anche un alto contenuto di vitamina C, tra 15 e 50 mg/100 g di frutto fresco, in dipendenza della varietà e del grado di maturazione, e, in minor misura, di vitamina A, oltre a flavonoidi, fibre e minerali, in particolare potassio.

Le varietà “dolci” vengono consumate prevalentemente crude, tagliate a fettine sottili, per insalate o aggiunte come elemento decorativo in diverse pietanze, il succo viene utilizzato per preparare bibite o gelati, mentre quelle aspre vengono utilizzate cotte, in aggiunta a vari piatti tipici locali, o per preparare conserve e canditi.

È da tenere presente che l’ingestione di grandi quantità di frutta o di succo può provocare entro poche ore vari disturbi seguiti da gravi nefropatie con esito anche fatale, il frutto ed i suoi derivati devono in ogni caso essere totalmente evitati dalle persone con problemi renali.

I fiori svelano a prima vista una chiara parentela con la ben nota Oxalis © Giuseppe Mazza

I fiori svelano a prima vista una chiara parentela con la ben nota Oxalis © Giuseppe Mazza

Inoltre, come il pompelmo, il frutto ed i suoi derivati sono dei potenti inibitori di alcuni enzimi che hanno un importante ruolo nell’assorbimento di molti farmaci, come quelli a base di statine e benzodiazepine, con conseguenze che possono essere anche gravi.

Il frutto è molto delicato e deperisce velocemente a temperatura ambiente, può essere conservato per circa 3 settimane ad una temperatura compresa tra 5 e 10 °C.

Frutti e foglie sono utilizzati nella medicina tradizionale per varie patologie, ma vanno utilizzati con molta cautela per gli effetti collaterali.

L’ Averrhoa carambola, oltre che per i suoi frutti, viene spesso coltivata come pianta ornamentale in parchi e giardini per il delicato fogliame, le infiorescenze rosate ed i numerosi frutti dorati.

Per la crescita piuttosto lenta si adatta alla coltivazione in vaso, riuscendo anche a fruttificare, utilizzando un terriccio ricco di sostanza organica, leggermente acido, con aggiunta di sabbia o agriperlite intorno al 25%.

Sinonimi: Averrhoa acutangula Stokes (1812); Sarcotheca philippica (Villar) Hallier f. (1910).

 

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