Bubulcus ibis

Famiglia : Ardeidae

GIANFRANCO.gif
Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

multi

L'intrepido Airone guardabuoi (Bubulcus ibis ), oggi praticamente cosmopolita, è l'unico uccello ad aver colonizzato l'America, in epoca moderna senza l'aiuto dell'uomo © Gianfranco Colombo

Non c’è dubbio che quando un uccello decide di allargare il proprio areale non v’è mezzo di prevederlo né tantomeno ostacolarlo e per quanto si possa pensare alle difficoltà di clima, alla carenza di ambiente consono alle sue abitudini, agli ostacoli naturali quali oceani e catene montuose o alle eventuali carenze di cibo che incontrerebbe per la concorrenza di specie già presenti in loco da millenni, non c’è previsione che tenga.

Se poi questo istinto di espansione è globale, impulsivo e repentino ecco presentarsi in breve tempo un vero sconvolgimento di quella che probabilmente era una situazione che permaneva da millenni.

Pochi decenni orsono bastava osservare un documentario sui parchi africani per vedere questi simpatici e piccoli aironi bianchi camminare in mezzo alle mandrie di bufali o sgaiattolare tra le enormi zampe di un elefante o a volte impunemente riposare e farsi trasportare in groppa a qualche grossa antilope.

Per noi europei era il solo modo per conoscere questo uccello così comune in quelle terre e sempre così “tra i piedi” quando si osservavano i veri attori protagonisti di questi documentari.

Così accadde, nel secolo scorso che uno stormo in migrazione sul continente africano, forse in uno strano vagabondaggio oppure in quei particolari movimenti per loro istintivi chiamati nomadismo, si trovò casualmente ad attraversare l’Oceano Atlantico, probabilmente favorito dai venti alisei stagionali e colonizzare in un batter d’occhio un intero continente.

Arrivò con tutta probabilità sulle coste del Brasile o delle Guyane e trovò immediatamente una collocazione naturale in quel ambiente, tanto che in pochissimi decenni fece quello che abitualmente vediamo a volte realizzare in molti secoli.

L’ America ha così assistito nella sua storia moderna a due invasioni, la prima voluta e gestita dall’uomo e cioè l’arrivo di Cristoforo Colombo e la seconda voluta e gestita dalla natura.

Piccolo e tozzo, rispetto agli altri aironi, ma con un becco robusto © Giuseppe Mazza

Piccolo e tozzo, rispetto agli altri aironi, ma con un becco robusto © Giuseppe Mazza

La prima, cosiddetta di civilizzazione anche se spesso fu inutilmente cruenta, la seconda assolutamente pacifica, senza spargimento di sangue.

L’airone guardabuoi è infatti a tutt’oggi l’unico uccello ad aver colonizzato in epoca moderna l’America non aiutato dall’uomo.

Lo stesso è accaduto per l’Europa, fino a quel tempo occupata solo nella parte sud della penisola iberica, così nelle isole dell’Oceano indiano che vennero sistematicamente invase ed anche nell’estremo sudest asiatico ed Australasia.

Questo airone è arrivato nelle più lontane isole del Pacifico raggiungendo persino le isole Fiji. Ora questo uccello è divenuto ormai cosmopolita e sta addirittura avviando la colonizzazione delle isole subantartiche.

Ormai questo simpatico airone è largamente diffuso in tutti i cinque continenti.

Cosa abbia mosso questo uccello ad ampliare così repentinamente il suo areale può essere parzialmente spiegato dalla continua evoluzione dell’agricoltura e delle modalità di allevamento di bestiame attuato dall’uomo per incrementare la produzione di carne, motivi che possono averlo indotto a confondere mandrie di nuovi e sconosciuti animali con quelle con cui era geneticamente abituato a convivere in Africa o nel loro mondo.

Per loro camminare fra le zampe dei bufali o delle giraffe ed ora fra i piedi di vacche o di pecore è assolutamente indifferente.

Il beneficio ottenuto dai primi in terra d’Africa è perfettamente uguale a quello ottenuto dai nuovi in quel del centro America od altri luoghi ameni.

A questo si aggiunge l’innata versatilità di questi uccelli nell’adattarsi ad ogni tipo di alimentazione che li ha sicuramente aiutati nel loro adattamento.

In Europa, in particolar modo nel nord Italia e zone similari, l’avvento della monocoltura agricola con un fortissimo incremento della coltivazione di mais e conseguente aratura sistematica dei terreni coltivati, ha dato forte impulso ad un’attività nuova per questi uccelli.

Non vi è trattore in aratura che non sia seguito da centinaia di questi aironi intenti a beccare avidamente tutti gli insetti ed animaletti portati allo scoperto da questi instancabili aratri.

Altamente sociale, grande osservatore, è pronto a cogliere ogni opportunità pur di mangiare, con 1 m d'apertura alare ed i suoi 500 g di peso © Gianfranco Colombo

Altamente sociale, grande osservatore, è pronto a cogliere ogni opportunità pur di mangiare, con 1 m d'apertura alare ed i suoi 500 g di peso © Gianfranco Colombo

Così pure una falciatrice in azione in un prato erboso. Anche in questo caso per questi uccelli non c’è differenza fra un animale in carne ed ossa od un mezzo meccanico rombante, il beneficio è simile.

Qui lo troviamo in India su Boselaphus tragocamelus, Sri Lanka su Bubalus bubalis e Tanzania su Diceros bicornis: tutti erbivori che smuovono le prede e libera in cambio da zecche e parassiti © Gianfranco Colombo e Giuseppe Mazza

Qui lo troviamo in India su Boselaphus tragocamelus, Sri Lanka su Bubalus bubalis e Tanzania su Diceros bicornis: tutti erbivori che smuovono le prede e libera in cambio da zecche e parassiti © Gianfranco Colombo e Giuseppe Mazza

L’Airone guardabuoi (Bubulcus ibis Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Pelecaniformes ed alla famiglia degli Ardeidae.

L’etimo del genere Bubulcus prende origine dall’omonimo termine latino che significa mandriano di vacche, appunto la sua attività preferita, mentre la specie ibis deriva da una cattiva interpretazione data da Linneo sulla documentazione pervenutagli da un suo conterraneo.

Risulta che qualche anno prima della classificazione fatta da Linneo di questo uccello, l’esploratore svedese Hasselqvist tornato da un viaggio africano e basandosi su un’errata traduzione datagli dal suo turcimanno, scrisse convinto che questo airone fosse l’antico ibis cui gli egiziani davano tanta dedizione.

Linneo seguì questa indicazione ed a sua volta perseverò inconsapevole nell’errore trascinandolo fino ai giorni nostri.

Alcuni nomi comuni europei sono: Western Cattle o Eastern Cattle Egret in Inglese, Kuhreiher in Tedesco, Garcilla Bueyera in Spagnolo, Héron garde-boeufs o Gardeboeuf d’Asie in Francese e Garça-vaqueira in Portoghese.

Zoogeografia

Il guardabuoi vive in tutti e cinque i continenti ed occupa un areale vastissimo.

In Africa è presente ampiamente in ogni angolo fatta eccezione dei deserti.

In America dal sud del Canada fino all’estremo lembo della Patagonia.

In Asia occupa tutta l’area indomalese ed indonesiana. In Australia è ben diffuso ed in Europa occupa la parte mediterranea e sud del continente.

Il suo areale si sta espandendo gradualmente anno per anno e si presume che nel prossimo futuro arriverà ad occupare tutti i territori a lui consoni o interessati dalle innovazioni agricole e di allevamento.

In molte aree il guardabuoi è residente, in altre è vagante ed in altre ancora migratore.

Questi movimenti non hanno una chiara identificazione anche se d’abitudine la migrazione interessa le popolazioni che vivono nel nord degli areali o sul limite di aree soggette a forti siccità stagionali.

Si assiste comunque a svernamenti in aree soggette a forti geli o, come avviene nelle popolazioni australiane, ad un movimento contrario verso sud in aree più fredde anziché in quelle più miti.

Ma che ci fai qui in Padania ? pare dirgli la pecora di sinistra. Pensa ai fatti tuoi ! sembra rispondere l’airone, mentre l'altra pecora riflette sull’improvviso mal di testa © Gianfranco Colombo

Ma che ci fai qui in Padania ? pare dirgli la pecora di sinistra. Pensa ai fatti tuoi ! sembra rispondere l’airone, mentre l'altra pecora riflette sull’improvviso mal di testa © Gianfranco Colombo

Di certo le piogge stagionali o quelle monsoniche condizionano molto i loro movimenti ed attirano immancabilmente nei luoghi soggetti a questi eventi, larghe popolazioni di questi uccelli.

Certo, per un animale che da millenni è abituato ai tropici, adattarsi al nevischio non è facile © Gianfranco Colombo

Certo, per un animale che da millenni è abituato ai tropici, adattarsi al nevischio non è facile © Gianfranco Colombo

Sono state classificate tre sottospecie specifiche dei territori occupati: il Bubulcus ibis coromandus, asiatico, il Bubulcus ibis ibis, del vecchio continente ed il Bubulcus ibis seychellarum, proprio delle isole dell’Oceano indiano.

Ecologia Habitat

Questo airone abita le zone umide di pianura, quelle coltivate anche intensamente ed interessate da continue lavorazioni agricole anche a stretto contatto con l’uomo.

Allevamenti allo stato brado ed in generale luoghi ove pascolano animali, campi erbosi ed anche abbandonati, argini di fossati, stoppie e risaie, margini di paludi, aeroporti ed anche zone aride.

La fortissima flessibilità a qualsiasi tipo di cibo ha portato questo uccello ad adattarsi ai più diversi ambienti.

Morfofisiologia

Il guardabuoi è un piccolo airone dalle forme più tozze e meno slanciate dei suoi cugini.

Ha un collo molto più corto ed un corpo assai più massiccio e rotondeggiante, tuttavia mantiene l’eleganza tipica di questi uccelli anche se a terra risulta avere una camminata più nervosa fatta a scatti e scarti laterali improvvisi.

Non ha grandi dimensioni ma è pur sempre un uccello con un’apertura alare di 100 cm, un peso che può raggiungere i 500 g ed una lunghezza di circa 50 cm.

È un airone totalmente bianco od almeno così è la prima impressione quando lo si osserva da lontano oppure quando in volo.

Ma per un Bubulcus ibis l’importante è mangiare e questa arvicola europea lo riempie di gioia. Seguire in folti gruppi un trattore nei campi, non è meno produttivo di un branco di bufali o zebre in corsa. L’importante, oltre a ranocchie, girini e animali del tradizionale mondo acquatico, è trovare insetti, vermi, bisce e uccellini in difficoltà © Gianfranco Colombo

Ma per un Bubulcus ibis l’importante è mangiare e questa arvicola europea lo riempie di gioia. Seguire in folti gruppi un trattore nei campi, non è meno produttivo di un branco di bufali o zebre in corsa. L’importante, oltre a ranocchie, girini e animali del tradizionale mondo acquatico, è trovare insetti, vermi, bisce e uccellini in difficoltà © Gianfranco Colombo

In realtà la sua colorazione ha delle sfumature giallo ocracee sulla testa, sul collo e sul groppone durante il periodo di nidificazione che perde gradualmente trasformandosi in bianco puro al termine di questo periodo.

Un ramo per la costruzione del nido: una piattaforma di rami secchi poco definita e molto spesso instabile. Anche la riproduzione è un fatto di gruppo: si riuniscono spesso, gomito a gomito, su grandi alberi prospicienti i fiumi o specchi d’acqua, boschetti fra le risaie e notoriamente in rumorose garzaie, talora con altre specie d'aironi accanto © Gianfranco Colombo

Un ramo per la costruzione del nido: una piattaforma di rami secchi poco definita e molto spesso instabile. Anche la riproduzione è un fatto di gruppo: si riuniscono spesso, gomito a gomito, su grandi alberi prospicienti i fiumi o specchi d’acqua, boschetti fra le risaie e notoriamente in rumorose garzaie, talora con altre specie d'aironi accanto © Gianfranco Colombo

Il becco è giallo, robusto e tozzo e relativamente pronunciato. Le zampe sono anch’esse verde-giallastre, robuste e piuttosto corte. Non vi è distinzione fra i sessi ed anche i giovani assumono in breve tempo la livrea degli adulti.

Entrambi i coniugi covano per circa 25 giorni 2-5 uova azzurrognole. Alla nascita i piccoli mostrano una leggera peluria e non sono in grado di termoregolarsi © Museo Civico di Lentate sul Seveso

Entrambi i coniugi covano per circa 25 giorni 2-5 uova azzurrognole. Alla nascita i piccoli mostrano una leggera peluria e non sono in grado di termoregolarsi © Museo Civico di Lentate sul Seveso

L’airone guardabuoi si può a volte confondere con la Garzetta (Egretta garzetta) sia per le dimensioni sia per il colore ma un’attenta analisi del becco, giallo nel guardabuoi e nero nell’altra e la mancanza dei guanti gialli tipici della garzetta, rende facile la distinzione delle due specie.

La postura a terra è alquanto indicativa fra le due specie ed evidenzia la forma tozza e rintuzzata del guardabuoi contro la forma slanciata ed elegante della garzetta.

Etologia-Biologia riproduttiva

Quello che i tipici aironi fanno con il lungo collo è sostituito da questo uccello con le gambe.

Durante la caccia rincorre le prede che muove camminando tra l’erba al contrario dei consimili che effettuano cacce di attesa e di attenzione.

È più irruento e caccia solitamente in branchi al contrario degli altri che sono di solito insofferenti della vicinanza dei loro simili.

È attirato dagli animali al pascolo ed immancabilmente appena ne vedono, subito si radunano attorno riprendendo l’atavica abitudine di confondersi fra di loro.

Oltre a rincorrere gli insetti mossi dagli animali ama becchettarli togliendo zecche e parassiti che infestano il loro pelo.

Poi stanchi di camminare e volendo asciugarsi le penne dalla rugiada, eccoli accomodarsi sul loro groppone e comodamente farsi trasportare mentre si stirano le ali e fanno l’abituale toilette alla livrea.

Si nutre indistintamente di prede acquatiche quali ranocchie, bisce, girini ed invertebrati ma allo stesso modo cattura animali di terra quali arvicole e talpe, grossi insetti, vermi.

Non disdegna di predare nidi che trova nel suo continuo camminare ed anche di assalire volatili indeboliti o feriti.

L’airone guardabuoi è fortemente sociale e trascorre la sua vita sempre in compagnia dei suoi simili.

Lo fa anche nella fase di nidificazione quando si riunisce in colonie a volte numerosissime, ponendo il nido su alberi prospicienti fiumi o specchi d’acqua, boschetti fra le risaie e notoriamente, all’interno di garzaie frammisto ad altre specie di ardeidi.

Le aree di nidificazioni nell’emisfero boreale, vengono occupate nella tarda primavera quando di ritorno dalla migrazione o dagli spostamenti stagionali. Il corteggiamento è quello tipico degli aironi con svolazzamenti di fronte alla femmina effettuati direttamente sul luogo di nidificazione, con arricciamento delle penne sul capo, agitando nel becco rametti secchi ed il tutto accompagnato da un grande schiamazzo.

Se cadono dal rudimentale nido, come questo povero pullo, finiscono quasi sempre in bocca a mustelidi, roditori e volpi affamate, spesso di ronda ai piedi della colonia © Gianfranco Colombo

Se cadono dal rudimentale nido, come questo povero pullo, finiscono quasi sempre in bocca a mustelidi, roditori e volpi affamate, spesso di ronda ai piedi della colonia © Gianfranco Colombo

Da quel momento la colonia diventa rumorosissima sia di giorno che di notte, un disturbo accentuato ancor più al momento della nascita dei piccoli.
Il nido è una piattaforma di rami secchi e falaschi poco definita ed a volte instabile tanto che non è raro che i piccoli durante la crescita cadano a terra alimentando un lavoro di predazione da parte di mustelidi, roditori e volpi che si aggirano costantemente ai piedi della colonia.

Depone da 2 a 5 uova bianco azzurrognole che vengono covate da entrambi i partner per circa 25 giorni. Alla nascita i piccoli sono ricoperti da un leggera peluria ma non in grado di termoregolarsi per cui devono sempre avere l’assistenza costante di uno dei genitori ma già nella seconda settimana di vita possono rimanere soli nel nido per il tempo necessario al procacciamento del cibo da parte degli adulti, protetti solo dalla mutua assistenza fornita dalla colonia.

A tre settimane la livrea giovanile è completata ed i giovani lasciano il nido arrampicandosi ed avventurandosi sui rami tutto intorno al nido fino alla settima settimana quando diventeranno autonomi.

Sinonimi

Ardea ibis Linnaeus, 1758; Ardeola ibis Linnaeus, 1758; Egretta ibis Linnaeus, 1758; Lepterodatis ibis Linnaeus, 1758; Bubulcus bubulcus Linnaeus, 1758; Buphus coromandus Boddaert, 1783; Cancroma coromanda Boddaert, 1783.

 

→ Per apprezzare la biodiversità dei PELECANIFORMES cliccare qui.