Bulbophyllum gerlandianum

Famiglia : Orchidaceae


Testo © Pietro Puccio

 

La specie è originaria delle Filippine (Luzon, Mindanao e Samar) e Nuova Guinea dove cresce sugli alberi delle foreste umide tra 100 e 1100 m di altitudine.

Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “βολβός” (bolbos) = bulbo e “φύλλον” (phyllon) = foglia, con riferimento alle foglie che crescono all’apice degli pseudobulbi; la specie è dedicata all’antropologo e etnologo tedesco Georg Karl Cornelius Gerland (1833-1919).

Nomi comuni: Gerland’s bulbophyllum (inglese).

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Poco noto in coltura, il Bulbophyllum gerlandianum è un’epifita con rizoma strisciante delle Filippine e Nuova Guinea © Giuseppe Mazza

Il Bulbophyllum gerlandianum Kraenzl. (1886) è una specie epifita con rizoma strisciante radicante ai nodi, di 0,5-0,7 cm di diametro, numerose radici filiformi e pseudobulbi ovoidi, di 1-2,5 cm di altezza e 0,8-1 cm di diametro, distanziati tra loro di 2-10 cm.

Foglie oblunghe con apice emarginato, lunghe 10-26 cm e larghe 3-6 cm, coriacee, di colore verde scuro e lucide.

Infiorescenze basali portanti un unico fiore, su un peduncolo lungo 2-2,5 cm, non completamente aperto, di colore giallo pallido più o meno densamente punteggiato di rosso e intensamente odoroso; pedicello e ovario lungo circa 5 cm.

I fiori, che non si aprono interamente, sono impollinati da mosche della frutta © Giuseppe Mazza

I fiori, che non si aprono interamente, sono impollinati da mosche della frutta © Giuseppe Mazza

Sepalo dorsale ovato-lanceolato con apice acuminato ricurvo, lungo 2-2,8 cm e largo 0,6-1 cm, sepali laterali ovato-triangolari con apice acuminato, convergenti, lunghi 1,5-3 cm e larghi 0,8-1,2 cm.

Petali laterali ovato-ellittici con apice acuminato, leggermente ricurvi, lunghi 1,4-2,6 cm e larghi 0,5-1 cm, labello carnoso ricurvo nella parte centrale, triangolare nella parte terminale, ottuso, di 0,6-0,8 cm di lunghezza e 0,3-0,6 cm di larghezza, e colonna lunga 0,3-0,4 cm.

I fiori sono impollinati dai maschi di diverse specie di mosca della frutta, in particolare del genere Bactrocera Macquart, 1835, come per il Bulbophyllum patens King ex Hook.f. (1890).

Si riproduce per seme, in vitro, e per divisione, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 pseudobulbi.
Specie fiorifera pressoché sconosciuta in coltivazione, presente quasi esclusivamente in collezioni specializzate, richiede una esposizione leggermente ombreggiata, temperature intermedie, 20-30 °C, elevata umidità, 70-80 %, e costante ventilazione.

Innaffiature e nebulizzazioni frequenti durante il periodo di crescita degli pseudobulbi, più distanziate nella stasi vegetativa, ma senza mai fare asciugare completamente il substrato, utilizzando acqua piovana, demineralizzata o da osmosi inversa.

Può essere montata su tronchi, corteccia o zattere di sughero o di radici di felci arborescenti, con dello sfagno alla base per mantenere l’umidità, o coltivata in vasi o canestri, abbastanza ampi da permettere al rizoma di allungarsi liberamente, con substrato costituito da frammenti di corteccia di media pezzatura, sfagno e inerti per migliorare il drenaggio e l’aerazione delle radici.

La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).

Sinonimi: Bulbophyllum macranthum var. albescens J.J.Sm. (1905); Bulbophyllum truncicola Schltr. (1913); Bulbophyllum emiliorum Ames & Quisumb. (1931).

 

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