Canthigaster amboinensis

Famiglia : Tetraodontidae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Il Canthigaster amboinensis Bleeker, 1864, appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Tetraodontiformes ed alla famiglia dei Tetraodontidae, un gruppo con circa 200 specie, dove il genere Canthigaster ne conta, da solo, quasi una quarantina.

Il nome del genere Canthigaster deriva dal greco “κανθήλια” (kanthelia), paniere, e “γαστήρ” (gaster), ventre, per la capacità che questi pesci hanno di pompar acqua nella pancia gonfiandola come un palloncino. Un modo per sembrar più grandi per la bocca di molti predatori e scivolare via se cercano d’afferrarli. La specie amboinensis significa in latino “di Amboina” un’isola indonesiana delle Molucche, antico centro per il commercio delle spezie.

Zoogeografia

Il Canthigaster amboinensis ha una diffusione vastissima nei mari tropicali di tutto il mondo. Nell’Indo-Pacifico dalle coste orientali africane a quelle della Baia della California fino alle Galapagos e nell’Atlantico, dal Golfo del Messico, zona caraibica e America centrale fino al Brasile, alle lontane coste africane.

Canthigaster amboinensis, Tetraodontidae

Con 15 cm di lunghezza, taglia notevole per un pesce cofano, il Canthigaster amboinensis è presente nelle acque tropicali dell’Atlantico e dell’Indo-Pacifico © G. Mazza

Ecologia-Habitat

Vive in acque molto basse fra le onde della zona di marea, in genere a 1-6 m di profondità e non è raro trovare giovani imprigionati nelle grandi pozze di scogliera. Coste rocciose, ma soprattutto ambienti madreporici ricchi di cibo e nascondigli. Si nutrono infatti principalmente d’alghe, quelle verdi filamentose ma anche specie più grandi fra i talli delle quali arricchiscono la dieta con piccoli crostacei, molluschi e vermetti, senza trascurare i tunicati e soprattutto le spugne. Poveri animali, visibili anche da lontano, che non possono scappare e vengono sbocconcellati allegramente come i polipi dei coralli.

Gli echinodermi non hanno miglior trattamento: piccoli ricci di mare e soprattutto ofiure, fragili stelle marine dalle lunghe braccia sottili ridotte poi a moncherini.

Morfofisiologia

15 cm di taglia sono una dimensione più che ragguardevole per un Canthigaster. Per il resto ricalca lo schema tipico: niente squame ed una corazza sottopelle dotata, come di consueto, delle aperture vitali per gli occhi, la bocca, le pinne, le branchie e l’ano.

Canthigaster amboinensis, Tetraodontidae

Per scoraggiare i predatori, come tutti i Canthigaster può ingoiare acqua e gonfiare il ventre a dismisura, a mo’ di un palloncino. In più la pelle e le viscere contengono tetrodotossina, un potente veleno elaborato da batteri simbionti © Giuseppe Mazza

Il muso, posto in posizione avanzata, più corto di quello dei congeneri di piccola taglia che devono cercare il cibo nei pertugi, reca il caratteristico becco dei Tetraodontidae, formato da due denti incisivi per mascella, mentre nei Diodontidae si fondono in un unico elemento.

Mancano, come in tutti i Canthigaster, le pinne ventrali.

La caudale serve per lo più da timone, mentre il movimento è affidato alle continue ondulazioni della pinna dorsale e dell’anale,  poste simmetriche in posizione arretrata.

Le pettorali servono principalmente a mantenere l’assetto e per spostamenti di precisione.

La livrea è particolarmente elegante.

Le linee mimetiche blu turchese, che partono a raggi dall’occhio arancio, staccano sul colore di fondo marrone scuro.

Più in basso, sui lati fino al ventre, tratti paralleli ondeggianti ornano di linee blu la parte anteriore del pesce e poi è una costellazione di macchiette blu che si fanno più intense sulla coda.

Il peduncolo ed alcuni raggi della pinna anale sono blu chiaro brillante.

Ciò che per noi è pura bellezza serve in realtà da tuta mimetica nel variopinto mondo dei coralli.

Una formula certamente vincente, vista l’enorme diffusione di questa specie, che in più sa farsi rispettare dai predatori non solo gonfiandosi ma per la presenza sulla pelle e nelle sue viscere della tetrodotossina il potente veleno dei pesci palla elaborato da batteri simbionti.

Chi lo mangia, se non muore, non lo farà una seconda volta. Nell’evoluzione delle specie la natura non guarda alla salvezza dei singoli individui ma alla sopravvivenza della specie.

Etologia-Biologia Riproduttiva

I maschi, più grandi, possiedono un piccolo harem di 2-5 femmine, ciascuna delle quali controlla un territorio di circa 25 m² attaccando le compagne che sconfinano. Il capo è invece benvenuto nei loro feudi e possiede così un territorio di 100-175 m² che sorveglia quasi tutto il giorno con ronde, a sorpresa, ogni 4 minuti al massimo.

Canthigaster amboinensis, Tetraodontidae

La livrea smagliante, oltre a ricordare agli importuni quest’arma nascosta, si rivela anche un’ottima tuta mimetica e la specie, praticamente onnivora, non è certo in pericolo © Giuseppe Mazza

Se c’è una femmina pronta a deporre lui è là. La compagna sceglie il nido, di solito una fessura ben protetta, e depone le uova a più riprese. Lui osserva e può fertilizzarle mentre la femmina prende fiato o alla fine, scacciandola, più o meno cortesemente se lo spazio è angusto, per portare a termine il suo compito. La femmina resta sola, sorveglia per circa 15 minuti il nido e poi s’allontana convinta d’aver fatto tutto il possibile.

La schiusa avviene dopo pochi giorni e le larve si disperdono trascinate dalle correnti.

La resilienza è buona, con popolazioni che possono raddoppiare in meno di 15 mesi, e data anche l’enorme diffusione sella specie oggi (2019) l’indice di vulnerabilità del Canthigaster amboinensis è molto basso, segnando appena 13 su una scala di 100.

Sinonimi

Psilonotus amboinensis Bleeker, 1864; Tropidichthys oahuensis Jenkins, 1903; Tropidichthys psegma; Jordan & Evermann, 1903; Canthigaster polyophthalmus, Pietschmann, 1938.

 

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