Chamaedorea tepejilote

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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La Chamaedorea tepejilote, dell’America centrale, supera, con fusti cespitosi o solitari, i 5 m d’altezza © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Belize, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico (Chiapas, Oaxaca e Veracruz), Nicaragua e Panama dove vive nel sottobosco delle foreste umide, su suoli prevalentemente calcarei, dal livello del mare fino a circa 1800 m di altitudine.

Il nome del genere è la combinazione dell’avverbio greco “χαμαί” (chamai) = sulla terra, al suolo, e del sostantivo “δωρέα” (doréa) = dono, il botanico tedesco Carl Ludwig Willdenow (1765-1812), che istituì il genere nel 1806, non specificò l’esatto significato del nome. Il nome specifico deriva da uno dei nomi locali in lingua náhuatl che significa “spiga di montagna”, per la somiglianza delle infiorescenze maschili immature, commestibili, alla spiga del mais.

Nomi comuni: pacaya palm (inglese); khíb shul, pacaya (Belize); pacaya, palmito dulce (Costa Rica); pacaya (El Salvador); pacaya, tepejilote, caña verde, guaya, ixquil (Guatemala e Messico); bodá, bolá, caña agria, caña verde, nurú, pacaya (Panama).

La Chamaedorea tepejilote Liebm. (1849) è una specie dioica piuttosto variabile con fusti solitari, raramente cespitosi, generalmente eretti, spesso con radici avventizie alla base, di 2-5(-7) m di altezza e 2-8 cm di diametro, di colore verde con gli anelli traccia delle foglie cadute, distanziati di 2-12 cm, prominenti.

Foglie pennate, lunghe 0,6-1,8 m, su un picciolo lungo 15-30 cm, arcuate, di colore verde con una banda giallo crema inferiormente che si prolunga per tutto il rachide. Lamina fogliare con 6-20 foglioline per lato disposte regolarmente lungo il rachide, più o meno alterne, da lineari lanceolate a sigmoidi, assottigliate all’apice e alla base, lunghe 16-60 cm e larghe 3-8 cm, di colore verde intenso lucido.

La base fogliare tubolare, di colore verde pallido, aperta obliquamente all’apice, avvolge interamente il fusto per una lunghezza di 20-30 cm, persistente secca per lungo tempo. Infiorescenze sotto le foglie (infrafogliari), racchiuse inizialmente in 4-5 brattee, erette e lungamente appuntite, di 30-60 cm di lunghezza, ramificate. Infiorescenze maschili con numerose rachille, lunghe 6-15 cm, pendenti, di colore giallo verdastro, portanti numerosi fiori ravvicinati di colore giallo, fragranti, di circa 2 mm di lunghezza e 4 mm di diametro, con 6 stami.

Infiorescenze femminili con un numero inferiore di rachille, lunghe fino a 30 cm, di colore giallo verdastro, poi rosso arancio in frutto, fiori simili ai maschili, ma più distanziati, con stimmi prominenti.

Le infiorescenze femminili, prima giallo verdastro e poi rosso arancio, raggiungono i 30 cm con frutti verdi di 1,2-1,6 cm che sfumano crescendo al nero lucido. Le infiorescenze maschili immature sono commestibili © Giuseppe Mazza

Le infiorescenze femminili, prima giallo verdastro e poi rosso arancio, raggiungono i 30 cm con frutti verdi di 1,2-1,6 cm che sfumano crescendo al nero lucido. Le infiorescenze maschili immature sono commestibili © Giuseppe Mazza

Frutti oblungo-ellissoidi, di 1,2-1,6 cm di lunghezza e 0,6-0,8 cm di diametro, inizialmente di colore verde, poi nero lucido a maturità, contenenti un solo seme ovoide di circa 1 cm di lunghezza e 0,5 cm di diametro.

Si riproduce per seme in terriccio drenante mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, con tempi di germinazione a partire da 2-3 mesi; la forma cespitosa può essere riprodotta per divisione.

Tra le più grandi del genere, è coltivata da tempi remoti per le infiorescenze maschili immature eduli, raccolte quando ancora racchiuse nelle brattee, consumate cotte come ortaggi o crude in insalate.

Di notevole valore ornamentale per le foglie elegantemente arcuate e le foglioline leggermente pendenti, in particolare gli esemplari femminili quando in frutto, è frequentemente impiegata solitaria o in gruppo nei giardini tropicali e subtropicali, se ne può tentare la coltivazione nelle regioni a clima temperato caldo più miti, dove può sopportare temperature intorno a 0 °C, solo se eccezionali e di brevissima durata.

Richiede una leggera ombreggiatura e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, purché drenante e mantenuto costantemente umido, anche se ben radicata può sopportare brevi periodi di secco. Utili le concimazioni impiegando preferibilmente prodotti a lento rilascio. Ottimo soggetto da coltivare in vaso, per la decorazione di spazi esterni e interni luminosi e spaziosi.

Negli ambienti chiusi può essere soggetta ad attacchi di parassiti, come acari e cocciniglie, va quindi tenuta sotto controllo per potere intervenire prontamente con prodotti specifici.

Sinonimi: Chamaedorea casperiana Klotzsch (1852); Chamaedorea wendlandiana (Oerst.) Hemsl. (1855); Stephanostachys casperiana (Klotzsch) Oerst. (1859); Stephanostachys tepejilote (Liebm.) Oerst. (1658); Stephanostachys wendlandiana Oerst. (1859); Chamaedorea wendlandiana (Oerst.) H. Wendl. (1878); Nunnezharia casperiana (Klotzsch) Kuntze (1891); Nunnezharia tepejilote (Liebm.) Kuntze (1891); Nunnezharia wendlandiana (Oerst.) Kuntze (1891); Chamaedorea exorrhiza H.Wendl. ex Guillaumin (1922); Chamaedorea exorrhiza H.Wendl. ex Guillaumin (1922); Chamaedorea anomospadix Burret (1933); Chamaedorea sphaerocarpa Burret (1933); Chamaedorea columbica Burret (1934); Edanthe veraepacis O.F.Cook (1939).

 

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