Coccothrinax spissa

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Minacciata dall’antropizzazione, per l’uso delle foglie e la pastorizia, la Coccothrinax spissa di Hispaniola può raggiungere i 9 m d’altezza con un fusto di 20-30 cm, spesso rigonfio al centro © Giuseppe Mazza

Minacciata dall’antropizzazione, per l’uso delle foglie e la pastorizia, la Coccothrinax spissa di Hispaniola può raggiungere i 9 m d’altezza con un fusto di 20-30 cm, spesso rigonfio al centro © Giuseppe Mazza

La specie è originaria di Hispaniola dove cresce ai margini delle foreste e in aree aperte semiaride, caratterizzate da una vegetazione prevalentemente xerofila, su suoli rocciosi calcarei, dal livello del mare fino a circa 400 m di altitudine.

Il nome generico deriva dalla combinazione del termine greco “κόκκος” (coccos) = bacca e del nome del genere Thrinaxcui queste piante somigliano; il nome specifico è l’aggettivo latino “spissus, a, um” = compatto, denso, spesso, con riferimento all’infiorescenza compatta.

Nomi comuni: guano palm, swollen silver thatch palm, Hispaniola belly palm (inglese); guano, guano barrigón, guano manso (Repubblica Dominicana).

La Coccothrinax spissa L.H.Bailey (1939) è una specie monoica inerme solitaria, alta fino a circa 9 m, con un robusto fusto di 20-30 cm di diametro, spesso con un caratteristico rigonfiamento verso la parte centrale, di colore grigiastro.

Le foglie, su un picciolo lungo 45-50 cm e largo 1,6-2 cm, sono palmate, pressoché orbicolari, di 0,8-1,2 m di larghezza, di colore verde scuro superiormente, ricoperte da un sottile tomento bianco argenteo inferiormente, incise in 38-50 segmenti lineari-triangolari piuttosto rigidi, tranne all’apice, bifido, che è leggermente pendente, lunghi al centro 70-75 cm e larghi 2,5-3 cm, uniti alla base per una lunghezza di circa 20 cm. La base fogliare è provvista ai margini di sottili fibre di colore bruno chiaro, circa 0,5 mm di spessore, fittamente disposte in due strati, che avvolgono il fusto nella parte più giovane.

Infiorescenze tra le foglie (interfogliari), lunghe 25-40 cm, inizialmente ascendenti, ricurve e sotto le foglie in frutto, ramificate, compatte, con 3-4 ramificazioni primarie e numerose rachille, lunghe 8-11 cm, portanti fiori ermafroditi su un pedicello lungo 1-3 mm. I frutti sono globosi, di 0,9-1,2 cm di diametro, di colore porpora nerastro a maturità, contenenti un solo seme cerebriforme di 0,4-0,8 cm di diametro.

Si riproduce per seme, preventivamente tenuto in acqua per tre giorni, in terriccio sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 26-28 °C, con tempi di germinazione a partire da circa 1 mese.

Specie a crescita piuttosto lenta, raramente presente in coltivazione, che si distingue dalle specie congeneri per il fusto robusto che in molti esemplari presenta un curioso rigonfiamento verso la parte centrale. Coltivabile nelle zone a clima tropicale, subtropicale e, marginalmente, temperato caldo, dove può resistere da adulta a occasionali abbassamenti di temperatura fino a circa -1 °C per tempi brevi. Cresce, preferibilmente in pieno sole, su diversi tipi di suolo, anche povero, purché perfettamente drenante, con preferenza per quelli rocciosi calcarei. Può resistere a periodi di siccità, ma in coltivazione trae profitto da regolari innaffiature nelle aree caratterizzate da climi spiccatamente stagionali con lunghi periodi di caldo secco. Sopporta moderatamente i venti salmastri, può quindi essere impiegata in giardini prossimi al mare.

Le foglie sono utilizzate come copertura di abitazioni rurali e per realizzare corde, stuoie, sacche, scope ed altri oggetti artigianali di uso comune. A causa dell’espansione degli insediamenti urbani e delle aree agricole, che ne hanno ridotto drasticamente l’habitat, e della pastorizia, che ne riduce la naturale rigenerazione, il numero di individui in natura si è ridotto drasticamente tanto da mettere in pericolo la sua sopravvivenza.

Sinonimi: Pithodes spissa (Bailey) O.F.Cook (1941).

 

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