Columba guinea

Famiglia : Columbidae

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Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

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Autoctona del continente africano, la Columba guinea si riconosce facilmente dall’ampia macchia di pelle nuda e corrugata di colore rosso violaceo accentuato che contorna la zona oculare © Gianfranco Colombo

La caratteristica Colomba marezzata nota anche come Colombo della Guinea o Piccione delle rocce africano (Columba guinea Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine Columbiformes ed alla famiglia Columbidae ed è una delle specie che si incontra più comunemente in gran parte del continente africano.

Oltre ad essere molto diffuso nel suo territorio, è anche un uccello che si rende molto visibile in quanto assomma alla maestosità delle forme e dimensioni, una frequentazione assidua di luoghi abitati, una rumorosità del suo richiamo ed anche una delle livree più vivacemente colorata fra tutti i congeneri.

Ormai questa colomba è perennemente presente in tanti villaggi e città africane e convive placidamente con l’essere umano anche se molte di esse sono abitualmente vittime della loro stessa bontà, sia nel senso caratteriale che culinario. D’altra parte oltre ad essere un boccone abbondante ed appetibile non è certo facile per una preda così alla mano, gironzolare in luoghi dove la fame corre spesso molto più veloce di un volatile!

L’etimologia del nome scientifico trae origine, per il genere Columba, dall’omonimo termine latino che significa appunto piccione o colombo, un nome che deriva a sua volta dal greco “kolumbus” con significato di tuffatore o di coloro che si tuffano di testa, appunto per il particolare comportamento tenuto in volo da questo uccello durante il corteggiamento.

La specie guinea deriva dal luogo di provenienza identificato in quel periodo nella parte di Africa chiamata in generale Guinea, anche se il primo esemplare portato a Linneo sembra provenisse dal Senegal. Era tradizione nei secoli scorsi, abbinare il nome Guinea a tutto ciò che arrivava dall’Africa occidentale od anche da mondi nuovi e sconosciuti. Tipiche alcune specie di Galline faraone (Numida meleagris e Acryllium vulturinum) chiamate in inglese genericamente Guineafowl.

Alcuni nomi internazionali: in inglese Speckled Pigeon, in tedesco Guineataube, in spagnolo Paloma de Guinea, in francese Pigeon roussard ed in portoghese Pombo da Guine e simpaticamente in giapponese Urokokawarabato.

Zoogeografia

Specie autoctona del continente africano, è presente in tutto il territorio a sud del Sahara mostrando in alcune aree una notevole densità e diffusione mentre nel contempo, in ampie regioni risulta totalmente assente o rarefatta. In particolare l’area centro occidentale e parte di quella orientale non ha inspiegabilmente popolazioni di questa specie, anche se gli habitat risultano perfettamente simili agli altri o perlomeno confacenti alle loro esigenze. Dall’Angola al Mozambico si evidenzia un territorio non frequentato anche se appena a nord di questa fascia ed ancor più accentuato a sud, le popolazioni risultano ubiquitarie e fortemente diffuse. La fascia subsahariana dal Senegal al Corno d’Africa, la Rift Valley fino alla Tanzania e densamente il Sud Africa, risultano le aree maggiormente frequentate.

Dirupi e strapiombi, attorniati da boschi radi, radure o praterie sono il suo ambiente con un’avversione innata per paludi e acquitrini © Giuseppe Mazza

Dirupi e strapiombi, attorniati da boschi radi, radure o praterie sono il suo ambiente con un’avversione innata per paludi e acquitrini © Giuseppe Mazza

È specie stanziale che rimane insistentemente sul territorio, fatto salvo brevissimi spostamenti per la ricerca del cibo o per gli assembramenti serali nei dormitori comuni.

Ecologia-Habitat

Il comportamento di questa colomba è molto simile a quella del nostro Piccione selvatico o torraiolo (Columba livia) tanto che potrebbe essere considerato il suo corrispondente africano, considerati sia il comportamento che l’habitat frequentato. È un piccione di roccia e delle aree montagnose o collinari, con dirupi e strapiombi, attorniati da boschi radi, ampie radure o praterie a savana ma allo stesso tempo fabbricati e costruzione umane, giardini ed aree coltivate. Non ama le dense foreste spiegando in parte la non presenza di popolazioni nelle dense foreste equatoriali della parte occidentale del continente, così pure le zone paludose o gli acquitrini anche stagionali.

Ama al contrario gli ambienti rocciosi e come i comuni piccioni si trova oggi perfettamente a suo agio fra le abitazioni umane © Gianfranco Colombo

Ama al contrario gli ambienti rocciosi e come i comuni piccioni si trova oggi perfettamente a suo agio fra le abitazioni umane © Gianfranco Colombo

La sua abitudine a nidificare su pareti di roccia l’ha portato ad accettare le costruzioni umane come lo fossero e quindi ha conquistato progressivamente questi nuovi territori in maniera massiccia e continua.

Oltre che luogo di riproduzione gli edifici urbani sono divenuti anche posti abituali per trascorrere la notte in dormitori comuni, a volte composti da centinaia di individui. L’introduzione poi di culture agricole massicce ed industriale, come avvenuto in Sud Africa, ha portato ad una diffusione consistente ed un incremento progressivo nel loro numero, dovuto sicuramente alla maggiore disponibilità di cibo.

Tuttavia il loro habitat è molto variegato ed ampiamente diverso nelle varie aree occupate, a dimostrazione di una forte adattabilità e predisposizione ad accettare sempre nuove condizioni ambientali. È presente dal livello del mare sino ad oltre i 3000 m negli acrocori Etiopici.

Il volo è potente e diretto come tutti i columbidi, con battiti d’ali continui e profondi e può percorrere anche decine di chilometri fra i dormitori e i luoghi di alimentazione © Gianfranco Colombo

Il volo è potente e diretto come tutti i columbidi, con battiti d’ali continui e profondi e può percorrere anche decine di chilometri fra i dormitori e i luoghi di alimentazione © Gianfranco Colombo

Morfofisiologia

Questa colomba ha una livrea alquanto vivace ed attraente, facilmente riconoscibile anche sul campo. Le misure sono quelle abituali di un grosso piccione, di poco superiore alla media dei congeneri. Una taglia che lo colloca tra il nostro Piccione selvatico (Columba livia) e il Colombaccio (Columba palumbus). Misura circa 40 cm di lunghezza, un peso medio di 350 g ed un’apertura alare fino a 65 cm. Ha un volo potente e diretto come tutti i columbidi, con battiti d’ali continui e profondi. Questa facilità di volo gli permette di percorrere abitualmente e senza alcuna difficoltà, anche decine di chilometri al giorno, per raggiungere i luoghi di alimentazione o di roosting distanti dai luoghi di nidificazione.

I colori predominanti della livrea sono principalmente il grigio cenere e il viola vinaccia, sparsi in gran parte del piumaggio e variegati fra loro con una misurata eleganza di abbinamento.

Si nutre di granaglie e vegetali d’ogni genere, senza trascurare i piccoli bruchi e le crisalidi che le capitano nel piatto © Gianfranco Colombo

Si nutre di granaglie e vegetali d’ogni genere, senza trascurare i piccoli bruchi e le crisalidi che le capitano nel piatto © Gianfranco Colombo

Il petto, il ventre, le remiganti primarie e la coda sono di color grigio intenso e compatto. Anche la testa è grigia ma segnata nella parte che contorna la zona oculare, da un’ampia macchia di pelle nuda e corrugata di colore rosso violaceo accentuato, uno dei segni di identificazione più eclatanti in questa specie. Nei giovani questa pelle è di colore bruno grigiastro.

Il collo è elegantemente variegato con i due colori base della livrea, linee verticali alternate di viola e grigio che formano un ampio collare che si unisce ad anello sulla nuca.

Il dorso ed il groppone sono violacei, punteggiati delicatamente di bianco ma con una sensibile accentuazione sulle spalle dove queste chiazze formano delle leggere barrature alari più o meno regolari. Zampe rossastre, becco nero con tipica corona bianca sulla fronte. Gli occhi hanno iride giallastra e risaltano fortemente nella predetta macchia rossastra.

I maschi, durante il corteggiamento serrato, tubano senza sosta intorno alla femmina gonfiando il gozzo come una cassa armonica, per amplificare ed approfondire il suono e renderlo più vibrante © G. Colombo

I maschi, durante il corteggiamento serrato, tubano senza sosta intorno alla femmina gonfiando il gozzo come una cassa armonica, per amplificare ed approfondire il suono e renderlo più vibrante © G. Colombo

Non vi è evidente dimorfismo sessuale se non nelle dimensioni a sensibile favore del maschio mentre i giovani hanno una livrea molto più blanda nei colori e con venature meno accentuate.

Sono state identificate alcune sottospecie anche se altre sono tuttora fonti di dibattito.

La Columba guinea guinea che occupa tutto il territorio a nord dell’equatore e scendendo a sud nella parte orientale, fino alla Tanzania, la Columba guinea phaeonota della parte sud orientale del Sud Africa e la Columba guinea bradfieldi presente nella parte restante del Sudafrica e con alcune popolazioni in Zimbabwe.

Etologia-Biologia riproduttiva

Il piccione marezzato è specie monogama per la sola stagione di riproduzione che può variare nel periodo secondo i luoghi e la latitudine, tanto da poter affermare che in qualche luogo del suo vasto territorio ed in qualsiasi momento dell’anno, si possono riscontrare nidificazioni di questo piccione.

Il corteggiamento avviene con le medesime modalità adottate da tutti i columbidi del mondo. Il maschio tuba insistentemente girando attorno alla femmina, gonfiando il gozzo come una cassa armonica, per amplificare ed approfondire il suono e renderlo più vibrante. La formula canora vede l’emissione di una serie a volte interminabile di quattro rapidi “cu curù-cu curù-cu curù-cu curù” ma anche brevi periodi di semplici “duu duu duu” più attenuati e meno insistenti.

Il nido è una leggera struttura costruita con rametti posti alla base che diventano sempre più esili fino a formare una debole piattaforma, costruita dalla femmina ma con materiale portato dal maschio. Fuori dai centri abitati il nido viene abitualmente collocato in buchi su pareti rocciose ma sempre più spesso sotto le arcate di tetti di abitazioni, grondaie o nicchie in muri o su pilastri.

Come tutti i columbidi depone 2 uova bianche, eccezionalmente tre, piuttosto tonde che vengono covate da entrambi i sessi per almeno 16 giorni. I piccoli appena nati vengono nutriti per la prima settimana col noto latte di piccione, una secrezione lattiginosa, predigerita e fortemente nutritiva che viene rigurgitata dai genitori direttamente nel gozzo dei piccoli.

In natura nidifica fra le rocce, ammassando rametti portati dal maschio e intrecciati dalla femmina per formare la piattaforma che accoglierà le due tipiche uova dei Columbidae. In città ha colonizzato tetti ed arcate ma rischia talora di finire in pentola ... dove la fame corre spesso molto più veloce di un volatile © Giuseppe Mazza

In natura nidifica fra le rocce, ammassando rametti portati dal maschio e intrecciati dalla femmina per formare la piattaforma che accoglierà le due tipiche uova dei Columbidae. In città ha colonizzato tetti ed arcate ma rischia talora di finire in pentola ... dove la fame corre spesso molto più veloce di un volatile © Giuseppe Mazza

Lo svezzamento avviene subito dopo con l’apporto diretto di semi e granaglie sempre meno predigerite e fino alla completa maturazione ed involo dei piccoli che avviene abitualmente dopo circa 30 giorni. Sono uccelli molto precoci e la maturazione sessuale avviene dopo soli 5 mesi dalla nascita.

La Columba guinea consuma prevalentemente alimenti vegetali, mangiando semi di ogni genere inclusi i germogli degli stessi cereali e frutti selvatici ma non manca di ingollare all’evenienza piccoli bruchi o crisalidi nascoste fra l’erba.

Questa colomba è oggetto di predazione da parte di falconi di grosse dimensioni quali il Lanario (Falco biarmicus) ed il Falco Pellegrino (Falco peregrinus) oltre che di alcune piccole aquile. Considerata la vastità del territorio ed il numero sempre crescente delle sue popolazioni, la specie non viene considerata a rischio.

Sinonimi

Columba rufina Linnaeus, 1758.

 

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