Diodon liturosus

Famiglia : Diodontidae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Diodon liturosus, Diodontidae, Pesce istrice macchiato scuro, Pesce istrice dalle macchie orlate

Il Diodon liturosus ha grandi occhi sporgenti per una perfetta visione notturna © Giuseppe Mazza

Il Pesce istrice macchiato scuro o Pesce istrice dalle macchie orlate (Diodon liturosus Shaw, 1804) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’insolito e multiforme ordine dei Tetraodontiformes ed alla famiglia dei Diodontidae che conta solo una ventina di specie.

Il nome del genere viene dal greco “di” = due e “odonto” = denti, con riferimento al fatto che hanno in pratica solo due denti, derivanti dai due incisivi, fusi fra loro su entrambe le mascelle per formare un becco possente.

Il nome della specie “liturosus” viene dal latino “litura” = cancellatura, macchia dovuta ad una cancellatura, per i disegni a macchie, col bordino, come se uno avesse cercato di cancellare qualcosa.

Zoogeografia

È presente principalmente nelle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Pacifico.
Lo troviamo, a titolo indicativo, in Sud Africa, dove deborda anche sulla costa atlantica, nell’Africa Orientale, nel Golfo di Aden ed il Mar Rosso, alle isole Seychelles, Riunione, Maldive, Andaman, in Tailandia, Cambogia, Malesia, Indonesia, Isola di Natale, Micronesia, Nuova Guinea, Australia, Filippine, Taiwan e Cina fino al sud del Giappone. Ad est ha colonizzato le isole Tonga, Samoa, Isole della Società, Tahiti e Tuamotu. Verso sud, nel Pacifico, raggiunge la Nuova Caledonia.

Ecologia-Habitat

Vive generalmente intorno ai 20-30 m di profondità, ma si può anche incontrare in 1 m d’acqua e può scendere fino a 90 m lungo la parete esterna dei reef.

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Preda infatti nel buio ricci di mare, crostacei e conchiglie, che frantuma con due grandi denti © Giuseppe Mazza

I giovani sono frequenti nelle lagune e gli estuari, mentre gli adulti, che vivono isolati, passano il giorno nascosti in una tana ed escono alla ricerca del cibo verso sera.

Morfofisiologia

Il Diodon liturosus può superare i 60 cm, ma la taglia media è intorno ai 45 cm.

Visto dall’alto ha un profilo triangolare, con la testa massiccia ed il corpo che si restringe progressivamente fino al sottile peduncolo caudale. Gli occhi sono enormi, sporgenti, per una perfetta visione notturna; la pinna dorsale e l’anale sono poste in posizione arretrata con 14-16 raggi molli; le grandi pettorali contano 21-25 raggi inermi, le ventrali sono assenti e la caudale è più o meno arrotondata.

Ma la caratteristica peculiare è la presenza di squame trasformate in spine, rivolte verso la coda, che possono drizzarsi in caso di pericolo quando il pesce si gonfia d’acqua e assume un aspetto tondeggiante. Un modo per spaventare i predatori e ricordare loro che hanno una pelle velenosa, intrisa com’è di tetradotossina, una molecola 100 volte più potente del cianuro, che si ritrova anche a forti dosi nel fegato, nelle gonadi e nelle viscere dell’animale. La livrea, giallo-crema-rosata sul dorso e bianca ventralmente, mostra delle macchie marroni scure orlate di bianco. La più vistosa ingloba l’occhio, scendendo lungo la guancia con evidente funzione mimetica.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Il Diodon liturosus si nutre di crostacei, gasteropodi, bivalvi e ricci di mare che frantuma senza sforzo col suo becco potente. Nel periodo riproduttivo si formano delle coppie e le uova fecondate vengono abbandonate alle correnti.

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Si gonfia d’acqua per sorprendere i predatori e associare l’insolito look al suo potente veleno © G. Mazza

Schiudono dopo 5 giorni di navigazione e le larve, dopo aver consumato il ricco sacco vitellino, si nutrono di plancton trascorrendo un lungo periodo in mare aperto.

Questo permette di diffondere la specie che, nonostante i rischi, finisce anche nei piatti dei locali perché i muscoli non sono avvelenati, salvo rari casi di ciguatera, un’intossicazione diversa legata al loro regime alimentare.

Ma il destino più frequente, quando i pesci istrice incappano nelle reti, è di trasformarsi in macabri souvenir essiccati e verniciati d’appendere nelle case dei turisti, per non parlare della medicina orientale e del mercato acquariologico. Le popolazioni decimate dagli eventi possono raddoppiare i loro effettivi in 1,4-4,4 anni e l’indice di vulnerabilità della specie, oggi moderato, è di 30 su una scala di 100.

Sinonimi

Diodon bleekeri Günther, 1910; Diodon maculatus Duméril, 1855.

 

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