Epidendrum centropetalum

Famiglia : Orchidaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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Le infiorescenze racemose dell'Epidendrum centropetalum durano anche un mese © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico (Chiapas), Nicaragua e Panama, dove vive nelle foreste umide tra 1000 e 2400 m di altitudine.

Il nome generico deriva dalla combinazione dei termini greci “epi” = sopra e “déndron” = albero, con riferimento alle numerose specie del genere che vivono sugli alberi; il nome specifico deriva probabilmente dalla combinazione dei termini greci “kentron” = appuntito e “petalon” = petalo.

L’ Epidendrum centropetalum Rchb.f. (1852) è una specie epifita o terricola con fusti sottili ravvicinati, lunghi fino a circa 75 cm, con foglie alterne, distiche, oblungo-lineari, lunghe 3-8 cm e larghe 0,4-1,6 cm, che col tempo tendono a cadere a partire da quelle più basse, con base fogliare avvolgente il fusto verrucosa.

Infiorescenze racemose, raramente ramificate, all’apice dei fusti, lunghe fino a 10 cm, portanti un numero variabile di piccoli fiori del diametro di circa 2-2,5 cm di colore prevalentemente da rosa scuro a rosa porpora; fioritura di lunga durata, circa 4 settimane, prevalentemente tra fine inverno e inizio estate.

Sepalo dorsale ellittico, lungo circa 8 mm e largo 3 mm, sepali laterali oblunghi con apice appuntito, lunghi 8-10 mm e larghi 3 mm, petali oblanceolati, lunghi 7-9 mm e larghi 1-2,3 mm, e labello trilobato, lungo circa 10 mm e largo 8 mm, con lobo mediano profondamente bilobato.

Si riproduce per seme, in vitro, divisione e facilmente tramite le giovani piante che si formano ai nodi lungo il fusto (in gergo “keiki”, che in hawaiano significa “figli”) che possono essere rimossi quando hanno formato un buon apparato radicale.

Specie di facile coltivazione da clima temperato-caldo, richiede elevata umidità, 60-80%, luce solare filtrata o leggera ombreggiatura, con minime in inverno che non devono scendere sotto 14-16 °C.

Non richiede un preciso periodo di riposo, solo un diradamento delle innaffiature dopo la fioritura fino alla ripresa vegetativa. Non sopporta ristagni idrici alle radici, che devono potersi asciugare completamente tra le innaffiature, che vanno quindi opportunamente intervallate, per tale motivo vengono montate preferibilmente su corteccia o zattera sughero, con eventuale sfagno alla base per mantenere l’umidità; se coltivata in contenitore scegliere vasi di piccole dimensioni con composto molto drenante e aerato, che può essere costituito da frammenti di corteccia (bark) di pezzatura medio-grande e carbone.

Per le innaffiature e nebulizzazioni va utilizzata acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata; le concimazioni, opportunamente distribuite in modo da evitare accumulo di sali, vanno fatte preferibilmente con prodotti bilanciati idrosolubili, con microelementi, a ¼ di dose di quella consigliata sulla confezione. Rinvasi, trapianti e divisioni vanno effettuati alla fine della fioritura.

La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).

Sinonimi: Oerstedella centradenia Rchb.f. (1852); Oerstedella centropetala (Rchb.f.) Rchb.f. (1852); Epidendrum centradenia (Rchb.f.) Rchb.f. (1865); Epidendrum tenuiflorum Schltr. (1906); Epidendrum aberrans Schltr. (1918); Epidendrum leprosum Schltr. (1923); Oerstedella tenuiflora Hágsater (1981); Oerstedella aberrans (Schltr.) Hamer (1983).

 

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