Eruca vesicaria

Famiglia : Brassicaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Eruca vesicaria

Coltivata fin dall’antichità per l’alimentazione, Eruca vesicaria è una pianta annuale oggi naturalizzata in molte aree del mondo e talora infestante © Juan Roro

Eruca vesicaria (L.) Cav. è una specie appartenente alla tribù Brassiceae, famiglia Brassicaceae, originaria della regione mediterranea e dell’Asia occidentale il cui areale si estende fino all’Afghanistan, dove è una pianta selvatica abbastanza comune.

Il termine Eruca deriva dal lat. ‘erùca’, bruco, per la peluria della pianta che ricorda il corpo villoso di un bruco. Il termine Erùca è citato da diversi Autori classici: Ovidio (43 a.C. – 17/18 d.C.), Plinio (23 – 79), Columella (4 – 70), Quinto Orazio Flacco (65 a.C. – 8 a.C.), Dioscoride (40 circa – 90 circa), ecc.

L’epiteto specifico vesicaria deriva da vesica, vescica perché la pianta si utilizzava per migliorare il funzionamento delle vie urinarie ma, secondo altra interpretazione, il termine allude ai suoi frutti immaturi tipicamente rigonfi.

Eruca vesicaria

Raggiunge gli 80 cm d’altezza con i fiori a croce, tipici delle Brassicaceae, impollinati dagli insetti © Juan Roro

Volgarmente è conosciuta come ruchetta, rucola, rucola comune, ruca, in inglese rocket o arugula e in francese roquette, rokette, eruce, ruce.

Eruca vesicaria è una pianta annuale, glauca, alta fino a 80 cm con radice fittonante, esile e con fusto rigido, eretto, provvisto di peli semplici più o meno ispidi, generalmente ramificato, spesso arrossato nella porzione superiore.

Le foglie basali (spesso appassite alla fruttificazione) presentano un picciolo di 2-5(-7) cm, e lamina ampiamente oblanceolata o pennata [4-15 (-20) cm × 20-40 (-60) mm] con 3-9 lobi per lato e margini interi o dentati.

Le foglie cauline hanno lamina lobata simile a quella basale, progressivamente ridotta e subsessile.

L’infiorescenza è un racemo che si allunga fino a 50 cm alla fruttificazione.

I fiori sono portati da peduncoli di 2-4 mm. Il calice è formato da quattro sepali eretti, bruno-violacei e irsuti, lunghi 8-10 mm, oblunghi, generalmente persistenti, gli esterni cucullati (a cappuccio) alla base e appuntiti all’apice. La corolla ha 4 petali patenti, bianco-giallastri di 15-25 mm, venati di violetto, largamente obovato-spatolati, ristretti in una lunga unghia. Gli stami sono 6, tetradinami (4 più lunghi e 2 più corti).

L’impollinazione è entomofila. Il frutto è una siliqua (12–25 x 3–5 mm) eretta, glabra o ispida, con rostro ensiforme, privo di semi (aspermo), lungo 7–8 mm e largo 4 mm.  I pedicelli fruttiferi [2-8(-10) mm] sono appressati al rachide. I semi (2 x 1 mm) sono biseriati, ellissoidi e leggermente appiattiti, di colore giallo bruno.

La rucola è naturalizzata in molte aree del mondo e si può trovare negli incolti, nei campi, nei bordi stradali, vicino al mare sino ad alte quote. È ampiamente coltivata principalmente come pianta da insalata.

Una specie morfologicamente simile, chiamata “rucola selvatica o ruchetta”, è Diplotaxis tenuifolia (L.) DC., anch’essa della famiglia Brassicaceae ma perenne, con fiori gialli, foglie inferiori pennatifide o pennatosette o pennato-lobate (2-5 x 10-25 cm), glabre, dal sapore intenso, spesso utilizzata allo stesso modo della rucola.

Eruca sativa

Il calice è formato da 4 sepali eretti, bruno-violacei. I petali sono bianco-giallastri, venati di violetto, largamente obovato-spatolati e ristretti alla base © Arjo Vanderjagt

Il numero cromosomico di Eruca vesicaria è 2n = 22.

La prima coltivazione della rucola risale agli antichi greci. I romani ne consumavano anche i semi. Questa pianta era ritenuta avere proprietà magiche e afrodisiache. Infatti, Publio Virgilio Marone (70 a.C. – 19 a.C.) ne parla nel poemetto Moretum nel quale descrive la ricetta per preparare un formaggio, il Moretum molto diffuso nell’antica Roma, la cui preparazione prevedeva, in aggiunta al latte, erbe fra cui l’eruca perché si riteneva capace di risvegliare ‘Venere dal sonno’ (et Venerem revocans eruca morantem).

Ovidio nell’Ars amatoria suggeriva l’uso di questa pianta, da lui chiamata eruca salax o herba salax, cioè erba lussuriosa, per meglio conquistare la persona amata. Plinio nella Naturalis historia (77 e il 78 d.C.) la cita come cibo in grado di stimolare il desiderio sessuale.

Eruca sativa

Gli stami sono 6, non tutti uguali, ma tetradinami, cioè 4 lunghi e 2 corti © Manuel Martín Vicente

Dioscoride in De materia medica (I secolo d.C.) sosteneva che se mangiata cruda e in abbondanza ‘destava Venere’.

Nel volume Stirpium adversaria nova (1570) Mathias de l’Obel (1538 –1616), botanico fiammingo, e il suo compagno di viaggio, Pierre Pena (1535-1620), raccontano che alcuni monaci del monastero di Maguelone, in Francia, coltivavano nel giardino del convento piante di rucola i cui semi furono portati da un frate ambulante spagnolo.

L’uso di queste piante portò alcuni di essi ad abbandonare il monastero per cercare conforto altrove (… et cenobii moenia transilire, et aliquid solatii Venerei ab vicinis plebanis efflagitare).

La rucola è largamente coltivata in Asia per l’olio di semi (olio di taramira) che si utilizza per l’illuminazione, come lubrificante e decapante.

È anche una delle fonti più ricche di acido erucico, acido grasso omega-9 monoinsaturo, utilizzato nell’industria degli alimenti e nella cucina di alcuni Paesi.

In America settentrionale fu introdotta nel 1898 nella Contea di Flathead, nel Montana e, in seguito negli anni Venti del Novecento, è stata segnalata come pianta invasiva dei campi di erba medica negli Stati Uniti.

In India si coltiva per l’olio da cucina e come cibo per animali e le coltivazioni raggiungono i 3500 m di altitudine sull’Himalaya occidentale.

La rucola è caratterizzata da foglie dal sapore pungente e si può consumare fresca, come contorno di molti piatti, da abbinare alla carne cruda (carpaccio) e ai formaggi crudi (stracchino, primosale, tomino) da mettere nei toast e nelle piadine.

Con le foglie tritate, sugo di pomodoro e pecorino, si condiscono i cavatelli (cavatiéddi in dialetto), un tipo di pasta, propria dell’Italia meridionale, dalla tipica forma simile alle conchiglie del genere Cypraea.

La rucola si utilizza anche per preparare la focaccia alla rucola, la pizza alla rucola, il digestivo liquore alla rucola, il pesto alla rucola e noci, la salsa per crostini alla rucola, ecc. Trova anche impiego nella preparazione di dolci e nelle torte.

A livello industriale è adoperata per fare il “latte artificiale di proseguimento”, adatto alle esigenze nutrizionali del lattante.

Eruca sativa

Il frutto è una siliqua eretta, glabra o ispida, con rostro ensiforme, vale a dire con la parte terminale appuntita priva di semi. Questi, di colore giallo bruno, sono elissoidi, leggermente appiattiti e disposti su due file © Barry Hammel

Il panello di semi e l’intera pianta si utilizzano come foraggio per gli animali da allevamento.

Anche i fiori di rucola, che hanno un sapore più blando rispetto alle foglie, possono essere utilizzati per guarnire le insalate.

Nella medicina tradizionale le giovani piante s’impiegano per le proprietà stimolanti, antiscorbutiche, stomachiche e diuretiche.

Studi specifici hanno mostrato che la rucola contiene glucosinolati, flavonoidi, carotenoidi, vitamine, fibre e polifenoli. Contiene anche magnesio, necessario per le funzioni del sistema nervoso e muscolare, e vitamina K, indispensabile per la formazione delle ossa. Inoltre, stimola la ripresa dell’organismo in caso di astenia e debolezza psicofisica. Può essere impiegata anche per disinfettare e cicatrizzare le ferite.

Le odierne coltivazioni estensive sono il risultato di ricerche di miglioramento delle proprietà nutrizionali, della durata di conservazione e della resistenza della pianta a malattie, siccità e salinità.

La rucola si può utilizzare anche come agente di controllo biologico. Infatti, sperimentalmente, si è visto che i semi mucillaginosi sono un promettente agente di biocontrollo contro le larve di alcune zanzare delle regioni tropicali e subtropicali come Culex quinquefasciatus, vettore di numerose malattie virali e parassitiche, e Aedes aegypti, la zanzara della febbre gialla.

L’olio di rucola è efficace per proteggere le colture da insetti dannosi come Perkinsiella insignis, Sogata striatus, Sogatella longifurcifera e Peregrinus maidis. Inoltre, i glucosinolati, estratti dalle foglie, hanno un effetto negativo sulla sopravvivenza e sullo sviluppo delle ninfe, sulla durata della vita adulta, sul periodo riproduttivo e sulla fecondità dell’afide Lipaphis erysimi.

La semina si fa da marzo a settembre ma, se fatta in coltura protetta (tunnel), è possibile prolungare il periodo di produzione delle piantine per quasi tutto l’anno.

La germinazione è veloce e la crescita è rapida. Le piantine si formano dopo una settimana dalla semina e poco dopo si possono raccogliere le prime foglie per i diversi usi.

I semi di rucola si possono conservare per più anni senza che perdano la capacità germinativa.

Eruca vesicaria subsp. vesicaria

Eruca vesicaria subsp. vesicaria, ha sepali persistenti fortemente cucullati, ed è la forma endemica della Spagna meridionale, Isole Baleari e Nord Africa © John Dyble

La rucola richiede irrigazione dopo la semina fino alla formazione delle plantule, in seguito, in assenza di pioggia, si deve innaffiare spesso e poco senza eccedere perché la pianta non ama troppa acqua. In coltivazione può essere soggetta a svariate alterazioni fitopatologiche causate da patogeni. Le elevate densità di semina assieme ai cicli produttivi ravvicinati determinano lo sviluppo della tracheofusariosi ad opera di Fusarium oxysporum.

In colture protette le avversità possono essere causate da molteplici agenti come funghi (Alternaria japonica, Sclerotina sclerotiorum, Rhizoctonia solani, Microdochium panattonianum), batteri (Xanthomonas campestris pv. campestris), insetti  (Frankliniella occidentalis, Delia radicum, Phalonidia contractana), ecc.

Eruca vesicaria subsp. sativa

Eruca vesicaria subsp. sativa è la forma coltivata, propria dell’area mediterranea, molto verosimilmente il centro della sua domesticazione. Differisce dalla specie per i sepali glabri o pelosi, decidui, generalmente non cucullati. È la rucola più diffusa e coltivata in tutto il mondo per l’uso alimentare e numerose vitù medicinali © Giuseppe Mazza

La rucola può infine accumulare elementi tossici come i metalli Nichel, Piombo e Zinco perché molto tollerante.

Secondo la recente tassonomia, proposta dalla fondazione tedesca DFG (German Research Foundation, 2018) e consultabile nel database online “BrassiBase”, Eruca vesicaria comprende due sottospecie.

Eruca vesicaria subsp. vesicaria (L.) Cav., endemica della Spagna meridionale, delle Isole Baleari e del Nord Africa, caratterizzata da sepali persistenti e fortemente cucullati.

Eruca vesicaria subsp. sativa (Mill.) Thell., propria dell’area mediterranea, molto verosimilmente centro della sua domesticazione, differisce dalla specie per i sepali glabri o pelosi, decidui, generalmente non cucullati. È la rucola più diffusa e coltivata in molte parti del mondo.

Sinonimi di Eruca vesicaria (L.) Cav.

Brassica hispida Ten., Brassica vesicaria L., Eruca aurea Batt., Eruca glabrescens Jord., Eruca oleracea J. St.-Hil., Eruca orthosepala (Lange) Lange, Eruca permixta Jord., Eruca sylvestris Bubani, Eruca vesicaria var. orthosepala Lange, Euzomum vesicarium (L.) Link, Raphanus eruca (L.) Crantz, Raphanus vesicarius (L.) Crantz, Velleruca longistyla Pomel.

Sinonimi di Eruca vesicaria subsp. sativa (Mill.) Thell.

Brassica eruca L., Brassica erysimoides Sieber ex Spreng., Brassica lativalvis Boiss., Eruca cappadocica Reut., Eruca cappadocica var. eriocarpa Boiss., Eruca deserti Pomel, Eruca eruca (L.) Asch. & Graebn., Eruca foetida Moench, Eruca grandiflora Cav., Eruca lanceolata Pomel, Eruca latirostris Boiss., Eruca lativalvis (Boiss.) Boiss., Eruca longirostris R. Uechtr., Eruca sativa Mill., Eruca sativa subsp. lativalvis (Boiss.) Greuter & Burdet, Eruca sativa subsp. longirostris (R. Uechtr.) Jahand. & Maire, Eruca sativa var. eriocarpa (Boiss.) Post, Eruca sativa var. erysimoides (Sieber ex Spreng.) Fiori, Eruca sativa var. sativa subvar. lativalvis (Boiss.) Coss., Eruca sativa var. oblongifolia Pasquale, Eruca sativa var. sativa Mill., Eruca sativa var. stenocarpa (Boiss. & Reut.) Coss., Eruca stenocarpa Boiss. & Reut., Eruca vesicaria subsp. lativalvis (Boiss.) Thell., Eruca vesicaria subsp. longirostris (Uechtr.) Emb. & Maire, Euzomum sativum (Mill.) Link.

 

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