Eugenia uniflora

Famiglia : Myrtaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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L'Eugenia uniflora può raggiungere i 6-8 m d'altezza, ma in genere viene coltivata più bassa © Giuseppe Mazza

La specie è originaria dell’Argentina settentrionale, Bolivia, Brasile orientale e meridionale, Paraguay e Uruguay, dove cresce prevalentemente ai margini delle foreste o lungo le rive dei fiumi formando dense boscaglie.

Il genere fu dedicato alla memoria del generale, diplomatico e mecenate Eugenio di Savoia (1663-1736); il nome specifico è la combinazione dei termini latini “unus, a, um” = uno e “flos, oris” = fiore, con riferimento ai peduncoli non ramificati.

Nomi comuni: Brazil-cherry, Florida-cherry, Surinam-cherry (inglese); cerise à côtes, cerise côtelée, cerise créole, cerisier carré, cerisier de Cayenne (francese); ciliegio di Cayenna (italiano); pitanga-da-praia, pitanga-do-norte, pitanga-mulata, pitanga-rosea, pitanga-roxa, pitanga-vermelha, pitangueira, pitangueira branca, pitangueira-do-mato (portoghese-Brasile); arrayán, cereza quadrada, cerezo de Cayena, cerezo de Surinam, guinda, nagapiry, ñanga-piré, pendanga, pitanga (spagnolo); Cayennekirsche, Surinam-Kirschmyrte, Surinam-kirsche (tedesco).

L’ Eugenia uniflora L. (1753) è un arbusto o piccolo albero sempreverde alto fino a 6-8 m, ma che in coltivazione si mantiene più basso, molto ramificato, con chioma folta e foglie, su un picciolo lungo 0,2-0,4 cm, opposte, semplici, da ovate a ovato-lanceolate con margine intero, lunghe 2-5 cm e larghe 1-3 cm, inizialmente di colore bronzo rosato poi verde intenso lucido superiormente, più chiaro inferiormente, piuttosto coriacee e aromatiche.

Fiori ascellari, bisessuali, solitari o fascicolati su un peduncolo lungo 1,5-3 cm, con calice persistente a 4 lobi retroflessi lunghi circa 0,4 cm, corolla con 4 petali bianchi obovati, lunghi circa 1 cm, effimeri, e numerosi stami lunghi 0,8 cm. Il frutto è una bacca globosa schiacciata ai due poli, generalmente ad 8 coste longitudinali, lunga 1,5 cm e larga 2-4 cm, inizialmente di colore verde, poi arancio ed infine rosso a maturità, dalla buccia sottile e polpa rossa succosa, da dolce ad acidula, leggermente resinosa, contenente solitamente un seme globoso, raramente 2-3, di 0,5-1 cm di diametro.

Si riproduce generalmente per seme che ha una germinabilità di breve durata, circa un mese, e germina in 3-4 settimane, con la prima fioritura dopo 2-4 anni nelle migliori condizioni di coltivazione, e in misura minore per talea e margotta.

I frutti sono commestibili e le foglie hanno proprietà medicinali © Giuseppe Mazza

I frutti sono commestibili e le foglie hanno proprietà medicinali © Giuseppe Mazza

Si dissemina facilmente tramite gli uccelli e piccoli mammiferi ed in molte aree dei tropici è sfuggita alla coltivazione naturalizzandosi e diventando in qualche caso infestante.

La più coltivata del genere nei paesi tropicali e subtropicali per le caratteristiche ornamentali, in particolare del fogliame, più che per i suoi frutti eduli, e l’adattabilità a una grande varietà di suoli; di veloce crescita è spesso utilizzata per siepi, anche basse, e barriere di confine, sopportando bene le potature, anche drastiche.

Coltivabile marginalmente anche nelle zone a clima di tipo mediterraneo dove piante adulte possono sopportare temperature fino a -5 °C per brevissimo periodo, con danneggiamento della chioma, avendo cura di riparare le piante giovani che si danneggiano a temperature appena sotto 0 °C.

Richiede una esposizione in pieno sole o leggera ombra, piante ben radicate possono sopportare periodi di secco, ma con innaffiature regolari i frutti sono di dimensioni maggiori e meno aciduli.

I frutti, che deperiscono velocemente, vanno raccolti quando perfettamente maturi, i frutti freschi hanno pertanto un limitato consumo, spesso vengono consumati sotto forma di succhi, gelati, sciroppi, confetture e gelatine, in Brasile dal succo fermentato viene ricavata una bevanda alcolica.
Le foglie sono utilizzate nella medicina tradizionale; la corteccia contiene circa il 20% di tannino, a volte utilizzato per la concia delle pelli.

Sinonimi: Eugenia indica Nicheli (1729); Myrtus brasiliana L. (1753); Plinia rubra L. (1771); Plinia tetrapetala L. (1771); Plinia pedunculata L.f. (1782); Plinia petiolata L. (1785); Eugenia michelii Lam. (1789); Eugenia myrtifolia Salisb. (1796); Eugenia zeylanica Willd. (1799); Myrtus willdenowii Spreng. (1825); Eugenia willdenowii (Spreng.) DC. (1828); Eugenia costata Cambess. (1833); Stenocalyx affinis O.Berg (1857); Stenocalyx brunneus O.Berg (1857); Stenocalyx costatus (Cambess.) O.Berg (1857); Stenocalyx dasyblastus O.Berg (1857); Stenocalyx glaber O.Berg (1857); Stenocalyx impunctatus O.Berg (1857); Stenocalyx lucidus O.Berg (1857); Stenocalyx michelii (Lam.) O.Berg (1857); Stenocalyx oblongifolius O.Berg (1857); Stenocalyx strigosus O.Berg (1857); Syzygium michelii (Lam.) Duthie (1879); Eugenia dasyblasta (O.Berg) Nied. (1893); Eugenia oblongifolia (O.Berg) Nied. (1893); Stenocalyx rhampiri Barb.Rodr. (1903); Eugenia oblongifolia (O.Berg) Arechav. (1905); Eugenia strigosa (O.Berg) Arechav. (1905); Eugenia lacustris Barb. Rodr. (1907); Eugenia microphylla Barb. Rodr. (1907); Eugenia decidua Merr. (1914); Eugenia arechavaletae Herter (1931); Luma arechavaletae (Herter) Herter (1943); Luma costata (Cambess.) Herter (1943); Luma dasyblasta (O.Berg) Herter (1943); Luma strigosa (O.Berg) Herter (1943); Stenocalyx ruber (L.) Kausel (1956); Stenocalyx uniflorus (L.) Kausel (1967); Eugenia oblongifolia (O. Berg) Mattos (1989).

 

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