Foraminifera

 

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Foraminifera © Giuseppe Mazza

Foraminifera © Giuseppe Mazza

Phylum: Protozoa

Subphylum: Plasmodroma

Classe: Sarcodinia

Sottoclasse: Rhizopoda

Ordine: Foraminifera

Lo studio sistematico dell’ordine dei Foraminifera segue la classificazione fatta all’inizio del secolo XIX dal biologo naturalista francese D’Orbigny, confermata oggi dalle tecniche micropaleontologiche.

I resti fossili di questi piccoli organismi, presenti soprattutto nei sedimenti marini del tardo Paleozoico, Mesozoico e Cenozoico, sono molto utili ai geologi che cercano il petrolio, perché grazie a loro, basandosi su tipiche associazioni microfaunistiche stratigrafiche, possono determinare, nei sondaggi, la possibile presenza d’idrocarburi. Si tratta di protozoi ameboidi, eucarioti eterotrofi marini bentonici, che svolgono il loro ciclo vitale in fondo al mare, o planctonici-pelagici, che vivono in superficie, trasportati delle correnti marine. Hanno colonizzato tutti i possibili ambienti marini.

Si trovano infatti ancor oggi nella zona di marea, detta intertidale o piano mesolitorale, nella zona neritica, fin verso i 200 m di profondità, dove penetra ancora un po’ di luce ma la fauna e la flora sono scarse, e nella zona abissale, fra i 200 e i 2.000 m di profondità. Apparvero nel Cambriano, da 542 a 488 milioni d’anni fa, e successivamente invasero tutto l’ambiente marino, adattandosi a molti modi e stili di vita.

Si tratta d’organismi unicellulari, con un diametro che va in genere da 100 µm a 500 µm per quelli a vita pelagica, e da 100 µm a 1 mm per quelli a vita bentonica. Per quelli bentonici, fissati al fondo, il guscio può raggiungere anche dimensioni dell’ordine di una decina di centimetri. I Foraminifera sono infatti protetti da un guscio pseudochitinoso o gelatinoso, cementato da materiali estranei, o costituito da carbonato di calcio sotto forma di calcite (CaCO3).

La maggior parte, detti Politalamii, presenta un guscio calcareo formato da più camere. Tali organismi mostrano numerosi pori nel guscio (donde il nome di Politalamii dal greco polus= molti e thalamos = stanza) da cui fuoriesce il citoplasma fornito di pseudopodi filamentosi o ramificati e anastomizzati, da cui deriva il termine della sottoclasse Rhizopoda.  Il corpo cellulare è plurinucleato e man mano che la massa citoplasmatica cresce, si forma una camera di contenzione più grande della precedente.

I Foraminifera, si riproducono per scissione multipla, ma anche agamicamente, mediante la formazione di agameti, o sessualmente con la formazione di isogameti. Questi ultimi due modi di riproduzione si alternano ciclicamente. Quando questi animali muoiono, il guscio delle forme pelagiche precipita al fondo, accumulandosi su quelli delle forme bentoniche, e in alcune zone marine i sedimenti raggiungono anche 50.000 gusci per grammo di sedimento marino.

La Globigerinoides sacculifer, una specie pelagica affine al genere Globigerina è ad esempio talmente diffusa negli Oceani, nei mari temperati e freddi, che i suoi gusci costituiscono la componente principale del fango del fondale marino, detto appunto “fango a globigerina”. Negli Oceani tropicali e subtropicali, sono più frequenti altri generi, come Globorotalia (ad esempio la specie Globorotalia t. tumida).

Comunque sia, i gusci calcarei dei Foraminifera, si trovano fino a 3.700-4.000 m di profondità. Al di sotto di questi valori, i loro gusci si frantumano infatti in piccolissimi cristalli di calcite, che poi si sciolgono completamente intorno ai 5.000 m. Tale fenomeno è determinato dalle particolari condizioni chimico-fisiche che si riscontrano a tali profondità (in relazione alla concentrazione di CO2, delle sostanze organiche presenti nell’acqua, della temperatura e del pH) che variano, con la latitudine, da zona a zona. La CO2 proviene dalla discesa di masse d’acqua in cui è presente o dall’ossidazione di sostanze organiche.

I Foraminifera sono caratterizzati da un tipo di nutrizione detta Olozoica. Sono cioè organismi a nutrizione eterotrofa, che assorbono i materiali d’origine animale o vegetale sciolti nell’acqua. Oltre alle già citate specie appartenenti ai generi Globorotalia e Globigerina, altre specie abbastanza note sono quelle appartenenti al genere Pulleniatina, come la Pulleniatina o. obliquiloculata, al genere Miniacina, come la Miniacina miniacea e al genere Neogloboquadrina, come la Neogloboquadrina d. dutertrei, scoperta dal biologo naturalista D’Orbigny, padre della loro classificazione.