Famiglia : Rallidae

Testo © Dr. Gianfranco Colombo

Uragano in avvicinamento ? No, è una folaga (Fulica atra ) che entra in scena. Uno dei suoi modi abituali per intimorire gli avversari è quello di battere rumorosamente i piedi sulla superficie dell’acqua provocando spruzzi alti e vaporosi, nel mezzo dei quali la sua figura si ingigantisce facendola sembrare una minaccia pericolosa © Colombo
Per capire quanto è sempre stato comune questo uccello, basterebbe leggere quanto dichiarava alla fine del ‘800 Giacomo Puccini quando, al termine di una battuta di caccia alla folaga nelle tele sul lago di Massaciuccoli in Toscana, sedeva con gli amici cacciatori in qualche osteria davanti ad un buon bicchiere di rosso a raccontarne le avventure. Tanto ne fu che i cuochi locali inventarono la ricetta delle Folaghe alla Puccini. La descrizione venne ripresa dal Figuier in un suo libro della fine del XIX secolo.

Poi, se il pericolo non si allontana, non esita ad aggredire l’antagonista con tutta la veemenza possibile, usando le sue lunghe zampe e graffiando l’avversario con le forti unghie in una furibonda lotta accompagnata da grida acute e strillanti, mentre qui, in primo piano, il futuro coniuge assiste indifferente alla contesa © Gianfranco Colombo

Tutta la vita della Fulica atra è strettamente legata all’acqua © Gianfranco Colombo
Una tale abitudine porge un modo facile per fare delle prede abbondantissime imperciocchè moltissimi concorrono per acquisire forte dispensa per lungo tempo……
Terminato il periodo di nidificazione infatti la folaga si riunisce in stormi a volte molto consistenti e si rifugia sui laghi alpini, nelle paludi di pianura, lungo i fiumi ma anche nei giardini pubblici di grandi città dove, frammiste ad anatre ed altri acquatici, elemosina il cibo dai cittadini impietositi dall’inclemenza dell’inverno.
Eppure in questo periodo mantiene un comportamento molto dimesso nei confronti degli altri uccelli, cercando di rubare loro qualche boccone senza manifestare quell’abituale comportamento scorretto che la distingue da tutti gli altri volatili.
Infatti la folaga ha un carattere pessimo con tutti, litigiosa all’inverosimile, mal sopportata dai suoi vicini alati o meno, poco tollerata dai conspecifici.
Un po’ come la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), uccello appartenente alla medesima famiglia ma di gran lunga più dimessa e più timorosa nel comportamento anche se anch’essa non rappresenta un modello di bontà.
La folaga trascorre gran parte del suo tempo, in particolare durante il periodo di nidificazione, a combattere incessantemente chiunque gli passi a tiro, ingaggiando lotte feroci e rumorosissime.
Uno dei suoi modi abituali di intimorire gli avversari od anche intrusi per nulla interessati dai suoi problemi, è quella di battere rumorosamente i piedi sulla superficie dell’acqua provocando spruzzi alti e vaporosi, nel mezzo dei quali la sua figura si ingigantisce facendola sembrare una minaccia più pericolosa di quanto in realtà possa essere.
Non soddisfatta, eccola allora partire senza alcun preavviso, in una pazza corsa sull’acqua a testa bassa e con voce stridula, verso l’intruso che ignaro e placidamente rilassato a decine di metri di distanza, si ritrova improvvisamente ad affrontare un uragano in avvicinamento.

L’areale di distribuzione è vastissimo: dall’Europa e l’Africa settentrionale attraverso l’Asia fino alla Siberia e all’Australia © Gianfranco Colombo
Anzi spesso si è notato che pur di far piazza pulita nel suo territorio, non esita ad entrare nelle colonie dei Cavalieri d’Italia (Himantopus himantopus) distruggendo i nidi e trovandoci, oltre che un sadico gusto, anche un inusuale pasto con le loro uova.

Tocca raramente il suolo, a meno che veda una preda ghiotta, o come qui, lungo l'argine, in occasione della toilette, mentre si pettina accuratamente con le lunghe dita semipalmate dalle unghie affilate © G. Mazza
L’etimologia del nome scientifico trae probabilmente origine per il genere Fulica, dal latino “fuligo, fuliginis” = scuro, fuligginoso, confermando poi con il termine atra il medesimo concetto.
In Italia è ben nota e trova localmente nomi dialettali alquanto particolari ed interessanti confermando la sua presenza in tutto il territorio nazionale. Folghe, foega, sfoio, pulun, priton e moltissimi altri.
In Europa è chiamata onomatopeicamente Coot in inglese, Bläßhuhn in tedesco, Focha in spagnolo, Foulque macroule in francese e Galeirão comum in portoghese.
Zoogeografia
La folaga ha una vastissimo areale che copre diversi continenti.
È presente in Europa, nell’Africa settentrionale ed in quasi tutta l’Asia dalla Siberia fino ad arrivare all’Australia. In Europa è ben diffusa e presente in gran numero negli ambienti adatti. Anche in Italia la si ritrova ad ogni latitudine e nelle isole Mediterranee, in particolare durante il doppio passo quando si formano stormi di una certa consistenza.

È grazie a queste dita lobate che la folaga non sprofonda quando avanza agilmente fra le piante acquatiche, che può cercare il cibo sul fondo dei corsi d'acqua, nuotando agilmente in immersione, e che può decollare con rincorsa sul pelo dell'acqua, dato che ha appena 70 cm d’apertura alare contro 600-800 g di peso © Gianfranco Colombo

Come accade per molte anatre, per esempio il germano reale, anche qui l’accoppiamento, letteralmente mozzafiato, avviene in acqua, con la femmina in apnea, quasi invisibile in basso © Gianfranco Colombo
L’habitat della folaga varia secondo la stagione anche se essenziale risulta essere la presenza di acqua e di una vegetazione ripariale ben fitta e vasta.
Ama molto le acque mediamente profonde dove potersi tuffare per raccogliere alghe sul fondo oppure per cercare le prede di cui si nutre abitualmente.
Non è presente in aree secche e montagnose né tantomeno in boschi folti.
Raramente la folaga scende a terra se non ingolosita da qualche leccornia avvistata sul prato vicino oppure per sgranchirsi le zampette per qualche minuto e spulciarsi le penne tenendo i piedi all’asciutto.
La sua vita trascorre perennemente in acqua dove galleggia con estrema facilità e dove trova tutto quanto necessario per la sua vita.
In acqua si nutre, si nasconde, si accoppia, nidifica ed alleva la sua prole. L’acqua è elemento indispensabile per la presenza della folaga sia essa una vasta palude densamente coperta da fragmite o denso erbaggio palustre, sia un laghetto artificiale od una cava abbandonata ma ormai anche in un piccolo laghetto in un parco cittadino con un’isoletta e quattro cannucce.

Il nido galleggiante è un ammasso di rami. Contiene anche 12 uova covate a turno dai coniugi. Qui la madre vede infine spuntare un pullo che ripulisce teneramente © Giuseppe Mazza

Nascono spesso insieme. Sono già due e il padre eccitato porta cibo al nido: alghe, piante acquatiche sminuzzate e piccoli animali per un apporto proteico © Giuseppe Mazza

Ora i pulli sono già cinque. Altre uova devono schiudere ma i genitori sono entrambi nel canale coperto di lemna in cerca di cibo © Giuseppe Mazza
Morfofisiologia
Come è ben ripetuto nel nome scientifico, la folaga è nera. Un nero ardesia quando riflesso dal sole ma indiscutibilmente scuro quando visto da lontano e distinguibile dalla livrea della gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) solo per il becco e la placca bianca che marca la sua fronte. Questo scudo è visibile anche da lontano rendendo facile distinguerlo da quello rosso acceso della gallinella. Pochissimi sono i particolari per distinguere i sessi, il maschio mostra spesso uno scudo frontale più vasto e la femmina dimensioni leggermente maggiori.

I piccoli sono decisamente nidifughi e dopo il pasto tutti in acqua con mamma e papà, meno l’ultimo nato ancora titubante nel nido © Giuseppe Mazza

La prolificità della specie è grande, con anche due nidiate all’anno, ma la maggior parte dei piccoli muore nei primi giorni di vita, divorato da rapaci, cornacchie, aironi e lucci © Giuseppe Mazza

Tenero gruppetto famigliare. I piccoli crescono a vista d’occhio circondati giorno e notte dall’amore dei genitori © Giuseppe Mazza

Una generosa imbeccata di “ tagliatelle verdi ” a base di alghe filamentose, radici e foglie sminuzzate ad arte. Non è raro, con tutte queste delicate attenzioni, che a volte i giovani superino la taglia degli adulti © Giuseppe Mazza
Etologia e Biologia riproduttiva
La folaga è un buon riproduttore e può nidificare due volte l’anno ma ancor più può deporre notevoli quantità di uova per singola covata. Fino a 12 uova, di buone dimensioni con peso che supera i 40 g, bianche con macchiettatura rossiccia che vengono covate da entrambi i sessi per circa 3 settimane.
Questa situazione è però controbilanciata da una elevata mortalità giovanile ma anche da una discreta falcidia durante gli inverni rigidi.
Come è tipico per gli uccelli che nidificano al suolo oltre che dall’alto sono soggetti anche alla predazione da parte degli animali che frequentano l’ambiente dove vivono. La folaga vive sull’acqua ed il pericolo viene spesso proprio da questo elemento in modo improvviso ed imprevisto e contro il quale gli adulti nulla possono fare.
È sufficiente che nel laghetto frequentato ci sia un Luccio (Esox lucius) ed ecco che le prime povere vittime sono proprio i piccoli di uccelli acquatici che seguendo i genitori nelle prime nuotate, vengono improvvisamente risucchiati da un mostro acquatico invisibile. Un sussulto, un breve rigurgito dell’acqua ed ecco sparito un piccolo.
Dall’alto a insidiare ci sono poi i Falchi di palude (Circus aeruginosus), le albanelle (Circus sp.), gli Aironi cenerini (Ardea cinerea) ma anche Cornacchie grigie (Corvus cornix), Gufi (Asio otus) e civette (Athene noctua).
Il nido è costruito da entrambi i partner all’interno del canneto ed è in grado di galleggiare e resistere all’improvviso innalzamento del livello dell’acqua oppure su rovi o rami sospesi su di essa od eccezionalmente alto su un tronco capitozzato ma sempre a ridosso dello specchio d’acqua. La base è formata da falaschi ed alghe rinsecchite ammucchiate disordinatamente fino a formare piattaforme alte anche mezzo metro, spesso riusate oltre che nel corso dell’anno anche nella stagione successiva.
I piccoli sono nidifughi e nascono con un piumino nerastro che lascia parzialmente scoperto il capo facendoli sembrare soggetti a precoce calvizie giovanile. Nascono quasi simultaneamente ed abbandonano il nido poche ore dopo la schiusa anche se lo stesso viene usato per passarvi la notte.

Le folaghe si nutrono di tutto quello che trovano sul loro cammino: pescetti, girini, molluschi, larve d'insetti, crostacei e persino serpentelli o nidiacei. Il piatto forte è però spesso costituito dalla vegetazione: alghe e piante acquatiche raccolte in superficie o direttamene sul fondo del bacino fino ad alcuni metri di profondità © Giuseppe Mazza
L’attività della folaga non si ferma durante il buio in quanto dotata di buona vista notturna e di occhi particolarmente adatti allo scopo. La sua alimentazione principale consiste in pescetti, girini, molluschi e crostacei d’acqua ma anche vegetazione acquatica ed alghe che raccoglie in superficie o direttamente sul fondo del bacino fino ad alcuni metri di profondità. Mangia anche piccole serpi d’acqua, nidiacei di altri uccelli ed uova prelevate dai nidi nascosti nella vegetazione che circonda il suo territorio.

Con l’arrivo dei primi freddi invernali le folaghe perdono improvvisamente la loro consueta litigiosità per riunirsi in stormi, a volte anche molto consistenti, frammisti alle anatre ed agli altri uccelli acquatici che prima non sopportavano. Si avvicinano con loro ai centri abitati per elemosinare il cibo nei parchi cittadini © Gianfranco Colombo
Sebbene soggetta a forte prelievo, la specie non è considerata a rischio ed anzi le sue popolazioni presentano un progressivo e costante aumento.
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