Guarianthe aurantiaca

Famiglia : Orchidaceae


Testo © Pietro Puccio

 

La Guarianthe aurantiaca è epifita e litofita. Vigorosa, e coltivabile anche in casa © Giuseppe Mazza

La Guarianthe aurantiaca è epifita e litofita. Vigorosa, e coltivabile anche in casa © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Messico e America Centrale (Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua), dove cresce epifita sugli alberi delle foreste umide o litofita su affioramenti rocciosi, tra 300 e 1500 m di altitudine.

Il nome del genere è la combinazione di “guaria”, termine con cui in Costa Rica vengono chiamate le orchidee ed “anthos” = fiore; il nome specifico è il femminile dell’aggettivo latino “aurantiacus” = di colore arancio, con ovvio riferimento.

Nomi comuni: orange cattleya (inglese); orquídea laranja (portoghese).

La Guarianthe aurantiaca (Bateman ex Lindl.) Dressler & W.E.Higgins (2003) è una specie erbacea cespitosa, sempreverde, con rizoma strisciante da cui si origina ogni stagione vegetativa uno pseudobulbo fusiforme (a volte due), lungo fino a circa 35 cm, con all’apice due, raramente tre, foglie coriacee da ovate a oblunghe, di 5-18 cm di lunghezza e 3-6 cm di larghezza, con apice ottuso.

Infiorescenza terminale racemosa lunga 6-10 cm racchiusa inizialmente in una brattea (spata) piatta, lunga circa 5 cm, che ha il compito di proteggerla nella fase iniziale del suo sviluppo, portante un numero variabile di piccoli fiori cerosi di colore da giallo arancio a rosso arancio, eventualmente con macchie e strisce rosse o porpora in particolare sul labello.

I sepali sono lineari o lanceolati, lunghi 1,8-3 cm e larghi circa 0,5 cm, i petali ellittico-lanceolati, ripiegati in avanti, sono lunghi 1,8-2,5 cm e larghi circa 0,5 cm, il labello è ovato, lungo 1,6-2,2 cm e largo circa 1 cm, e la colonna, cilindrica, è lunga circa 0,8 cm. I fiori, prodotti tra inizio primavera ed estate dallo pseudobulbo maturato l’estate precedente, durano da 10 a 20 giorni.

È in grado di auto fecondarsi, e questo capita frequentemente nelle piante i cui fiori non si aprono completamente. I frutti sono capsule ellissoidi lunghe 5 cm. Si riproduce da seme e da meristema in vitro e a livello amatoriale per divisione, con ciascuna sezione provvista di 3-4 pseudobulbi con almeno una gemma dormiente alla base.

Specie vigorosa e di facile coltivazione, richiede elevata luminosità, anche sole leggermente filtrato, con frequenti innaffiature durante il periodo vegetativo, ma lasciando bene asciugare prima di ridare acqua, ed elevata umidità ambientale, 80-85%; in autunno-inverno le innaffiature e l’umidità vanno ridotte, per assecondare il periodo di riposo, fino alla ripresa vegetativa segnalata dall’apparire delle nuove radici.

Risulta piuttosto adattabile riguardo le temperature, dato l’ampio areale di origine, da fresche a medio-alte in estate, 18-32 °C, mentre in inverno le temperature minime dovrebbero oscillare tra 10 e 15 °C; fondamentale in tutte le stagioni un buon movimento dell’aria.
Coltivabile in vaso o canestro con composto ben drenante, che può essere costituito da frammenti di corteccia (bark) di grossa pezzatura, di roccia, di vasi di argilla, di carbone o una loro miscela, oppure montata su zattera o pezzi di corteccia, importante la circolazione dell’aria anche a livello delle radici, che devono potersi asciugare rapidamente, essendo piuttosto sensibili al marciume se a contatto con materiale permanentemente bagnato; si adatta anche alla coltivazione semi idroponica.

Utilizzare per le innaffiature e nebulizzazioni acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata; le concimazioni, opportunamente distribuite in modo da evitare accumulo di sali, vanno fatte durante il periodo vegetativo, preferibilmente con prodotti bilanciati idrosolubili, con microelementi, a metà dose, o meno, di quella consigliata sulla confezione. Divisione, rinvaso e montaggio su ramo o corteccia vanno effettuati all’apparire delle nuove radici.

Classificata fino al 2003 nel genere Cattleya, è stata da questo separata e inserita nel nuovo genere a seguito di studi sul suo DNA. Utilizzata ampiamente nelle ibridazioni cui conferisce i suoi intensi colori.

La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).

Sinonimi: Epidendrum aurantiacum Bateman ex Lindl. (1838); Broughtonia aurea Lindl. (1840); Cattleya aurantiaca (Bateman ex Lindl.) P.N.Don (1840); Amalia aurantiaca (Bateman ex Lindl.) Heynh. (1846); Epidendrum aureum (Lindl.) Lindl. (1853); Laelia aurantiaca (Bateman ex Lindl.) Beer (1854).

 

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