Gulo gulo

Famiglia : Mustelidae

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Testo © Dr. Davide Guadagnini

 

Il Gulo gulo è il più grande mustelide terrestre esistente © Giuseppe Mazza

Il Gulo gulo è il più grande mustelide terrestre esistente © Giuseppe Mazza

Il Ghiottone o Volverina (Gulo gulo Linnaeus , 1758) è il più grande mustelide terrestre esistente (la Lontra marina, Enhydra lutris, è il mustelide più grande in assoluto) appartenente all’ordine dei Carnivori (Carnivora), alla famiglia dei Mustelidi (Mustelidae), al genere Gulo, al quale appartiene come unica specie, ed alla specie Gulo gulo.

Esistono due sottospecie a diversa distribuzione geografica: la sottospecie nominale, Gulo gulo gulo, a distribuzione euroasiatica e la sottospecie Gulo gulo luscus, distribuita in Canada-Alaska. Una terza sottospecie, il Gulo gulo vancouverensis, potrebbe essere attribuita agli esemplari che vivono sull’isola di Vancouver.

Il termine indicante la specie ed il genere “gulo” deriva dal latino “gulosus” che significa ghiotto, goloso, come del resto recita il nome italiano.

Zoogeografia

La distribuzione geografica del ghiottone interessa le fasce boreali paleartica e neartica. La pressione operata dalla specie umana ha spinto la specie sempre più verso le regioni settentrionali del primitivo areale. Attualmente è presente in Europa nella penisola scandinava (Norvegia, Svezia e Finlandia) ed in Russia. In Asia è presente in Siberia, Mongolia e Manciuria settentrionali. In nord America è diffuso in Canada, con esclusione dei territori meridionali, centrorientali e in Alaska. Segnalato anche in Groenlandia.

Ecologia-Habitat

L’habitat del ghiottone sono le ampie foreste di conifere, sia di pianura che di montagna (taiga), e le praterie delle regioni artiche più o meno paludose dove domina una vegetazione a licheni, piante erbacee e arbusti nani (tundra). Questi ambienti coprono ancora notevoli estensioni nelle regioni più settentrionali dell’Europa, dell’Asia e dell’America.

Morfofisiologia

Nell’aspetto morfologico ricorda un piccolo orso (Ursus spp.).

Ha una struttura generale del corpo massiccia e tarchiata, testa piuttosto grande e maggiormente larga posteriormente ma con fronte ampia, muso relativamente allungato e squadrato con mandibola e mascella robuste.

Ricorda un piccolo orso. Testa grande, larga, con fronte ampia, muso allungato e solide mascelle © Mazza

Ricorda un piccolo orso. Testa grande, larga, con fronte ampia, muso allungato e solide mascelle © Mazza

La testa, portata bassa durante l’andatura, continua con un collo muscoloso. Ha una lunghezza testa-corpo di circa 65-105 cm e un’altezza al garrese di 38-48 cm. Il peso è di circa 20-35 kg.

Gli occhi, di colore marrone scuro, ed i padiglioni auricolari sono piuttosto piccoli. La vista è piuttosto scarsa. L’olfatto è molto sviluppato.

Gli arti, robusti, hanno piedi larghi (che sembrano quasi sproporzionati), pentadattili, provvisti di membrane interdigitali e armati di lunghe e robuste unghie ricurve (piede posteriore lungo circa 14-18 cm).

La coda è breve e grossa, lunga 14-26 cm. L’ampia bocca squadrata è munita di una potente dentatura da carnivoro con 38 denti, i canini sono lunghi e affilati; il ghiottone è in grado di frantumare i femori delle renne e delle alci.

La pelliccia è assai lunga, idrorepellente e morbida; ugualmente folta in tutte le stagioni. Il colore dominante della pelliccia è il bruno-nerastro sul quale spiccano una larga macchia chiara posta fra gli occhi e gli orecchi che può scendere fino alle guance e una fascia giallastra-cannella-dorata , talora più grigiastra o tendente al marrone, che si estende ai lati del corpo, dalla spalla all’attaccatura della coda, ove si congiunge con quella del lato opposto.
Negli esemplari più chiari (sottospecie americana) tale fascia è maggiormente ampia e anteriormente scende anche sotto le spalle. A volte è presente una macchia biancastra, talvolta chiazzata di scuro, sul petto.

A suo agio nella tundra, equilibrista sui tronchi, si muove improvvisamente a balzi, talora claudicante © G. Mazza

A suo agio nella tundra, equilibrista sui tronchi, si muove improvvisamente a balzi, talora claudicante © G. Mazza

Il muso è bruno molto scuro, mentre i lati del capo, la fronte e la gola sono grigiastri (o come sopra visto più chiari) e i padiglioni auricolari sono bordati di bruno chiaro. La popolazione che vive nell’America settentrionale ha pelliccia più chiara.

Non esiste un evidente dimorfismo sessuale legato alla colorazione ma la femmina è facilmente distinguibile sia per le minori dimensioni che per le forme meno pesanti.

In proporzione alla taglia è un animale molto forte con una muscolatura straordinariamente sviluppata.

Etologia-Biologia riproduttiva

Il ghiottone è un animale schivo, diffidente, prudente e di indole elusiva. Conduce vita solitaria; solo nel periodo degli amori si formano delle coppie che vivono assieme per poche settimane.

Ogni singolo individuo frequenta e utilizza un ampio territorio (500-1000 kmq per i maschi, attorno ai 200-300 km per le femmine), abitualmente percorre sentieri fissi e contrassegna ripetutamente diversi punti del proprio territorio con escrementi e il secreto di ghiandole. Il proprio territorio comunque, vista l’estensione dello stesso, non è frequentato in maniera stabile e rigida (può spostarsi di 40-50 km al giorno); anche solo per riposare, ogni volta, utilizza un riparo o scava una nuova buca poco profonda.

 Nasconde riserve di cibo sugli alberi, scendendo poi capofitto a testa in giù © Mazza

Nasconde riserve di cibo sugli alberi, scendendo poi capofitto a testa in giù © Mazza

Il maschio consente l’accesso, nel proprio territorio, alle sole femmine (normalmente 2-3), la densità di popolazione è quindi molto bassa. È attivo tutto l’anno. Ha abitudini diurne non strette, potendo muoversi anche di notte; nell’arco della giornata alterna periodi di attività ad altri di riposo (con successioni medie di 3-4 ore).

In realtà, vivendo in ambienti dove si succedono stagioni con circa sei mesi di luce a stagioni con sei mesi di buio, ha dovuto per forza adeguarsi ad entrambe le condizioni.

Ha abitudini prevalentemente terricole, talvolta si arrampica sugli alberi e nello scalarli è molto abile; spesso scende dagli alberi a “testa in giù”.

Come metodo di deambulazione, di solito, cammina o trotterella a brevi balzi, mentre in corsa sviluppa un’andatura del tutto particolare che si svolge a grandi balzi regolari e fanno sembrare l’animale quasi claudicante.

Le ampie superfici plantari e la caratteristica andatura consentono al ghiottone di muoversi con disinvoltura sui terreni innevati; solo quando la neve è alta è soffice, incontra maggiori difficoltà per il fatto che il suo peso lo fa parzialmente sprofondare. Nella corsa, anche se non veloce (15 km orari), mostra una notevole resistenza anche sul terreno innevato.

Per la ricerca del cibo usa tutti i sensi ma spesso non tende agguati, si muove infatti rumorosamente con l’abituale andatura trotterellante. Ciò, ovviamente, non gli consente di sorprendere e catturare animali guardinghi e veloci.

Solo in inverno, con grandi coperture di neve, potendo correre silenziosamente sulla coltre nevosa con scarsa difficoltà, sui lunghi percorsi, riesce a predare anche mammiferi di medie e grandi dimensioni che sprofondano nella neve. Raramente caccia all’agguato, appostandosi tra i cespugli, sui rami più bassi degli alberi o su spuntoni di roccia; quando la preda giunge a tiro le balza sul dorso afferrandola con le robuste unghie e azzannandola alla nuca.

Poco veloce ma instancabile, avvantaggiato dalle larghe zampe sfianca le prede che affondano nella neve © Mazza

Poco veloce ma instancabile, avvantaggiato dalle larghe zampe sfianca le prede che affondano nella neve © Mazza

Ha abitudini alimentari molto varie e diversificate nelle varie stagioni. L’alimentazione è prevalentemente carnivora cibandosi spesso di carogne (talvolta anche di mammiferi marini), e svolgendo quindi l’importante ruolo ecologico di “spazzino” biologico, o di animali uccisi anche da altri predatori; il ghiottone, infatti, è spesso in grado di sottrarre le prede ad altri carnivori, addirittura al Puma (Puma concolor) ed orsi (Ursus spp.).

Per rubare le altrui prede, il ghiottone, ostenta atteggiamenti di minaccia ed emette un secreto maleodorante dalle ghiandole paranali. Questi atteggiamenti gli hanno valso l’appellativo di “iena del nord “o di “belva dei ghiacci”. Sembra che la sottospecie americana (Gulo gulo luscus) rubi maggiormente prede altrui rispetto alla sottospecie europea (Gulo gulo gulo) più attiva nella caccia diretta.

Durante l’estate completano la dieta lemming (Rodentia), larve, insetti, uccelli e loro uova, piccoli di alce (Alces alces) e di renna (Rangifer tarandus). In inverno riesce a catturare, più frequentemente, lepri, scoiattoli, alci, renne, volpi, altri mustelidi e addirittura linci (Lynx spp.). Riesce a predare gli animali molto più grandi di lui (alci, renne) soprattutto quando sono stremati dal gelo o bloccati dalla neve e dal ghiaccio.

Attivo tutto l'anno, anche di notte, alterna attività e riposo con cicli di 3-4 ore © Giuseppe Mazza

Attivo tutto l’anno, anche di notte, alterna attività e riposo con cicli di 3-4 ore © Giuseppe Mazza

La dieta comprende anche una quota di alimenti di origine vegetale (germogli, bacche). Nei periodi di carestia può avvicinarsi a villaggi e abitazioni saccheggiando qualsiasi alimento commestibile. Il nome di ghiottone gli è stato attribuito perché è stato descritto riempirsi di cibo senza mai saziarsi, fino a deformarsi (da qui originerebbe la leggenda che il ghiottone per “svuotarsi” e tornare a mangiare passerebbe tra due alberi vicini che gli comprimano il corpo).

Contrariamente alle leggende e al nome comune assegnatogli, il ghiottone, in realtà ha abitudini parche e quando cattura una preda la nasconde (su alberi, in una buca, sotto sassi e cespugli) consumandola solo quando necessita. Tali dispense alimentari sono chiamate dai Lapponi “tombe di renna”.

Se si esclude l’uomo, non esiste quasi alcun predatore in grado di minacciare il ghiottone. Solo i lupi (Canis lupus), quando in branco, possono raramente sopraffare questo mustelide che non risulta appetibile (per l’odore emanato). I giovani ghiottoni possono essere predati da aquile reali (Aquila chrysaetos), puma (Puma concolor), Orsi (Ursus spp.), lupi (Canis lupus). Il periodo degli accoppiamenti è compreso tra aprile ed agosto e la coppia, che si forma, resta assieme qualche settimana.

In questa specie si ha l’annidamento differito delle uova fecondate tanto che tutto il periodo, dalla fecondazione al parto con in mezzo il periodo di quiescenza, si protrae per circa 9 mesi (lo sviluppo embrionale e fetale vero è di circa 50-60 giorni).

Prima di partorire (tra febbraio e maggio) la femmina cerca una dimora fissa e sicura, in genere una cavità tra le rocce, dentro i tronchi, in tane di altri animali, tra le radici degli alberi, o scava direttamente una tana sotto la neve. Su un giaciglio di erbe e muschi vengono partoriti generalmente 2-3 (1-5) cuccioli che alla nascita sono lunghi circa 13 cm e pesano 85-110 g.
Alla nascita, i piccoli, hanno occhi chiusi e sono color sabbia con muso, orecchie e piedi più scuri.

È una specie in declino, cacciata per la pelle e i danni al bestiame, sensibile ai mutamenti climatici © G. Mazza

È una specie in declino, cacciata per la pelle e i danni al bestiame, sensibile ai mutamenti climatici © G. Mazza

A 3-4 settimane aprono gli occhi, per 10 settimane si nutrono solo del latte materno, e anche se l’allattamento viene protratto anche dopo, successivamente, la madre porge ai figli cibo premasticato. La femmina ha due paia di mammelle e difende la prole con accanimento .

A tre mesi, i piccoli, accompagnano la madre con la quale rimarranno minimo 1 anno. Generalmente, le femmine, partoriscono ogni due anni. La maturità è raggiunta attorno ai 3-4 anni e la durata della vita è stimata attorno ai 15-16 anni.

Il ghiottone, purtroppo, è una specie in declino; maggiormente presente nelle regioni dell’estremo nord ove la presenza dell’uomo è meno costante. La specie viene cacciata perché ritenuta dannosa nei confronti del bestiame allevato (renne e bovini) talvolta ucciso in grandi numeri (fenomeno dell’overkilling) , per le pelli ambite da alcune popolazioni e perché ritenuto un animale diabolico e nefasto da alcune popolazioni nordiche.

Anche i cacciatori di animali da pelliccia lo sterminano per i danni che talvolta crea alle trappole e agli accampamenti. In molti areali, dove erano presenti in un recente passato, la specie si è estinta. Probabilmente la specie si è salvata, fin ora, per la naturale scarsa densità della popolazione abbinata all’intelligenza propria della specie; i ghiottoni risultano più difficili da catturare con trappole (che spesso evitano, fanno scattare e rompono) rispetto ad altre specie. Purtroppo, su questo animale, che rimane misterioso e affascinante la nuova grave problematica mondiale del cambiamento climatico incombe in modo estremamente minaccioso.

 

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