Hatiora rosea

Famiglia : Cactaceae


Testo © Pietro Puccio

 

L’ Hatiora rosea (Lagerh.) Barthlott (1987) è originaria delle foreste montane umide e dense del Brasile sudorientale (stati di Paranà e Rio Grande do Sul) tra 1000 e 2000 m di altitudine.

Il nome generico è l’anagramma del nome del genere Hariota, dedicato al botanico Thomas Harriot (1560-1621); il nome specifico è il termine latino “rosea” = rosea, con ovvio riferimento al colore dei fiori.

Nomi comuni: “dwarf Easter cactus”, “Easter cactus”, “pink star cactus”, “rose Easter cactus”, “spring cactus” (inglese); “cactus de Pâques” (francese); “cactus di Pasqua”, “pasqualina” (italiano); “flor-de-outubro” (portoghese-Brasile); “cactus de Pascua” (spagnolo); “osterkaktus”, “quellerkaktus”, “rosenkaktus (tedesco).

Specie epifita inerme, ramificata, compatta, generalmente con portamento eretto, a volte ricurvo o pendente, e alta fino a 30-40 cm, presenta segmenti piatti, o con 3-6 costole pronunciate, in particolare alla base, inizialmente rossastri poi verde scuro bordato di rossiccio.

I segmenti sono lunghi 2-4 cm e larghi circa 1 cm con areole ai margini provviste di sottili setole brunastre, come pure la grande areola oblunga apicale da cui si sviluppano i fiori ed i nuovi segmenti.

I fiori, lievemente profumati, sono imbutiformi, stellati, simmetrici (actinomorfi), lunghi e larghi 3-4 cm, con petali leggermente retroflessi di colore rosa; l’ovario è corto ed angolato. Sono prodotti in profusione, di solito singolarmente o a coppia all’apice degli articoli, a inizio primavera, orientativamente quindi nel periodo pasquale nell’emisfero nord, da cui molti nomi comuni; durano singolarmente alcuni giorni, aprendosi al mattino e chiudendosi la sera, ma la pianta resta in fioritura per alcune settimane.

L'Hatiora rosea ha dato origine a molti ibridi con l’Hatiora gaertneri © Giuseppe Mazza

L’Hatiora rosea ha dato origine a molti ibridi con l’Hatiora gaertneri © Giuseppe Mazza

I frutti sono globoso-depressi, giallastri e leggermente angolati, contenenti numerosi semi bruni, ma per la fruttificazione occorre la presenza di un’altra pianta, non ottenuta per divisione dalla stessa, che fornisca il polline, infatti i fiori, pur essendo ermafroditi, sono auto incompatibili. Si riproduce molto facilmente per talea, preferibilmente costituita da due segmenti, fatta ben asciugare per qualche giorno e posta a radicare su un substrato sabbioso a 20 °C; la radicazione avviene in una ventina di giorni.

 

Si ibrida facilmente con l’altra specie appartenente al genere, l’ Hatiora gaertneri, che fiorisce nello stesso periodo, con cui ha dato origine ad un gran numero di cultivar, il cui nome scientifico è Hatiora x graeseri (foto), tutte comunemente chiamate nell’emisfero nord (nelle varie lingue) cactus di Pasqua; il fatto che le due specie ed i loro ibridi siano noti con lo stesso nome comune, è causa di non poca confusione.

La specie è poco frequente in coltivazione, mentre i suoi numerosi ibridi e varietà, hanno assunto dalla seconda metà del secolo scorso una notevole importanza, anche economica, in particolare nell’emisfero nord, come pianta fiorita offerta nel periodo pasquale. La specie e i suoi ibridi hanno le stesse esigenze di coltivazione. Richiedono elevata luminosità diffusa, ma non sole diretto, e substrati subacidi perfettamente drenanti e molto aerati, essendo le radici molto sensibili al marciume per ristagno di umidità, che possono essere costituiti da comune terra da giardino, terriccio di foglie o, in mancanza, torba grossolana, e sabbia silicea, o agriperlite, in parti uguali, eventualmente con l’aggiunta di pietrisco per migliorare il drenaggio. La loro collocazione in permanenza all’aperto, in posizione ombreggiata, come epifite sugli alberi o in vasi sospesi, è limitata ai climi caratterizzati da elevata umidità atmosferica e temperature minime invernali generalmente superiori a +10 °C, anche se asciutti possono sopportare per brevissimo periodo temperature di poco sotto 0 °C.

Altrove vanno coltivati in vaso per riparli in inverno, spostandoli all’esterno, se se ne ha la possibilità, dalla tarda primavera all’autunno. In estate vanno innaffiati con regolarità, lasciando asciugare tra le innaffiature solo i primi strati del composto e nebulizzando con acqua non calcarea in presenza di aria troppo secca, in inverno le innaffiature vanno diradate, ma mantenendo il composto sempre leggermente umido e le temperature minime prossime, ma non inferiori a +10 °C, questo periodo più fresco e asciutto favorisce una copiosa fioritura. Dopo che sono apparsi i bocci floreali evitare spostamenti e cambiamenti bruschi delle condizioni ambientali che potrebbero provocarne la caduta. Le concimazioni, leggere, vanno effettuate circa due volte al mese dall’apparire dei bocci fino all’autunno.

La specie è iscritta nell’appendice II della Cites (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).

Sinonimi: Rhipsalis rosea Lagerh. (1912); Rhipsalidopsis rosea (Lagerh.) Britton & Rose (1923).

 

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