Leonotis leonurus

Famiglia : Lamiaceae


Testo © Pietro Puccio

 

multi

Bella, e di facile coltura, la Leonotis leonurus ha anche virtù medicinalli © Mazza

La specie è originaria del Sudafrica (Provincia del Capo, KwaZulu-Natal e Transvaal) dove cresce tra le rocce nelle praterie o ai margini delle foreste.

Il nome del genere è la combinazione dei termini greci “léon” = leone e “ôtos” = orecchio, per la peluria sul labbro superiore del fiore che lo farebbe somigliare all’orecchio di un leone; il nome specifico è la combinazione dei termini greci “léon” = leone e “ourā” = coda, con riferimento all’infiorescenza che ricorderebbe la coda di un leone.

Nomi comuni: lion’s-ear, lion’s tail, lion’s claw, minaret flower, wild dagga (inglese); leonotis (italiano); oreille de lion, queue de lion (francese); orelhas-de-leão, rabo-de-leão (portoghese); cola de león, oreja de león (spagnolo); löwenohr, löwenschwanz (tedesco).

Il Leonotis leonurus (L.) R.Br. (1811) è un cespuglio perenne sempreverde, o semisempreverde, con base legnosa da cui si dipartono fusti erbacei eretti a sezione quadrangolare, non ramificati, ricoperti da lieve peluria, alti fino a circa 2 m.

Le foglie sono opposte, lineari o lanceolate, lunghe 5-10 cm e larghe 1-2 cm, di colore verde opaco con margini irregolarmente crenato-serrati nella metà superiore. Infiorescenze erette con numerosi fiori tubolari lunghi 5 cm, di colore arancio e ricoperti esternamente da una fitta peluria dello stesso colore, disposti in falsi verticilli che si formano in successione uno sull’altro attorno ai nodi, in autunno; esistono anche varietà di colore bianco, albicocca e rosso.

Il frutto è quello tipico delle Lamiaceae, suddiviso a maturità in quattro acheni (frutti secchi indeiscenti contenenti un solo seme) bruni lunghi 6 mm. Si riproduce in estate per seme, talea, anche in acqua, e divisione, si autodissemina facilmente.

È una specie di notevole valore ornamentale e facile coltivazione, richiede pieno sole, o al più una leggera ombreggiatura, e regolari, ma distanziate nel tempo in modo da permettere al suolo di asciugarsi, innaffiature estive, può resistere anche a periodi di secco prolungato; non è particolarmente esigente in fatto di suolo, anche povero, purché ben drenato, non sopportando i ristagni idrici che possono provocare letali marciumi. Resiste sia alle elevate temperature che a quelle relativamente basse, intorno a 0 °C la parte aerea viene rovinata, ma la base legnosa può resistere fino a -5 °C e riprendere a vegetare in primavera. Presenta inoltre una discreta resistenza alla salinità e può essere quindi impiegata in giardini in prossimità del mare.

Al fine di favorirne l’accestimento è utile a fine fioritura, o a inizio primavera, una potatura bassa. Dove il clima non consente la coltivazione in permanenza all’aperto può essere usata, data la velocità di crescita, come annuale, seminando in inverno in ambiente protetto e mettendo a dimora a inizio primavera. Coltivabile anche in vaso per la decorazione di patii, terrazze, serre e verande luminose in substrato ricco, ben drenante, da innaffiare regolarmente in estate, moderatamente in inverno e con periodiche concimazioni ricche in fosforo; ha anche un limitato uso come fiore reciso.

Steli e foglie sono variamente ed ampiamente utilizzati, per le proprietà antinfiammatorie, nella medicina tradizionale, contro febbre, cefalee, tosse ed altre patologie come dissenteria e asma; i principali principi attivi contenuti sono la leonurina e marrubiina, oltre a tannini, saponine.

Sinonimi: Phlomis leonurus L. (1753); Leonurus africanus Mill. (1768); Leonurus superbus Medik. (1784); Leonurus grandiflorus Moench (1794); Phlomis speciosa Salisb. (1796); Hemisodon leonurus (L.) Raf. (1837).

 

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle LAMIACEAE cliccare qui.