Lepanthes calodictyon

Famiglia : Orchidaceae


Testo © Pietro Puccio

 

La specie è originaria della Colombia ed Ecuador dove cresce sugli alberi delle foreste umide nella cordigliera andina occidentale, tra 450 e 1400 m di altitudine.

L’etimologia del nome generico non è stata specificata dall’autore, secondo alcuni è la combinazione dei sostantivi greci “λεπίς” (lepis) = scaglia e “άνθος” (anthos) = fiore, con riferimento alla forma del fiore di molte specie. Altri ritengono derivi da “λέπος” (lepos) = corteccia e “άνθος” (anthos) = fiore, dato che le piante del genere vivono sulla corteccia degli alberi. Il nome specifico è la combinazione dell’aggettivo greco “καλός” (kalós) = bello e del sostantivo “δίκτυον” (dictyon) = rete, con riferimento al disegno delle venature sulle foglie.

Lepanthes calodictyon, Orchidaceae

Nativa di Colombia e Ecuador, Lepanthes calodictyon è un’epifita della cordigliera andina. Orchidea miniatura che forma densi cespi con foglie di 1,5-2,5 cm molto decorative © Giuseppe Mazza

La Lepanthes calodictyon Hook. (1861) è una specie epifita con corto rizoma e fusti eretti sottili, alti 2-5 cm, ricoperti da guaine che terminano con una espansione imbutiforme ovato-acuminata con margine ciliato. I fusti sono provvisti all’apice di una foglia ovata con apice ottuso o apiculato e margine ondulato sinuato-crenato, di colore verde chiaro con venature brune, di 1,5-2,5 cm di lunghezza e 0,8-2 cm di larghezza.

Infiorescenze racemose ascellari, su un corto peduncolo, solitarie o fascicolate, lunghe 2-3 cm, portanti 15-18 minuscoli fiori di breve durata, qualche giorno, ma prodotti in successione. Sepali liberi ovati con apice acuminato di colore verdastro, lunghi 2-3 mm e larghi 1-2 mm. Petali cordato-reniformi con apice acuto, margine ciliato e appendici filiformi alla base da ambo i lati, di colore rosso arancio, lunghi 2-3 mm e larghi circa 1 mm. Labello spatolato con margine ciliato, eretto, di colore rosso porpora, lungo 1-2 mm.

Lepanthes calodictyon, Orchidaceae

I minuscoli effimeri fiori di pochi millimetri, simili a insetti, si aprono in successione © Giuseppe Mazza

Si riproduce per seme, in vitro, e per divisione, con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 fusti.

Orchidea miniatura che forma densi cespi con foglie tra le più decorative della famiglia e minuscoli fiori simili a insetti, richiede elevata luminosità, ma non il sole diretto, tranne eventualmente nelle prime ore del mattino in inverno.

Temperature intermedie, con minime notturne invernali non inferiori a 16 °C e massime estive preferibilmente non superiori a 30 °C, umidità costantemente elevata, non avendo organi di riserva, superiore al 70 %, e continua leggera ventilazione.

Può essere montata su corteccia o zattera di sughero o di radici di felci arborescenti, con sfagno alla base per mantenere l’umidità, oppure coltivata in piccoli vasi con composto drenante che può essere costituito da frammenti di corteccia (bark) di fine pezzatura, carbone vegetale e inerti con aggiunta di sfagno.

Le innaffiature devono essere regolari nell’arco dell’anno, non avendo un periodo di riposo, in modo da mantenere costantemente umido il substrato, ma senza ristagni, che possono causare marciumi, giornaliere per le piante montate, utilizzando acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata.

Concimazioni mensili con prodotto idrosolubile bilanciato a 1/4 della dose consigliata. L’ambiente ideale di coltivazione è una serra intermedia umida o un terrario dove è possibile regolare opportunamente tutti i parametri ambientali.

In appartamento, può essere collocata dietro una finestra esposta ad est, con umidificatore per mantenere un elevato tasso di umidità o ricorrendo al classico sistema di porre la pianta su un ampio sottovaso riempito di pietrisco o argilla espansa con uno strato d’acqua non a diretto contato col fondo del vaso.

La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).

Sinonimi: Stelis calodyction Spruce (1862); Lepanthes calodictyon f. ivanoflava O.Gruss (2011).

 

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