Magnoliaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Magnoliaceae, Magnolia grandiflora

Magnolia grandiflora. La famiglia Magnoliaceae riunisce oltre 300 specie legnose decidue o sempreverdi e presenta numerosi caratteri di primitività. A destra particolare del fiore: sul peduncolo fiorale si notano i tepali petaloidi liberi (in parte rimossi), gli stami che lasciano vedere in parte il ricettacolo (in rosso) e superiormente i carpelli con gli stimmi arrotolati verdi. Le Magnoliaceae recano generalmente fiori bisessuali protogini con stigmi che maturano prima delle antere per favorire l’impollinazione incrociata © Giuseppe Mazza

La famiglia Magnoliaceae deve il suo nome al genere Magnolia assegnato da Charles Plumier (1646-1704), nel 1703, ad una pianta da lui raccolta nell’isola di Martinica e dedicata a Pierre Magnol (Montpellier, 1638-1715), medico e botanico francese, direttore del giardino botanico di Montpellier.

Metodi di datazione molecolare indicano che le Magnoliaceae si sono originate nel Cretaceo, circa 112-104 milioni di anni fa. Reperti fossili di fiori, frutti e semi del genere estinto Archaeanthus, rinvenuti nella formazione Dakota nel Kansas (Stati Uniti d’America) e in particolare le osservazioni dell’anatomia del pericarpo, che è stata osservata con la microscopia ottica, a luce polarizzata e con la microscopia elettronica, suggeriscono che questo genere possa essere l’antenato diretto delle Magnoliaceae. Altro riscontro si ha osservando le foglie quadrilobate, poco comuni nelle piante a fiore, del genere Liriodendron che sono molto simili quelle del genere fossile Liriophyllum.

Rinvenimenti fossili dimostrano, anche, che le Magnoliaceae si sono originate nella placca nordamericana (Groenlandia, Isola Spitzbergen, Alaska) e da lì siano migrate in Europa e in Asia. In periodi successivi, durante l’Eocene (55,8 – 33,9 milioni di anni fa), si sono estinte in Europa (Yulania era ancora presente meno di 2 milioni di anni fa) e in parte nell’America settentrionale.

Magnoliaceae, Magnolia macrophylla

Magnolia macrophylla ha foglie lunghe fino a 80 cm e grandi fiori isolati. Presente in un piccolo areale negli USA e in Messico, rischia l’estinzione in natura © Giuseppe Mazza

La migrazione nel tardo mesozoico verso Sud dell’America e dell’Asia e la riduzione nei territori in precedenza colonizzati, fino alla scomparsa, per effetto delle glaciazioni e in parte per la deriva dei continenti, hanno determinato la diversificazione delle specie meridionali così da formare i due areali disgiunti attuali della famiglia che per le vicissitudini di cui si è detto non sono il loro centro di origine.

Al presente i due terzi delle specie della famiglia si trovano tra l’Asia temperata e quella tropicale fino alla Nuova Guinea, mentre le restanti specie, ma il loro numero sta crescendo grazie a nuovi studi, si trovano in America, dalla regione orientale dell’America settentrionale, colonizzando anche le alte montagne (fino a 3400 m), fino al Brasile meridionale. Infatti, recenti esplorazioni botaniche in Messico, America Centrale, Ecuador e Perù hanno portato alla scoperta di nuove specie rendendo questi territori siti di alta diversità, con numerose specie endemiche, per effetto dell’isolamento geografico (speciazione allopatrica).

Questo dimostra che le Magnoliaceae, grazie alla loro alta capacità adattiva, hanno potuto colonizzare territori a climi molto diversi, cioè da freddi a molto caldi e viceversa. Le attuali specie decidue temperate derivano, infatti, da progenitori sempreverdi delle aree caldo-temperate dell’Himalaya orientale.

Magnoliaceae, Magnolia stellata, Magnolia obovata

Magnolia stellata e Magnolia obovata. Prove fossili dimostrano che le Magnoliaceae sono originarie dell’America settentrionale e attraverso l’Europa sono arrivate in Asia migrando, per i cambiamenti climatici del tardo mesozoico, verso Sud dell’America e dell’Asia. Scomparse dall’Europa per le glaciazioni, grazie alla loro capacità adattativa hanno colonizzato territori a climi molto diversi, inclusi i tropici. Nel Nord America sfidano oggi anche i climi alpini con presenze fino a 3400 m di quota © Giuseppe Mazza

La famiglia Magnoliaceae riunisce oltre 300 specie legnose decidue o sempreverdi e presenta numerosi caratteri di primitività. L’apparato vegetativo ha crescita monopodiale (cioè con un solo asse principale) o simpodiale (con molti rami laterali all’asse principale) e presenta il tronco caratterizzato da elementi conduttori del legno (trachee e tracheidi) con punteggiature simili a quelle delle Conifere.

Le foglie sono semplici, medio-grandi, intere o 2-10 lobate, disposte a spirale, persistenti o decidue, con grandi stipole. Il margine fogliare è intero (lobato in Liriodendron) di norma glauco inferiormente.

I fiori sono appariscenti, a simmetria raggiata, bisessuali, raramente unisessuali, terminali o pseudo-ascellari su un corto ramo ascellare (brachiblasto) con una o più brattee decidue. L’involucro esterno del fiore (perigonio) è formato di 6-18 tepali petaloidi, decidui, liberi, disposti principalmente a spirale.

I fiori delle Magnoliaceae sono grandi e robusti perché, essendosi evoluti prima della comparsa degli imenotteri, sono impollinati dai coleotteri. Essi visitano i fiori per nutrirsi (polline), per accoppiarsi e per rifugiarsi, grazie alla temperatura confortevole che vi trovano.

Magnoliaceae, Magnolia x soulangeana

La Magnolia × soulangeana, creata nel 1820 dal giardiniere francese Étienne Soulange-Bodin incrociando Magnolia denudata con Magnolia liliiflora, è un piccolo albero a foglie caduche e grandi fiori precoci di colore variabile dal bianco e il rosa, fino al viola. Conta oltre un centinaio di varietà adatte anche a piccoli giardini © Giuseppe Mazza

Gli stimmi maturano prima delle antere (i fiori sono protogini). Gli stami sono numerosi, liberi, spiralati su entrambi i lati del ricettacolo, e le antere deiscenti longitudinalmente. I carpelli (foglie modificate che producono gli ovuli) sono numerosi, 20-200, apocarpici o sincarpici, spiralati. Il gineceo è generalmente sessile, con carpelli liberi l’uno dall’altro, disposti a spirale sopra il ricettacolo a forma di cono. Gli ovuli sono numerosi, raramente ridotti a uno.

I frutti sono secchi, deiscenti mediante una fenditura del carpello (follicoli), (indeiscenti in Liriodendron). I semi sono uno o più per carpello, grandi, dai colori vivaci (eccetto Liriodendron), pendenti nei carpelli deiscenti. La loro dispersione è operata dagli uccelli (dispersione ornitocora). La famiglia è caratterizzata da cromosomi di piccola taglia, con numero base x = 19. Le specie delle zone temperate sono poliploidi.

La famiglia Magnoliaceae è stata considerata primitiva per le foglie che sono semplici in disposizione alternata a spirale, i fiori con elementi numerosi indistinguibili a simmetria raggiata e anch’essi a disposizione a spirale, i carpelli sono disposti a cono sul ricettacolo formando una infruttescenza molto somigliante ai reperti fossili di oltre 100 milioni di anni fa.

Magnoliaceae, Magnolia champaca

La Magnolia champaca è nativa delle montagne del Sud-Est asiatico. Ha fiori profumatissimi. Il legno pregiato trova impieghi in ebanisteria © Giuseppe Mazza

La sistematica della famiglia è cambiata nel corso degli anni ed è ancora molto controversa. Alcuni autori assegnano alla famiglia 12 generi, altri dividono la famiglia in due sottofamiglie: Magnolioideae con i generi Dugandiodendron, Magnolia, Michelia, Champaca, Liriopsis, Talauma e Liriodendroideae con solo il genere Liriodendron, altri ancora considerano il genere Liriodendron a sé stante, e il genere Magnolia, che è parafiletico, con i generi Alcimandra, Aromadendron, Dugandiodendron, Manglietiastrum, Parakmeria e Talauma. Il genere Michelia include Paramichelia e Tsoongiodendron. Il ramo basale dell’albero filogenetico del genere Magnolia, è Talauma che potrebbe mantenere il suo status generico, ma non tutti i botanici sono d’accordo.

La Magnolia Society International divide il genere Magnolia in tre sottogeneri e 12 sezioni: 1) sottogenere Magnolia, con le sezioni Magnolia, Gwillimia, Talauma, Mangletia, Kmeria, Rytidospermum, Auriculata, Macrophylla; 2) il sottogenere Yulania, con le sezioni Yulania e Michelia; 3) il sottogenere Gynopodium, con le sezioni Gynopodium e Mangletiastrum.

In questa trattazione preferiamo attenerci a quanto indicato da “The Plant List” (2020) che assegna a questa famiglia i seguenti generi tassonomicamente risolti: Liriodendron, Yulania Dugandiodendron, Magnolia, Michelia, Sphaerostema, Talauma.

Magnoliaceae, Magnolia figo

I tepali della Magnolia figo si sviluppano all’interno di curiose brattee marroni. I fiori, larghi circa 4 cm, emanano un intenso profumo di banana © Giuseppe Mazza

Diverse specie di questa famiglia sono utilizzate come legname per la costruzione di case e come legno per falegnameria, ebanisteria, travi e pavimenti oppure come utensili da cucina. Magnolia striatifolia Little ha un legno non molto duro, con alburno bianco e un cuore verde grigio-giallastro. Magnolia officinalis Rehder & E.H.Wilson e M. champaca (L.) Baill. ex Pierre producono nella corteccia sostanze utilizzate nella farmacopea tradizionale e moderna.

La corteccia di Magnolia mexicana DC., sin dal XVI secolo, è stata utilizzata per stimolare il sistema nervoso, rafforzare il cuore, lo stomaco e controllare la sterilità femminile. La corteccia di Magnolia grandiflora ha proprietà toniche e febbrifughe ed estratti dei fiori sono antiossidanti e hanno un effetto inibitorio sulla formazione di melanina bloccando le cellule tumorali del melanoma. Dai fiori di M. champaca si estraggono oli essenziali, utilizzati nell’industria cosmetica, per la produzione di profumi e in campo erboristico come antidolorifico, antinfiammatorio, per curare il mal di testa, l’ansia, lo stress e i reumatismi. Le foglie di Magnolia obovata Thunb. hanno attività antimicrobica e antiossidante.

Molte sono le magnolie coltivate anche per la bellezza dei fiori e per il loro portamento. I Cinesi, sin dal VII secolo, coltivavano nei giardini dei templi Magnolia denudata Desr. perché la ritenevano simbolo della purezza. I fiori di M. champaca si portavano nei templi e le donne li utilizzavano per ornare i capelli.

Magnoliaceae, Magnolia figo impollinazione

Dettaglio molto ingrandito della precedente immagine di Magnolia figo per evidenziare i minuscoli insetti pronubi. Le Magnoliaceae si sono evolute molto prima della comparsa degli imenotteri e ancora oggi sono impollinate dai coleotteri, che si nutrono di polline e trovano fra gli stami un accogliente e caldo rifugio per riprodursi © Giuseppe Mazza

Nei parchi e nei giardini si coltivano diverse specie, come la già citata M. grandiflora, che è caratterizzata da fiori solitari grandi bianchi e molto profumati; M. stellata (Siebold & Zucc.) Maxim.originaria del Giappone, a fiori bianchi, profumati e foglie caduche di colore verde lucido, giallo-bronzeo in autunno; M. glauca, originaria dell’America, con fiori a forma di tulipano di colore bianco-crema, profumati.

Molto diffuso in Europa e negli Stati Uniti, è l’ibrido interspecifico Magnolia × soulangeana creato nel 1820 dal giardiniere francese Étienne Soulange-Bodin incrociando Magnolia denudata Desr. con Magnolia liliiflora Desr. E’ un piccolo albero con foglie caduche e con fiori precoci e grandi di colore variabile dal bianco, rosa, fino al viola. Di esso sono note e coltivate oltre un centinaio di varietà.

Magnolia figo (Lour.) DC. è coltivata nei giardini per i fiori profumati (‘banana shrub’ in lingua inglese, per il caratteristico profumo di banana) di circa 4 cm di diametro e per le foglie coriacee e lucide, lunghe 8-12 cm.

Magnoliaceae frutti, Magnolia grandiflora, Magnolia champaca

A sinistra una infruttescenza della Magnolia grandiflora. Si presenta come una pigna, forma certamente di moda a quell’epoca quando la terra era dominata dalle conifere. È eretta, conica, brunastra a maturità, con semi rossastri, poi pendenti e tenuti da un cordoncino capillare detto funicolo. A destra frutti in crescita della Magnolia champaca, portati su un grappolo a spirale pendente. Ciascun frutto a maturità si apre e presenta all’interno 2-6 semi rossi o rosa pendenti anch’essi legati a un cordoncino funicolare © Giuseppe Mazza

Magnolia kobus DC. è un arbusto a foglia caduca, abbastanza rustico con  foglie ovali, lunghe fino a 15 cm e fiori bianchi, spesso sfumati di rosa, che compaiono in primavera prima delle foglie. I semi si formano in grappoli che si aprono in autunno attirando gli uccelli per il loro colore rosso.

Magnolia virginiana L. è un albero ornamentale coltivato nei giardini per i suoi fiori appariscenti e profumati, per il suo fogliame attraente e per la sua rapida crescita. Questa specie, inizialmente nota come Magnolia glauca (L.) L., fu la prima a essere introdotta in Europa grazie al botanico e missionario inglese John Baptist Banister (1654 – 1692) che, avendola raccolta nel 1678 in Virginia (Stati Uniti), la inviò al vescovo di Londra, Henry Compton (1632-1713).

Magnolia macrophylla Michx., degli Stati Uniti sudorientali e del Messico orientale, è stata introdotta in Europa nel 1800. È una pianta molto particolare per le grandi dimensioni delle sue foglie (lunghe fino a 80 cm e larghe fino a 30 cm) e per i fiori isolati anch’essi molto grandi. A causa della raccolta illegale questa specie, che ha un piccolo areale, rischia l’estinzione in natura.

Magnoliaceae, Liriodendron tulipifera

Liriodendron tulipifera è un albero molto diffuso in coltura per il suo elegante portamento. In tarda primavera produce infiorescenze erette, con fiori a forma di tulipano © Giuseppe Mazza

In Italia, in particolare nelle regioni centrosettentrionali, è molto diffuso in coltura l’albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera L.) per il suo elegante portamento e per i fiori che assomigliano a tulipani. Nel parco di Villa Besana a Sirtori (Lecco), sono presenti otto esemplari di L. tulipifera e uno di essi, con i sui 52 m di altezza e 5 m di circonferenza, come attestato dal Corpo Forestale dello Stato, si può ritenere uno degli alberi più alti d’Italia. Altra specie di grande impatto nei giardini è Magnolia obovata Thunb. per i fiori rosso-violacei all’esterno e quasi bianchi all’interno che si formano all’inizio della primavera, poco prima delle foglie.

In natura il sovra sfruttamento per il legname e gli usi medicinali delle Magnoliaceae, con la conseguente distruzione degli habitat, sono motivo di serie preoccupazioni per la laro sopravvivenza. Secondo la lista rossa IUCN (The International Union for Conservation of Nature’s Red List of Threatened Species) sono molte le specie della famiglia Magnoliaceae a rischio di estinzione. I governanti dovrebbero prendere in seria considerazione gli studi di questo organismo internazionale e mettere in atto tutte le azioni di conservazione e di tutela necessarie.

 

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