Mesocricetus auratus : i criceti in natura non esistono

Simpatico, vispo e intelligente, il Criceto dotato ha origini misteriose e piace molto ai bambini. Come tenerlo in casa.

 

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Testo © Giuseppe Mazza

 

I guai con i criceti cominciano all’acquisto.

Se il negoziante ve li dà nella solita scatola di cartone per uccellini e dovete fare un pezzo in macchina, potete star certi che alla fine del viaggio dovrete cercarli sotto i sedili.

I criceti sono roditori, e per dei denti fatti per il legno, il cartone è come un biscotto. Poi hanno l’hobby delle evasioni. Anche se in pratica lasciati liberi vivrebbero in uno spazio ridotto, non amano starsene chiusi in gabbia: i giovani sgusciano fra le sbarre e gli adulti imparano subito a sollevare le porticine scorrevoli.

L’ideale, per chi non vuol rincorrerli fra i mobili, è un vecchio acquario senza coperchio, o meglio un terrario di vetro, basso e lungo, costruito secondo le loro esigenze.

Devono avere un minimo di spazio per le passeggiate notturne e un ” nido ” dove fare i piccoli, dormire e sfuggire alle insistenti “carezze” degli umani.

Ho subito spiegato alle mie figlie che Biancaneve (una femmina quasi albina), Riccioli d’oro (una femmina angora) e Maschietto, i nostri tre irresistibili criceti, non erano giocattoli e si potevano toccare solo quand’erano in “promenade”.

Il “nido”, una casetta in legno con un foro circolare su un lato e il tetto apribile per indiscrezioni fotografiche, era un “limite invalicabile” al di là del quale bisognava rispettare i nostri ospiti.

Dentro da una parte fanno il “letto”, con paglia, stoffa o carta sminuzzata (non da giornale), e dall’altra la “dispensa”, colma di provviste per i tempi duri: semi, carote, riso bollito, pane secco e ortaggi vari che trasportano coi denti o stipandoli nelle guancette.

In pratica mangiano di tutto. Ho provato a dar loro anche pezzettini di formaggio e persino carne macinata cruda che hanno gradito moltissimo. La verdura bagnata basta a dissetarli, ma devono avere a disposizione anche un piccolo abbeveratoio da laboratorio o per uccellini. Può andar bene anche una tazzina da caffè con un dito d’acqua da rinnovare ogni giorno.

Una “vasca da bagno” non serve: i criceti si puliscono “a secco”, ma dalla parte opposta alla casa sarà bene prevedere un “gabinetto”.

Non esistono in commercio, ma è molto importante per chi vuol convivere con un criceto: le feci non puzzano, ma l’urina sì, e se li abituiamo a farla in un vasetto, potrete vuotare, ogni mattina, anche l’odore. Dell’ingrato compito si è occupata subito la mia bimba più grande, Emilie, in cambio dell’autorizzazione a “pascolarli”, e non ho più avuto “problemi” nel mio studio.

Abituare i criceti al vespasiano è abbastanza semplice : fanno sempre pipì nello stesso punto, e lì bisogna mettere i servizi. Andrà benissimo un bel vasetto di marmellata, coricato su un lato, cui avremo incollato uno spessore perchè non ruoti e … il liquido resti in fondo.

Se il criceto è esitante ad usarlo, basta mettere un cotonino nel punto in cui orinano, e buttarlo imbevuto (con una pinzetta) nel pisciatoio. Poi, anche se lo sciacquate, conserverà sempre un certo “aroma” e potrete spostarlo di gabbia per abituare anche altri criceti.

Spostarlo di gabbia, direte voi, ma una non basta?

Quando sono piccoli sì, ma poi sorgono dei problemi. Spesso gli adulti non si sopportano, nascono rivalità, e se le femmine non accettano il maschio sono lotte furiose.

Conunque è sempre meglio isolarle nei giorni che precedono il parto. Mariti, anche ottimi, possono divorare i figli, come è accaduto con Maschietto, un criceto per il resto dolcissimo. Pieno d’attenzioni preliminari per la compagna, pensava solo a “quello”, e ci sapeva fare, dato che poi le femmine se ne stavano al suolo per circa un minuto, paralizzate in posizioni oscene.

Rimasta con un sol piccolo, Stella bianca (così detto per una macchia chiara sul dorso), Biancaneve si era fatta aggressiva, mentre Riccioli d’oro, al sicuro in un’altra gabbia, aveva avuto 6 figli (ne possono nascere anche 12). Non era, anche lei, tanto in vena di giocare preoccupata com’era di nasconderli, con pezzettini di carta, agli occhi curiosi di Emilie che indagava dal tettino.

I piccoli nascono nudi, dopo una gestazione lampo di appena 16 giorni, la più breve di tutti i mammiferi placentati.
Crescono a vista d’occhio e nella seconda settimana di vita cominciano ad abbandonare il nido, per qualche minuto, annusando intorno con gli occhi ancora semi-chiusi.

Riccioli d’oro aveva un gran da fare per allattarli e riportarli in casa. Mentre ne acchiappava uno per la collottola, e lo faceva entrare dalla botola del tetto, altri due scappavano dalla porta.

In natura sarebbero stati una facile preda, ma bisogna anche dire che sui Criceti dorati in libertà non si sa praticamente niente.

Scoperti in Siria nel 1839 e battezzati Mesocricetus auratus per distinguerli dal più grande e mordace Criceto comune (Cricetus cricetus), diffuso in Germania, Russia e Balcani, scomparvero dalla scena per quasi 100 anni. Solo nel 1930, vicino ad Aleppo, nella Siria settentrionale, scavando venne alla luce una femmina con 12 piccoli, in una tana ad oltre due metri di profondità.

Da questa nidiata, per quanto sembri incredibile, discendono tutti i criceti in cattività.

Vivono in media tre anni, e nel primo possono partorire 7-8 volte. Dato che i figli sono in grado di riprodursi a due mesi e mezzo, supponendo una natalità media di 8 piccoli a parto (4 maschi e 4 femmine) in un anno da una coppia adulta di otterrebero più di 1000 criceti.

L’allattamento cessa a circa 3 settimane dalla nascita, ma Riccioli d’oro continuò per quasi un mese, aiutata anche da un cucchiaio di latte che gli offrivamo ogni sera su un piattino. Poi, come è d’uso fra i criceti, un giorno ha improvvisamente scacciato dal nido i suoi sei figli a grida e morsi. Erano ormai grandi, pronti a cavarsela da soli, in casa d’amici.

Il Criceto dorato si è trasformato, negli ultimi decenni, in un vero e proprio animale domestico. Dalla forma originaria con pelo corto, bianco sul ventre e fulvo sul dorso, sono nate, in seguito a mutazioni, diverse varianti. L’albinismo totale è abbastanza raro, ma sono frequenti i soggetti con occhi rossi e pelliccia chiara (varietà “sabbia” e “champagne”) o pezzata di bianco.

All’opposto, attraverso numerose sfumature di colore, si trovano anche criceti quasi neri. Come per i gatti, esiste una forma “nuda”, senza pelliccia, e di recente si sono affermati i criceti “angora” con pelo relativamente lungo.

Le selezioni sono tutt’ora in corso e la storia dei “criceti di razza” è ancora tutta da scrivere.

 

ARGOS – 1988