Mimosa polycarpa var. spegazzinii

Famiglia : Fabaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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La Mimosa polycarpa var. spegazzinii può raggiungere i 4 m d'altezza © Giuseppe Mazza

La specie è originaria dell’Argentina (Corrientes e Misiones), Bolivia, Brasile (Mato Grosso do Sul) e Paraguay, dove cresce fino a circa 400 m di altitudine ai margini delle foreste.

Il nome generico deriva dal greco “mimos” = mimo, con riferimento al movimento di contrazione di alcune specie, se toccate, che sembra imitare una reazione di paura; il nome specifico è la combinazione dei termini greci “polys” = molto e “karpòs” = frutto; la varietà è dedicata al botanico italo-argentino Carlo Luigi Spegazzini (1858-1926).

Nomi comuni: sensitive plant, touch me not (inglese); mimosa sensitiva, mimosa spegazzini (italiano); sensitive (francese); echte mimose (tedesco).

La Mimosa polycarpa var. spegazzinii (Pirotta) Burkart (1948) è un arbusto perenne, legnoso, molto ramificato, alto fino a 4 m, con fusti rossicci ricoperti da setole rigide e coppie di spine ricurve, opposte, alla base delle foglie. Le foglie, su un picciolo lungo circa 2,5 cm sono alterne, bipennate, lunghe 5-7,5 cm, con 25-35 foglioline oblunghe, ottuse o acuminate, lunghe circa 9 mm, con margini ciliati. I fiori a capolino (infiorescenza costituita da una moltitudine di fiori privi di peduncolo strettamente a contatto uno con l’altro), solitari, in coppia o in racemi terminali spinosi lunghi 15 cm, sono globosi, fino a circa 2,5 cm di diametro, con stami sporgenti di colore da rosa a rosa-porpora. I frutti sono baccelli piatti, leggermente ricurvi, con margini spinoso-setosi, di colore bruno, lunghi fino a circa 2,5 cm, riuniti in grappoli, contenenti ciascuno 3-4 semi ovoidi, di colore bruno chiaro.

Si riproduce in primavera per seme, preventivamente tenuto in acqua per 24-48 ore, appena interrato in terriccio sabbioso mantenuto umido ad una temperatura di 20-22 °C. Specie coltivata più che per i suoi fiori, per l’elevata “sensibilità” delle sue foglie, che ne fanno una curiosità botanica.

Meno freddolosa della Mimosa pudica, ripiega istantaneamente, come quella, le foglie se viene toccata © Giuseppe Mazza

Meno freddolosa della Mimosa pudica, ripiega istantaneamente, come quella, le foglie se viene toccata © Giuseppe Mazza

È adatta a climi tropicali, sub- tropicali e temperato caldi, potendo sopportare, per breve periodo, temperature di qualche grado sotto 0 °C, anche se è prudente, dove possono verificarsi queste tempe- rature, posizionarla in posizione riparata.

Può crescere sia in pieno sole che leggermente ombreggiata e non è particolarmente esigente in fatto di suolo, purché ben drenato.

Dove il clima non consente la coltivazione in permanenza all’aperto, può essere coltivata in vaso, in posizione quanto più luminosa possibile, utilizzando un terriccio molto permeabile, eventualmente con l’aggiunta, intorno al 30%, di sabbia o agriperlite; le innaffiature devono essere regolari in estate, ma lasciando asciugare lo strato superiore del terriccio prima di ridare acqua, diradate in inverno. La caratteristica che attira l’attenzione su questa leguminosa è chiamata in termine botanico “sismonastia” ossia il movimento di una pianta, come risposta ad uno stimolo esterno, indipendentemen- te dalla sua direzione di provenienza; tale caratteristica, che rappresenta un mezzo di difesa contro insetti fitofagi, è comune ad altre specie, come la mimosa sensitiva (Mimosa pudica).

In maniera molto semplificata tale movimento è dovuto alla presenza alla base di ogni fogliolina e dell’intera foglia di un rigonfiamento, chiamato pulvino, costituito da cellule a pareti sottili il cui turgore può variare velocemente a seguito di uno stimolo, in particolare un urto, su qualsiasi parte della foglia, questo dà origine a un impulso elettrico che viene trasmesso a tutta la foglia ed eventualmente al resto della pianta, in dipendenza dall’intensità dello stimolo. L’impulso provoca una alterazione, in particolare un aumento, nella permeabilità delle membrane cellulari, che permette il passaggio per osmosi dell’acqua dalla metà inferiore a quella superiore del pulvino, di conseguenza la parte inferiore perde il turgore mentre aumenta quello della metà superiore, facendo così piegare le foglioline e la foglia verso il basso, il trasferimento dell’acqua è “guidato” dal passaggio di ioni potassio attraverso le membrane cellulari. Il movimento inverso è più lento, alcuni minuti, l’acqua ritorna dalla metà superiore a quella inferiore facendo rialzare foglia e foglioline che ritornano nella normale posizione.

Sinonimi: Mimosa spegazzinii Pirotta (1887).

 

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