Momordica charantia

Famiglia : Cucurbitaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Momordica charantia, Cucurbitaceae

La Momordica charantia è una pianta alimentare e medicinale, con un limitato uso ornamentale © Giuseppe Mazza

La specie è originaria delle foreste tropicali umide, dal livello del mare fino a circa 1000 m di altitudine, dell’Africa (Angola, Benin, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Gabon, Gambia, Ghana, Kenia, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mozambico, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe), Asia (Cina, Cambogia, Filippine, India, Indonesia, Nepal, Pakistan, Papua nuova Guinea, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam), Australia (Queensland) e Isole del Pacifico (Fiji e Polinesia Francese).

Il nome generico deriva dal verbo latino “mordeo” (perfetto “momordi”) = mordere, addentare, con riferimento ai semi la cui superficie rigata e i margini dentellati sembrano siano il risultato di un morso; il nome specifico è il nome con cui era conosciuta e che Linneo ha mantenuto.

Nomi comuni: balsam-apple, balsam-pear, bitter gourd, bitter melon, bitter-cucumber, carilla gourd, leprosy pear, leprosy gourd, wild balsam (inglese); ku gua (cinese trascritto); cocombre africain, cocombre amer, margose, momordique (francese); karela, kerela, tita kerala (hindi); momordica amara, pomo meraviglia (italiano); balsamina longa, erva de lavaderia, melao de Sao Gaetano, melao de Sao Tano, melaozinho, pepino de Sae Gregoria (portoghese); bálsamo, balsamina, balsamito, calabaza africana, cundeamor, momordica amarga, pepino amargo (spagnolo); balsambirne, balsamgurke, bittergurke (tedesco).

La Momordica charantia L. (1753) è un rampicante erbaceo annuale, dal penetrante e piuttosto sgradevole odore, con radice a fittone e fusti angolosi ramificati, lunghi fino a 3-4 m, che si ancorano con viticci ascellari lunghi fino a circa 15 cm.

Le foglie, su piccioli lunghi 2-5 cm, sono alterne, palmate, più o meno pubescenti come i fusti, lunghe 3-8 cm e larghe 4-12 cm, profondamente divise in 5-9 lobi oblunghi, ovati o obovati, più stretti alla base, dai margini ondulati.

La specie è monoica con fiori maschili e femminili, di colore dal giallo pallido al giallo arancio, in separati nodi ascellari. I fiori maschili, su un peduncolo lungo 3-5 cm, sono lunghi 2-6 cm con una brattea reniforme verde di 0,5-1 cm di diametro alla base del pedicello e corolla a cinque lobi obovati, lunghi 1-2 cm e larghi 1-1,5 cm; i fiori femminili, su un peduncolo lungo 1-6 cm, sono lunghi 1-8 cm, anch’essi con una brattea di 0,1-1 cm di diametro alla base del pedicello, con corolla generalmente più piccola di quelli maschili.

Il frutto è una bacca pendula, ovoide o oblunga, cava, di colore bianco o verde tendente al giallo-arancio a maturità, lunga 3-8 cm (nelle varietà coltivate fino a 30 cm e oltre), con la superficie percorsa da 8-10 costole longitudinali con tubercoli triangolari. Il frutto si apre spontaneamente a maturità (deiscente) in tre valve, a partire dalla estremità inferiore, per scoprire 10-30 semi lunghi 0,5-1 cm e larghi 0,3-0,6 cm, di colore bruno o nero, ricoperti da un arillo costituito da una polpa umida e dolce (contrariamente al frutto che è amarissimo e immangiabile a questo stadio) di colore rosso vivo che, attraendo uccelli e piccoli mammiferi, ha la funzione di favorirne la dispersione. Si riproduce per seme posto direttamente a dimora alla profondità di 1-2 cm; la fioritura inizia dopo 4-6 settimane dalla germinazione. Per la facilità di riproduzione in molte zone è considerata una pianta infestante .

Specie coltivata da tempi remoti sia per uso alimentare che per vari impieghi nella medicina popolare.

È coltivabile nelle zone a clima tropicale e subtropicale con alta piovosità su suoli ben drenati, in pieno sole o sotto leggera ombreggiatura; di rapida crescita, riesce a coprire in pochissimo tempo la vegetazione o i supporti su cui si arrampica.

In molti paesi dell’Asia e del sud America, dove si è naturalizzata, vengono variamente consumati sia le foglie che i frutti, che devono essere raccolti prima della completa maturazione, quando ancora non hanno iniziato a cambiare colore (i frutti maturi sono immangiabili e tossici); per attenuarne il sapore amaro, dovuto principalmente ad una sostanza chiamata momordicina, i frutti solitamente vengono posti in acqua salata e in aggiunta viene tolto lo strato superficiale con i tubercoli, dove questa sostanza si concentra maggiormente; anche i fiori e i giovani germogli vengono impiegati per aromatizzare varie pietanze e, insieme alle foglie, sono consumati cotti come verdura.

I frutti contengono carboidrati, proteine, vitamine (in particolare vitamina A e C) e minerali; gli estratti presentano proprietà antiossidanti, antimicrobiche e antivirali.

L’uso come pianta medicinale per svariate patologie è antico, in particolare come agente ipoglicemico nel diabete mellito, comunque l’uso eccessivo presenta gravi effetti collaterali; da alcune ricerche di laboratorio sembra che sostanze in essa contenute possano avere un potenziale uso nella cura di alcuni tumori.

La pianta ha anche un limitato uso ornamentale, in particolare per il suo fogliame e i curiosi frutti; per la velocità di crescita e le foglie piuttosto grandi può essere vantaggiosamente impiegata anche per creare schermi temporanei nel periodo estivo.

Sinonimi: Momordica indica L. (1754); Momordica elegans Salisb. (1796); Momordica operculata Vell. (1827); Momordica charantia var. abbreviata Ser. (1828); Cucumis intermedius M.Roem. (1846); Momordica chinensis Spreng. (18??); Momordica sinensis Spreng. (18??); Sicyos fauriei H. Lév. (1911); Cucumis argyi H. Lév. (1916).

 

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