Monstera acuminata

Famiglia : Araceae


Testo © Pietro Puccio

 

Foglie eterofille. Può essere coltivata in vari modi © G. Mazza

Foglie eterofille. Può essere coltivata in vari modi © G. Mazza

La Monstera acuminata K. Koch (1855) è originaria delle foreste umide del Messico (nordorientale, centrale e meridionale), Belize, Guatemala, Honduras e Nicaragua.

Il nome generico è di incerta origine, secondo alcuni deriverebbe dal latino “monstrum” = prodigio, cosa straordinaria; il termine specifico latino “acuminata” = acuminata, appuntita, fa riferimento all’apice della foglia.

Nomi comuni: “shingle plant” (inglese); “arpón”, “bejuco de arpón”, “bejuco de tuza”, “bejuco negro”, “conté arpón”, “conté de mimbre”, “mimbre”, mimbre de tuza” (spagnolo); “spitzes fensterblatt” (tedesco).

Rampicante sempreverde, semiepifita, con fusti lunghi fino a 20 m ed oltre con internodi di 5-10 cm e diametro di circa 4 cm con numerose radici aeree, in particolare ai nodi, con cui si aggrappa ai tronchi degli alberi.

Le foglie presentano il fenomeno della eterofillia (presenza sulla stessa pianta di foglie di forma diversa), nelle piante giovani sono ovato-cordate, asimmetriche, a margine intero ed irregolarmente fenestrate, lunghe 8-20 cm; nelle piante adulte le foglie sono ovate, lunghe 35-75 cm e larghe 15-40 cm con lamina intera o poco fenestrata, leggermente falcata e pendente, di colore verde intenso superiormente più chiaro inferiormente ed apice acuminato; i piccioli sono lunghi 12-40 cm, solcati superiormente.

L’infiorescenza, che compare nelle piante adulte con fusti di lunghezza superiore ad una decina di metri, è ascellare, singola, costituita da uno spadice lungo 10-20 cm bianco verdastro circondato da una spata oblunga di 12-22 cm di lunghezza bianco verdastra esteriormente, bianco crema interiormente; lo spadice vira al giallo a maturità; i frutti sono bacche dalla polpa bianca o grigia contenenti generalmente un solo seme oblungo, 18×6 mm circa, di colore verde.

Si riproduce generalmente per divisione, margotta, talea di punta e per porzioni di fusto che radicano facilmente anche in acqua. La specie è coltivabile all’aperto nelle regioni a clima tropicale e subtropicale umido dove può essere utilizzata, sia in ombra che in luce solare filtrata, come coprisuolo, per coprire rocce e muri o lasciata arrampicare su alberi su cui aderisce con le sue radici aeree. Altrove va coltivata in vaso in posizione luminosa e può essere utilizzata come ricadente o fatta arrampicare su tutori rivestiti di sfagno o materiale sintetico capace di trattenere l’umidità. Necessita di substrati molto porosi, drenanti e ricchi di sostanza organica e temperature superiori ai 14-16°C, ottimali intorno a 20-22°C. Le innaffiature devono essere frequenti in estate per diradarle in inverno evitando sempre ristagni d’acqua che possono provocare marciumi.

Tutte le parti della pianta contengono sostanze tossiche, in particolare ossalato di calcio, potenzialmente irritanti.

Sinonimi: Monstera karwinskyi Schott (1859); Monstera dimidiata Schott (1860); Monstera belizensis Lundell (1939); Monstera grandifolia Standl. & Steyerm. (1947); Monstera chiapensis Matuda (1949); Monstera viridispatha Matuda (1950).

 

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