Orcinus orca

Famiglia : Delphinidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

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L'Orca (Orcinus orca ) è il più grande e feroce dei Delphinidae © Giuseppe Mazza

L’Orca, detta anche da alcuni Orca assassina (Orcinus orca Linnaeus, 1758), è il più grande e il più feroce dei Delfinidi (Delphinidae).

È un mammifero eutero-placentale acquatico, appartenente all’ordine dei Cetacei (Cetacea), al sottordine degli Odontoceti (Odontoceta), alla famiglia dei Delfinidi (Delphinidae) ed al genere Orca (Orcinus).

Il nome scientifico del genere e della specie derivano dal latino “orca” = orcio, barile, giara, per la forma del corpo.

Come dicevamo, l’orca è il più grande dei delfinidi, oltre che il più feroce e pericoloso, anche per l’uomo, a volte vittima dei suoi attacchi. È un formidabile predatore, presente in tutti i mari.

Nella sua descrizione il biologo svedese Linneo chiamò questa splendida specie Delphinus orca. Il genere Orcinus fu introdotto dal biologo tassonomo Fitzinger nel 1860. I biologi zoologi Van Beneden e Gervais, nel 1880, usarono la denominazione di Orca gladiator. Con successive revisioni sistematiche, l’orca venne attribuita al genere Grampus, proponendo il nome di Grampus rectipinna per gli esemplari con pinna dorsale più sviluppata, ma oggi i biologi marini ed i tassonomisti indicano un’unica specie d’orca, l’ Orcinus orca, suddivisa forse in diverse razze o sottospecie.

Il comportamento sociale delle orche è stato indagato molto più di quanto sia stato fatto con altre specie di delfinidi; ad esempio i biologi della Stazione Biologica di Nanaimo e dell’Università della Columbia Britannica hanno eseguito per quasi 40 anni studi sull’organizzazione sociale delle orche presenti lungo le coste, sia del Canada occidentale che della California fino a quelle cilene.

Raggiunge i 1.000 m di profondità e l’apnea può durare anche 20 minuti © Giuseppe Mazza

Raggiunge i 1.000 m di profondità e l’apnea può durare anche 20 minuti © Giuseppe Mazza

Questi studi, piuttosto prolungati, di natura etologica ed ecologica, hanno portato alla luce un particolare modulo comportamentale, definito dagli anglo- sassoni “Spy hopping”, che questo particolare cetaceo sembra avere in comune col Globicefalo (Globicephala macrorhynchus) ed il Grampo (Grampus griseus) e che consiste in una lenta e silenziosa emersione dell’animale, solo con la testa, in fase esplorativa.

Storicamente l’orca, fa parte purtroppo della lunga lista d’animali cacciati (nello specifico i cetacei) dall’essere umano.
La International Union for Control of Nature (IUCN) sta ancora indagando, mediante censimento,
sul reale status numerico di questo mammifero ed i dati non sono ancora disponibili.

Il grande biologo canadese Dr. Michael Bigg, deceduto nel 1990, che studiò per ben 40 anni le orche nell’Emisfero Boreale mediante la tecnica della foto-identificazione da lui inventata durante gli anni ’70 del secolo scorso, indica l’esistenza di 10 morfotipi diversi, che differiscono per la lunghezza e la forma della pinna dorsale, come per le dimensioni generali, a cui corrisponderebbero altrettanti ecotipi geografici; la International Commission for Zoological Nomenclature (ICZN) ancora oggi, pur riconoscendo l’enorme valore del lavoro del Dr Bigg, non li ha classificati come razze o sottotipi, in attesa d’altri dati.

I maschi si riconoscono dalla pinna dorsale triangolare che nelle femmine è falciforme © Giuseppe Mazza

I maschi si riconoscono dalla pinna dorsale triangolare che nelle femmine è falciforme © Giuseppe Mazza

Zoogeografia

Specie cosmopolita, diffusa in tutti gli oceani e mari.

Ecologia-Habitat

Ha abitudini sia costiere che pelagiche e batipelagiche, secondo le aree geografiche di distribuzione.

Questi animali assomigliano dal punto di vista sociale, in un certo senso, ai leoni: si possono infatti trovare degli individui isolati o due maschi adulti o subadulti che vivono girovagando, nutrendosi di pesci (salmoni) ma anche di cuccioli di leoni marini (con abile tecnica arrivando fin sulla banchisa della spiaggia che li ospita), di foche, di otarie adulte in mare aperto e di cetacei quali delfini, focene, beluga, ecc.

Si annoverano anche, sebbene rara- mente, attacchi verso i trichechi. La lotta in questi casi è titanica. Quando vivono aggregati, si tratta di piccole comunità formate, come nei leoni, da gruppi stabili, con anche 50 esemplari di tutte l’età ed entrambi i sessi. Il capo è un maschio maturo, facilmente individuabile per la grande pinna triangolare sul dorso, mentre le femmine hanno pinne a morfologia falciforme.

Questo carattere di dimorfismo permanente permette la distinzione tra i sessi con la semplice osservazione, ad esempio mediante binocolo e di utilizzare la tecnica della fotoidentificazione, molto utile quando si compiono, su determinati gruppi, lunghi studi che si protraggono per anni.

Può vivere anche 50 anni raggiungendo 10 metri di lunghezza e 10 tonnellate di peso © Giuseppe Mazza

Può vivere anche 50 anni raggiungendo 10 metri di lunghezza e 10 tonnellate di peso © Giuseppe Mazza

Ciascun gruppo è costituito da più famiglie, dove l’unità di base è una femmina adulta con la prole. Quando i figli sono femmine, rimangono con la madre anche dopo la nascita e l’abbandonano solo alla sua morte, per formare altre unità di base. Quando sono maschi, pur restando all’interno del gruppo, non fanno invece parte di nessuna famiglia.

Morfofisiologia

Le femmine d’orca raggiungono una lunghezza massima di 8,5 m, i maschi di 9,8-10 m. Le femmine possono pesare anche 7,5 t, mentre i maschi arrivano a 10 t. La longevità oscilla in un ampio intervallo tra i 35-50 anni. Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 6-10 anni, i maschi tra i 12-16 anni. Le orche, in entrambi i sessi, possono raggiungere i 1.000 m di profondità e l’apnea può durare anche 20 minuti. Presentano, come gli altri delfinidi ed i cetacei, un meccanismo d’ecolocazione mediante il quale scandagliano il fondale e l’area circostante emettendo suoni organizzati in un codice linguistico che forse si dirama in dialetti (per i meccanismi associati leggi la scheda del Tursiops truncatus ).

Il 12 ottobre del 1958 venne individuato un maschio di circa 6 m di lunghezza che si spostava alla ragguardevole velocità di 55 km/h. I biologi notarono che una simile velocità oltre che dal tursiope, poteva essere raggiunta dal Focenoide (Phocoenoides dalli). All’acquario di Vancouver, Canada, dove sono molto sviluppati gli studi sull’orca, da molti anni e precisamente dal 1988, sulla frequenza 88.5 FM trasmette una stazione chiamata Orca che mette in onda i suoni delle voci di questi straordinari cetacei.

Preda branchi di pesci, cacciati spesso in gruppo, ma anche foche, otarie e la balenottera minore © Giuseppe Mazza

Preda branchi di pesci, cacciati spesso in gruppo, ma anche foche, otarie e la balenottera minore © Giuseppe Mazza

Etologia-Biologia Riproduttiva

Come detto precedentemente, le orche sono feroci predatori. Tra i pesci, oltre ai salmoni, si nutrono anche degli halibut, enormi sogliole artiche, e di aringhe.

I biologi hanno studiato, durante una campagna di ricerca, il contenuto ga- strico di un gruppo d’orche, rinvenendo i resti di ben 5 specie di pinnipedi, 24 di cetacei, un dugongo, 30 specie di pesci, 7 di uccelli marini e 2 di cefalopodi, oltre un’ampia varietà di animali a sangue caldo e freddo come le tartarughe marine.

Durante l’inverno non è infrequente che le orche si cibino di foche, otarie e diversi cetacei ed una delle loro prede preferite la balenottera minore.

Fra l’orca e la sua preda esistono relazioni etologiche complesse, poichè spesso i biologi ed i pescatori hanno visto questo arcigno predatore nuotare in mezzo a branchi di prede senza creare il minimo allarme.

Durante l’estate la preda principale è costituita dai pesci (ad esempio salmoni), per tale ragione spesso incrociano le rotte migratorie di questi pesci che vengono catturati nei momenti di bassa marea.

Se gli individui sono numerosi, collaborano circondando il branco di salmoni e talvolta gli animali più vecchi ed esperti emergono con il salmone in bocca ed invece di mangiarlo lo cedono ai giovani, che non sono ancora abili cacciatori. Altre volte, prima di divorarla, giocano anche per vari minuti con la preda. I gruppi in transito sono in grado di percorrere grandi distanze in tempi brevi. Formano gruppi a composizione diversa, poco stabili, e cacciano in prevalenza pinnipedi. Ad esempio, il maschio dell’orca della Patagonia, per catturare le otarie ed in particolare i loro cuccioli, arriva fin sulla spiaggia col rischio di rimanervi arenato.

L'autorità di un maschio aggrega spesso gruppi familiari capitanati da una femmina © Giuseppe Mazza

L’autorità di un maschio aggrega spesso gruppi familiari capitanati da una femmina © Giuseppe Mazza

Una volta afferrato il pinnipede lo porta al largo, dove l’aspetta la femmina coi cuccioli (svezzati), e prima d’azzannare la preda i piccoli giocano col padre, lanciandosi il malcapitato pinnipede per allenarsi nelle tecniche venatorie.

La stagione riproduttiva cade in primavera, inizio estate.

L’accoppiamento avviene sempre ventre contro ventre, affinché il pene compenetri la vagina.

La femmina gravida ha un periodo di gestazione di 12-16 mesi, il piccolo nato misura 2-2,5 m per un peso di circa 180 kg. Il periodo d’allattamento, a cui segue lo svezzamento, è di 15 mesi circa.

Il latte, una miscela ricca in grassi, è molto nutriente e permette al piccolo di raggiungere pesi ragguardevoli in un tempo relativamente breve.

 

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