Ourebia ourebi

Famiglia : Bovidae

GIANNI-2.gif
Testo © Dr. Gianni Olivo

 

Il nome “Oribi” deriva probabilmente da un termine della lingua degli Ottentotti, che significa antilope nana, probabilmente perché le prime descrizioni di questa piccola antilope, presente anche in Africa centrale ed occidentale, ebbero luogo nella zona del Capo.

L’ Oribi (Ourebia ourebi Zimmermann, 1783, famiglia Bovidae), appartiene a quel gruppo di specie, tutte di piccole dimensioni, che viene definità “tribe” dei Neotragini, gruppo che comprende, oltre ai Neotragi o antilopi pigmee (Neotragus pygmaeus o Antilope reale, Neotragus moschatus o Suni e Neotragus batesi o Antilope pigmea), le tre specie di Raficeri o Grysbok, il Saltarupe o Klipspringer (Oreotragus oreotragus), il Beira (Dorcatragus megalotis) ed infine i vari Dik-dik (Madoqua).

Morfofisiologia

Tra tutte le specie precedentemente citate, l’Oribi è, insieme al Klipspringer, la più simile, a prima vista, ad una “gazzella”, per il suo aspetto estremamente aggraziato e proporzionato, le lunghe zampe e la sagoma snella, che suggeriscono agilità e velocità. Ed effettivamente, se facciamo un rapporto con il suo peso modesto (da 10 a 20 Kg per il maschio e da 7 a 14 per la femmina), la sua altezza (fino a quasi 70 cm nel maschio e 60 nella femmina) è decisamente notevole e rende conto dell’agilità dell’animale. Il corpo, pur trattandosi di antilope di zone aperte e che quindi si affida spesso alla corsa per sottrarsi ad un pericolo, presenta qualche analogia con certe antilopi “tuffatrici” (cefalofi, bushbuck, ecc) o con il nostrano capriolo, con quarti posteriori leggermente più sviluppati degli anteriori, ed anche il profilo del dorso appare leggermente più alto posteriormente. Le zampe sono lunghe e snelle e così si può dire del collo, mentre la coda è piuttosto corta ma “paffuta”. Le orecchie sono grandi, ma non quanto quelle dello steenbock e meno arrotondate, tendendo alla forma di una ellissi allungata. La testa del maschio è ornata di due corni dritti ed acuminati, lunghi da 7 a 20 cm ed anulati generalmente solo alla base.

Il colore ha notevoli variazioni a seconda dell’area geografica, ma solitamente tende al rossiccio o al marrone chiaro, fino al giallastro, con parti ventrali, interno delle cosce e delle zampe, bianco. Pure lo specchio anale è bianco, e su di esso contrasta il nero della coda, inoltre è presente una sottile linea bianca sopra l’occhio ed anche il mento è candido. Un utile elemento di riconoscimento è la caratteristica ed evidente chiazza scura posta sotto l’orecchio, che salta immediatamente all’occhio dell’osservatore, ed a volte è ben visibile anche il colore rosso delle narici. La coda, come accennavo, è nera e crea un netto contrasto sul bianco dello specchio anale, potendo essere utilizzata come segnale “follow me”, prevalentemente a beneficio del piccolo, o del maschio, nel caso di una coppia, poiché, nell’evenienza di una fuga, generalmente la femmina precede ed il maschio segue.

Sono presenti grandi e funzionali ghiandole preorbitali nei maschi, mentre nelle femmine non sono evidenti, ma possono esistere in forma vestigiale. A livello delle macchie scure presenti sotto l’attaccatura delle orecchie, vi sono ghiandole in grado di diffondere nell’aria particelle odorose, mentre altre ghiandole sono situate a livello del piede (ghiandole carpali) e nelle pieghe inguinali.

Zoogeografia

L’oribi è presente, nell’Africa sub-sahariana, in una larga fascia che va dal Senegal alla parte meridionale del Sudan ed a parte dell’Etiopia, passando per Repubblica centroafricana e Camerun ma escludendo il Corno d’Africa. È poi rinvenibile in Tanzania, Zambia e Zimbabwe ed in parte del Mozambico, in Angola e Sudafrica.

Habitat-Ecologia

L’habitat tipico è la savana erbosa aperta, ma preferibilmente a mosaico, con zone di fitto bush che offrano rifugio in caso di pericolo. Evita le praterie di erbe alte, che ridurrebbero la visuale, ed è, nella stagione secca, il primo erbivoro a comparire sul luogo dei fuochi di savana, che si rivelano un fenomeno naturale utilissimo, perché, subito dopo il passaggio del fuoco, dalla cenere nasce un’erba verdissima ed estremamente nutriente.

L’oribi ne approfitta ampiamente quando ancora le “gettate” di erbetta sono così basse da non essere sufficienti per le grandi antilopi “grazer” e per i bufali. E, a proposito di “grazers”, cioè di erbivori che brucano l’erba, in contrapposizione ai “browsers”, che prelevano foglie, frutti, bacche e ramoscelli dalle piante e dai cespugli, è interessante notare che l’oribi è l’unico neotragino che sia prevalentemente un “grazer”. Ho detto “prevalentemente” di proposito perché, in effetti, anche Ourebia può passare al “browsing”, soprattutto nella stagione asciutta, durante la quale approfitta di foglie sempreverdi di cespugli e basse piante, oltre che dell’erba generata dal passaggio degli incendi di savana.

Ove possibile, questa antilope predilige zone decisamente umide, dove può trovare erba verde anche in periodi più secchi. È un’antilope relativamente indipendente dall’acqua, che può ricavare dal cibo, anche se, ovviamente, beve. Anche le praterie montane sono spesso colonizzate, anche perché sovente presentano quel mosaico di distese erbose, inframmezzate da cespugli e forre, che offrono cibo e rifugio.

Ourebia ourebi, Bovidae, Oribi

L’Ourebia ourebi è una piccola antilope che ricorda le gazzelle © Giuseppe Mazza

La densità di popolazione raggiunge il massimo là dove vi sono notevoli concentrazioni di grandi erbivori, come bufali, ippopotami, zebre ed anche bestiame domestico, che contribuiscono a mantenere il livello dell’erba abbastanza basso da consentire sicurezza e visibilità all’oribi, senza contare la possibilità di sfruttare l’effetto-allarme di tanti altri erbivori, nel caso dell’approssimarsi di un predatore. Il piccolo confida invece nell’immobilità ed invisibilità, tra le erbe o in un cespuglio.

La difesa dai predatori è affidata generalmente ad una rapida fuga, con scarti improvvisi per confondere l’inseguitore e con balzi alti per meglio vedere chi si cela nell’erba, spesso preceduta da un fischio di allarme, e la velocità sviluppata è notevole, nell’ordine dei 50 Km all’ora.

Solitamente, dopo 200 o 250 metri l’animale si ferma e si volta a controllare, salvo riprendere la corsa se si accorge che il nemico non ha desistito.

L’oribi è animale territoriale ed i maschi tendono ad appropriarsi di un territorio che condividono con una, due o tre femmine, territorio che sovente è molto ampio in relazione alla mole modesta dell’antilope, anche fino ad oltre un chilometro quadrato. Una caratteristica osservabile soprattutto dopo gli incendi di savana è una tendenza a formare gruppi, peraltro molto labili e senza alcun legame. I bush fires hanno, per l’oribi, aspetti positivi (leggi erbe tenere) ma anche negativi (i fitti cespugli, che servono da nascondiglio, vengono spogliati e bruciati), per cui, in questi periodi, essendo questa antilope animale che può contare su una rapida fuga, la distanza di fuga aumenta notevolmente ed il fatto di essere associato ad altri commensali significa più occhi ed orecchie e quindi maggior sicurezza. Tuttavia, la labilità di tale apparente associazione, la si vede proprio in caso di comparsa di un pericolo: ognuno per se e Dio per tutti, come dice il proverbio, ed allora si vedranno i vari individui schizzare via in tutte le direzioni.

Il comportamento sessuale sembra quasi essere l’anello di congiunzione tra la monogamia e la poliginia. Il legame di coppia è meno stretto di quello che si osserva nel klipspringer o nei dik-dik, ma un po’ più di quello dello Steenbock (Raphicerus campestris). In tutte le mie osservazioni sui klipspringer, maschio e femmina tendono a stare molto vicini, mentre nel caso dell’oribi spesso i due compagni sono parecchio separati, ma questo potrebbe anche essere dovuto ad un altro fatto: l’estensione del territorio e quindi il tempo dedicato a controllarlo e difenderlo e la meticolosità con cui il maschio pattuglia la sua proprietà, marcando per ogni dove, significa anche essere estremamente occupato, un po’ come quei mariti che le mogli non vedono mai perché sono sempre in trasferta di lavoro.

Tuttavia la coppia (o il ….triangolo, se le femmine sono due) resta in contatto grazie alla ridondante batteria di marcatori odorosi in dotazione, un po’ come avere una versione olfattiva del telefono cellulare. In modo particolare, è il maschio a strofinare le ghiandole preorbitali su arbusti e steli lungo tutto il perimetro del territorio, spesso ogni pochi metri.

I segnali sonori consistono in un tenue e breve fischio flautato, ripetuto alcune volte, ed anche questi mantengono i contatti tra i membri del piccolo gruppo “famigliare”, mentre un fischio più sonoro e “duro” è un segnale di allarme. Un terzo sistema di comunicazione, forse il più caratteristico, è la “danza delle feci”. La femmina si abbassa sui posteriori per urinare o defecare, come sistema di richiamo visivo per il maschio, e questo generalmente accorre, e si esibisce in quella danza delle deiezioni che è tipica di questa specie. La cerimonia inizia con un annusamento della zona genitale della femmina, poi il maschio si allontana di qualche metro e comincia a marcare gli steli d’erba con le ghiandole preorbitali, quindi annusa lungamente le feci o l’urina della compagna e le “zappa” vistosamente con la zampa, per poi deporre, a sua volta, le proprie feci insieme a quelle della femmina oppure urinare sullo stesso punto. In realtà, anche in altre specie di Neotragini la femmina si accuccia vistosamente nel defecare od urinare, come richiamo, ed il maschio fa lo stesso (prima o dopo la femmina), ma lo “zappare” ed il “marcare” in associazione con tale gesto è caratteristico solo dell’oribi.

La territorialità è espressa anche dalla femmina che, più che in altre specie, difende vigorosamente il territorio contro altre antilopi dello stesso sesso, ma non solo: il legame femmina-territorio è così forte che, anche se il maschio muore, la femmina rimane nella stessa area per tutta la vita, e spesso il maschio è rimpiazzato da uno “straniero” che si insedia nel “posto” maschile rimasto vacante. I figli vengono scacciati dal maschio quando raggiungono quella che potremmo definire l’adolescenza, quando il padrone di casa si rende conto che potrebbero divenire potenziali rivali. Se il giovane non accetta di andarsene, a volte viene ucciso o ferito gravemente dalle aguzze corna.

L’attività è essenzialmente diurna, ma, almeno in un paio di occasioni, di cui una in Tanzania ed una in Africa centrale, ho incontrato oribi al pascolo di notte, d’altra parte è comunemente accettato il fatto che della vita segreta dell’oribi vi è ancora molto da scoprire.

È divertente osservare le esibizioni di due maschi con territori confinanti, quando si incontrano sul….confine: entrambi assumono un atteggiamento di minaccia che consiste in postura eretta, dorso inarcato, collo abbassato e corna tenute verticali, mentre la coda si solleva. Entrambi si danno un gran daffare a marcare come matti, su tutto ciò che hanno a disposizione, salvo poi ritirarsi ognuno nelle proprie retrovie, dopo avere messo in mostra tutto il proprio arsenale. Se uno dei due, però, oppure se un estraneo, osa passare il confine, il proprietario assume lo stesso atteggiamento decisamente minaccioso, ma avanzando verso il nemico e questo può preludere ad un attacco serio. Gli scontri all’ultimo sangue sono rari, perché il meno forte (o il meno motivato, di solito l’invasore) generalmente fugge, ma accadono, solitamente con il risultato di gravi ferite o di morte di un contendente (l’aguzzo corno penetra facilmente in cavità addominale e, se non immediatamente letale, causa morte per peritonite o emorragia interna in breve tempo).

Biologia Riproduttiva

Sebbene l’oribi non abbia una vera stagionalità, i picchi di nascite si hanno durante le piogge e quindi, tra ottobre e dicembre in Africa australe, e da maggio a luglio in Africa centrale. La femmina diviene sessualmente matura prima dell’anno di età, il maschio verso il quindicesimo mese di vita e la gestazione è lunga per un animale così piccolo: circa 7 mesi.

Dopo la nascita, il piccolo rimane nascosto per almeno un mese e solo verso i 3 mesi segue la madre in tutti gli spostamenti, poi, passato l’anno di età, generalmente viene buttato fuori di casa dal padre, prima che possa iniziare a diventare un potenziale rivale e, se non acconsente ad andarsene con le buone, facilmente viene convinto con le cattive e, a volte, ucciso: potrà non piacere a qualcuno, visto che oggigiorno è diffuso un certo animalismo che tende a considerare tutti gli animali buoni e mansueti, ma in realtà non si tratta certo di cattiveria, bensì di istinto e di obbedienza ad una legge della Natura, le cui regole sono talvolta apparentemente spietate ma che hanno sempre, come fine, la conservazione della specie.

Nomi comuni. Inglese, tedesco, spagnolo: Oribi; afrikaans: Oorbietjie; francese: Ourébi; tedesco: Bleichbockchen; isiZulu: Iwula (plural amawula); camerun: Giabaré; swahili: Taya.

 

→ Per nozioni generali sugli ARTIODACTYLA vedere qui.

→ Per apprezzare la biodiversità nell’ordine dei ARTIODACTYLA e trovare altre specie, cliccare qui.