Pinguini australiani : la sera, in Australia, sfilano in parata

Singolare piano di protezione in Australia. Uomo via : la città è dei pinguini. A Phillip Island sono gli animali a buttar fuori di casa gli uomini. Lo stato ha stanziato 12 milioni di euro per espropriare villette e smantellare agglomerati turistici che mettono in pericolo la vita dei 20.000 pinguini della zona. Tutte le notti il minipinguino va in parata. La parata notturna dei pinguini che si recano ai nidi sotto i riflettori. Sono i più piccoli del mondo, e dopo aver pescato in alto mare portano il cibo ai piccoli che li aspettano fra le dune.

 

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Chi possiede una villetta a Summerland, in Australia, per ” colpa ” dei pinguini dovrà venderla allo Stato del Victoria entro il 2000.

Mancano ancora 14 anni, ma Peter Dann, il biologo della Riserva di Phillip Island, 100 Km circa a sud di Melbourne, mi spiega sorridendo che “tutti si affrettano a farlo”.

Ferma la geep e illumina un posto di blocco.

Vedi quella casa dietro la sbarra ? Là, dopo il cartello, con le finestre accese. Verrà abbandonata nei prossimi giorni.
Da quando hanno chiuso, dal tramonto all’alba, le cinque vie d’accesso a Summerland la gente vive come assediata e pensa solo a fare i bagagli.

Si tratta per lo più di seconde case, dice, di turisti che vengono da Melbourne per passare il week end e fare il surf nella parte più bella dell’isola. I locali un tempo vivevano in pace, rispettosi dei diritti dei pinguini al punto di accettarne i nidi nelle cantine, nei solai e persino sotto i letti, ma poi con il boom del turismo cominciarono i problemi.

Le Eudiptole minori (Eudyptula minor) o Fairy penguins (letteralmente ” pinguini fatati “, come li chiamano gli australiani) passano tutto il giorno in alto mare e vengono a terra solo dopo il tramonto, quando fa buio, per riprodursi e nutrire i piccoli.

Fra mille incertezze attraversano ciondolando le strade per raggiungere i nidi e, abbagliate dai fari delle auto, finiscono regolarmente investite da turisti frettolosi. Il partener, che non sa di essere vedovo, aspetta 10-15 giorni nel nido, rischiando di morire di fame, ma anche se i piccoli nascono non puo’ lasciarli soli e non riuscirà comunque a sfamarli.

Negli ultimi 100 anni il numero dei pinguini di Phillip Island si è ridotto a un quinto. Di qui’ la drastica decisione di creare, per il 2000, una grande riserva, tutta per loro, nella parte occidentale dell’isola.

Lo Stato, continua Peter, spenderà oltre 15 milioni di dollari australiani, circa 20 miliardi di lire, per espropriare 180 villette e 770 terreni edificabili, comprati negli anni scorsi per impiantare tende, roulottes, bungalows e case prefabbricate.

Fra i sobbalzi di una breve strada non asfaltata raggiungiamo il grande parcheggio della riserva, già occupato da una dozzina di grossi pullman e centinaia di macchine. Certe sere, in dicembre e gennaio, vi sono anche 4.000 turisti. 380.000 in tutto nel 1984.

Mi lacrimano gli occhi per il vento gelido che soffia dal mare e raggiungo a piedi, su una passerella in legno che sovrasta le tane delle eudiptole, la spiaggia della “Penguin Parade” dove almeno 2.000 persone aspettano da circa un’ora, col rischio che piova, la ” Parata dei pinguini “. Sono arrivate presto, con giacche a vento, thermos e coperte di lana, per avere i posti migliori sulle gradinate e in due recinti di corda in riva al mare.

Un rigido servizio d’ordine controlla che nessuno sconfini mentre un altoparlante raccomanda, in più lingue, di non usare il flash e inganna l’attesa con notizie sul più piccolo pinguino del mondo, che non supera i 33 cm e pesa al massimo due chili.

All’improvviso fra le onde si vede muovere qualcosa. Sotto i riflettori le eudiptole appaiono per un attimo disorientate e sembrano voler tornare indietro. Dopo molte false partenze, tipiche della ” Parade “, il loro numero è pero’ raddoppiato e, facendosi coraggio a vicenda, finalmente si decidono. Senza voltarsi, in gruppi ordinati, attraversano lentamente la spiaggia con la buffa e solenne professionalità di tanti soldatini in parata.

Poi i drappelli si sciolgono nella vegetazione fra le dune, e ciascuno raggiunge rapidamente il suo nido, guidato dal pigolio dei piccoli e dal grido di contatto del coniuge. Ogni individuo ha un suo timbro di voce e, per quanto sembri incredibile, le Eudiptole possiedono una sorta di linguaggio.

In genere “Uap, Uap, Uap” vuol dire ” Sono qui ” ed esistono almeno tre suoni diversi per manifestare crescenti livelli di aggressività dal “Uuhuurr, Uuhuurr, Uuhuurr” al “Weerr, Weerr, Weerr”. “Whii-huuu, Whii-huuuu, Whii-huuuuu” significa invece che è in atto un accoppiamento.

È vero, chiedo, che, come si legge nei libri, le eudiptole restano fedeli per tutta la vita?

The devotion, cioè la fedeltà reciproca, dice Peter, è dell’ 80% a stagione. Ogni anno cioè il 20% cambia partener perchè il compagno è morto, si è perso in mare o non si è alternato bene nella cova e la cura dei figli.

Cosi’, mediamente, in cinque anni, tutte le eudiptole dovrebbero aver cambiato coniuge e nei dieci anni della loro esistenza si ” sposerebbero ” almeno due volte.

Sono dati precisi, continua Peter, dedotti dalle targhette di riconoscimento, visibili oggi sull’ala di quasi tutti i pinguini. L’inanellamento è una delle nostre attività più importanti. Inizio’ nel 1968 ad opera del VORG (Victorian Ornithological Research Group) e ci si rese subito conto che il tradizionale anellino al piede non adava bene per le zampe corte e grasse delle Eudiptole. Si scelsero percio’ delle fascie di metallo, alte 6 mm, da chiudere alla base dell’ala, nel punto in cui questa si allarga a formare una pinna. Vengono messe ai pulcini e durano, in genere, tutta la vita.

Si è cosi’ scoperto che una femmina della riserva si riproduce ancora alla venerabile età di 21 anni e che i giovani, dopo aver lasciato il nido, compiono incredibili spostamenti.

Un piccolo di appena 13 settimane fu trovato nell’ Isola dei Canguri ad oltre 900 Km di distanza. Non sappiamo ancora perchè vanno cosi’ lontano, visto che il pesce abbonda anche qui, davanti alla riserva, e stiamo facendo due studi in merito.

Una squadra applica radiotrasmittenti a giovani e adulti, seguendoli con un battello, ed un’altra cattura i pinguini e li fa vomitare, obbligandoli a bere molta acqua, per scoprire cosa mangiano. Poi, quando conosceremo con esattezza le loro abitudini e le loro prede, rivedremo, se necessario, con una legge i nostri metodi di pesca.

Si è anche scoperto che la mortalità delle eudiptole è enorme nei primi tre anni di vita, cioè prima che l’animale raggiunga la maturità sessuale. I più cadono in mare, travolti dall’inesperienza e dal mal tempo, ma anche sulla terra ferma, oltre ai turisti, li attendono molti pericoli. Gatti e serpenti attaccano soprattutto i piccoli e le volpi fanno incredibili stragi d’adulti.

In una sola notte, continua, una volpe puo’ ucciderne anche 30-40 per divertirsi e poi ne divora solo due o tre. Cosi’, per proteggere i pinguini, decidemmo di abbattere le volpi : fra il 1983 e il 1984 nella riserva ne abbiamo eliminate oltre 50 e nel 1985, per la prima volta, il numero delle eudiptole non è diminuito.

Ma quante sono? chiedo incuriosito.

Almeno 20.000, di cui 10.000 in grado di riprodursi e 10.000 sotto i tre anni. Passano l’inverno in alto mare, a caccia di acciughe e calamari, e fra agosto e dicembre, cioè nella primavera-estate australe, circa 5.000 coppie nidificano nella riserva.

Scavano tane profonde anche due metri o si sistemano sotto arbusti, rocce e manufatti umani. Hanno comunque bisogno di un riparo, perchè soffrono enormemente il caldo e durante il giorno a Phillip Island si possono toccare anche 50 °C.

Per questo vengono a terra solo di notte e nidificano nel sottosuolo. Nelle tane ben fatte la temperatura sale al massimo a 21°C, ma le coppie inesperte, che fanno i nidi sotto gli arbusti, rischiano i 43°-44 °C. In questi casi gli adulti sono costretti a rifugiarsi in mare e i piccoli, abbandonati, girano deliranti nella riserva.

Interviene allora uno corpo speciale di volontari ben addestrati che nutrono, con pesce fresco, i dispersi e aiutano gli adulti rimasti vedovi o in difficoltà a sfamare i piccoli.

Vi sono anche “tane artificiali”, col tetto apribile, che offrono un alloggio sicuro alle giovani coppie in cerca di casa e facilitano l’osservazione, l’inanellamento e lo studio dei pinguini.

Per vederle torno il giorno seguente, dopo che Mr. Peter Thomas (il manager della riserva da non confondere con Peter Dann, il biologo) mi ha promesso per telefono l’assistenza di un ranger.

Questa volta, ad aspettarmi all’ingresso, c’è una splendida ragazza bionda in mini-short cui chiedo, scambiandola per una hostess, dov’è il mio ranger. ” Sono io “, risponde mostrandomi con orgoglio e disappunto lo scudetto con le insegne del pinguino sulla spallina, e mentre penso di aver fatto la figura del cretino, mi accompagna sorridendo nella riserva.

Col sole vedo finalmente bene la spiaggia, le dune e l’intrico di passerelle che sovrastano le tane. Un salto atletico e Miss. Claire Speedie, il mio sexy-ranger, è già giù e mi raccomanda di stare attento a dove metto i piedi, mentre carico d’apparecchi, flash e un golf allacciato in vita “alla Fantozzi”, cerco di scendere.

Mi precede, senza paura dei serpenti, per un sentiero tracciato dai pinguini sotto gli arbusti e si china, di tanto in tanto, per mostrarmi i nidi. Raggiungiamo, in uno spiazzo appartato fra le dune, alcune tane artificiali. Sono in legno, con un tunnel d’accesso lungo circa mezzo metro, ed un coperchio apribile. Alcuni termometri, piazzati intorno, segnano le minime e le massime del giorno.

Claire mi spiega che qui il tempo è variabilissimo: in 24 ore si puo’ passare due volte dall’estate all’inverno. È contenta di sapere che abito a Monte Carlo, perchè il suo nome è francese e sogna, un giorno o l’altro, di visitare il Principato. Mentre preparo l’ Hasselblad, mi raccomanda di fare solo pochi scatti, per non disturbare la cova, e solleva il coperchio di una cassetta.

Sorpresa : al posto di un pinguino ci troviamo una spaventatissima Berta (Puffinus Tenuirostris) con un uovo, un uccello marino che occupa spesso le tane delle Eudiptule.

I pinguini di solito ne depongono due, mi spiega Claire, i genitori le covano a turno e schiudono dopo 33-38 giorni d’incubazione. Poi per le Eudiptole inizia il periodo più duro del ” caring and feeding ” : prima dell’alba a turno lasciano il nido per andare a pesca e rientrano stanchi, la sera, carichi di pesci, in tempo per la gioia dei turisti.

Cosi’ è da millenni, ma da quando è diventato uno spettacolo ?

Claire sorride imbarazzata, è troppo giovane, ma le hanno detto che tutto è incominciato 50 anni fà, quando al romantico chiaro di luna, la gente veniva, con torcie e lanterne a vedere i pinguini.

Poi hanno aggiunto gli spots, le passerelle, le gradinate e lo speaker, ma lo spettacolo, perfettamente naturale, è rimasto lo stesso. In fondo, dice, non abbiamo fatto altro che abituare gli uccelli alla luce dei riflettori.

 

NATURA OGGI  +  SCIENZA & VITA NUOVA  – 1986