Plotosus lineatus

Famiglia : Plotosidae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Spettacolare branco di Plotosus lineatus. Col Paraplotosus albilabris, questa specie è un raro rappresentante dei pesci gatto nelle barriere coralline © Sebastiano Guido

Spettacolare branco di Plotosus lineatus. Col Paraplotosus albilabris, questa specie è un raro rappresentante dei pesci gatto nelle barriere coralline © Sebastiano Guido

Il Pesce gatto striato (Plotosus lineatus Thunberg, 1787) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Siluriformes ed alla piccola famiglia dei Plotosidae, che conta 10 generi e circa 40 specie tropicali, principalmente marine, ma anche d’acqua dolce e salmastra. Hanno il capo ornato di barbigli, come si conviene ad un pesce gatto, e la coda simile a un’anguilla.

In nome del genere “plotosus” viene dal greco “pleo” = fare rotta, navigare, e quindi nel nostro caso “nuotante”.
Il nome specifico “lineatus”, viene dal latino “lineo” = allineare, rigare, tracciare linee, e quindi nel nostro caso “rigato”.

È infatti un pesce rigato che non sta mai fermo.

Zoogeografia

Ha una vasta distribuzione nelle acque tropicali dell’Indopacifico.
Lo troviamo, a titolo indicativo, lungo la costa orientale africana, dal Sud Africa ed il Madagascar fino al Mar Rosso, alle isole Comoros, Seychelles, Riunione, Mauritius, Maldive e Andaman. Poi in India, Sri Lanka, Indonesia, Australia, Nuova Guinea, Micronesia, Filippine e le isole Ogasawara nella parte meridionale del Giappone. Verso Est ha colonizzato le isole di Samoa, Tonga, Cook e persino la California. Verso Sud nel Pacifico raggiunge la Nuova Caledonia e Lord Howe.

I giovani vivono in gruppi di 100-150 individui. Minacciati formano una palla per disorientare i predatori © Giuseppe Mazza

I giovani vivono in gruppi di 100-150 individui. Minacciati formano una palla per disorientare i predatori © Giuseppe Mazza

Non contento d’aver invaso le acque dolci africane del lago Malawi e del Madagascar, questo instancabile navigatore è entrato, attraverso il Canale di Suez, anche nel Mediterraneo orientale. Si tratta dunque un “migratore lessepsiano”, così detto a ricordo di Ferdinand de Lesseps, progettista del canale. Fenomeno che interessa un numero crescente di specie, favorito anche dall’aumento delle temperature e dal dissolversi dei Laghi Amari, due zone ad altissima salinità attraversate dal canale, che nel passato creavano una barriera insormontabile per molte specie.

Ecologia-Habitat

È l’unico pesce gatto presente nelle barriere coralline. Eurialino com’è, entra però spesso negli estuari e si installa nelle lagune salmastre. Può vivere in acque basse, di preferenza sui fondali sabbiosi e le praterie sommerse, ma si trova anche a 50-60 m di profondità sul lato esterno dei reef.

Anche 30 cm di lunghezza, vistosi barbigli, 3 spine velenose, una coda d’anguilla e un susseguirsi inconfondibile di strisce bianche orizzontali su un fondo bruno-nerastro © Giuseppe Mazza

Anche 30 cm di lunghezza, vistosi barbigli, 3 spine velenose, una coda d’anguilla e un susseguirsi inconfondibile di strisce bianche orizzontali su un fondo bruno-nerastro © Giuseppe Mazza

Morfofisiologia

Supera di rado i 30 cm. Il corpo è senza squame, a sezione circolare decrescente verso la coda. Il capo è massiccio, con una grande bocca ornata da 8 barbigli: 4 per mascella.

Le pinne dorsali sono due. La prima possiede un pericoloso raggio spinoso avvelenato; la seconda conta 69-115 raggi molli che si saldano all’anale, leggermente più corta con 58-82 raggi inermi. Anche le pettorali, cosa insolita, recano un raggio spinoso avvelenato accanto a 9-13 raggi molli, mentre le ventrali hanno 12 raggi inermi.
In tutto vi sono dunque tre spine velenose, invisibili perché nascoste sotto la pelle, ma collegate a rispettive ghiandole velenifere.
Le punture sono doloro- sissime, spesso fatali per gli incauti sub che capitano in mezzo a un branco, e la livrea, ben caratterizzata per il susseguirsi inconfondibile di strisce bianche orizzontali su un fondo bruno-nerastro, serve d’ammonimento.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Coi suoi barbigli, che hanno una funzione tattile e olfattiva, il pesce gatto striato scandaglia i fondali alla ricerca di crostacei, gasteropodi, bivalvi, enellidi e piccoli pesci. Può nutrirsi anche d’alghe e, specialmente i giovani, di detriti.
Gli adulti vivono isolati o in piccoli gruppi, ma i giovani, per difendersi, nuotano in branchi di circa 100-150 individui. In caso di pericolo si dispongono a forma di palla, come un mostro marino, con centinaia di barbigli che guardano verso l’esterno per impressionare i predatori.
Poi, cessato l’allarme, la palla si allunga e si allontana a mo’ di serpente sul fondo, sormontando gli ostacoli come un fiume in piena.

Tipica specie lessepsiana, attraverso il canale di Suez il Plotosus lineatus è di recente entrato nel Mediterraneo, a spese della fauna locale © Sebastiano Guido

Tipica specie lessepsiana, attraverso il canale di Suez il Plotosus lineatus è di recente entrato nel Mediterraneo, a spese della fauna locale © Sebastiano Guido

Per la riproduzione il maschio costruisce una sorta di nido e invita la compagna a deporre. Dopo la fecondazione questa si allontana e lui monta la guardia alle uova fino alla schiusa. Le larve, pelagiche, verranno poi disperse dalle correnti.
Commestibile ma di scarso pregio, il pesce gatto striato, che può vivere 7-10 anni, è frequente, per la spettacolarità dei branchi in tumultuoso movimento, nei grandi acquari pubblici tropicali.

La resilienza è relativamente buona, con popolazioni che possono raddoppiare in 1,4-4,4 anni e l’indice di vulnerabilità della specie è attualmente basso: 28 su una scala di 100.

Sinonimi

Silurus lineatus Thunberg, 1787; Silurus arab Forsskål, 1775; Platystacus anguillaris Bloch, 1794; Plotosus anguillaris Bloch, 1794; Plotosus thunbergianus Lacepède, 1803; Plotoseus ikapor Lesson, 1831; Plotosus vittatus Swainson, 1839; Plotosus castaneus Valenciennes, 1840; Plotosus castaneoides Bleeker, 1851; Plotosus arab Bleeker, 1862; Plotosus flavolineatus Whitley, 1941; Plotosus brevibarbus Bessednov, 1967.

 

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