Python curtus

Famiglia : Pythonidae

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Testo © Dr. Gianni Olivo

 

Python curtus brongesmai, Pythonidae

Un Python curtus brongesmai. Massiccio e tozzo, supera raramente i 2 m © Giuseppe Mazza

Il Pitone corto (Python curtus Schlegel, 1872, famiglia Pythonidae), è un pitone del SudEst asiatico, massiccio e di aspetto quasi tozzo, con coda nettamente distinguibile dal resto del corpo e molto breve.

Si tratta di un animale che raggiunge una lunghezza massima di 270 cm, con medie, però, molto più modeste, intorno ai 150 cm, ed un esemplare di 180 cm è da considerarsi già un grosso esemplare.

Nonostante una lunghezza modesta, tuttavia, il suo peso può essere ragguardevole, grazie al notevole diametro.

Di questo serpente vengono generalmente descritte tre sottospecie:

Python curtus curtus, dal colore molto scuro e presente nell’isola di Sumatra, nella sua porzione occidentale. Questa sottospecie presenta occhio con iride che spicca per il colore rosso o arancione.

Python curtus breintensteini, molto più chiaro del precedente, con macchie chiare contornate di nero sui fianchi e tipico del Borneo.

Python curtus brongesmai, presente sia sull’isola di Sumatra che in Malesia.

La livrea tipica di questa sottospecie, illustrata qui accanto, è color mattone, ma vi sono popolazioni o singoli esemplari anche tendenti al giallo o ocra, ed altri di un rosso così vivo da essere chiamati blood pythons. La colorazione di fondo così vivace e brillante è tipica degli esemplari adulti, ma meno appariscente nelle fasi giovanili. Sul colore di fondo, creano poi uno splendido ed elegante contrasto macchie gialle o ocra chiara, in alcuni punti tondeggianti ed isolate, in altri unite tra loro in una sinuosa striscia che zigzaga in maniera capricciosa sul dorso, ed accompagnata, sui fianchi, da altre macchie gialle di forma allungata od ovalare.

L’aspetto d’insieme è, quindi, vistosamente elegante, anche se, una volta nel suo ambiente forestale, ricco di vegetazione dai colori vari e cangianti, risulta piuttosto difficile individuarlo, quando rimane immobile in attesa della preda, e per tale motivo è anche piuttosto ambito e ricercato dai terrariofili, a dispetto dell’indole che, a differenza, ad esempio, del Pitone-palla o reale (Python regius), non è proprio definibile mansueta. L’habitat tipico è la foresta pluviale ed in particolare il suo “sottobosco”, spesso piuttosto rigoglioso, e generalmente è molto gradita la vicinanza dell’acqua, tanto che non è raro trovarlo immerso parzialmente in rigagnoli e ruscelli, ed anche le zone paludose gli sono particolarmente congeniali.

Nuota agevolmente, a dispetto dell’apparenza … obesa, ed attraversa facilmente e con grazia specchi d’acqua anche abbastanza ampi. Di abitudini prevalentemente notturne, caccia non attivamente ma all’agguato, fidando nell’immobilità e nel notevole mimetismo, sovente appostandosi presso l’acqua e mantenendo una posizione a “ciambella” in modo da sfruttare al meglio la spinta delle spire per far scattare la testa verso la preda, quando questa passa a tiro. Le fauci, ampiamente apribili, sono armate di denti lunghi ed uncinati, rivolti posteriormente, e questo assicura una presa ferma ed efficace sul corpo dell’animale catturato, dopo di che il rettile avvolge rapidamente le robuste spire attorno al corpo della preda, aumentando poi la stretta.

Python curtus brongesmai, Pythonidae

Il colore è molto variabile. La pupilla verticale denota abitudini notturne © Giuseppe Mazza

Quando la vittima espira l’aria dai polmoni, le spire diminuiscono il loro raggio, immobilizzando, via via, la cassa toracica, fino ad impedire la successiva inspirazione ed a provocare la morte per asfissia.

Poi la preda viene inghiottita, come di consueto, dalla testa e l’ingestione è un processo, a volte, lungo e laborioso, durante il quale il serpente è particolarmente vulnerabile nei confronti dei suoi nemici naturali.

In caso di sopraggiunto pericolo, tuttavia, si affretta a rigurgitare il boccone, in maniera da essere agevolato nella fuga.

Una caratteristica che lo distingue da altri pitoni è, oltre alla breve coda, la superficie della pelle, che si presenta, al tatto, molto liscia, dal momento che le squame sono sprovviste di qualsiasi accenno di carenatura.

La pupilla è verticale e tradisce le abitudini crepuscolari e notturne, e la disposizione delle squame cefaliche è il principale criterio differenziale per distinguere con sicurezza la sottospecie Python curtus brongesmai dalla sottospecie Python curtus breintensteini che possono presentare colorazione confondibile (il Python curtus curtus è molto più scuro).

La prima sottospecie, infatti, ad un esame ravvicinato, presenta due o tre squame sopraorbitarie e una o due labiali superiori che arrivano a contatto con l’occhio, mentre la seconda sottospecie ha alcune sovraorbitarie a contatto con l’occhio, ma nessuna delle labiali superiori arriva a toccarlo.

Preda preferibilmente roditori di dimensioni piccole e medie, ma, soprattutto in zone acquitrinose, non disdegna i batraci. In casi meno frequenti, vengono catturati anche uccelli, soprattutto di specie che “pedinino” volentieri, nel qual caso, un volatile che si trovi a passare nei pressi di un pitone in agguato difficilmente ha scampo, data la velocità con cui può scattare. Talvolta anche qualche uccello acquatico, che si trovi a nuotare vicino ad una riva o ad un tronco dove un python curtus è immobile in attesa, può finire, suo malgrado, nel suo menu, ma a pagare il tributo maggiore sono piccoli mammiferi di foresta. Sono descritti anche casi di predazione su altri rettili.

Le diverse sottospecie di Python curtus sono ovipare: la femmina depone generalmente non più di dieci o dodici uova, di grandi dimensioni, ma sono riportati casi in cui il loro numero era molto superiore, poi rimane per gran parte del tempo attorcigliata intorno ad esse per incubarle e la schiusa avviene dopo 70-90 giorni: i nuovi nati misurano in media 25-30 cm di lunghezza.

Specie molto ricercata dagli appassionati, non è, però, tra le più facili da gestire, in quanto si tratta di un serpente irritabile e molto mordace ed un esemplare anche solo di 150 cm è in grado di infliggere una brutta ferita, che si infetta facilmente. Inoltre, soprattutto all’inizio, spesso rifiuta di nutrirsi da solo e richiede un’alimentazione forzata.

Un espediente tentato da alcuni con successo per ovviare a tale inconveniente è il fornirgli un ambiente fangoso, cosa che pare mettere il rettile di buon umore ed invogliarlo ad accettare il cibo ma che probabilmente può creare qualche tensione familiare nel caso l’appassionato di serpenti sia dotato di moglie.

 

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